Giovanni 14, 15-21: 15 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 14, 15-21
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch`io lo amerò e mi manifesterò a lui».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La partenza di Gesù, con particolare riferimento al suo ritorno è il quadro. Non c’è solo il ritorno di Gesù nella Parusia, ma anche il ritorno di “oggi”, nel dono dello Spirito (16-17), nella preghiera (13-14), nella pace (27). Nella seconda parte del capitolo prevale il tema l’amore di Dio, che si esprime nell’osservanza dei comandamenti. Tra fede e amore non c’è opposizione: il comandamento unico è “ credere nel nome del Figlio Gesù Cristo e amarci gli uni gli altri”. (1 Gv 3, 23)
SE MI AMATE (15)
Normalmente Gesù fa appello all’amore del prossimo, con meno frequenza chiede ai discepoli di amarlo (Mt 10, 37; Gv 8, 42). L’amore è visto non in modo romantico ma concreto: l’espressione pratica dell’amore è l’osservanza dei comandamenti, degli impegni lasciati da Gesù.
IO PREGHERO’ IL PADRE (16)
Questo è il primo di cinque passaggi sullo Spirito Santo, che nel tempo successivo alla partenza di Gesù rivestirà un’importanza determinante per continuarne la presenza e garantirne i frutti. Gesù si presenta come “Paraclito”, (= consolatore, avvocato, difensore) e promette un altro Paraclito, che continuerà la sua opera di assistenza presso i suoi.
LO SPIRITO DI VERITA’ (17)
Il Paraclito è identificato con lo Spirito, di cui si parla spesso nella prima parte del Vangelo (1, 32-33; 3, 5—8.34; 4, 23-24; 6, 63; 7, 39) e di nuovo nel contesto della risurrezione (20,22). Il Paraclito è Spirito di verità, si identifica con la verità (1Gv 5, 6) e dona la verità, cioè la rivelazione, che è quella di Gesù stesso.
IL MONDO NON PUO’ RICONOSCERE (17)
Lo mondo non lo vede e non lo conosce perché è colpevolmente cieco di fronte a tutto ciò che è divino; invece tra il Paraclito e i discepoli, che si aprono alla sua azione, c’è una comunanza e lo Spirito rimane durevolmente in loro e stabilisce nei singoli e nella Chiesa la sua dimora.
RITORNERO’ A VOI (18)
Il ritorno che viene qui promesso non è quello della Parusia o quello delle apparizioni dopo la morte, ma una presenza permanente invisibile nella comunità, dopo la risurrezione.
MI VEDRETE, PERCHE’ IO VIVO (19)
Dopo il ritorno al Padre il mondo non vedrà più Gesù, ma i discepoli lo vedranno vivo in tutta la sua azione nella Chiesa; non solo la vita di Gesù non verrà interrotta dalla sua morte, ma egli darà ai suoi la vita eterna ed essi vivranno così della vita vera.
IO SONO NEL PADRE (20)
Quando ci sarà la venuta spirituale di Gesù, i discepoli riceveranno in dono una duplice conoscenza. Sapranno con certezza che il Figlio si trova in intima relazione vitale col Padre e esperimenteranno un’analoga comunione vitale, seppure meno perfetta, tra loro e Gesù.
