Giovanni 15, 9-17: 9 In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 15, 9-17
Come il Padre ha amato me, così anch`io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l`ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Questo brano evangelico è l’immediato seguito del vangelo di domenica scorsa e fa parte della pagina 15, 1-17, dominata dalla figura della vite e dei tralci, suddivisibile, come ha fatto la liturgia in due unità: la prima (1-8) ha per tema “rimanere in Gesù”, la seconda (9-17), ha per tema “rimanere nel suo amore”. Questa seconda parte è un commento della prima.
COME IL PADRE HA AMATO ME (9)
C’è un ordine nell’amore: all’inizio è l’amore del Padre per il Figlio; poi quello del Figlio per gli uomini; alla fine quello dell’uomo, come continuazione dell’esperienza dell’amore di Dio in Cristo
RIMANETE NEL MIO AMORE (9)
L’invito è a rimanere nell’amore che Cristo ha per l’uomo. Si tratta di “rimanere” in Cristo, come diceva il versetto 4; l’amore del Figlio infatti è l’elemento costitutivo del rapporto tra il Figlio e i discepoli
SE OSSERVERETE (10)
La condizione per “rimanere” nell’amore di Gesù è l’osservanza dei comandamenti. Non si tratta di una permanenza sentimentale, o di una forma di servilismo, ma di un’obbedienza di amore.
COME (10)
Gesù presenta se stesso come modello di obbedienza al Padre e indica anche come amare: il nostro amore deve essere alimentato dall’amore della Trinità.
PERCHE’ LA MIA GIOIA (11)
Il discepolo che rimane nell’amore di Dio esperimenta la stessa gioia di Gesù. Questa gioia non è una forma di sentimentalismo, ma è un dono di Dio, frutto del suo amore che ci salva.
COMANDAMENTO…CHE VI AMIATE (12)
Questo comandamento di amore vicendevole, Gesù in Gv.13, 34 lo dice “nuovo” nel senso che deve essere inaudito, inesauribile, illimitato; si tratta infatti di amare il prossimo come Gesù lo ama.
AMORE PIU’ GRANDE (13)
L’amore che si ha con gli amici è scambievole e in questo caso il massimo dell’amore è dare la vita per gli amici Ma nei rapporti con i nemici l’amore non è più vicendevole; anche allora l’amore deve essere quello di Cristo, che “mentre eravamo ancora peccatori.. è morto per noi” (Rm 5, 8).
MIEI AMICI (14)
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio primogenito” (Gv. 3, 16). Non ha atteso la risposta per amare tutti e il suo amore è per tutti. Ma qui Gesù parla dell’amicizia che offre come dono impegnativo. Non è un’amicizia a buon prezzo, ma a prezzo dell’osservanza dei comandamenti e in particolare del comandamento dell’amore vicendevole.
NON VI CHIAMO PIU’ SERVI (14)
Al servo si danno ordini, all’amico si fanno confidenze e lo si fa entrare nella propria intimità.
TUTTO CIO’ CHE HO UDITO (15)
Gesù è la rivelazione totale del Padre e fa conoscere ai suoi amici la relazione che ha con il Padre e la volontà che il Padre ha di associarli a questa intima relazione.
NON VOI AVETE SCELTO ME (16)
L’amore di Dio precede il nostro amore. “ Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi… Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4, 10.19).
SCELTI….COSTITUITI…DIATE…PORTIATE.. RIMANGA (16)
La frase che è in serrato progredire riassume il disegno di Dio e la nostra risposta:
vocazione gratuita, convalida della fede, invio in missione, risultato durevole per il regno di Dio.
TUTTO QUELLO CHE CHIEDERETE (16)
Dio esaudisce le preghiere di chi segue sempre le indicazione della volontà di Dio.
