Marco 1, 40-45: 40 In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41 Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42 E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43 E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: 44 «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45 Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in Luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 1, 40-45
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
E’ un racconto di miracolo che fa da cerniera tra la “giornata di Cafarnao” e la raccolta di controversie che vanno da 2, 1 fino a 3, 6. E, sullo sfondo di 1, 39, che riassume l’attività di Gesù in Galilea, questo testo di guarigione assume un particolare rilievo. La guarigione di un lebbroso in ambiente giudaico era paragonata alla risurrezione di un morto. E il vangelo di Mt 11, 5 ricorda la purificazione dei lebbrosi assieme ad altri gesti come un segno del compimento del tempo messianico predetto dai profeti. Il miracolo è una delle molte dimostrazioni della potenza di Gesù che Marco elenca in 2,1-3,6, senza indicare ogni volta l’esatta collocazione cronologica dei racconti.
VENNE A GESU’ UN LEBBROSO (40)
La lebbra era una malattia assai comune; ma non pare che nella Bibbia si tratti sempre di quella forma grave conosciuta dalla medicina moderna, giacché in Levitico 13 si suppone la sua guarigione molto frequente. Più comunemente doveva trattarsi di semplici malattie della pelle, che però incutevano terrore, perché contagiose. Nel nostro caso non ci sono indizi sicuri per determinarne la natura. La Legge obbligava i lebbrosi a vivere fuori dei villaggi e a prendere precauzioni per non contaminare nessuno con la loro impurità (Vedi Levitico 13 e 14). In grado maggiore di qualsiasi altro male, questa malattia, che rendeva particolarmente impuri, era associata al peccato. Sotto l’aspetto spirituale era considerata come un castigo della giustizia divina (Nn 12, 10-15; 2 Cor 26, 19) e da questo punto di vista la giudicavano i profeti, quando per i tempi messianici, prevedevano anche l’eliminazione di questo flagello. (Is 35, 8; Mt 11, 5)
PUOI GUARIRMI (40)
La traduzione esatta è: “ puoi mondarmi (me katarisai”). E Gesù gli risponde a tono:“Lo voglio, sii mondato (delokataristeti)”(41). Nel versetto seguente, dopo aver constatato la scomparsa della lebbra, si aggiunge: “e fu mondato” (cai ecatariste). Si parla di “katarismos”, che nel greco dell’AT esprime soprattutto la ricostituzione della purezza cultuale. Il motivo della purificazione è fondamentale per cogliere il significato di questa guarigione. Secondo la legge giudaica il lebbroso era considerato impuro e anche peccatore e questo marchio equivaleva ad una squalifica sociale. Gesù permette che questo impuro gli si avvicini e parli con lui. Così facendo si pone al di sopra delle prescrizioni della legge, ma non si oppone alla validità di questa legge. Ciò che gli preme di più è la salvezza della vita e perciò anche la riconquista di questo povero emarginato. Ecco lo scopo della purificazione.
MOSSOSI A COMPASSIONE (41)
Il greco usa un verbo (spalgnisteis) che risente della mentalità semitica, giacché indica il movimento delle viscere, considerate come sede dei sentimenti. Gesù “lo toccò”, senza temere il contagio e l’impurità. Questo gesto è frequente per i malati (Mc 7,33;Mt 8, 3). Ciò che avvenne va meglio tradotto così: “E subito la lebbra si allontanò da lui e fu mondato”.
AMMONENDOLO SEVERAMENTE (41)
Il tono severo di Gesù è variamente interpretato. C’è chi pensa che in questo atteggiamento ci sia una precisa concezione della malattia, come espressione della potenza del male, e nella mentalità giudaica ciò valeva particolarmente per la lebbra; il suo allora sarebbe uno “sdegno santo” contro la potenza del male. Altri pensano invece che lo sdegno sia dovuto al fatto che il lebbroso non tenne conto delle regole della segregazione e altri che sia determinato dal desiderio di non provocare eccessivo entusiasmo, come appare dal comando successivo: “ Non dir niente a nessuno”.
PRESENTATI AL SACERDOTE (43)
I sacerdoti che si avvicendavano nel servizio del tempio avevano anche l’incarico di verificare la guarigione, sottomettendo l’interessato ad un cerimoniale molto complicato, nel quale era prevista anche l’offerta di un sacrificio (Lv 14, 2-37): senza il loro attestato nessuno poteva essere ammesso in comunità.
A TESTIMONIANZA PER LORO (43)
La frase più che ai sacerdoti sembra riferirsi al popolo in genere, a cui l’interessato doveva presentare la dichiarazione di guarigione. Facendo quanto prescritto dalla legge, l’uomo dimostrava a tutti di essere guarito da Gesù.
