Matteo 5, 17-37: 17 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18 In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia venuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto,sarà considerato minimo nel regno dei cieli. 20 Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. 21 Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna. 23 Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. 25 Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26 In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! 27 Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. 28 Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. 29 Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30 E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. 31 Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32 Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. 33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti. 34 Ma io vi dico: non giurate affatto, 35 né per il ciclo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37 Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 5, 17-37
Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull`altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all`altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d`accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l`avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all`ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l`atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all`adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Dopo le beatitudini e l’asserzione che i discepoli sono il sale della terra e la luce del mondo (5, 1-16), ha inizio, nel Vangelo di Matteo, la parte più lunga del discorso della montagna, che tratta della nuova legge, compimento dell’antica (5, 17-7,12). I versetti 17-20 introducono la sezione che segue e presentano il rapporto di Gesù con l’Antico Testamento.
NON PENSATE (17)
Alcuni cristiani del tempo di Matteo pensavano che Gesù avesse abolito la Legge antica, i giudeo-cristiani che l’avesse confermata. Tutti dicevano qualcosa di vero, ma non tutta la verità. Infatti Gesù riconosce l’Antico Testamento come rivelazione da rispettare, ma ne supera le indicazioni per pienezza. L’Antico Testamento è qui indicato come “Legge e Profeti”, perché nelle assemblee si leggevano solo il libri della Torah e dei Profeti.
PER DARE COMPIMENTO (17)
Il verbo usato qui è “pleroo” e ha vari significati: mettere in pratica, adempiere, portare alla perfezione. Quest’ultimo è il significato dell’asserzione di Gesù: egli è venuto a portare a compimento la Rivelazione. Dal versetto 21 in poi troviamo alcuni esempi di tale perfezionamento.
NON SIANO PASSATI (18)
L’asserzione è preceduta da un “in verità”, che riporta il termine aramaico “amen” e indica l’autorità vincolante dell’asserzione. Passati cielo e terra significa “mai”. Lo “iota”, che corrispondeva all’ebraico “jod”, era la lettera più piccola dell’alfabeto greco, il “segno” o apice era la coroncina che portavano alcune lettere a scopo ornamentale.
TUTTO SIA COMPIUTO (18)
La frase è oscura. Può essere intesa nel senso che tutte le cose create giungeranno ad un termine, ma più probabilmente Gesù intende parlare del compimento dell’Antica Legge con la Nuova. E’ qui da notare che gli Ebrei estendevano la validità della Legge anche al mondo avvenire, essi pensavano che la Thorà fosse preesistente e immutabile, che sarebbe vissuta anche dopo la fine del mondo, che il l’avrebbe spiegata il Messia al suo arrivo e Dio stesso nel Paradiso.
CHI TRASGREDIRA (19)
Chi trasgredisce o ignora, ritenendola di scarsa importanza, sarà escluso dal Regno (questo è il significato di “essere considerato minimo”). Il versetto ha un’accentuazione ebraica, ma è corretto da quanto segue. Le minuzie dell’osservanza della legge avevano un senso finché tutto non fosse “compiuto”. Il comportamento della Chiesa primitiva (Atti 15) che non esige dai cristiani alcune osservanze giudaiche va vedere che con Gesù è avvenuto il “compimento “.
LA VOSTRA GIUSTIZIA (20)
Il giudizio da avere per osservare la volontà di Dio deve essere più alto di quello che avevano i farisei.
Antitesi
Segue in 21-48 un’insieme di antitesi tra l’antico e il nuovo. In sei quadri viene posto in confronto quanto “avete inteso” (da Dio) e quanto “io vi dico” (io Dio). Gesù propone alcuni esempi del compimento della legge. Come facevano i rabbini insegna citando la Scrittura, ma lo fa con un’autorità personale unica.
Le antitesi riguardano l’uccidere (21-26), l’adulterio (27-30), il ripudio (31); il giuramento (33-37), il taglione (38-42), l’amore dei nemici (43-48). Gesù chiede totalità di adesione, senza patteggiamenti e compromessi. E indica alla fine (48) il modello di comportamento: “Siete perfetti come il Padre celeste”.
Prima antitesi: l’omicidio.