COMANDAMENTI (21)
Gesù rammenta la condizione perché la promessa abbia valore. Come nella promessa del Paraclito la condizione è quell’amore per lui, che consiste nell’osservanza dei comandamenti.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VIVERE IN CRISTO
Che significa «perché io vivo e voi vivrete»? Perché disse che egli viveva, usando il tempo presente, mentre di essi disse che avrebbero vissuto nel futuro, se non perché egli stava per risorgere anche nella carne, cioè li precedeva su quella via della risurrezione, su cui aveva promesso che i discepoli lo avrebbero seguito piú tardi? E, siccome il tempo della sua risurrezione era ormai prossimo, usò il tempo presente per indicarne la rapidità; di essi, la cui risurrezione doveva avvenire alla fine dei secoli, non disse: vivete, ma: “vivrete”. Con stile rapido e significativo, usando due verbi, uno al presente e l`altro al futuro, promise le due risurrezioni, la sua, che stava per accadere, e la nostra, alla fine dei secoli: «Perché io» – disse – «vivo e voi vivrete»; cioè noi vivremo perché egli vive ora. “Come infatti tutti muoiono in Adamo, cosí tutti in Cristo riavranno la vita” (1Cor 15,21-22). Nessuno muore se non per colpa di Adamo, e nessuno riottiene la vita, se non per mezzo di Cristo. E` perché noi vivemmo, che siamo morti; è perché egli vive, che noi vivremo. Noi siamo morti per Cristo, se viviamo per noi; è invece perché egli è morto per noi, che vive per sé e per noi. Insomma, perché egli vive, noi vivremo. Potremmo infatti da noi stessi darci la morte, ma non potremo ugualmente darci da noi stessi la vita. “In quel giorno” – egli continua – ” voi conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi” (Gv 14,20). In quale giorno? Nel giorno di cui ha parlato prima quando ha detto: “e voi vivrete”. Allora noi potremo finalmente vedere ciò in cui oggi crediamo. Infatti, anche ora egli è in noi e noi siamo in lui: è vero in quanto ci crediamo, mentre allora sapremo. Ciò che ora sappiamo con la nostra fede, allora lo sapremo perché vedremo. (Agostino, In Ioan. 75, 3-4)
EFFETTI DELLA PRESENZA DI CRISTO
Vivo e attivo è lui, e appena è entrato ha destato l`anima mia assopita; ha commosso, reso molle e ferito il mio cuore, poiché era duro e di sasso, e insensato. Ha cominciato anche a strappare e a distruggere, a edificare e a piantare, a irrigare ciò che era arido, a illuminare ciò che era tenebroso, a spalancare ciò che era chiuso, a riscaldare ciò che era freddo, e così pure a raddrizzare ciò che era storto, e a cambiare le asperità in vie piane, affinché l`anima mia, e tutto ciò che è in me, benedicesse il Signore e il suo santo nome. Entrando cosí piú volte in me il Verbo, mio sposo, non ha fatto mai conoscere la sua venuta da nessun indizio: non dalla voce, non dall`aspetto, non dal passaggio. Nessun gesto suo insomma lo ha fatto scoprire, nessuno dei miei sensi si è accorto che penetrava nel mio intimo soltanto dal moto del cuore ho sentito la sua presenza; dalla fuga dei vizi, dalla stretta dei desideri carnali, ho avvertito la potenza della sua virtù; dallo scuotimento e dalla riprensione delle mie colpe nascoste, ho ammirato la profondità della sua sapienza; dalla sia pur piccola correzione delle mie abitudini, ho sperimentato la bontà della sua mitezza, dalla trasformazione e dal rinnovamento dello spirito della mia mente, cioè del mio uomo interiore, mi son fatto comunque l`idea della sua bellezza; e nel contempo dall`esame di tutte queste cose, ho avuto timore delle sue grandezze senza numero. (Bernardo di Chiarav., In Cant. Cant. Sermo 74, 6)
LO SPIRITO TRASFORMA
Quel Pietro che prima temeva davanti a una parola, ora gode sotto le percosse. E colui che aveva avuto paura della voce di una serva, dopo la venuta dello Spirito Santo, pur flagellato umilia la potenza dei principi. Piace alzare gli occhi della fede sulla virtù di questo Artista e considerare qua e là i padri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ecco che, aperti questi stessi occhi della fede, io osservo David, Amos, Daniele, Pietro, Paolo, Matteo, e voglio considerare quale Artista sia questo Spirito Santo, ma mentre sono intento a ciò sento che non riesco. Infatti [questo Artista] riempie un fanciullo che suonava la cetra e lo fa diventare il Salmista (cf.1Sam 