PRIMA STAZIONE - Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 22-23.26
“Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso“.
MEDITAZIONE
La sentenza di Pilato fu emessa sotto la pressione dei sacerdoti e della folla. La condanna a morte per crocefissione avrebbe dovuto soddisfare le loro passioni ed essere la risposta al grido: ” Crocifiggilo! Crocifiggilo! ” Il pretore romano pensò di sottrarsi alla sentenza lavandosi le mani, come si era disimpegnato prima dalle parole del Cristo che aveva identificato il suo regno con la verità , con la testimonianza alla verità (Gv 18, 38). Nell’uno e nell’altro caso Pilato cercava di conservare l’indipendenza, di restare in qualche modo ” in disparte “. Pilato non è un mostro di malvagità; sa che: il Giudice del mondo, che un giorno ritornerà a giudicare tutti noi, sta lì, annientato, disonorato e inerme davanti al giudice terreno che lo condanna, è consapevole della sua innocenza, Pilato, cerca il modo di liberarlo. Ma il suo cuore è diviso. E alla fine fa prevalere sul diritto la sua posizione, se stesso. Anche gli uomini che urlano e chiedono la morte di Gesù non sono dei mostri di malvagità. Molti di loro, il giorno di Pentecoste, si sentiranno “trafiggere il cuore” (At 2, 37), quando Pietro dirà loro: “Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi – … voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi…” (At 2, 22s). Ma in quel momento subiscono l’influenza della folla. Urlano perché urlano gli altri. Così, la giustizia viene calpestata per vigliaccheria, per pusillanimità, per paura del diktat della mentalità dominante. La sottile voce della coscienza viene soffocata dalle urla della folla. L’indecisione, il rispetto umano conferiscono forza al male. La Croce alla quale fu condannato Gesù di Nazaret, come pure la sua verità del regno, dovevano toccare la profondità dell’anima. Questa fu ed è una Realtà , di fronte alla quale non si può restare in disparte o al margine. Il fatto che Gesù, Figlio di Dio, sia stato interrogato sul suo regno, che per questo sia stato giudicato all’uomo e condannato a morte, costituisce il principio di quella testimonianza finale di Dio che tanto ha amato il mondo. Noi ci troviamo di fronte a questa testimonianza e sappiamo che non ci è lecito lavarci le mani. In ultima analisi, si rintraccia un monito: “distinguetevi dalla folla, la quale sceglierà sempre Barabba”.
PREGHIERA
Signore, sei stato condannato a morte perché la paura dello sguardo altrui ha soffocato la voce della coscienza. Accade sempre così, lungo tutta la storia, che degli innocenti vengano maltrattati, condannati e uccisi. Quante volte abbiamo, anche noi, preferito il successo alla verità, la nostra reputazione alla giustizia. Dona forza, nella nostra vita, alla sottile voce della coscienza, alla tua voce. Guardami come hai guardato Pietro dopo il rinnegamento. Fa’ che il tuo sguardo penetri nelle nostre anime e indichi la direzione alla nostra vita. A coloro che il Venerdì santo hanno urlato contro di te, il giorno di Pentecoste hai donato la commozione del cuore e la conversione. E così hai dato speranza a tutti noi. Dona anche a noi, sempre di nuovo, la grazia della conversione.
SECONDA STAZIONE - Gesù è caricato della Croce
Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 27-31
“Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo”.
