Venerdì 22 novembre, alle 18,30 dopo la S. Messa feriale, tutte le corali e tutti i cantori della Parrocchia animeranno insieme i Vespri, in occasione della festa di S. Cecilia, Patrona della musica e della lode a Dio. Tutti sono invitati a partecipare!
L’universo è pieno di melodie, esso stesso è una divina melodia! I giovani amano la musica e la musica è cosa divina…Voi amate la musica e il canto: siate giovani qualunque età abbiate; la musica può dire le cose che il cuore sogna!
Un grande Grazie! e un grande Augurio! (D. Giancarlo)
Chi è Santa Cecilia
Le notizie che sappiano della vita di Santa Cecilia sono scarse e la presentano come virgo clarissima sposa del giovane pagano Valeriano al quale ella, nella notte delle nozze, rivela che l’angelo di Dio custodisce la sua verginale illibatezza, invitando lo sposo a credere in un solo Dio e a farsi purificare in un dalla fonte perenne(solo allora potrà vedere l’angelo che diverrà anche suo protettore) e spingendolo a recarsi al terzo miglio dell’Appia dovei poveri gli indicheranno il santo vecchio Urbano nascosto tra i sepolcri. Valeriano viene istruito e battezzato, con le candide vesti ritorna a Cecilia e la trova assistita dall’angelo che porge loro una corona di rose e di gigli e al quale egli chiede la grazia della conversione di suo fratello Tiburzio. Scomparso l’angelo, sopraggiunge Tiburzio che a sua volta è condotto da Valeriano da papa Urbano è battezzato. I due fratelli cristiani si prodigano a seppellire i martiri messi a morte da Turcio Almachio, prefetto della città. Denunziati a loro volta, sono interrogati e condannati ad essere decapitati da Almachio, istigato dal suo consigliere Tarquinio Lacca. Sono condotti a un villaggio (pagus), situato al quarto miglio della via Appia dove esisteva uno piccolo tempio di Giove e decapitati da Massimo, il quale a sua volta viene convertito con molti altri alla fede. Almachio lo fa uccidere e Cecilia lo depone presso Valeriano e Tiburzio, nel cimitero del Pretestato, in un nuovo sarcofago, su cui fa scolpire una fenice, simbolo della resurrezione. Il prefetto vuole impossessarsi dei beni dei due fratelli e manda a prendere Cecilia che viene condannata ad essere bruciata nella sua casa dalla fiamma dei bagni, ma ne esce illesa. Almachio ordina, allora, che sia decapitata. Il carnefice la colpisce tre volte, ma ella sopravvive tre giorni, nei quali ha il tempo di donare tutti i sui beni ai poveri e raccomanda al papa Urbano che consacri la sua casa a chiesa. Urbano seppellisce la martire aiutato dai suoi diaconi nel Cimitero di Callisto. La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, cosìcome gli aveva chiesto».
Nell’821 le sue spoglie furono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1599, durante i restauri della basilica, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo di Cecilia sorprendentemente in un ottimo stato di conservazione. Il cardinale allora commissionò a Stefano Maderno (1566-1636) una statua che riproducesse quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di Cecilia così com’era stato ritrovato; questa è la statua che oggi si trova sotto l’altare centrale della chiesa. Lo scultore ha messo in risalto il taglio della spada sul collo, anche se nella decapitazione la testa non fu completamente staccata dal busto. Inoltre Cecilia tiene tre dita aperte della mano destra e un solo dito aperto nella sinistra. Nella sua agonia e da morta, volle indicare con quei segni delle mani la sua fede nella Trinità e nell’Unità di Dio. Un solo Dio, ma in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Mentre non ci sono dubbi sull’esistenza della Martire, purtroppo non sappiamo con certezza sotto quale persecuzione rese la sua bella testimonianza di fede a Dio, né possiamo disporre di notizie biografiche sicure a suo riguardo.
Perchè è Patrona della musica
Fino dal secolo XV nessuna fonte letteraria e iconografica ci parla o ci presenta Santa Cecilia come musicista. Cimabue e il Beato Angelico, infatti la dipingono nei loro quadri con la palma, simbolo del martirio. La prima Rappresentazione di Santa Cecilia con uno strumento musicale, la cetra, si trova in una tavola del 1420 nel Museo storico di Francoforte sul Meno. Più tardi, nel 1516, Raffaello dipinse la Santa con diversi strumenti musicali in mano e ai piedi. Il rapporto tra Santa Cecilia e la musica nasce da una errata interpretazione di un brano del racconto della sua passione. Si legge infatti: «Cantantibus organis, illa incorde suo soli Domino decantabat dicens: Fiat cor meum et corpus meum immaculatam, ut non confundar» cioè: «Mentre suonavano gli strumenti musicali (durante il festino di nozze della Martire), Cecilia nel suo cuore innalzava un canto di lode al suo solo Signore dicendo: Siano il mio cuore e il mio corpo immacolati, affinché io non resti confusa». Ben presto nella trascrizione di questo brano della sua passione furono omesse le parole «nel suo cuore» e sorse la leggenda di Santa Cecilia musicista. Nacquero associazioni di cantori che si posero sotto il suo patrocinio e in seguito venne ritenuta la patrona della musica.
Don Mirko Mochi