AVETE INTESO (21)
Il senso di quanto dice Gesù è: “Dio ha detto, tramite Mosè nel Sinai, alla generazione del deserto, ora vi dice tramite mio”.
NON UCCIDERE (21)
Egli cita il quinto comandamento del Decalogo e ricorda il giudizio cui veniva sottoposto chi uccideva.
SARA SOTTOPOSTO A GIUDIZIO (21)
Il Targum di Gionata diceva che quando c’erano prove un colpevole doveva essere sottoposto al tribunale umano e quando non ce n’erano sarebbe stato sottoposto al tribunale divino degli ultimi tempi.
ADIRA, STUPIDO, PAZZO (22)
Quanto veniva comminato per l’omicidio, viene comminato per l’ira, e viene posta una scalarità di tribunali per i tre generi di ira citata. Non è chiara la differenza dei gradi di ira indicati, mentre più chiari sono i tre tribunali: per l’ira il tribunale locale di 23 membri, per chi dice stupido il tribunale supremo umano, per chi dice pazzo (raca) il tribunale divino. La pena che viene comminata per l’omicidio viene comminata per la collera, vista come inimicizia verso il fratello. Il fratello era il correligionario, ritenuto il prossimo, e nel mondo cristiano il membro della comunità dei seguaci di Cristo.
SE DUNQUE (23)
Segue un’esortazione al perdono, con alcuni versetti provenienti da un altro contesto e qui inseriti per affinità. Il clima è quello del Tempio di Gerusalemme con i Giudei che entrano per il sacrificio e ricorda il periodo in cui i Cristiani andavano ancora al Tempio per il culto. Il messaggio è che Dio non accetta le offerte se non sono precedute dal perdono.
TUO FRATELLO HA (24)
Qualcosa contro, o meglio, “qualcosa a tuo carico”, perché chi offende contrae un debito. Naturalmente il dovere della riconciliazione cade in primo luogo su colui che ha offeso. E tale dovere ha carattere prioritario su tutto, compreso il culto.
AVVERSARIO (25)
Il consiglio suppone una situazione diversa da quella precedente e indica, con un certo umorismo, una persona che si trova in stato di accusa e sta per essere condotta in giudizio. Sembra una nota di saggezza umana: chi ha debiti non si lasci condurre in tribunale, ma si affretta a soddisfarli, altrimenti sarà peggio. Ma il giudice allegoricamente indica Dio con cui bisogna riconciliarsi prima di comparirgli davanti nel giudizio.
Seconda antitesi: l’adulterio.
NON COMMETTERE ADULTERIO (27)
Il riferimento è di nuovo al Decalogo (20, 14) che indicava il fatto o il tentativo di appropriarsi della donna altrui. E si ricollegava al primo caso in quanto l’adulterio, come era visto nel mondo semitico, sottraeva ad una persona un bene proprio. Gesù interiorizza il precetto: bisogna anche rifiutare il desiderio, ossia lo sguardo bramoso, bisogna rispettare se stessi e la donna nei suoi personali sentimenti. La donna indicata è una “gunè”, una sposata e il desiderio (epidunesai) rivela un comportamento, un proposito peccaminoso. Esempi di tali sguardi peccaminosi non mancano nella Bibbia (cf 2 Sam 11, 2; Dn 13, 20) e anche nella letteratura rabbinica, come nella sentenza di Rabbi Lagish: “Tu non devi dire che solo colui che viola il matrimonio con il corpo è adultero, lo è chi lo viola con gli occhi”. Gesù va al centro delle decisioni umane e dice che l’adulterio e il desiderio peccaminoso hanno pari gravità. Naturalmente quanto si dice nei confronti della donna vale vicendevolmente nei riguardi dell’uomo.
SE IL TUO OCCHIO (29)
Questa aggiunta rende più ampio il comando precedente. E’ detto che l’integrità dello spirito è più importante di quella del corpo. Nella misura in cui viene applicata alle relazioni uomo-donna, non è più limitata alla moglie di un altro: ogni donna merita il rispetto di un uomo e ogni sguardo impegna la nostra intima rettitudine. Gesù usa un linguaggio particolarmente duro, di gusto orientale, per sottolineare la gravità del pericolo costituito dallo sguardo peccaminoso, e ciò che dice dell’occhio dice anche delle altre membra del corpo.