MEDITAZIONE
Ha inizio l’esecuzione, cioè l’attuazione della sentenza. Cristo condannato come sedicente re, viene deriso, ma proprio nella derisione emerge crudelmente la verità. Quante volte le insegne del potere portate dai potenti di questo mondo sono un insulto alla verità, alla giustizia e alla dignità dell’uomo! Quante volte i loro rituali e le loro grandi parole, in verità, non sono altro che pompose menzogne, una caricatura del compito a cui sono tenuti per il loro ufficio, quello di mettersi a servizio del bene. Gesù, colui che viene deriso e che porta la corona della sofferenza, è proprio per questo il vero re. Il suo scettro è giustizia. Il prezzo della giustizia è sofferenza in questo mondo: lui, il vero re, non regna tramite la violenza, ma tramite l’amore che soffre per noi e con noi. Egli porta la croce su di sé, la nostra croce, il peso dell’essere uomini, il peso del mondo. È così che egli ci precede e ci mostra come trovare la via per la vita vera. “Fu annoverato tra i malfattori ” (Is 53, 12). Condotto a morte, deve essere caricato della Croce come gli altri due condannati che devono subire la stessa pena. Cristo s’avvicina alla Croce avendo tutto il corpo terribilmente straziato e contuso, col sangue che gli scorre sul volto dal capo coronato di spine. Ecce Homo! (Gv 19, 5). È in Lui tutta la verità del Figlio dell’uomo predetta dai profeti, la verità sul servo di Jahvé annunciata da Isaia: ” Fu piagato per le nostre iniquità … le sue piaghe ci hanno guariti ” (Is 53, 5). È in Lui anche presente una certa conseguenza, che suscita stupore, di ciò che l’uomo ha fatto col suo Dio. Pilato dice: ” Ecce Homo”: ” Guardate ciò che avete fatto di quest’uomo! “. In questa affermazione sembra parlare un’altra voce, che pare voler dire: ” Guardate cosa avete fatto in quest’uomo col vostro Dio!”. È commovente l’avvicinamento, l’interferenza di questa voce che sentiamo attraverso la storia con ciò che giunge a noi mediante la consapevolezza della fede. Ecce Homo! Gesù ” chiamato Messia ” (Mt 27, 17) prende la Croce sulle sue spalle (Gv 19, 17). L’esecuzione è iniziata.
PREGHIERA
Signore, ti sei lasciato deridere e oltraggiare. Aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole. Aiutaci a riconoscere in coloro che sono umiliati ed emarginati il tuo volto. Aiutaci a non scoraggiarci davanti alle beffe del mondo quando l’obbedienza alla tua volontà viene messa in ridicolo. Tu hai portato la croce e ci hai invitato a seguirti su questa via. Aiutaci ad accettare la croce, a non sfuggirla, a non lamentarci e a non lasciare che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita. Aiutaci a percorrere la via dell’amore e, obbedendo alle sue esigenze, a raggiungere la vera gioia.
TERZA STAZIONE - GESU’ CADE PER LA prima VOLTA
Dal libro del profeta Isaia. 53, 46
“Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti”.
MEDITAZIONE
La caduta di Gesù sotto la croce non è soltanto la caduta dell’uomo Gesù già sfinito dalla flagellazione. Qui emerge qualcosa di più profondo, come Paolo dice nella lettera ai Filippesi: “Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 6-8). Nella caduta dalla croce Gesù non ricorre alle sue forze sovrumane, non ricorre alla potenza degli angeli. ” Credi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? ” (Mt 26, 53). Gesù non chiede questo. Avendo accettato il calice dalle mani del Padre (Mc 14, 36 ecc.), vuole berlo fino in fondo. Vuole proprio questo. Vuole essere oltraggiato. Vuole vacillare. Vuole cadere sotto la Croce. Vuole. È fedele fino alla fine, fino nei minimi particolari a questa affermazione: ” Non si faccia quello che io voglio, ma quello che vuoi Tu ” (Mc 14, 36). Dio trarrà la salvezza dell’umanità dalle cadute di Cristo sotto la Croce. Si possa osservare, che nella caduta di Gesù sotto il peso della croce appare l’intero suo percorso: il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio, dalla superbia con cui vogliamo emanciparci da Dio non essendo nient’altro che noi stessi, con cui crediamo di non aver bisogno dell’amore eterno, ma vogliamo dar forma alla nostra vita da soli. In questa ribellione contro la verità, in questo essere noi stessi dio, creatori e giudici di noi stessi, precipitiamo e finiamo per autodistruggerci. L’abbassamento di Gesù è il superamento della nostra superbia: con il suo abbassamento ci fa rialzare. Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra errata smania di autonomia e impariamo invece da lui, da colui che si è abbassato, a trovare la nostra vera grandezza, abbassandoci e volgendoci a Dio e ai fratelli calpestati.
