“Ti seguirò nella via del dolore, e la Tua croce ci salverà”
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti si snoda la strada della Quaresima. Apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.
E’ difficile sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. E’ la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Una predica, quella del giovedì santo, costituita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnere l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.
Percorriamo ora con il Signore Gesù il cammino della croce. Egli patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme. “Seguimi!” è la parola che a ciascuno di noi questa sera il Signore rivolge. Nel silenzio del nostro cuore invochiamo il dono dello Spirito Santo, affinché ci accompagni e ci guidi nella preghiera e nei passi di questa sera, come pure in tutta la nostra vita.
Preghiera
Dio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la
nostra fede nel mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nella adesione
amorosa alla tua volontà seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e
regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
PRIMA STAZIONE - Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo secondo Marco (15, 12-13. 15 ) Pilato disse loro di nuovo:”Che volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono:”Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
MEDITAZIONE
Ogni volta che siamo testimoni di ingiustizie e di violenze, accecati dall’egoismo, dal conformismo, dall’accidia, preferiamo uccidere la verità e la giustizia e ci conformiamo al comportamento di Pilato. Ognuno può dire: sto cercando di essere cristiano, ma la folla attorno a me urla più forte. E così spesso ci teniamo in silenzio e ci laviamo le mani proprio come Pilato. È a noi stessi dunque che dobbiamo guardare: al male e al peccato che abitano dentro di noi e che troppo spesso fingiamo di ignorare. Ma ancora di più dobbiamo volgere lo sguardo al Dio ricco di misericordia che ci ha chiamati amici. Quel Dio che con la croce unisce il silenzio delle vittime della violenza che ormai non possono più gridare, soprattutto gli innocenti e gli indifesi. Con la croce Gesù ci invita a non essere come Pilato. Ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore. La croce ci invita ad uscire da noi stessi. E così il cammino della via crucis e tutto il cammino della vita diventa un itinerario di penitenza, di dolore e di conversione, ma anche di gratitudine, di fede e di gioia.
PREGHIERA
Siamo qui Signore, alla tua prima stazione, nella quale Tu innocente sei condannato a morte. Ci prepariamo a percorrere con la fede e la preghiera la tua via della croce. Gesù riempi ogni cuore che è qui. Ricolmalo con il tuo amore, affinché noi tutti possiamo sentire lungo questo calvario la forza della tua misericordia e del tuo perdono. Donaci sempre la forza di difendere la vita e la verità del tuo amore, cosicché il tuo sacrificio per noi non sia stato vano. Dalle sentenze ingiuste, salvaci Signore.
SECONDA STAZIONE - Gesù è caricato della Croce
Dal Vangelo secondo Matteo (27, 27-31)
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo
MEDITAZIONE
Gesù viene caricato di una croce, simbolo dei nostri peccati, simbolo della sua responsabilità e del suo amore verso l’umanità. Chissà se ci sono parole per descrivere il suo dolore e le sue sofferenze fisiche. Chissà se esistono parole per dire come si può andare avanti in quelle condizioni. Gesù non si limitò a darci soltanto le parole e i suoi insegnamenti, ma nei suoi gesti ci ha dato la concretezza, la verità e il vero volto del Signore. Gesù porta un grande peso sulle sue spalle, peso che non è per niente facile da portare, ma lì mostrandoci la sua umiltà da schiavo del genere umano, esprime la sua vera natura divina, l’onnipotenza del suo amore. Lui si fa carico di dare chiarezza a chi ha dubbi, di far sentire amata una persona a cui manca la propria famiglia. Gesù non pretende che noi siamo perfetti. Lui vuole soltanto che noi impariamo ad amare come lui ha fatto con noi. Ma che significato ha per noi questa croce che viene caricata a Gesù? Sicuramente ci sentiamo più leggeri. È un peso che noi non portiamo perché qualcun’altro l’ha portato per noi. Un’altra dimensione di percepire la vita, con un forte significato cristiano, dove il perdono non è uno sforzo ma una forza del cuore. Gesù con la sua croce ha dato all’umanità la sicurezza di un mondo che non finisce. Un’eternità che significa mai stancarsi di vivere insieme.