Antitesi sul divorzio
CHI RIPUDIA LA MOGLIE (31)
A questo punto viene introdotta un’antitesi supplementare che è uno sviluppo di quanto ha detto quanto all’adulterio. Il frammento, forse inserito in seguito, si trova in un miglior contesto in 19, 9, dove è riportata la domanda dei farisei. La disposizione dell’atto di ripudio si trova in Dt 24, 1.
ECCETTO IN CASO (32)
Il testo greco, che in apparenza sembrerebbe introdurre un’eccezione alla regola generale della indissolubilità del matrimonio, dice: “parentos logou porneias”. Ma qui Gesù rimanda ai matrimoni celebrati tra parenti, proibiti per legge mosaica (cf. Lv 18) e ammessi dal diritto greco romano. Tali matrimoni erano bollati dai rabbini con il termine dispregiativo di “zenut” cioè “impudicizia, fornicazione”, o concubinato, come si direbbe oggi.
Terza antitesi: giuramento
NON SPERGIURARE (33)
Il giuramento ha per presupposto la sfiducia nella sincerità degli altri. Appellandosi a Dio tale sfiducia dovrebbe sparire e l’altro dovrebbe essere costretto a dire la verità. Nell’A.T si parla spesso di giuramento. I Rabbini condannavano lo spergiuro e il giuramento vano, fatto per futili motivi e lo punivano con la fustigazione, perché profanava il nome di Dio.
NON GIURATE AFFATTO (34)
Gesù vieta ogni giuramento ed esige assoluta sincerità. Lui non ha mai giurato. Diceva: “amen”, formula sconosciuta tra i Giudei, che equivale a “in verità” ed esprime l’autorità di quanto asseriva. Lo stesso insegnamento si trova nella lettera di Giacomo “non giurate né per il cielo, né per la terra…” (5,12).
CIELO..TERRA…GERUSALEMME..TESTA
Nel tardo giudaismo per non pronunziare il nome di Dio furono escogitate formule di sostituzione: cielo, Gerusalemme. Gesù richiama il senso del sacro: rispettare Dio e il suo nome, rispettare tutte le creature che sono cose sante, rispettare se stessi nella limpidezza della propria parola.
SI, SI; NO, NO (32)
Questa formula proviene dall’ambiente forense. E’ il solo giuramento consentito alla società cristiana, che si regge sulla sincerità e sulla verità.
VIENE DAL MALIGNO (32)
In quanto non è secondo verità entra il maligno, che è padre della menzogna (Gv 8,44).
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
RESPONSABILITA’ DELLA VOLONTA’
Perchè l`origine del fatto è la volontà? Giudichino infatti se sono attribuite al caso o alla necessità o all`ignoranza quelle cose eccettuate le quali non si sbaglia più se non con la volontà. Stante perciò l`origine del fatto, non è essa maggiore rispetto alla pena quanto più importante rispetto alla colpa? Ma neppure allora può essere liberata da questa colpa, dal momento che qualche difficoltà impedisce che venga effettuata: essa infatti è attribuita a se stessa, né può essere scusata di quella incapacità di portare a termine, per il fatto che aveva sacrificato il suo. Infine, in che modo il Signore dimostra di costruire un`aggiunta alla legge, se non col vietare le colpe anche della volontà? Quando definisce adultero non solo colui che è andato a compromettersi effettivamente in un matrimonio altrui, ma anche colui che si è contaminato con la concupiscenza degli occhi? Pertanto, ciò che non è permesso fare, l`animo se lo rappresenta con molto pericolo e sconsideratamente manda a vuoto l`effetto per mezzo della volontà. Poiché la forza di questa volontà è così grande che, riempiendoci del suo sollievo, cede a motivo del fatto, sia punita proprio a motivo del fatto. E` cosa del tutto inutile dire: «Volevo farlo e tuttavia non l`ho fatto»; al contrario, devi fare perchè vuoi, oppure non devi volere perchè non fai. Ma tu stesso attesti con la tua coscienza; infatti, se fossi stato bramoso del bene, avresti desiderato compierlo; e d`altra parte, se non fai il male, non dovresti neppure desiderarlo: comunque la metti ti sei reso colpevole in quanto o hai voluto il male o non hai compiuto il bene! (Tertulliano, De Poenit. III, 11-16)
IL RANCORE