PREGHIERA
Signore Gesù, il peso della croce ti ha fatto cadere per terra. Il peso del nostro peccato, il peso della nostra superbia ti atterra. Ma la tua caduta non è segno di un destino avverso, non è la pura e semplice debolezza di chi è calpestato. Sei voluto venire incontro a noi che, per la nostra superbia, giacciamo per terra. La superbia di pensare che siamo in grado di produrre l’uomo ha fatto sì che gli uomini siano diventati una sorta di merce, che vengano comprati e venduti, che siano come un serbatoio di materiale per i nostri esperimenti, con i quali speriamo di superare da noi stessi la morte, mentre, in verità, non facciamo altro che umiliare sempre più profondamente la dignità dell’uomo. Signore, aiutaci perché siamo caduti. Aiutaci ad abbandonare la nostra superbia distruttiva e, imparando dalla tua umiltà, a essere rialzati di nuovo.
QUARTA STAZIONE - Gesù incontra sua Madre
Dal Vangelo secondo Luca. 2, 34‐35. 51
“Simeone parlò a Maria, sua madre:” Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima “…Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.”
MEDITAZIONE
La Madre. Maria incontra il Figlio sulla via della Croce. Due sguardi si incrociano. Quello della Passione: Gesù che sale verso il Calvario. Quello della Compassione, la Madre Maria che gli è accanto. Il senso di compatimento e di derisione, l’arroganza e la sfrontatezza di vantarsi d’essere atei, il rifiuto, il disprezzo e la bestemmia vera e propria verso il figlio Gesù, feriscono anche lei, donna, dolce e povera, pacifica e misericordiosa, cuore purissimo. La croce di Lui diventa la croce di Lei, l’umiliazione di Lui è la sua, l’obbrobrio pubblico diviene quello di Lei. E` l’umano ordine delle cose. Così lo debbono sentire coloro che la circondano e così lo coglie il suo cuore: ” A te pure una spada trapasserà l’anima ” . Le parole dette quando Gesù aveva quaranta giorni si adempiono in questo momento. Esse raggiungono ora la pienezza totale. E Maria và, trafitta da questa invisibile spada, verso il Calvario di suo Figlio, verso il proprio Calvario. La devozione cristiana la vede con questa spada nel cuore e così la dipinge quale Madre dolorosa. “O Tu che hai compatito con Lui! ”, ripetono i fedeli, consapevoli nell’intimo: è proprio così che si deve esprimere il mistero di questa sofferenza. Benché questo dolore le appartenga e la tocchi nella stessa profondità della sua maternità , la verità piena di questa sofferenza viene espressa con la parola compassione. Ella appartiene allo stesso mistero: esprime in qualche modo l’unità con la sofferenza del Figlio.
PREGHIERA
Santa Maria, Madre del Signore, nonostante il grande dolore e la terribile sorte riservata al tuo figlio, sei rimasta fedele quando i discepoli sono fuggiti. Finanche sotto la Croce lo hai accompagnato! Come hai creduto quando l’angelo ti annunciò ciò che era incredibile – che saresti divenuta madre dell’Altissimo – così hai creduto nell’ora della sua più grande umiliazione e del tuo più grande dolore. È così che, nell’ora della croce, nell’ora della notte più buia del mondo, sei diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa. Ti preghiamo: insegnaci a credere e aiutaci affinché la fede diventi coraggio di servire e gesto di un amore che soccorre e sa condividere la sofferenza.
QUINTA STAZIONE - Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce
Dal Vangelo secondo Marco. 15, 21‐22
“Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota, che significa luogo del cranio.”
MEDITAZIONE
Simone di Cirene torna dal lavoro, è sulla strada di casa quando s’imbatte in quel triste corteo di condannati. Quale fastidio deve aver provato nel trovarsi improvvisamente coinvolto nel loro destino! Chiamato a portare la Croce certamente lo fece contro voglia. Fu costretto. Egli camminava accanto al Cristo sotto lo stesso peso. Gli prestava le sue spalle quando le spalle del condannato sembravano troppo deboli. Gli era vicino: più vicino di Maria, più vicino di Giovanni, il quale, anche se uomo, non fu chiamato per aiutarlo. Chiamarono lui, Simone di Cirene. L’hanno chiamato, l’hanno costretto. Quanto è durata questa costrizione? Per quanto tempo gli ha camminato accanto, mostrando che niente lo univa al condannato, alla sua colpa, alla sua pena? Per quanto tempo è andato così, interiormente diviso, con una barriera di indifferenza verso l’Uomo che soffriva? “Ero nudo, ebbi sete, ero carcerato ” ho portato la Croce… e: l’hai portata con me?… davvero fino alla fine l’hai portata con me? Dall’incontro involontario è scaturita la fede. Il Cireneo ha capito che era una grazia poter camminare assieme a questo Crocifisso e assisterlo. Gesù sofferente e muto gli ha toccato il cuore. Ogni volta che accettiamo di “portare gli uni i pesi degli altri”, Gesù ci considera suoi stretti e preziosi collaboratori perché venga il suo Regno.