PREGHIERA
Signore, qui davanti a te, desideriamo pregare per tutti coloro che sono delusi, che si sentono infelici perché hanno la croce e non riescono ad accettarla o non sanno come portarla. Apri i nostri occhi, apri gli occhi del nostro cuore, affinché possiamo comprendere che abbracciare, portare, e amare la croce, è la via della gioia. O Gesù, tu hai redento il mondo con la tua croce liberando l’amore nei cuori dì tutti. Gesù, libera le nostre mani legate, sciogli il nostro cuore di pietra e donaci la grazia di saper portare la croce senza timore. Signore Gesù, fa’ che le virtù che la croce produce siano la nostra eredità!
TERZA STAZIONE - GESU’ CADE PER LA PRIMA VOLTA
Dalla prima lettera di San Pietro apostolo (1, 21)
Non fu il peso materiale della croce, ma il peso misterioso delle iniquità del mondo, il quale, messo sopra la croce, la rese sì grave ed insopportabile.
MEDITAZIONE
“Il segreto della santità non sta nel non cadere, ma nell’avere il coraggio di alzarsi” (San Francesco di Sales). Il male ci insegue ovunque noi siamo ed anche se rifugiamo dalle tentazioni, le occasioni di peccato non tardano a manifestarsi con maggiore insistenza. Spesso ci sentiamo deboli, incapaci di reagire, di risollevarci dal soverchiante peso delle nostre macerie e siamo spinti a negare l’evidenza del male, nonostante la nostra esistenza sia chiaramente sopraffatta da essa. Ciò non è il frutto dell’assenza di DIO, ma della sua benevola e provvidenziale presenza. Si cade, infatti, per rialzarsi, si soffre per godere della meritata ricompensa. La storia dell’umanità è amaramente segnata dal peso del peccato fin dalle origini, con “la caduta” di Adamo ed Eva. Se è vero che a causa del peccato si cade rovinosamente, con conseguenze negative spesso non limitate alla propria sfera personale, il sacrificio amorevole di uno solo ha permesso all’umanità intera di rialzarsi dalla sua infinita miseria e debolezza. Il Signore Gesu’ ci ha insegnato che la grandezza dell’uomo “eletto” risiede nell’accettazione consapevole del proprio destino, del progetto divino riservato per ognuno di noi prima ancora della nostra nascita e nell’abbandono alla propria croce (Gv 12,27 “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!” ). La vera vita non è nella illusoria felicità di questo mondo… dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano” (Matteo 6,19-23) ma “chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 25). Se seguendo le orme tracciate da Gesù cadremo sotto il peso della nostra croce, non periremo, perché, come il grano caduto in terra, produrremo molto frutto ed otterremo le grazie che il Padre ha preparato per noi.
PREGHIERA
Sono caduto, Signore, e non c’è nessuno accanto a me. Tutti mi dicevano che nei momenti duri, tu saresti stato lì, ma io non ti vedo, nessuno condivide con me la mia tragedia. Tu almeno dalla tua avevi Maria, io invece sono solo, perché in questo mondo chi sbaglia paga. Ma tu Signore mi dici: “anche io sono a terra, sono caduto un istante prima di te proprio dove tu stavi per cadere, perché volevo che la tua caduta fosse dolce. Quando cadi non devi temere perché sono lì a rialzarti , soprattutto quando le prove ti sembrano insuperabili. Non dimenticare che io sono con te ogni giorno senza importi la mia presenza, solo per risponderti quando mi chiamerai.” Signore quando la vita mi sottopone a delle prove, aiutami a rialzarmi aiutami a ritrovarti nella preghiera affinchè nella difficoltà io possa trovare la forza che mi viene da te.
QUARTA STAZIONE - Gesù incontra sua Madre
Dal Vangelo secondo Luca (2, 34-35. 51)
Simeone parlò a Maria, sua madre:” Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
MEDITAZIONE
L’annuncio della sofferenza, “…a te una spada trafiggerà l’anima”, come l’annuncio della venuta di Gesù, “… concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”, vengono accolti da Maria nel suo cuore, con la stessa fede incondizionata che le dà la forza e il coraggio di accettare la volontà di Dio. Maria dimostra di essere la Madre di Gesù non soltanto nel corpo, ma soprattutto nel suo cuore, conservando e alimentando, così, un amore umile e totale. Lei che per tutta la vita è stata capace di farsi da parte, lasciando che il suo Figlio facesse la volontà del Padre, anche qui non mostra un amore esagerato, ma rimane semplice in se stessa. Maria guarda Gesù: nei suoi occhi non c’è la rabbia per quello che sta accadendo, non c’è lamento per quello che deve affrontare, non c’è paura per quello che succederà. Nello sguardo di Maria c’è la dolcezza e la sicurezza di chi crede all’impossibile che le sta davanti, ecco perché quando Gesù La vede, sente quella forza che lo ha aspettato e sorretto e che pure in quel momento non lo abbandona, anche quando tutti gli voltano le spalle. E’ per questo che Gesù ci dona sua Madre: per insegnarci che il tempo di Dio richiede un’attesa fiduciosa che serve ad allenare il nostro cuore ad amarlo sempre di più e ad alzare lo sguardo verso di Lui per accoglierlo e lasciarci guidare oltre le difficoltà.