Evagrio ha detto: “E` cosa estranea ai monaci adirarsi, come pure rattristare qualcuno”; e ancora: “Se uno ha vinto l`ira, costui ha vinto i demoni; se invece è sconfitto da questa passione, del tutto estraneo alla vita monastica”, con quel che segue. Che dobbiamo dunque dire di noi stessi, che non ci fermiamo neppure alla collera e all`ira, ma che talvolta ci spingiamo fino al rancore? Che altro, se non piangere questa nostra miserabile e disumana condizione? Vegliamo dunque, fratelli, e veniamo in aiuto a noi stessi, dopo Dio, per esser liberati dall`amarezza di questa rovinosa passione. Talora uno fa una “metania” al proprio fratello perchè tra i due, evidentemente, c`è stato turbamento o attrito, ma anche dopo la “metania” rimane rattristato e con pensieri contro di lui. No, egli non deve considerarli di poca importanza, ma deve tagliarli via al più presto. Si tratta di rancore, e c`è bisogno di molta vigilanza, come ho detto, di penitenza, di lotta per non soffermarsi a lungo in questi pensieri e per non correre pericolo. Infatti, facendo la “metania” per adempiere al precetto, si è, sì, posto rimedio all`ira sul momento, ma non si è ancora lottato contro il rancore; e per questo si è rimasti con risentimento contro il fratello, perchè altra cosa è il rancore, altra l`ira, altra la collera e altra il turbamento. Vi dico un esempio, perchè capiate meglio. Chi accende un fuoco dapprima ha solo un carboncino, che è la parola del fratello che lo ha rattristato; ecco, è appena un carboncino: che è mai la parola del tuo fratello? Se la sopporti, spegni il carbone. Se invece continui a pensare: «Perchè me l`ha detto? Posso ben rispondergli! Se non avesse voluto affliggermi, non l`avrebbe detto. Vedrai! Anch`io posso affliggerlo», ecco, hai messo un po` di legnetti o simile materiale, come chi accende il fuoco, e hai fatto fumo, che è il turbamento. Il turbamento è questo sommovimento e scontro di pensieri, che risveglia e rende aggressivo il cuore. Aggressività è l`impulso a rendere il contraccambio a chi ci ha rattristato, che diventa anche audacia, come ha detto l`”abbas” Marco: “La cattiveria intrattenuta nei pensieri rende aggressivo il cuore, mentre allontanata con la preghiera e la speranza lo rende contrito”. Se infatti avessi sopportato la piccola parola del tuo fratello, avresti potuto spegnere, come ho detto, anche quel piccolo carboncino, prima che nascesse il turbamento. Ma anche questo, se lo vuoi, puoi spegnerlo facilmente, appena inizia, col silenzio, con la preghiera, con una “metania” fatta di tutto cuore; se invece continui a far fumo irritando ed eccitando il tuo cuore a forza di pensare: «Perchè me lo ha detto? Posso ben rispondergli!», per lo scontro stesso, diciamo così e la collisione dei pensieri il cuore si logora e si surriscalda, e allora divampa la collera. La collera è un ribollimento del sangue che si trova intorno al cuore, come dice san Basilio. Ecco, è nata la collera: è quella che chiamiamo irascibilità. Ma se lo vuoi puoi spegnere anch`essa, prima che diventi ira; ma se continui a turbare e a turbarti, ti vieni a trovare come chi ha messo legna al fuoco, e il fuoco divampa sempre più, e così poi viene la brace, che è l`ira. Questo è quanto diceva l`”abbas” Zosima, quando gli fu chiesto che cosa vuol dire la sentenza che dice: “Dove non c`è collera, si acquieta la battaglia. All`inizio del turbamento, quando comincia, come abbiamo detto, a far fumo e a mandare qualche scintilla, se subito uno rimprovera se stesso e fa una “metania” prima che si accenda e diventi collera, se ne rimane in pace. Ma dopo che è venuta la collera, se non se ne sta tranquillo, ma continua a turbarsi e ad irritarsi, si viene a trovare, come abbiamo detto, come uno che dà legna al fuoco, e continua a bruciare finchè non produce grossa brace. Come dunque i tizzoni di brace diventano carboni e si mettono via e durano per anni interi senza guastarsi e marcire, nemmeno se vi si butta sopra acqua, così anche l`ira, se dura nel tempo, diventa rancore e poi, se non si versa sangue, non si riesce ad allontanarsene. Ecco, vi ho detto la differenza, attenti bene; avete sentito che cos`è il primo turbamento, che cos`è la collera, l`ira, il rancore. Vedete come da una sola parola si arriva ad un male così grande? Se fin da principio si fosse rivolto il rimprovero su sé stessi, se non si fosse voluto giustificarsi e in cambio di una parola sola dirne due o cinque e restituire male per male, si sarebbe potuto sfuggire a tutti questi mali. Per questo vi dico sempre: quando le passioni sono giovani, tagliatele via prima che s`irrobustiscano a vostro discapito e dobbiate poi penare. Una cosa infatti è strappar via una piccola pianta e un`altra sradicare un grande albero. (Doroteo di Gaza, Instruct. 8, 89-91)