16,18), riempie un pastore d`armenti che sbucciava fichi selvatici, e ne fa un profeta (cf.Am 7,14); riempie un fanciullo dedito all`astinenza, e ne fa un giudice di vecchi (cf.Dn 13,46s); riempie un pescatore, e ne fa un predicatore (cf.Mt 4,19); riempie un persecutore, e ne fa il Dottore delle genti (cf.At 9,1s); riempie un pubblicano, e ne fa un evangelista (cf. Lc 5,27-28). Quale Artista è questo Spirito! Tutto ciò che vuole avviene senza indugio. Appena tocca la mente, insegna, e il suo solo tocco è già insegnare. Appena illumina l`animo umano, lo cambia; subito gli fa rinnegare ciò che era, subito lo rende ciò che non era. (Gregorio Magno, Hom. 30, 8)
LO SPIRITO NEI CRISTIANI
Consideriamo allora – riprendo infatti la parte finale del discorso – che nei santi profeti c`è stata come una seconda illuminazione e preilluminazione dello Spirito, che potesse orientare alla comprensione delle cose future, e alla conoscenza di quelle nascoste; in coloro che credono in Cristo, non pensiamo che si tratti semplicemente di manifestazione dello Spirito, ma confidiamo che lo stesso Spirito abiti e quasi sia ospitato. Per cui, a buon diritto, veniamo detti anche templi di Dio, mentre nessuno dei santi profeti è mai stato chiamato tempio di Dio. (Cirillo di Aless., In Ioan. Evang. V, 2)
UN ALTRO CONSOLATORE
“Non vi lascerà orfani, verrò di nuovo da voi” Come concretamente? “ Pregherò il Padre mio e vi darà un altro Consolatore”. E’ un altro, eppure è lui stesso. Non fa che prolungarne la presenza, tanta è l’intimità che esiste tra le Persone divine. Paolo chiama lo Spirito Santo “Spirito di Cristo”. Per il cristiano vivere “è Cristo” e vivere è lo Spirito Santo (Gal 2, 20; Rm 8, 9). Solo per mezzo del suo Spirito, il Risorto è continuamente presente in mezzo a noi. L’azione dello Spirito è relativa al fato unico e decisivo del mistero di Cristo. Lo Spirito non è inviato per compiere qualcosa di nuovo e di diverso da quello che ha fatto Cristo. Gesù ha compiuto “una volta per tutte” la nostra redenzione: ha annunziato il Vangelo, ha fondato la Chiesa, ha istituito i Sacramenti, ha consumato la sua Pasqua. Prima di morire ha detto: “ tutto è compiuto”. (Mariano Magrassi)
IL NOSTRO COMPITO
Che cosa rimane allora da fare? Una sola cosa: che ciò che è accaduto a Cristo accada anche a quelli che credono in lui e sono il suo corpo. Questa è precisamente la missione dello Spirito: realizzare in noi ciò che è compiuto in Cristo. Da ciò appare il modo di questa nuova presenza di Cristo, Non si tratta della sua figura umana che può essere contemplata con gli occhi, rivive invece nell’intimo di ciascuno la sua vicenda. Per questo ciò che narra il Vangelo non è realtà passata. Dimora in noi in modo permanente. Rivive negli uomini vivi. Ne deriva una conseguenza estremamente impegnativa: adesso tocca a noi glorificare Dio nella nostra esistenza quotidiana. Cristo agisce in tutti noi, suo corpo mistico. La vita di ognuno è il prolungamento della sua. E’ questo il modo nuovo con cui il Risorto si rende visibile in mezzo agli uomini. Si fa vedere in quelli che “gridano il vangelo con la vita”… Certo non è una rivelazione piena: non solo a causa delle nostre deficienze, ma perché adesso non è ancora manifesto quello che siamo. “ La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 3). Quando si rivelerà pienamente, noi stessi saremo sorpresi. (Mariano Magrassi)
L’AMORE
Cerca il motivo per cui l’uomo debba amare Dio e non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. Colui che noi dobbiamo amare, ha dato già se stesso per noi, ha dato ciò per cui possiamo amarlo. (S. Agostino)
L’amore è un cammino che si percorre secondo determinate condizioni. Queste non frenano affatto la capacità di amare, ma costituiscono il modello a cui ispirarsi. L’osservanza dei comandamenti si colloca in questo precorso contesto: “ Se mi amate, osservate i miei comandamenti” “ Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama”. In Cristo non vi è altro comandamento che l’amore concreto a cui dobbiamo attenerci. L’amore genera, così, amore: è la legge della vita della comunità cristiana e il segno di riconoscimento della sua identità. (cf Gv 13,35). L’amore sfida ogni sofferenza, anzi, è la risposta che in Cristo si dà ad ogni persecuzione: “ E’ meglio, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male” (1 Pietro 3, 17) Soltanto dalla coscienza dell’abitazione, della dimora di Dio in noi, in forza dell’amore, coscienza alimentata dall’orazione, possiamo trovare la capacità di rispondere sempre con il bene al male ricevuto. (cf Rm 12, 21) (Gianni Cavagnoli)