PREGHIERA
Santa Maria, Madre del Signore, nonostante la grande sofferenza e il terribile destino riservati al tuo Figlio, sei rimasta fedele e hai creduto nell’ora della sua più grande umiliazione e del tuo più grande dolore. Ti preghiamo: insegnaci ad avere la pazienza di aspettare il tempo di Dio, insegnaci a credere, affinché la nostra fede si ravvivi e nessun ostacolo possa deviare la nostra strada verso la salvezza.
Signore, illumina con il tuo sguardo le madri di questa terra affinché abbiano il coraggio di farti conoscere ai loro figli e la forza di assisterli nelle difficoltà della vita; proteggi quei figli che hanno perso le loro madri o che le vedono soffrire, perché la dolcezza di Maria li avvolga e sia per loro conforto e guida.
QUINTA STAZIONE - Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce
Dal Vangelo secondo Matteo (27, 32)
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù.
MEDITAZIONE
Simone di Cirene che aiuta Gesù a portare la croce è figura di quei cristiani che, portano la croce di Cristo, seguendo le sue orme. Simone di Cirene rappresenta tutti noi quando all’improvviso ci arriva una difficoltà, una prova, una malattia, una croce talvolta pesante. “Perché? Perché proprio a me? Perché proprio adesso?” Il Signore ci chiama a seguirlo, non sappiamo dove e come. Anche il volto di Simone tutta la sua rabbia, il suo rancore e la sua avversione nell’accogliere questo compito obbligato, può riflettere la nostra reazione nel momento della croce. Non scegliamo il momento, ma ci adeguiamo al tempo di Dio che conosce la nostra forza e ci mette alla prova. Portare la croce è cosa inevitabile. Portarla seguendo Gesù, è gioia immensa; portarla dopo che l’ha portata Gesù è grande gloria. La croce è per noi « Virtù e potenza di Dio».
PREGHIERA
Signore aiutaci a prendere esempio da Simone di Cirene e ad assistere il nostro prossimo che soffre prendendo su di noi la sua croce. Signore donaci la capacità di comprendere che la nostra croce non è l’unica e la più pesante, ma che solo nel condividerla possiamo sentire meno il nostro fardello. Donaci l’umiltà di contraddire i nostri progetti e di pronunciare quel “Si” che ci rende partecipi della tua gloria. Amen
SESTA STAZIONE - La Veronica asciuga il volto di Gesù
Dal libro del profeta Isaia (53, 2-3)
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per potercene compiacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia.
MEDITAZIONE
La tradizione ci ha tramandato la figura di Veronica, protagonista di uno dei pochi momenti di umanità tra le molte situazioni di violenza descritte nella via Crucis. Anche se non fisicamente, lei si è fatta carico insieme a Gesù della croce: l’ha portata così come poteva, come in quel momento era possibile farlo e come le dettava il cuore: si è inchinata verso il dolore ed ha asciugato il suo volto con un velo, portando con sé la sofferenza di Cristo anche dopo il loro incontro: proprio perché era sudato e insanguinato, il volto di Cristo ha lasciato tracce e contorni. Proprio quel velo, su cui resta impresso il volto di Cristo, diventa un messaggio per noi. In un certo senso esso dice: Ecco come ogni atto buono, ogni gesto di vero amore verso il prossimo rafforza in chi lo compie la somiglianza col Redentore del mondo. Gli atti d’amore non passano. Ogni gesto di bontà, di comprensione, di servizio lascia nel cuore dell’uomo un segno indelebile, che lo rende sempre più simile a colui che “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo”.
PREGHIERA
Signore Gesù, quando ci prende la tentazione di chiederci a che cosa serve ciò che facciamo, dacci lo spirito di questa donna che conosce il valore dell’amore per se stesso. Aiutaci a credere che tutto passa e solo l’amore resta e diventa Vangelo.