QUANDO E’ LECITO PUNIRE
Per la gloria di Dio è anche lecito punire. In qual modo, di grazia? Verso i nostri servi spesso ci commuoviamo; come perciò è lecito punire per Dio? Se vedi uno ubriaco o furibondo – si tratti di un servo, di un amico o di un prossimo qualsiasi – o uno che corre al teatro, o che non si prende alcuna cura della sua anima, o che giura, o spergiura, o mentisce: adirati, punisci, richiama, correggi ed avrai fatto tutto questo per Dio. Se vedrai uno peccare contro di te o che ha trascurato parte dei suoi compiti, perdonagli ciò, ed avrai perdonato per Dio. Ora, molti, a dire il vero, fanno così quando si tratta di amici, o di servi; quando invece sono loro stessi gli offesi, si mostrano giudici acerbi e inesorabili; quando poi offendono Dio, o perdono le loro stesse anime, non si fanno di ciò alcuna ragione. Per contro, devi conquistarti degli amici? Conquistali per Dio. Devi catturare dei nemici? Catturali per Dio. Ma in che modo amici e nemici si possono conquistare per Dio? Se non collezioniamo tali amicizie per conquistare ricchezze, avere inviti a banchetti, o per poter conseguire una protezione umana: bensì manteniamo e acquistiamo quegli amici che possono apportare moderazione al nostro spirito, consigliare cose oneste, riprendere i peccatori, redarguire i delinquenti, risollevare gli spiantati, recar consiglio o preghiere, e possano ricondurre a Dio. Viceversa, è lecito farsi dei nemici per Dio. Se vedi uno che è intemperante, empio, pieno di nequizia, infarcito di opinioni impure, che ti spianta o nutre il desiderio di nuocerti distaccati e ritraiti da lui: così infatti ordina Cristo: “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te” (Mt 5,29). Questo appunto prescrisse, che proprio quegli amici che tieni caro quanto gli occhi, indispensabili in ogni bisogna della vita, tu tagli e getti via. (Giovanni Crisostomo, Hom. in annum novum, 4)
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Poi il diacono dice ad alta voce: «Riconoscetevi l`un l`altro e baciatevi a vicenda». Non credere che quel bacio sia pari a quello che ci si dà tra amici in piazza. Non è un bacio di tal sorta: fonde le anime e promette l`oblio di ogni offesa. Questo bacio è dunque segno che le anime sono unite e han deciso di dimenticare ogni oltraggio. Per questo Cristo disse: “Se offri il tuo dono all`altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono all`altare, e va` prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna ed offri il tuo dono” (Mt 5,23s). Il bacio dunque è segno di riconciliazione, e perciò è santo, come in un altro passo esclama san Paolo, dicendo: “Salutatevi l`un l`altro con il bacio santo” (1Cor 16,20), e Pietro: “Salutatevi l`un l`altro col bacio dell`amore” (1Pt 5,14). (Cirillo di Gerus., Catechesi mistag. 5, 2-11.19-20)
INTENZIONE DEL CUORE
Ammettiamolo pure: l`occhio si casualmente posato. L`animo, però non si soffermi con desiderio. Non è colpa il vedere, ma dobbiamo guardarci che da esso scaturisca il peccato. L`occhio corporale vede, il pudore dell`animo, tuttavia, tenga a freno gli occhi del cuore. Abbiamo il Signore maestro di spiritualità e, a un tempo, di dolcezza. Il profeta ha detto: “Non guardare alla bellezza di una cortigiana” (Pr 5,3). Il Signore, tuttavia, ha affermato: “Chiunque guarderà una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28). Non ha detto: «Chiunque guarderà» ha commesso adulterio, ma «chiunque guarderà per desiderarla». Non vuole imporre limiti di sorta alla vista, bensì fa questione di sentimento. Santo il pudore che ama tenere a freno gli occhi del corpo, così che spesso non vediamo addirittura ciò che ci è innanzi. Apparentemente, l`occhio vede ogni cosa che gli si pari davanti, ma se non si aggiunge l`intenzione, questo nostro vedere, di cui la carne ci dà la possibilità, riesce vano. Dunque, vediamo con la mente più che con il corpo. La carne abbia pure veduto il fuoco, non teniamoci, però, la fiamma stretta in grembo, nel segreto, cioè, della mente nell`intimo dell`animo. Non facciamo penetrare il fuoco nelle ossa, non incateniamoci da noi stessi, non parliamo con gente da cui emani ardente la fiamma della colpa. L`eloquio della ragazza è nodo che avvince i giovani. Le parole dell`adolescente sono lacci d`amore per la giovinetta. (Ambrogio, De Paenit. 1, 70-71)