COMINCIO’ A PROCLAMARE (45)
Gesù chiede il silenzio, per evitare gli entusiasmi, ma la fama si diffonde in modo impressionante. Si ritira in luoghi deserti, ma la folla lo raggiunge anche lì. Gesù faceva ogni sforzo per presentarsi nell’umiltà del Servo di Javhé, ma c’era in lui tale virtù di Spirito Santo, che difficilmente il mistero della sua persona restava nascosto per intero.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PERCHE’ LE LEGGI SUL PURO E L’IMPURO
Sembra che il popolo d’Israele avesse un atavico ribrezzo e orrore verso le malattie della pelle, indicate con il termine che viene reso con “lebbra”. L’insolito, l’anormale, il disordine, la malattia appartenevano alla sfera dell’impuro; tutto ciò che è vita, ordine, salute, apparteneva invece alla sfera del puro. Il sistema sociale e religioso (ambito del puro) è continuamente minacciato dal contagio di forze dissolutrici (ambito dell’impuro). E’ comprensibile quindi che si lotti contro tutto ciò che è impuro per difendere l’ordine e l’integrità del sistema sociale e religioso. Quelle che avevano in gran parte carattere igienico e profilattico, divennero poi leggi religiose per il nesso stabilito tra il puro e il sacro, tra l’impuro e il profano. Poiché il popolo di Dio è consacrato a Dio, vive nella sfera del puro e del sacro, esso deve espellere da sé tutto ciò che appartiene all’ambito dell’impuro e del non sacro. La “separazione” era un modo per affermare la propria identità e far valere il valore religioso e sacro della comunità del popolo di Dio. (Antonio Bonora)
COMPORTAMENTO DI GESU’
Gesù porta una vera rivoluzione: non si allontana dall’impuro, non rifiuta il contatto con esso, non teme da esso nessuna minaccia. La sua soluzione non sta nel separarsi dall’impuro, ma nella trasformazione per contagio che va dal puro all’impuro. Gesù incarna il puro e il sacro che “contagia” e attira nella propria sfera l’impuro e il non sacro. (Antonio Bonora)
Cristo opera una rottura tra lebbra e peccato e libera tutti gli uomini dalla condanna morale e religiosa che pesa su di loro; non nega il peccato, ma sopprime la relazione tra peccato e malattia. Cade così lo steccato tra puro e impuro, tra sacro e profano; cade il muro della legge; è cessata la divisione tra Dio e l’uomo, perché Dio, in Cristo, è presente tra gli uomini. (Franco Mosconi)
RICHIESTA DI GUARIGIONE
Quell’uomo “andò da Gesù”, gli si gettò in ginocchio dinanzi, gli gridò “se vuoi puoi guarirmi”. C’erano forse tanti lebbrosi nascosti nei dintorni, ma si vergognavano di mostrarsi. Questi vinse la vergogna, sapeva che tutti lo avrebbero additato come un peccatore, perché la lebbra era considerata sinonimo e conseguenza di peccato. Perciò era come se venisse a palesare a tutti il suo peccato e a fare una specie di confessione pubblica. … Questo chiede il vangelo di oggi: riconoscerci peccatori, confessare i nostri peccati, chiedere a Gesù di guarirci, di purificarci. “Purificami, o Signore, e sarò più bianco della neve… il mio peccato io lo riconosco… quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto” (Salmo 50). Sono parole che da 3000 anni servono ad esprimere questo sentimento genuinamente religioso e umano dell’uomo che si chiama pentimento. (Raniero Cantalamessa)
SEGUIRE L’ESEMPIO DI GESU’