QUESTO VI COMANDO (17)
La conclusione di quanto si asserisce in precedenza è evidente: chi rimane nell’amore di Gesù (15, 9) ama i fratelli.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL COMANDAMENTO NUOVO
Dal momento che la Sacra Scrittura è tutta piena di divini precetti, come mai il Signore parla della carità quasi di un comandamento unico, e dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente” (Gv 15,12), se non perché i comandamenti sono tutti compendiati nell`unica carità e tutti formano un unico comandamento? Infatti, tutto ciò che ci viene comandato ha il suo fondamento solo nella carità. Come i molteplici rami di un albero provengono da una sola radice, cosí le molteplici virtù traggono origine dalla sola carità. E non ha vigore di verde il ramo del ben operare, se non resta unito alla radice della carità. Perciò, i precetti del Signore sono molti e al tempo stesso uno solo: molti per la diversità delle opere, uno per la radice della carità. Come poi dobbiamo conservare la carità, ce lo insegna quegli stesso che in varie parti della Scrittura ci ordina di amare gli amici in lui e i nemici per lui. Possiede, invero, carità vera solo chi ama l`amico in Dio, e il nemico per Dio. Vi sono alcuni, infatti, che amano il prossimo per affetto di sangue o di parentela, e ciò non trova sanzione di condanna nella Scrittura. Ricordiamoci però che una cosa è ciò che nasce spontaneamente dalla natura, un`altra è quel che siamo tenuti a praticare in obbedienza al precetto del Signore. Coloro che amano di amore naturale i loro parenti, amano certamente il prossimo; tuttavia, essi non acquistano i nobilissimi premi della carità perché il loro amore non è spirituale, bensí carnale. Ecco perché il Signore Gesú, dopo aver detto: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente”, subito aggiunge: “come io ho amato voi”. Quasi a volerci dire: «Amatevi per quei motivi per i quali io stesso ho amato voi». ……Il Signore era venuto a morire per i nemici, e tuttavia diceva di voler dare la sua vita per gli amici, per mostrarci che, senza ombra di dubbio, mentre possiamo trarre merito dall`amore dei nemici, diventano alla fine nostri amici persino coloro che ci perseguitano.(Gregorio Magno, Hom. in Ev., 27, 1 s.)
CRISTO VUOLE CHIAMARCI AMICI
Dal momento che tutti i precetti naturali sono comuni a noi e ad essi (Giudei), avendo avuto origine presso di loro, mentre presso di noi hanno trovato crescita e compimento – obbedire a Dio, infatti, seguire il suo Verbo, amarlo sopra ogni cosa e amare il prossimo come se stessi (e l`uomo è il prossimo dell`uomo), astenersi da azioni malvagie, e cosí via, tutto ciò è comune agli uni e agli altri -, manifestano un solo e medesimo Signore. E questi, altri non è che nostro Signore, il Verbo di Dio, il quale dapprima attrasse a Dio dei servi, poi li liberò dal giogo della soggezione, secondo quanto egli stesso dichiara ai discepoli: “Non vi chiamo piú servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l`ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Quando, infatti, dice: “Non vi chiamo piú servi”, vuole significare con assoluta certezza che è lui che, con la Legge, ha dapprima imposto agli uomini la servitú nei riguardi di Dio, e che in seguito ha ridato loro la libertà. Dicendo, poi: “Perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, egli sottolinea l`ignoranza del popolo servile relativamente alla sua venuta. Infine, chiamando amici di Dio i suoi discepoli, dimostra apertamente che egli è il Verbo, seguendo il quale, volontariamente e senza costrizioni, Abramo è divenuto, per la generosità della fede, “amico di Dio” (Gc 2,23).(Ireneo di Lione, Adv. haer., IV, 13, 4)
NON GIUDICARE IL PROSSIMO