PREGHIERA
Signore, a Simone di Cirene hai aperto gli occhi e il cuore, donandogli, nella condivisione della croce, la grazia della fede. Aiutaci ad assistere il nostro prossimo che soffre, anche se questa chiamata dovesse essere in contraddizione con i nostri progetti e le nostre simpatie. Donaci di riconoscere che è una grazia poter condividere la croce degli altri e sperimentare che così siamo in cammino con te. Donaci di riconoscere con gioia che proprio nel condividere la tua sofferenza e le sofferenze di questo mondo diveniamo servitori della salvezza, e che così possiamo aiutare a costruire il tuo corpo, la Chiesa.
SESTA STAZIONE - La Veronica asciuga il volto di Gesù
Dal libro dei Salmi. 27, 89
“Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza”.
MEDITAZIONE
Signore, tu conosci il mio volto, e verrà un tempo in cui conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Tu sei la forza della mia anima: entra in essa e rendila conforme a te, per averla senza macchia né ruga ed esserne il padrone. Questa è la mia speranza, sono lieto di questa speranza, è una gioia vera. In realtà io non riesco a comprendere tutto ciò che io sono! Vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, i possenti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, la vastità dell’Oceano e le orbite degli astri, ma trascurano se stessi e non si guardano. Tardi ti ho amato, bellezza così antica e sempre nuova, tardi ti ho amato! Eppure tu eri dentro di me e io ti cercavo fuori, in tutte queste belle creature che tu hai fatto esistere: io mi precipitavo su di loro in modo indegno. Tu eri con me e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato e la tua voce ha rotto la mia sordità. Hai fatto brillare il tuo splendore e hai fatto svanire la mia cecità. Hai diffuso il tuo profumo, ho respirato e corro verso di te. Ho gustato quanto sei buono, ho fame e sete, mi hai toccato e sono infiammato del desiderio della tua pace. (Confessioni 10,1; 10,15; 10,27)
PREGHIERA
Signore, donaci l’inquietudine del cuore che cerca il tuo volto. Proteggici dall’ottenebramento del cuore che vede solo la superficie delle cose. Donaci quella schiettezza e purezza che ci rendono capaci di vedere la tua presenza nel mondo. Quando non siamo capaci di compiere grandi cose, donaci il coraggio di un’umile bontà. Imprimi il tuo volto nei nostri cuori, così che possiamo incontrarti e mostrare al mondo la tua immagine.
SETTIMA STAZIONE - Gesù cade per la seconda volta
Dal libro della Lamentazioni. 3, 1-2.9.16
“Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri. Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere”.
MEDITAZIONE
La tradizione della triplice caduta di Gesù e del peso della croce richiama la caduta di Adamo – il nostro essere umani caduti – e il mistero della partecipazione di Gesù alla nostra caduta. Nella storia, la caduta dell’uomo assume forme sempre nuove. Nella sua prima lettera, san Giovanni parla di una triplice caduta dell’uomo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. È così che egli, sullo sfondo dei vizi del suo tempo, con tutti i suoi eccessi e perversioni, interpreta la caduta dell’uomo e dell’umanità. Ma possiamo pensare, nella storia più recente, anche a come la cristianità, stancatasi della fede, abbia abbandonato il Signore: le grandi ideologie, come la banalizzazione dell’uomo che non crede più a nulla e si lascia semplicemente andare, hanno costruito un nuovo paganesimo, un paganesimo peggiore, che volendo accantonare definitivamente Dio, è finito per sbarazzarsi dell’uomo. L’uomo giace così nella polvere. Il Signore porta questo peso e cade e cade, per poter venire a noi; egli ci guarda perché in noi il cuore si risvegli; cade per rialzarci.