UNA GIUSTIZIA MAGGIORE
La giustizia dell’uomo nella concezione biblica nasce essenzialmente come risposta all’azione di salvezza di Dio. Dio ha liberato Israele dall’Egitto è Israele deve comportarsi da popolo liberato ; espressione di questo nuovo comportamento sarà l’osservanza del decalogo. In questo senso Scribi e Farisei vivevano con una “giustizia” grande, erano infatti persone che prendevano sul serio la legge di Dio e la custodivano con impegno. Con la venuta di Gesù, Dio mostra ora un amore infinito. Ormai Dio rivela il suo amore per l’uomo in modo assoluto e definitivo. Dunque l’uomo deve rispondere a questo amore con tutto se stesso. Non basta che egli doni a Dio molto della sua vita ; ormai egli deve dare tutto ; è questa l’unica misura che conviene alla definitiva rivelazione di Dio. In questa ottica si capiscono le famose “antinomie” in cui Gesù contrappone la legge del vangelo alla legge antica: non si tratta semplicemente di aumentare le esigenze etiche ; si tratta di comprendere la nuova situazione di rapporto con Dio e di rispondere correttamente. (L. Monari)
UNA MORALE DEL CUORE
In che consiste il “compimento” portato da Cristo? Non certo nel fatto che abbia aggiunto precetti nuovi a quelli dell’Antico Testamento. Piuttosto Egli della legge ha colto l’anima. Al di là della complessità dei precetti ha individuato il nocciolo da cui tutto prende vita, la regola a cui tutto va rapportato: la carità. Quando Agostino dice:” Ama, poi fa ciò che vuoi”, non intende svincolare dall’osservanza della legge, ma riportarla a quel centro che la include tutta. Obbedire alla volontà dell’amato è una esigenza radicale dell’amore. Riconducendo la legge all’amore Gesù la riporta nel cuore dell’uomo. Questo è il punto chiave di tutta la morale cristiana. Ciò che conta per il Signore è il cuore. Il male come il bene è all’interno dell’uomo e non solo nel suo comportamento esteriore. Gli esempi concreti portati da Gesù non sono arida casistica, ma esemplificazione di questo principio: dalla collera nasce l’omicidio, la concupiscenza porta all’adulterio, la doppiezza interiore fiorisce sul labbro con la menzogna. Questo vuole dire Gesù quando afferma: “ Chi guarda una donna per desiderandola ha già commesso adulterio”. E’ nell’interno del cuore umano che si gioca tutto il dramma del bene e del male. Questo ha due conseguenze maggiori: a) se vuoi conoscere la tua situazione non misurare solo gli atti esteriori col metro della legge, ma chiediti: dov’è il mio cuore? Gli atti sono finestre che ti permettono di guardare dentro. b) Se vuoi convertirti e cambiare vita, non partire da fuori, ma parti dal di dentro, se non cambi il cuore non cambierà nulla. (Mariano Magrassi)
UNA MORALE DI LIBERTA’
La morale evangelica si pone in termini di libertà, ma va subito notato che un precetto libero non è un precetto facoltativo. La vera libertà non è la facoltà di scegliere tra il bene e il male. E’ piuttosto la capacità di aderire nell’amore alla Volontà di Dio. E chi agisce per amore è sempre libero. Dio fa all’uomo un proposta: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte. A ognuno sarà dato ciò che preferirà”. Il fatto che Dio rispetta la libertà non significa che autorizza l’uomo a prevaricare. Significa semplicemente che non lo vuole salvare per forza: “ chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te” (Agostino). E’ un cammino di obbedienza cordiale posto in chiave di libertà ; ci spinge a far coincidere la nostra intenzione profonda con quella di Dio stesso. L’ha precisato Paolo: “ Voi siete chiamati alla libertà ; ma badate che questa non diventi un pretesto per la carne ; piuttosto nella carità mettetevi a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13). Al di là della legge scorgi la volontà di Uno che ti ama e vuole solo il tuo bene ; e aderisci a Lui nell’amore. E’ la strada della vita, della salvezza e insieme della gioia. (Mariano Magrassi)