L’esempio di Gesù ci interpella. Chi sono gli “emarginati” oggi? Quali persone della nostra società sono ai margini? Chi non è più o non sarà più produttivo; l’handicappato a scuola, nel lavoro, nella strada; il vecchio, soprattutto se non autosufficiente; chi è diverso, per esempio per il colore, o chi non la pensa come noi; chi si mette ai margini: barboni, tossicodipendenti, giovani deviati. Come ci poniamo noi di fronte ai “diversi” e agli “emarginati”? Nella comunità cristiana, famiglia di Dio, non dovrebbero esserci emarginati, anzi essi dovrebbero essere oggetto di un amore preferenziale e di maggiori attenzioni anche se hanno più bisogno, come avviene in una famiglia dove ci si vuol bene. (G. Nervo)
E’ chiamata in causa la nostra responsabilità nell’evangelizzazione del vero volto di Dio. Il pericolo che l’ideologia abbia il sopravvento sulla fede è reale anche per la chiesa. Non sono pochi infatti i cristiani che ritengono la malattia sia un segno di una colpa morale e di una misteriosa e incomprensibile maledizione ricevuta da Dio. Non sono nemmeno rari i casi in cui si fa ricorso al castigo di Dio per spiegare certe forme di gravi malattie, che minacciano la società di oggi. Il risultato è che gli infelici portatori di tali malattie finiscono per essere considerati come esseri puniti da Dio e venir segregati dalla comunità, così come avveniva per i lebbrosi ai tempi di Gesù. (Benigno Papa)
LEBBRA E PECCATO
La tradizione cristiana ha riletto l’atto di Gesù considerandolo come un segno della liberazione dalla lebbra del peccato. E’ in questa linea che va la selezione del salmo 31, posto come responsorale nella Messa della sesta domenica durante l’anno B, che è un canto di beatitudine per il perdono ricevuto: “Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato” Il centro spirituale del testo sta nella confessione del peccato. In questa luce la storia del lebbroso si trasforma nella vicenda del peccatore pentito che viene purificato e riportato allo splendore primitivo della grazia..(Gianfranco Ravasi)
Il peccato che divide e le discriminazioni che ci avviliscono sono la nostra lebbra. Gesù che guarisce il lebbroso è manifestazione di un Dio che stende la mano per liberare chi grida a lui nella consapevolezza del suo male. Infatti il nostro Dio è un Dio di misericordia che non discrimina neppure in relazione alla situazione di peccato, ma accorda perdono e riconciliazione. (Francesco Zenna)
IL LEBBROSO VA E ANNUNZIA
Il lebbroso guarito, nonostante l’ingiunzione di tacere, annunzia ovunque la salvezza. Chi è stato “toccato” da Dio non può tacere, chi ha sperimentato la potenza di Dio non la può nascondere. Anche l’indemoniato di Gerasa va e annunzia. Così il lebbroso e l’indemoniato, ambedue redenti sono gli unici apostoli del vangelo di Marco. Con questo egli vuol dare alla sua comunità un’istruzione di capitale importanza: si può annunziare il vangelo solo dopo essere stati “toccati” da Cristo e aver sperimentato la sua liberazione. E’ molto significativo il fatto che gli unici ad annunziare il vangelo siano questi due sanati, come alla fine saranno le donne a dare l’annunzio della risurrezione. Dio infatti sceglie i deboli, i disprezzati del mondo, quelli che, come Gesù, sono “la pietra scartata dai costruttori” (Franco Mosconi)
GESU E IL LEBBROSO
“Ed ecco un lebbroso, fattosi avanti, gli si prostrava ai piedi e gli diceva: «Signore se tu vuoi, mi puoi mondare»” (Mt 8,2). Grande è la prudenza e la fede di quest`uomo che s`avvicina a Cristo. Egli non ha interrotto il suo discorso, né si è gettato tra la folla, ma ha atteso il momento favorevole: quando Gesú scende dal monte gli si accosta. E non lo supplica in un modo qualunque, ma con grande fervore, prostrandosi ai suoi piedi, come riferisce un altro evangelista (cf. Mc 1,40), con vera fede e con quel rispetto che di lui si deve avere. Non gli dice: Se chiedi a Dio, oppure: Se tu preghi, ma: «Se tu vuoi, mi puoi mondare».