PREGHIERA
Signore Gesù Cristo, hai portato il nostro peso e continui a portarci. È il nostro peso a farti cadere. Ma sii tu a rialzarci, perché da soli non riusciamo ad alzarci dalla polvere. Liberaci dal potere della concupiscenza. Al posto di un cuore di pietra donaci di nuovo un cuore di carne, un cuore capace di vedere. Distruggi il potere delle ideologie, cosicché gli uomini possano riconoscere che sono intessute di menzogne. Non permettere che il muro del materialismo diventi insuperabile. Fa’ che ti percepiamo di nuovo. Rendici sobri e attenti per poter resistere alle forze del male e aiutaci a riconoscere i bisogni interiori ed esteriori degli altri, a sostenerli. Rialzaci, così che possiamo rialzare gli altri. Donaci speranza in mezzo a tutta questa oscurità, perché possiamo diventare portatori di speranza per il mondo.
OTTAVA STAZIONE - Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Dal vangelo secondo Luca 23,28-31
Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco? ”.
MEDITAZIONE
Sentire Gesù, mentre rimprovera le donne di Gerusalemme che lo seguono e piangono su di lui, ci fa riflettere. Come intenderlo? Non è forse un rimprovero rivolto ad una pietà puramente sentimentale, che non diventa conversione e fede vissuta? Il Signore ci avverte del pericolo in cui noi stessi siamo. Ci mostra la serietà del peccato e la serietà del giudizio. ”Cerca sempre di inclinarti non al più facile, ma al più difficile; non al più saporoso, ma al più insipido; non a quello che piace di più ma a quello che piace di meno; non al riposo, ma alla fatica; non al conforto, ma a quello che non è conforto; non al più, ma al meno; non al più alto e pregiato, ma al più vile e disprezzato; non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente; non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore; e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v’è al mondo per amore di Gesù Cristo” (da “Salita al Monte Carmelo”). “L’anima che ama Dio, vive più nell’altra vita che in questa, giacché vive più dove ama che dove anima” (da “Cantico Spirituale”). Maestro, fa che io non cerchi tanto ad esser consolato, quanto a consolare; Ad essere compreso, quanto a comprendere; Ad essere amato, quanto ad amare. (San Francesco)
PREGHIERA
Signore, alle donne che piangono hai parlato di penitenza, del giorno del Giudizio, quando ci troveremo al cospetto del tuo volto. Ci chiami a uscire dalla banalizzazione del male con cui ci tranquillizziamo. Convertici e donaci una nuova vita; non permettere che, alla fine, rimaniamo lì come un legno secco, ma fa’ che diventiamo tralci viventi in te, la vera vite, e che portiamo frutto per la vita eterna. Non chiudere la porta anche se ho fatto tardi. Non chiudere la porta: sono venuto a bussare. A chi ti cerca nel pianto apri, Signore pietoso.
NONA STAZIONE - Gesù cade per la terza volta
Dal libro delle Lamentazioni 3, 27-32
È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai… Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.
MEDITAZIONE
“Umiliò se stesso ancor di più , facendosi obbediente fino alla morte, anzi fino alla morte di croce”. La misura di questo annientamento la concepiamo quando vediamo che Gesù cade ancora, per la terza volta, sotto la Croce. La cogliamo quando meditiamo chi è colui che cade, chi è colui che giace nella polvere della strada sotto la Croce, accanto ai piedi di gente nemica che non gli risparmia umiliazioni e oltraggi… Chi è colui che cade? Chi è Gesù Cristo? “Egli, pur possedendo la natura divina, non pensò di valersi della sua eguaglianza con Dio, ma preferì annientare se stesso, prendendo la natura di schiavo e diventando simile agli uomini; e dopo che ebbe rivestito la natura umana, umiliò se stesso ancor di più, facendosi obbediente fino alla morte, anzi fino alla morte di croce” (Fil 2, 6-8). ”Chi non cerca la croce di Cristo non cerca la gloria di Cristo… Chi cade da solo, solo resta nella sua caduta e tiene in poco conto la propria anima, poiché l’affida a sé solo. Se dunque non temi di cadere da solo, come presumi di rialzarti da solo?” (San Giovanni della Croce)
PREGHIERA
Signore, mi vergogno di me stesso; cado e ricado, mi perdo, mi allontano, mi chiudo. E quando mi trovo così, a terra e senza più forza in me stesso, allora capisco che l’unica cosa da fare, l’unico passo da compiere, è rientrare in me stesso, come il figlio perduto della parabola e lì, nel fondo dell’anima, riscoprire il tuo amore per me. Aggrappato ad esso io posso risorgere, solo spinto dalla fiducia infinita della tua tenerezza di Amico. Signore Misericordioso, Ti offro ciò che è soltanto mio, cioè il peccato e la debolezza umana. Ti supplico che la mia miseria scompaia nella Tua infinita misericordia.