Se avessimo amore, insieme a compassione e pena tralasceremmo di guardare i difetti del prossimo, come è detto. “L`amore copre un gran numero di peccati (1Pt 4,8), e ancora: “L`amore non calcola il male, tutto ricopre” (1Cor 13,5ss), con quel che segue. Anche noi dunque, come ho detto, se avessimo l`amore, l`amore stesso riparerebbe ogni caduta, come i santi quando vedono i difetti degli uomini. Forse che i santi sono ciechi e non vedono i peccati? Chi odia tanto il peccato quanto i santi? E tuttavia non odiano il peccatore, non lo condannano, non se ne allontanano, ma ne hanno compassione, lo ammoniscono, lo consolano, lo curano come un membro malato: fanno di tutto per salvarlo. I pescatori, quando gettano l`amo in mare e prendono un grosso pesce, se si accorgono che si agita e si divincola, non lo tirano subito con violenza, perché la lenza si romperebbe e tutto andrebbe perduto, ma gli danno corda abilmente e lo lasciano andare dove vuole; quando poi capiscono che non ce la fa piú e ha cessato di dibattersi, allora piano piano cominciano a tirarlo indietro. ….I santi con la pazienza e con l`amore attirano il fratello e non lo cacciano via a calci né se ne disgustano, ma come una madre, se ha un figlio deforme, non se ne disgusta, non se ne allontana, ma volentieri lo adorna e fa quello che può per renderlo gradevole, cosí i santi sempre proteggono il peccatore, lo preparano, se ne prendono cura per poterlo correggere al momento opportuno e per non permettergli di danneggiare qualcun altro, ma per fare anch`essi maggiori progressi nell`amore di Cristo.…..Anche noi cerchiamo di acquistare l`amore, cerchiamo di acquistare la misericordia per il prossimo, per guardarci dalla terribile maldicenza e dal condannare o disprezzare chicchessia. Aiutiamoci gli uni gli altri come membra nostre……..Se dunque siamo tutti quanti un solo corpo e uno per uno siamo membra gli uni degli altri, se un membro soffre, soffrono insieme a lui anche tutte le altre membra (cf.1Cor 12,26). Che vi sembrano i cenobi? Non vi sembrano un corpo solo, e membra gli uni degli altri? Quelli che governano sono la testa: quelli che sorvegliano e correggono sono gli occhi; quelli che aiutano con la parola sono la bocca; le orecchie sono quelli che obbediscono; le mani sono quelli che lavorano; i piedi sono quelli che hanno incarichi e si occupano dei servizi. Sei testa? Governa. Sei occhio? Sorveglia, fa` attenzione. Sei bocca? Parla, porta aiuto. Sei orecchio? Obbedisci. Sei mano? Lavora. Sei piede? Adempi ai servizi. Ciascuno serva il corpo per quanto può; studiatevi sempre di aiutarvi vicendevolmente, sia ammaestrando, sia ponendo la parola di Dio nel cuore del fratello, sia consolandolo nel tempo dell`afflizione, sia dandogli una mano nel lavoro e aiutandolo. Cercate insomma ognuno, come ho detto, per quanto può, di essere uniti gli uni agli altri: perché quanto uno è unito al prossimo, altrettanto è unito a Dio. (Doroteo di Gaza, Institut., 6, 76-78)
GESU’ OSSERVA I COMANDAMENTI
Il brano evangelico traccia una linea che parte da Dio Padre e va fino alla prassi cristiana dell’amore reciproco. E la «via dell’amore», che parte da Dio e vuole diffondersi tra gli uomini. Gesù dice: «II Padre ha amato me». L’amore del Padre per il Figlio è un «comandamento», cioè una rivelazione che il Figlio compie in piena obbedienza al Padre; Gesù intatti dice: «Io ho osservato i comandamenti del Padre mio». Il «comandamento» che Gesù riceve dal Padre è il suo stesso amore, che Gesù «deve» rivelare all’umanità. Il comandamento del Padre al Figlio è quindi sinonimo del suo amore per il Figlio, amore che si manifesta nella dedizione di Gesù fino alla morte (cf Gv 10,17-18). (Riflessioni di Antonio Bonora)
GESU’ DIVENTA COMANDAMENTO