L’amore è il “palato” dello spirito perché renda possibile il sapore di una dolcezza interiore: per mezzo dell’amore ogni uomo riesce a gustare la gioia della sua futura felicità e vi si attacca con un desiderio insaziabile. Per mezzo dell’amore Dio ha dunque congiunto a sé la persona umana affinché, legata sempre a lui, potesse succhiare da lui ogni suo affetto e bere da lui in ogni suo desiderio e possedere in lui in ogni sua gioia quel bene infinito che dovrà costituire la sua felicità suprema (Ugo di San Vittore)
AMORE E COMANDAMENTI
Non si può fare a meno di notare con sorpresa l’avvicinamento fra l’amore e i comandamenti. Giovanni lo spingerà avanti a tal punto da parlare del comandamento dell’amore, del “comandamento nuovo” (Gv 13, 34). La sorpresa viene dal fatto che nella nostra mentalità, l’amore e il comando appartengono a due esperienze di vita, a due universi totalmente differenti: l’amore fa riferimento al mondo del dono gratuito, il comando a quello del diritto e dell’autorità. Questo modo di pensare non è quello biblico: tutta la storia biblica sta nel rapporto che Javhé ha costruito con il suo popolo, sta nella sua potente e trasformante presenza. Dio è un padre e una madre che porta il suo popolo come si porta un bambino; Dio è uno sposo che abbraccia il suo popolo e lo rende fecondo e gioioso. L’amore è il fulcro dei rapporti di Dio con il popolo. In questo quadro va collocato il “comandamento”: non si deve ridurre l’amore a misura dei comandamenti ma leggere questi come una prima espressione dell’adesione all’amore di Dio. In questa linea l’adesione o il rifiuto dei comandi di Dio diventa adesione o rifiuto di Dio stesso: l’amore si lega così all’esercizio dei comandamenti. (G. Colzani)
FORZA PER VINCERE
In Cristo, “messo a morte nella carne, ma reso vivo nello Spirito” (1 Pietro 3, 18) , gli uomini sono stati ricondotti al Padre e chiamati alla comunione con Dio. Per questo nel cammino della storia non si sentono orfani. La chiesa infatti “ dalla forza del Signore risuscitato trova forza per vincere con pazienza e amore le sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà, e per svelare al mondo, con fedeltà, anche se sotto ombre, il mistero del Signore, fino a che, alla fine dei tempi sarà manifestato nella pienezza della luce”. (L.G. 8)
UNA GIUSTIZIA MAGGIORE
La giustizia dell’uomo nella concezione biblica nasce essenzialmente come risposta all’azione di salvezza di Dio. Dio ha liberato Israele dall’Egitto e Israele deve comportarsi da popolo liberato; espressione di questo nuovo comportamento sarà l’osservanza del decalogo. In questo senso Scribi e Farisei vivevano con una “giustizia” grande, erano infatti persone che prendevano sul serio la legge di Dio e la custodivano con impegno. Con la venuta di Gesù Dio mostra ora un amore infinito. Ormai Dio rivela il suo amore per l’uomo in modo assoluto e definitivo. Dunque l’uomo deve rispondere a questo amore con tutto se stesso. Non basta che egli doni a Dio molto della sua vita; ormai egli deve dare tutto; è questa l’unica misura che conviene alla definitiva rivelazione di Dio. In questa ottica si capiscono le famose “antinomie” in cui Gesù contrappone la legge del vangelo alla legge antica: non si tratta semplicemente di aumentare le esigenze etiche; si tratta di comprendere la nuova situazione di rapporto con Dio e di rispondere correttamente. (L. Monari)
UNA MORALE DEL CUORE