Nemmeno gli chiede: Signore guariscimi, ma affida tutto nelle sue mani; lo riconosce padrone assoluto della sua guarigione, testimoniando che egli possiede tutta l`autorità e il potere. Ora qualcuno potrebbe obiettare: se l`opinione del lebbroso fosse sbagliata? In quel caso il Signore dovrebbe confutarla, rimproverare e correggere il lebbroso. Ma Cristo, fa questo? No assolutamente; anzi fa tutto il contrario, confermando e rafforzando quanto dice quell`uomo. Ecco perché non si limita a dire «sii mondato», ma dichiara: “Lo voglio: sii mondato” (Mt 8,3), affinché la verità della sua onnipotenza non si fondi soltanto sull`opinione di quell`uomo, ma sulla conferma esplicita che egli stesso ne dà. Gli apostoli non parleranno cosí, quando compiranno miracoli. Come parleranno, allora? Quando tutto il popolo rimarrà sorpreso e colpito dai loro prodigi, essi diranno: «Perché ci guardate con ammirazione quasi che per nostra propria potenza e autorità abbiamo fatto camminare quest`uomo?» (cf. At 3,12). Il Signore, invece, che pure di solito parla di sé con tanta umiltà e in modo inferiore alla sua gloria, che dice ora per confermare l`opinione di tutti coloro che lo guardano ammirati della sua potenza? «Lo voglio: sii mondato». In verità, benché il Signore abbia operato infiniti e straordinari miracoli, soltanto in questa circostanza pronunzia una tale affermazione. …. Cristo, inoltre, non si limita a dire: «Lo voglio: sii mondato», ma stende anche la sua mano e tocca il lebbroso (cf. Mt 8,3). Questa circostanza merita di essere esaminata. Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, aggiunge anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se non per mostrare anche in quest`occasione che egli non è affatto soggetto alla legge, ma che è al di sopra di essa; e, infine, che non c`è niente di impuro per un uomo puro. …..Gesú per primo tocca il lebbroso; e nessuno lo rimprovera. Non era infatti quello della folla un tribunale corrotto, né gli spettatori erano testimoni dominati dall`invidia. Perciò non solo non lo accusano, ma ammirano stupefatti il miracolo e, ritirandosi, adorano la sua irresistibile potenza, manifestatasi nelle parole e nelle opere. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 25, 1 s.)
SE VUOI PUOI MONDARMI
Grande la fede di questo lebbroso e perfetta la sua professione! Per primo, infatti, adorò, quindi disse: «Signore, se vuoi, puoi guarirmi» (Mt 8,2-4). In ciò che egli adorò, mostrò di aver creduto a quel Dio che egli adorò, poiché la legge prescriveva che non si deve adorare se non un solo Dio. …… Il Signore conoscendo l`animo devoto e fedele del lebbroso che credeva in sé, per confermare la sua fede subito lo ricompensò del dono della sanità, dicendo: «Lo voglio, sii guarito» (Mt 8,2-4). Quindi, «stendendo la mano, lo toccò istantaneamente la lebbra scomparve» (Mt 8,3). E cosí facendo pubblicamente si dichiarò il Signore del potere assoluto come già aveva creduto il lebbroso. Cosí,disse: «Voglio, sii guarito. E subito la sua lebbra scomparve». E Gesú gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va`, presentati al sacerdote, e poi fa` l`offerta che Mosè prescrisse in testimonianza ad essi» (Mt 8,3-4). Il Signore comanda a colui al quale aveva guarito la lebbra di presentarsi al sacerdote e di offrire sacrifici per sé prescritti nella legge. (Cromazio di Aquileia, In M.. Tract., 38, 10)
LA FEDE CHE SALVA
«Signore, se tu vuoi, puoi mondarmi» (Mt 8,2). Chi supplica la volontà, non dubita del potere. E stendendo la mano Gesú lo toccò e disse: «Lo voglio: sii mondato». E sull`istante fu mondato dalla sua lebbra” (Mt 8,3) Appena il Signore stende la mano, subito la lebbra scompare. Ma osserva anche quanto sia umile e immune da vanità la sua risposta. Il lebbroso aveva detto: «Se tu vuoi», e il Signore risponde: «Lo voglio». Il lebbroso aveva detto: «Puoi mondarmi» e il Signore replica dicendo: «Sii mondato». Non dobbiamo congiungere le due parti della risposta, come credono molti latini, che leggono: «Ti voglio mondare»; dobbiamo tenerle separate, sicché egli prima dice: «Lo voglio», e poi, dando un ordine: «Sii mondato». “E Gesú disse: «Guardati dal dirlo ad alcuno”» (Mt 8,4). E, in verità, che necessità aveva il lebbroso di fare tanti discorsi sulla sua guarigione, quando il suo corpo guarito parlava per lui? «Ma va`, mostrati ai sacerdoti e presenta l`offerta che Mosè ha prescritto, affinché serva a loro di testimonianza» (Mt 8,4). Per varie ragioni lo manda dai sacerdoti. In primo luogo, per un atto di umiltà, affinché cioè il lebbroso risanato rendesse onore ai sacerdoti: era infatti prescritto dalla legge che coloro che venivano mondati dalla lebbra presentassero un`offerta ai sacerdoti. Poi perché i sacerdoti, vedendo che il lebbroso era stato mondato, potessero credere al Salvatore, oppure si rifiutassero di farlo: se avessero creduto sarebbero stati salvi; se si fossero rifiutati di farlo, la loro colpa sarebbe stata senza attenuanti. E infine perché si rendessero conto che egli non infrangeva affatto la legge, cosa di cui tanto spesso lo accusavano. (Girolamo, Comment. in Matth., 1, 8, 2-4)