Poiché Gesù, con tutta la sua vita, incarna il «comandamento» del Padre, egli stesso diventa un «comandamento». «Questo è il mio comandamento»; «i miei comandamenti». Il comandamento o i comandamenti di Gesù sono i comandamenti del Padre rivelati in Gesù e ricevuti da Gesù. Gesù Cristo è quindi l’attuazione e la manifestazione del comandamento dell’amore del Padre, perché ci ha amati: egli parla del «mio amore»; «anch’io ho amato voi». L’amore di Gesù per noi incarna e rivela il comandamento del Padre e diventa «comandamento per noi». L’amore di Gesù, cui aderiscono i credenti in lui, diventa un focolare ardente nel cuore stesso dei cristiani, che sono scelti da Gesù, fatti da lui suoi amici, destinatari della rivelazione («Vi ho fatto conoscere tutto ciò che ho udito dal Padre»). Gesù, dunque, dona all’umanità la verità piena facendo conoscere il Padre; fa partecipare all’amore stesso del Padre; riempie di felicità il cuore di chi crede in lui («Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»). Il suo amore è il fondamento e il modello del nostro amore per il prossimo. Noi infatti non amiamo se non siamo partecipi della verità, dell’amore e della gioia di Gesù Cristo che, a sua volta, riceve tutto dal Padre. Soltanto partendo da quel che Dio desidera per noi e fa per noi possiamo comprendere pienamente i nostri desideri e la nostra sete di lui, che noi rischiamo sempre di scambiare con «sete» di qualcosa d’altro. (Riflessioni di Antonio Bonora)
RIMANETE NEL MIO AMORE
Il vangelo ripropone l’ennesimo appello: «Rimanete nel mio amore», fate in modo che esso sia il modello vivo ed ispiratore della vostra vita. Accettate e vivete in questo spazio dinamico dell’amore del Padre ed incontrerete il suggerimento benefico di quei comandi che ricuperano la vita e l’aprono alla gioia che sgorga dalla pienezza di identità e di valori assimilati ed approfonditi. Quest’impegno di vita ci rende amici del Signore, i suoi discepoli, coloro che vivono in rapporto di obbedienza, ma nella libertà della dedizione e della risposta. Il legame con Gesù per Giovanni non è statico e formale. Non si tratta di dare il proprio nome come segno di appartenenza disimpegnata a un qualunque movimento. Legarsi a Gesù implica l’innesto profondo nella sua vita fino a sentire la responsabilità, la gioia e la tensione continua di rimanere fedeli a tutte le parole del Cristo. Un discorso che riprende il tema della vera vite con i suoi tralci come modello di comunione fra credenti e con Gesù, per vincere tutte le tensioni (disgreganti e le difficoltà che emergono nel vivere quotidiano. (Firminio Bianchin)
GIOIA CONNESSA AI COMANDAMENTI
Strano e paradossale il vangelo in tema di gioia! Mentre per lo più la gioia (la gioia di vivere, la gioia di far festa, la gioia di sentirsi liberi…) oggi viene cercata nella trasgressione e nell’evasione (dalle leggi, dai doveri…), nel vangelo è connessa strettamente con i comandamenti e le caratteristiche della missione del cristiano nel mondo: «dentro», quindi, e non fuori della vita del cristiano nel mondo; dentro e non fuori della sua missione e testimonianza nel mondo. È come dire che il cristiano, anche se il mondo e l’ambiente in cui opera e vive gli è ostile, diffidente o anche solo indifferente, non deve per questo perdere il suo stile, nè venir meno allo spirito che accompagna la sua azione e la sua testimonianza nel mondo, che consiste nell’essere un annunciatore di quella «buona notizia» che è il vangelo, un portatore del messaggio di gioia che è incluso nel mistero della Pasqua, un uomo, in semina, che – parafrasando una famosa espressione dell’apostolo Pietro- è chiamato a rendere conto della gioia che è in lui. (A.Caprioli)
AMICI DEL SIGNORE
«Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone. Ma io vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». Il vangelo è paradossale. Il Signore Gesù sa benissimo di inviare i suoi discepoli in un mondo ostile, contrario e difficile; eppure li invita a presentarsi come gli «amici dei Signore», con la tessera e il volto di «amici del Signore». Ciò che più conta è vivere da amici del Signore. E sarà poi dalla pienezza, dall’esuberanza di questa amicizia con il Signore che potranno nascere anche una testimonianza ed una presenza del cristiano nel mondo e nell’ambiente ostile e difficile. Vivere da amici del Signore significa diventare amici tra noi in tutto, non solo nel bisogno del pane e della casa, ma nella riscoperta di tutti i valori di vita. «Non vi chiamo più servi [cioè gente solo bisognosa, da aiutare materialmente] perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». (Adriano Caprioli)
L’AMORE EVANGELICO
E’ l’amore il filo conduttore di questa domenica, ma riallacciato alla sorgente naturale. E nella pedagogia di Dio, che è pazienza, delicatezza e gradualità, per l’ottusità dell’uomo, troviamo una struttura a tre piani: l’amore di Dio Padre per il Figlio; l’amore del Figlio per gli uomini; l’amore degli uomini tra di loro. Travalica ogni accezione umana, passionale, come supera l’amore di reciprocità, che può tradursi in baratto. L’amore evangelico – detto agape o carità – spezza ogni circuito chiuso e gli egoismi a due: non ristagna in eufemismi, si immette in una circolazione misteriosa e perennemente ad alta tensione. Amore, come è stato scritto, non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione: Dio, con Dio, come Dio. «Amatevi come io vi ho amato”. «Dio non fa preferenza di persone». La radice dell’amore è Dio, è il punto convergente, il modelloriferimento; il giudice sarà ancora lui. Cristo è il «sacramento» del Padre, il cristiano si sforza di essere trasparenza e specchio, «sacramento» di Cristo”. (Vittorio Bernadotto)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. (Colletta 6 Pasqua B)
•Già è prodigio amare, Signore, ma prodigio ancora più grande e raro è amare come tu ci hai amati: è solo per questo avverbio modale che il comando antico di tutte le religioni diventa nuovo e unico nel tuo vangelo, essenza e compimento della nostra fede, così solamente saremo tuoi veri amici, Signore. (David Maria Turoldo)
•«Mio diletto Gesù, desidero seguire la tua regola d’amore grazie alla quale potrò rinnovare la mia vita. Poni la mia vita sotto la custodia del tuo santo Spirito, perché in ogni tempo io sia trovata fedele. Rendi la mia condotta uguale alla tua, consolidami nel tuo amore e nella pace. Invadi i miei sensi con la luce della tua carità perché siamo guidati, diretti e istruiti da te solo. Assorbi il mio spirito nel tuo, profondamente, perché sia sepolto interamente in te».
(S. Geltrude).
•«Le anime che hanno sete di te, tu le aspergi con una dolce acqua misteriosa così che anche la terra dia il suo frutto. Essa, in effetti, dà il suo frutto, e al tuo comando, Signore Dio nostro, la nostra anima germina le opere di misericordia [..] amando il prossimo e aiutandolo; [...] ha infatti in sé il seme della somiglianza, poiché essendo noi stessi deboli proviamo compassione dei bisognosi o li soccorriamo, aiutandoli come vorremmo essere aiutati noi se ci trovassimo nelle loro stesse necessità [...]. Felice colui che ama te, e ama l’amico in te, e il proprio nemico per te solo che non perde nessuna persona amata, perché tutti gli sono cari in te che non può perdere». (S. Agostino).
•«Anima mia sta’ unita a Dio [...] e tu, Signore misericordioso, non la rigettare: essa si consuma d’amore per te: la ristori, la conforti, la sazi il tuo amore e il tuo affetto; il tuo amore mi possieda totalmente». (S. Anselmo d’Aosta).