In che consiste il “compimento” portato da Cristo? Non certo nel fatto che abbia aggiunto precetti nuovi a quelli dell’Antico Testamento. Piuttosto Egli della legge ha colto l’anima. Al di là della complessità dei precetti ha individuato il nocciolo da cui tutto prende vita, la regola a cui tutto va rapportato: la carità. Quando Agostino dice:” Ama, poi fa ciò che vuoi”, non intende svincolare dall’osservanza della legge, ma riportarla a quel centro che la include tutta. Obbedire alla volontà dell’amato è una esigenza radicale dell’amore. Riconducendo la legge all’amore Gesù la riporta nel cuore dell’uomo. Questo è il punto chiave di tutta la morale cristiana. Ciò che conta per il Signore è il cuore. Il male come il bene è all’interno dell’uomo e non solo nel suo comportamento esteriore. Gli esempi concreti portati da Gesù non sono arida casistica, ma esemplificazione di questo principio: dalla collera nasce l’omicidio, la concupiscenza porta all’adulterio, la doppiezza interiore fiorisce sul labbro con la menzogna. Questo vuole dire Gesù quando afferma: “ Chi guarda una donna per desiderandola ha già commesso adulterio”. E’ nell’interno del cuore umano che si gioca tutto il dramma del bene e del male. Questo ha due conseguenze maggiori: a) se vuoi conoscere la tua situazione non misurare solo gli atti esteriori col metro della legge, ma chiediti: dov’è il mio cuore? Gli atti sono finestre che ti permettono di guardare dentro. b) Se vuoi convertirti e cambiare vita, non partire da fuori, ma parti dal di dentro, se non cambi il cuore non cambierà nulla. (Mariano Magrassi)
UNA MORALE DI LIBERTA’
La morale evangelica si pone in termini di libertà, ma va subito notato che un precetto libero non è un precetto facoltativo. La vera libertà non è la facoltà di scegliere tra il bene e il male. E’ piuttosto la capacità di aderire nell’amore alla Volontà di Dio. E chi agisce per amore è sempre libero. Dio fa all’uomo un proposta: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte. A ognuno sarà dato ciò che preferirà”. Il fatto che Dio rispetta la libertà non significa che autorizza l’uomo a prevaricare. Significa semplicemente che non lo vuole salvare per forza: “ chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te” (Agostino). E’ un cammino di obbedienza cordiale posto in chiave di libertà; ci spinge a far coincidere la nostra intenzione profonda con quella di Dio stesso. L’ha precisato Paolo: “ Voi siete chiamati alla libertà; ma badate che questa non diventi un pretesto per la carne; piuttosto nella carità mettetevi a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13). Al di là della legge scorgi la volontà di Uno che ti ama e vuole solo il tuo bene; e aderisci a Lui nell’amore. E’ la strada della vita, della salvezza e insieme della gioia. (Mariano Magrassi)
UN PASSO AVANTI NELLA FRATERNITA’
Le parole di Gesù invitano a fare un passo avanti nella fraternità, nell’amore, nella sincerità, nei rapporti umani. Non basta non uccidere il fratello, occorre rispettarlo, non prenderlo alla leggera, non sentirsi superiore a lui. Si può uccidere con le parole, con un giudizio duro, con un atteggiamento sprezzante. Si può uccidere il fratello relegandolo nell’isolamento, spegnendo il suo entusiasmo e i suoi progetti di bene, non permettendogli di esprimersi liberamente. (Messalino LDC)
UN PASSO AVANTI NELL’AMORE
L’amore dell’uomo e della donna non è desiderio e ricerca egoistica della propria soddisfazione. L’amore è volere il bene dell’amato, è incontro libero e liberante. L’attrazione fisica senza amore e segno di una alienazione e immaturità profonda, è la negazione della libertà e delle dignità della persona, è il tentativo di distruggere l’altro per farne una cosa, un oggetto. Un amore vero, radicato nella totalità della persona si inserisce nell’unica corrente di amore che è Dio, un amore che dona il Figlio: un dono totale, perché Cristo ha dato la sua vita per noi, un amore che ha “promesso di essere presente in coloro che lo amano e con cuore retto e sincero custodiscono la sua parola” (colletta). La famiglia deve vivere queste caratteristiche di amore, che la segnano profondamente e ne cementano l’unità. Dono totale. L’amore del matrimonio o è così o non è nulla. Totale fino a darsi a sacrificarsi completamente. (Messalino. LDC)
UN PASSO AVANTI NELLA SINCERITA’
Le parole non sono fatte perché gli uomini se ne servano per ingannarsi a vicenda, ma perché ciascuno di essi porti a conoscenza degli altri il proprio pensiero. Ingannare gli altri significa travisare il senso della parola, farla diventare mezzo di divisione e di confusione anziché di comunione e di chiarezza. Cristo supera quindi la legge giudaica quando vieta la menzogna in ogni circostanza, rendendo così inutile il giuramento. (Messalino LDC)
SAPIENZA DELLA CROCE (2° Lettura)