UN PASSO AVANTI NELLA FRATERNITA’
Le parole di Gesù invitano a fare un passo avanti nella fraternità, nell’amore, nella sincerità, nei rapporti umani. Non basta non uccidere il fratello, occorre rispettarlo, non prenderlo alla leggera, non sentirsi superiore a lui. Si può uccidere con le parole, con un giudizio duro, con un atteggiamento sprezzante. Si può uccidere il fratello relegandolo nell’isolamento, spegnendo il suo entusiasmo e i suoi progetti di bene, non permettendogli di esprimersi liberamente. (Messalino LDC)
UN PASSO AVANTI NELL’AMORE
L’amore dell’uomo e della donna non è desiderio e ricerca egoistica della propria soddisfazione. L’amore è volere il bene dell’amato, è incontro libero e liberante. L’attrazione fisica senza amore e segno di una alienazione e immaturità profonda, è la negazione della libertà e delle dignità della persona, è il tentativo di distruggere l’altro per farne una cosa, un oggetto. Un amore vero, radicato nella totalità della persona si inserisce nell’unica corrente di amore che è Dio, un amore che dona il Figlio: un dono totale, perché Cristo ha dato la sua vita per noi, un amore che ha “promesso di essere presente in coloro che lo amano e con cuore retto e sincero custodiscono la sua parola” (colletta). La famiglia deve vivere queste caratteristiche di amore, che la segnano profondamente e ne cementano l’unità. Dono totale. L’amore del matrimonio o è così o non è nulla. Totale fino a darsi a sacrificarsi completamente. (Messalino. LDC)
UN PASSO AVANTI NELLA SINCERITA’
Le parole non sono fatte perché gli uomini se ne servano per ingannarsi a vicenda, ma perché ciascuno di essi porti a conoscenza degli altri il proprio pensiero. Ingannare gli altri significa travisare il senso della parola, farla diventare mezzo di divisione e di confusione anziché di comunione e di chiarezza. Cristo supera quindi la legge giudaica quando vieta la menzogna in ogni circostanza, rendendo così inutile il giuramento. (Messalino LDC)
SAPIENZA DELLA CROCE (2° Lettura)
Paolo contrappone il Vangelo di Dio alla sapienza degli uomini. Secondo i criteri umani il Vangelo appare come “scandalo” e “stoltezza” (1 Cor 1, 23). In realtà il Vangelo possiede una propria sapienza, ma si tratta di una sapienza divina, che va quindi valutata non con criteri mondani, ma con lo Spirito che viene da Dio. Possiamo mettere accanto due affermazioni di Paolo: “ io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso” (2,2) ; “parliamo di una sapienza divina, misteriosa, nascosta” (v. 7). Dunque il Crocifisso è sapienza di Dio ; nella croce sta nascosto un misterioso ma sapiente disegno di Dio che vuole portare tutti gli uomini alla salvezza. Solo che per comprendere questa sapienza della croce bisogna passare attraverso la conversione dei pensieri e dei sentimenti. E’ necessaria una vera conversione della mente perché la croce appaia luogo di salvezza e l’uomo possa arrivare a dire: “ Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella crode del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 4, 14). (L. Monari)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore, tu ci hai chiamati alla libertà: il valore della nostra vita dipenderà dall’uso che ne avremo fatto. Tu conosci anche la nostra debolezza: infondi in noi la luce e la forza del tuo Spirito perché sia-
mo capaci di rifiutare ciò che tu riprovi, e da veri discepoli del tuo Figlio, ci impegniamo a vivere di giorno in giorno, uniti a lui, le beatitudini evangeliche. (C. Beerthes)
•O Dio che ci riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore. Fa che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. (Colletta 6 pa A)
•Accordami, Signore, l’intelligenza che possa conoscerti, l’ardore di ricercarti, la sapienza che a te conduce, la vita che ti sia gradita, la perseveranza nell’attenderti con fiducia, la fiducia che possa possederti. (S. Tommaso D’Aquino).