DECIMA STAZIONE - Gesù è spogliato delle vesti
Dal Vangelo secondo Matteo 27, 33-36
Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.
MEDITAZIONE
Il corpo dell’uomo esprime la sua anima. Il corpo di Cristo esprime l’amore verso il Padre: “Allora ho detto: Eccomi, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Sal 40, 9; Eb 10, 7). Questo corpo spogliato compie la volontà del Figlio e quella del Padre con ogni piaga, con ogni brivido di dolore, con ogni muscolo strappato, con ogni rivolo di sangue che scorre, con tutta la stanchezza delle braccia, con le ammaccature del collo e delle spalle, con un terribile dolore alle tempie. Questo corpo compie la volontà del Padre quando è spogliato delle vesti e trattato come oggetto di supplizio, quando racchiude in sé l’immenso dolore dell’umanità profanata. “L’anima spogliata di se stessa e rivestita di Gesù Cristo non deve temere nulla dal mondo esteriore. Perciò io rinuncio a me stessa ogni giorno, in modo che Cristo possa crescere in me.“ (B. Elisabetta della Trinità)
PREGHIERA
Signore Gesù, sei stato spogliato delle tue vesti, esposto al disonore, espulso dalla società. Ti sei caricato del disonore di Adamo, sanandolo. Ti sei caricato delle sofferenze e dei bisogni dei poveri, coloro che sono espulsi dal mondo. Ma proprio così compi la parola dei profeti. Proprio così tu dai significato a ciò che appare privo di significato. Proprio così ci fai riconoscere che tuo Padre tiene nelle sue mani te, noi e il mondo. Donaci la veste di luce della tua grazia.
UNDICESIMA STAZIONE - Gesù è crocifisso
Dal Vangelo secondo Matteo 27, 37-42
Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo”.
MEDITAZIONE
Gli hanno tolto tutto, le vesti e la dignità. Prima si era spogliato lui stesso della sua dignità divina, ora lo hanno spogliato della sua dignità umana. La croce rappresenta la sofferenza più estrema, la limitazione e l’impotenza più grande che un essere umano possa incontrare. Però dalla Croce sgorga la luce. Da questo fondamento di amore, tutta l’umanità può essere redenta. Da questo stesso fondamento di amore, tutte le nostre croci possono illuminarsi. La croce è così la piena rivelazione del vero dinamismo della vita: «Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà» (Luca 17,33). “Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.” (San Paolo)
PREGHIERA
Signore, per tua grazia sono arrivato fin quassù, ai piedi della tua croce. Ti vedo inchiodato, al legno, ma ancor più al dolore, all’amore, alla tua volontà di salvarci. Ogni goccia del tuo sangue che cade è una promessa di vita nuova, per ognuno di noi, tuoi figli, sparsi dovunque nel mondo. Ti sei fatto inchiodare, hai sofferto senza fughe e senza compromessi. Aiutaci a non fuggire di fronte a ciò che siamo chiamati ad adempiere.
DODICESIMA STAZIONE - Gesù muore sulla croce
Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 45-50.54
Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.