Paolo contrappone il Vangelo di Dio alla sapienza degli uomini. Secondo i criteri umani il Vangelo appare come “scandalo” e “stoltezza”(1 Cor 1, 23). In realtà il Vangelo possiede una propria sapienza, ma si tratta di una sapienza divina, che va quindi valutata non con criteri mondani, ma con lo Spirito che viene da Dio. Possiamo mettere accanto due affermazioni di Paolo: “ io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso” (2,2); “parliamo di una sapienza divina, misteriosa, nascosta” (v. 7). Dunque il Crocifisso è sapienza di Dio; nella croce sta nascosto un misterioso ma sapiente disegno di Dio che vuole portare tutti gli uomini alla salvezza. Solo che per comprendere questa sapienza della croce bisogna passare attraverso la conversione dei pensieri e dei sentimenti. E’ necessaria una vera conversione della mente perché la croce appaia luogo di salvezza e l’uomo possa arrivare a dire: “ Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 4, 14). (L. Monari)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio, messo a morte per i nostri peccati e risuscitato a vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. (Colletta VI di Pasqua: A)
•Continua, Cristo, a pregare, a chiedere perché il Padre ci mandi lo Spirito: senza di lui è buia la mente e di sé non sa nulla nessuno, senza, non esiste gioia perciò siamo così disperati: Signore, donaci sempre il tuo Spirito. (David Maria Turoldo)
•Signore Gesù, ai tuoi discepoli rattristati per la sua partenza hai promesso e poi mandato lo Spirito Santo, Ti preghiamo di fare altrettanto con noi, perché illuminati dalla tua luce e sostenuti dalla tua forza, sappiamo dare valida testimonianza della nostra fede in te. (Charles Brethes)
•Fa, o Signore, che esperimentando l’efficacia della tua presenza d’amore in noi, possiamo risalire a Te che sei l’unico veramente amabile e l’unico veramente innamorato di noi tuoi figli, che ti pregano per la grazia che tu loro concedi di poterti parlare nel nome di Cristo.
•Ti preghiamo, Padre: donaci ancora il tuo Spirito che ci possa risvegliare alla vita, come ha risuscitato dai morti Gesù nostro fratello. Mettici sulle labbra parole di speranza, e fa di noi un segno di giustizia e di amore qui, ora e fin nell’eternità.
•Signore, non è facile amarti davvero, fino al punto di vivere come tu hai vissuto e come ci hai insegnato. Manda in noi il rimorso per la nostra infedeltà e mandaci il tuo Spirito che ci converta a vita nuova.
•Spirito di Cristo, soccorrici, perché il conforto che viene dalla tua presenza in noi si traduca in serenità, costanza nelle prove, capacità di essere a nostra volta gente che dà forza.
•O Signore, come a Maria e agli Apostoli, così anche a noi hai dato il tuo Spirito che ci ha resi membri attivi e responsabili della comunità cristiana. Concedi a noi il frutti del tuo Spirito. Così renderemo presente e visibile la realtà viva dello Spirito Santo che opera in noi, e che è l’amore.
•Spirito dell’Amore, della relazione divina, gioiosa e misteriosa, tra il Padre e il Figlio, vieni a “interessarci” al tuo processo d’amore comunicante, di scambio totale, appagante e reciproco. Vieni a immetterci nella corrente di questo Amore inaudito, che ricade su di noi creandoci e ricreandoci di continuo. (Cristian Gaud)
•Spirito Santo, tu che da sempre sei il Signore dell’impossibile, vieni a realizzare in noi ciò che è possibile, fa vivere ciò che muore, fa sbocciare ciò che germoglia, fa maturare ciò che è seminato. (Claude Dagens)
•O Spirito Santo, fuoco dell’amore che scaturisce dal Padre che genera il suo Figlio; fuoco dell’amore che scaturisce dal Figlio che si dona al Padre, tu che sei la risposta amorosa, gioiosa, meravigliosa del Figlio che ha un simile Padre; tu che sei l’accoglienza del Padre giubilante e gioiosa d’avere un simile Figlio, insegnaci ad amare sempre e da adesso, così come Padre e Figlio si amano in eterno. (Michel Hubaut)
•O Madre di Cristo, aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato, il peccato dell’uomo, il peccato del mondo, il peccato in ogni manifestazione. Si riveli, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione, potenza dell’Amore misericordioso. Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della speranza. (G Paolo II)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Esprimiamo il nostro amore al Signore osservando i suoi comandamenti.