MATERIA E FORMA
Volle anche toccare, per darci un`idea della virtù che è nei sacramenti, nei quali non basta toccare, ci vogliono anche le parole, perché quando si fondono forma e materia, allora nasce il sacramento. (Tommaso d`Aquino, In Matth. Ev., 8,1)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide e dalle discriminazioni che ci avviliscono; aiutaci a scorgere anche sul volto del lebbroso l’immagine del Cristo sanguinante sulla croce, per collaborare all’opera della redenzione e narrare ai fratelli la tua misericordia. (Colletta 6 perannum B)
•Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato. Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non c’è inganno. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto “Confesserò al Signore le mie colpe” e tu hai rimesso la malizia del peccato. La grazia circonda chi confida nel Signore; gioite nel Signore ed esultate, giubilate voi tutti retti di cuore”. (dal Salmo 31)
•Volgiti a me ed abbi misericordia, perché sono solo e infelice. Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i miei peccati.(Sl 25,16.18)
•Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia, la tua fedeltà e la tua grazia mi proteggano sempre. (Sl 40, 12)
•Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato. (Sl 51, 3)
•Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome, salvaci e perdona i nostri peccati, per amore del tuo nome. (Sl 79, 8-9)
•Signore Gesù Cristo, tua hai preso su di te i nostri peccati e ti sei caricato le nostre miserie:
aiutaci a condividere con i fratelli il peso della sofferenza per donare a tutti un raggio della tua speranza. (Messale LDC)
•Grazie Padre, perché Gesù, guarendo i lebbrosi ci mostrò l’amore che non emargina nessuno, ma rigenera la persona, restituendola alla sua dignità. Le sue guarigioni ci facciano sempre credere al tuo amore misericordioso e ci confermino la venuta del tuo amore e del tuo regno. (Basilio Caballero)
•Grazie Padre, per tanti uomini e per tante donne dediti all’appassionante compito di amare i loro fratelli e liberare i poveri e gli emarginati. Sazia la loro fame di giustizia e sostienili nel loro impegno e spronaci a seguire l’esempio di Gesù, servendo Cristo nei nostri fratelli più abbandonati. (Basilio Caballero)
•E’ la nostra condizione, Signore, non possiamo, non possiamo non gridarti contro davanti a certe situazioni di disperati, e non sappiamo a chi altri ricorrere anche se sentiamo che non è giusto che tu intervenga; ne va di mezzo il libero gioco e la concessa autonomia del mondo, E poi, perché, nel caso, io vengo sanato e un altro mio fratello invece è sempre più perduto?… ma ci basti credere ed essere certi che tu ci ami. (David Maria Turoldo)
•Noi abbiamo costruito chiese, ma la nostra storia è una guerra senza fine; noi abbiamo costruito ospedali, ma noi per i nostri fratelli abbiamo accettato la fame. Perdono Signore, per la natura calpestata, per le foreste assassinate, per i fiumi inquinati. Perdono per la bomba atomica, il lavoro a catena, la macchina che divora l’uomo e le bestemmie contro l’amore. … Fa che un giorno, e per tutta la vita, nella gioia, nel dolore, noi siamo fratelli, fratelli senza frontiere. (Raoul Follereau)
•Signore, tu sai che viviamo in un mondo che ha perduto ad un tempo il senso di Dio e il senso del peccato: più o meno tutti siamo contaminati dalle sue falsità. Strappaci tu, Signore, dalle tenebre e dall’errore, dalla schiavitù del peccato. Rivelaci il tuo mistero di amore e donaci un cuore pentito e fraterno. (Charles Berthes)
•Anche a me, come al lebbroso, rivolgi la parola, come a lui che con fede s’accostava: «Lo voglio sii mondato integralmente e sii puro dalle brutture del Maligno». (Nerses Snorhalí, Jesus, 437)
•Beatissima e dolcissima Vergine Maria, Madre di Dio, tutta piena di bontà, figlia del Re dei cieli, signora degli angeli, madre dei credenti. Ti supplico di impetrarmi una vera obbedienza e una vera umiltà di cuore, perché mi riconosca misero e fragile peccatore, incapace non solo di compiere qualsiasi opera buona, ma anche di resistere alle ricorrenti tentazioni senza la grazia e l’aiuto del mio Creatore e le tue sante preghiere… fa ancora regina del cielo, che faccia una confessione pura e sincera e una vera penitenza dei miei peccati, per meritare la sua misericordia e la sua grazia. (Da una preghiera di S. Tommaso d’Aquino)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Evitiamo ogni discriminazione, promuoviamo la solidarietà.