MEDITAZIONE
Egli è davvero il Re del mondo. Adesso è davvero “innalzato”. Nella sua discesa egli è salito. Ora ha radicalmente adempiuto al mandato dell’amore, ha compiuto l’offerta di se stesso, e proprio così che egli ora è la manifestazione del vero Dio, di quel Dio che è l’amore. Ora sappiamo chi è Dio. Ora sappiamo com’è la vera regalità. Assume in sé l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità, e fa’ sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto. La croce di Gesù è un avvenimento cosmico. Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. La terra trema. E presso la croce ha inizio la Chiesa. Dalla croce egli trionfa, sempre di nuovo. “Un giorno, quando avrete finito di percorrere la via del Calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia e finalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra.” (Don Tonino Bello)
PREGHIERA
Signore, attraverso tua morte è posso imparare ad amare, a vivere veramente; qui posso trovare senso alla mia vita. Davanti a te Crocifisso io vedo che l’amore e il dolore sono un’unica cosa ed è per questo che la morte è sconfitta e non può più sopraffarci. Insieme a te anche la morte, ogni piccola morte della mia esperienza di vita diventa dolce, perché io ora so che nel dolore posso trovare l’amore.
TREDICESIMA STAZIONE - Gesù è deposto dalla Croce
Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 38
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
MEDITAZIONE
Dopo averti acclamato e festeggiato, ora ti girano le spalle e ti sbeffeggiano. Il discepolo che poco tempo fa ti voleva lavare i piedi e diceva che non ti avrebbe mai lasciato da solo, finge di non conoscerti e scappa. Tua madre e le altre donne non possono far altro che piangere. Il Padre che è nei cieli, nell’ora più triste della tua vita terrena, alla tua richiesta di aiuto, non può ascoltarti. Per noi uomini la croce vorrebbe dire che tutto è terminato, ma tu ci insegni che è diverso. La tua “storia” non ha qui la fine, ma ha nella tua passione e morte l’inizio. La tua non è la morte di uno sconfitto, ma del vincitore sul peccato. E sotto la Croce, con tua Madre, non dobbiamo avere paura di stare anche noi. “Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte ecco un grembo di donna che ti avvolge di tenerezza. Coraggio! Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.” (Don Tonino Bello)
PREGHIERA
Signore, so che non mi rimane più nulla di grande, di appariscente e forte da presentare davanti a te. Non ho più nulla, se non il mio cuore. Dopo questo lungo cammino sulla tue tracce, attraverso la prova e il dolore della croce, io desidero solo consegnarti il mio cuore, il mio amore, la mia vita. Mi abbandono al tuo abbraccio: so che tu mi accogli, così come sono.
QUATTORDICESIMA STAZIONE - Gesù è deposto nel sepolcro
Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 59-61
Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.
MEDITAZIONE
La pietra che rotola davanti al sepolcro sembra rotolare anche sulle nostre speranze, sui nostri desideri. Tutto è finito? Eppure rimaniamo lì, davanti al sepolcro, nell’attesa che la pietra rotoli di nuovo, ma questa volta al contrario. “Bisognava far conoscere all’uomo la grandezza dell’amore di Dio. Dio, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con Lui? La vita del Verbo di Dio era la luce degli uomini e non posta lontano da ciascuno di noi, perché in essa viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. Dovevamo dunque essere purificati, e la sola purificazione dei peccatori e dei superbi è il sangue del Giusto e l’umiltà di Dio. Il Verbo di Dio, fattosi uomo giusto, si è fatto anche mediatore con Dio a favore dell’uomo peccatore. Si è fatto partecipe della nostra mortalità e ci ha reso partecipi della sua divinità.” (Sant’Agostino) “Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo, soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente. Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me, e mi tieni quaggiù crocifisso con te.” (San Giovanni Maria Vianney)
PREGHIERA
Signore Gesù Cristo, nella deposizione sei diventato il chicco di grano morto che produce frutto fino all’eternità. Ti metti nelle nostre mani e nei nostri cuori affinché la tua Parola cresca in noi e produca frutto. Tu doni te stesso attraverso la morte del chicco di grano, affinché anche noi abbiamo il coraggio di perdere la nostra vita per trovarla, affinché anche noi ci fidiamo della promessa del chicco di grano. Fa’ che possiamo rallegrarci di questa speranza e possiamo portarla gioiosamente nel mondo, fa’ che possiamo diventare testimoni della tua Risurrezione.
(preparata dal Coro Giovani&Universitari D. Bosco)
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