•Che io possa cercarti, desiderando; desiderare, cercando; trovare, amando; amare, trovando. Non oso, Signore, penetrare nelle tue profondità: il mio intelletto è strumento disadatto; bramo comprendere parzialmente la tua verità che il cuore ama e crede. Non cerco di intendere per credere, credo per intendere. Sono certo che se non avrò fede, non riuscirò ad intendere. (S. Tommaso d’Aquino)
•Quando mi spezzi il pane delle Scritture io ti conosco già. Ma più ti conosco, più vorrei conoscerti; non solo nella scorza della lettera, ma anche nell’esperienza della realtà. Dono che imploro, Signore, non per i miei meriti, ma per la tua misericordia. Alla mia anima in pena dona, o Dio, un pegno dell’eredità promessa, una goccia almeno della rugiada celeste per alleviare la mia sete. (S. Tommaso d’Aquino)
•Preghiamo il Signore, preghiamo lo Spirito Santo: il Signore allontani ogni nebbia e ogni tenebra che per la realtà dei nostri peccati ci offusca la vista del cuore, e ci conceda un’intelligenza spirituale e meravigliosa della sua legge. (Origene)
•Preghiamo il Signore che si degni di concederci l’intelligenza di ciò che leggiamo e di mostrarci come possiamo osservare la legge dello Spirito non solo con la mente, ma con le opere, per meritare la grazia spirituale, illuminati dalla legge dello Spirito Santo in GesùCristo nostro Signore. (Origene).
•Preghiamo il Signore di concederci un’intelligenza più acuta delle profezie e di aprire di più i nostri sensi alla verità: considerando nello Spirito Santo quello che dallo Spirito è stato scritto ed esprimendo in maniera spirituale la realtà dello Spirito, possiamo spiegare le Scritture secondo Dio e lo Spirito Santo che le ha ispirate, in Cristo Gesù nostro Signore, al quale sia gloria e potenza nei secoli dei secoli. (Origene)
•Ti preghiamo, Padre, per la Chiesa nata dalla croce di Cristo: la sapienza dello Spirito le infonda la giustizia perfetta di un amore esclusivo a te e agli uomini.
•Ti preghiamo per tutte le comunità cristiane: vivano nell’accoglienza e nel perdono reciproci, celebrando un culto autentico a te gradito.
•Ti preghiamo per gli sposi: il loro amore puro e fedele sia l’immagine della tua eterna alleanza con noi e aiuti la Chiesa a rimanere nella comunione e nella pace.
•Libera i tuoi servi, Signore, dalla falsità, dalla doppiezza e dall’ipocrisia: rendi i nostri cuori semplici e trasparenti, e la nostra parola verace e sincera. (preghiere di P.Giorgio Di Domenico)
•Venga, o Signore, la tua cChiesa! Sia più bella di tutti i sogni, più bella di tutte le lacrime di chi visse e morì nella notte per costruirla. Sia il tuo corpo, e tu la sua vita. (G. Vannucchi)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Sia il nostro sempre un comportamento da figli, di speranza, di amore.