•«O Amore, da cui ha ricevuto il suo nome ogni amore, Amore santo e santificatore, vita che dai la vita, rivelaci il mistero del tuo santo Amore e il segreto del canto che sussurra nel cuore dei tuoi figli». (Guglielmo di Saint-Thierry).
•«Noi possediamo una vita dello spirito soltanto perché siamo amati da te e lo Spirito viene a noi con la sua carità». (T. Merton).
•Se conoscessimo quanto è grande il tuo amore per noi, mai avremmo paura di venire a te in tutta la nostra miseria e infermità spirituale, anzi [...] conoscendo il tuo amore, ameremmo di presentarci a te in veste di poveri [...]. La miseria torna a nostro vantaggio quando non abbiamo da cercare altro che misericordia». (T.Merton).
•Aiutaci dunque ad amare la nostra povertà come la ami tu che sei morto per presentarla al Padre e cosi arricchirci con i tesori della sua misericordia infinita. E fa’ che amiamo la povertà dei nostri fratelli così come la ami tu. Aiutaci a guardare il prossimo con gli occhi della tua compassione [...]. Ma non possiamo avere una vera compassione per gli altri se non siamo disposti ad essere oggetto di pietà e a ricevere perdono per i nostri peccati [...]. Non sappiamo realmente perdonare se non conosciamo cosa sia essere perdonati [.,.]. E’ il perdono scambievole che rende manifesto nella nostra vita l’amore che Gesù ha per noi, perché nel perdonarci a vicenda ci comportiamo nei confronti degli altri, così come Gesù fa con noi». (T. Merton).
•Ci hai chiamati, Signore», ti sei rivelato a noi, ci hai lavati dall’antico male e colmati del tuo Spirito. Ora, come pietre vive, sostiamo nelle tue mani. usaci per la costruzione del tuo tempio. Uniscici a te e tra noi perché sia stabile la nostra unione. Legaci con il vincolo della tua carità. Davanti al tuo mistero insondabile, donaci l’amore che crede. Davanti alle nostre fragili forze, donaci l’amore che spera. Davanti alle inevitabili incomprensioni, donaci l’amore che supporta. Davanti al male che ci ferisce, donaci l’amore che perdona. Davanti alla nostra e altrui miseria, donaci il tuo amore che tutto accoglie.
•«Dio e Signore dell’universo, nonostante la nostra miseria, rendici degni di stare insieme. Fa’ che siamo uniti senza falsità gli uni con gli altri, legati con la pace e l’amore. Rendi forte la nostra unione con l’azione della tua sapienza e con l’aiuto del tuo Figlio Gesù Cristo».
(liturgia siriaca).
•«Signore e Dio, non è possibile desiderare per gli altri di più di quanto desideriamo per noi stessi. Per questo ti chiedo: dopo la morte non separarmi da chi ho amato sulla terra. Fa’, Signore, ti supplico, che là dove sono io gli altri si trovino con me». (S Ambrogio),
•«Preghiamo la misericordia di Dio onnipotente che non solo ci faccia ascoltare la sua parola, ma anche metterla in pratica. Spanda sulle nostre anime il diluvio della sua acqua e distrugga in noi ciò che ritiene debba essere distrutto e vivifichi ciò che ritiene debba essere vivificato, per Cristo Signore nostro e per il suo Santo Spirito». (Origene).
•Salve, o Astro che mai tramonti e che hai introdotto nel mondo il gran Sole, salve, o pura, che hai aperto l’Eden già chiuso: salve, colonna di fuoco, che guidi l’umanità alla via del cielo. Salve, o Regina del mondo; salve, o Maria, di noi tutti sovrana; salve, o sola Immacolata, e sola bella tra le donne. Salve, o Signora, perché per tuo mezzo, siamo inondati di gioia ed ereditiamo la vita. (Liturgia ortodossa)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Amiamoci, come Dio ci ama.