Aiutaci a capire che l’amore che non ha il coraggio di sprecarsi, di consumarsi, di perdere, non è amore. Insegnacelo ad ogni nostro sguardo alla tua croce.
SETTIMA STAZIONE - Gesù cade per la seconda volta
Dal Libro delle Lamentazioni (3, 1-2.9.16)
Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri. Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.
MEDITAZIONE
Signore, non Ti bastava esserti fatto piccolo, nudo e povero per me! Non era abbastanza essere venuto tra noi: Tu, Dio da Dio, Luce da Luce, ora Uomo tra gli uomini, dell’uomo Signore cos’hai preso, se non l’essere mortale! Ora veramente uguali a Te, fuorché nel peccato. Eppure tu, Onnipotente, scegli di prenderne il peso sulle tue spalle, la vergogna, lo scherno, di vedertelo inflitto in ogni piaga della tua carne.
Tu sei Dio, eppure eccoti: cadi Signore, ti colpiscono, ti sputano addosso… cosa mi stai dicendo? “Silenzioso come pecora condotta al macello”. Io sulla strada ti guardo passare e non ti riconosco. Ancora ti guardo e non ti vedo. Chi è quest’uomo che passa, lacerato, frustato a morte? No che non era abbastanza! Tu Gesù già sapevi che io non ti avrei riconosciuto. Mi venivi vicino e io sordo non riuscii a sentirti: duri i miei orecchi, i miei occhi ciechi. Allora Tu, ”la cui misericordia non ha mai fine“, cosa fai? Decidi di seguirmi anche nel fango: insieme a me cadi per essermi ancora più vicino! Signore, Tu vieni a tirarmi fuori dalla sabbia che appesantisce il mio cuore. In silenzio vieni a prendermi, come un padre che non ha bisogno di parlare mentre perdona suo figlio. Comprendo finalmente il perché: Sei venuto per rialzarmi. Capisco che ero io stesso a portare il mio giogo sulla schiena, e ora non vedo altro modo di liberarmene e di tornare in piedi se non per mano Tua. L’uomo che sperimenta miseria, umiliazione e desolazione deve confidare nel Signore. Deve sapere che se pure tutto quanto avviene è frutto del suo peccato, “si sazi di umiliazioni, poiché il Signore non rigetta mai… Egli avrà anche pietà secondo la sua misericordia.” Invochiamo con speranza il Signore. Egli risponderà subito, si accosterà a noi dicendo: “Non temere!”. L’amore di Dio non si allontana mai da noi!
PREGHIERA
Signore Gesù, poiché l’uomo è caduto, ora cadi tu, sotto il peso dei peccati di tutti noi. La tua caduta è la nostra medicina, la nostra forza: facci comprendere che non basta correre, organizzare, affannarsi contando solo sulle nostre forze perché senza te cadremo di nuovo. Tu che, cadendo per la seconda volta a terra, ti sei fatto debole per curare la nostra debolezza e che, prendendo le nostre spoglie di peccatori, hai ucciso il peccato della nostra carne, apri il nostro cuore, ispiraci con il tuo Santo Spirito e donaci la tua carità perchè riusciamo a vivere ogni giorno la purezza del battesimo, l’ascolto l’ umiltà nei confronti del Padre e dei nostri fratelli.
OTTAVA STAZIONE - Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Dal Vangelo secondo Luca (23,27-28)
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
MEDITAZIONE
Lungo il suo cammino doloroso, Gesù incontra le donne di Gerusalemme . Erano mogli, sorelle, madri disponibili alla compassione e alla pietà. Spinto dalla preoccupazione per il loro futuro, ha pronunciato l’unica frase di tutto il suo Calvario: “non piangete su di me ma su voi stesse e sui vostri figli”. Egli non desiderava le loro lacrime ma piuttosto che si pentissero dei peccati commessi che sono la causa delle sventure umane. Proprio così Gesù si mostra l’unico che conosce davvero il cuore di Dio Padre e che può farlo conoscere anche a noi: ”nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Fin dai tempi più remoti l’umanità si è domandata, spesso con angoscia, quale sia veramente l’atteggiamento di Dio verso di noi: un atteggiamento di sollecitudine provvidenziale, o invece di sovrana indifferenza, o perfino di sdegno e di odio? A una domanda di questo genere non possiamo dare una risposta certa con le sole risorse della nostra intelligenza, della nostra esperienza e nemmeno del nostro cuore. Oppure quante volte il Signore ha invitato noi a cambiare la nostra vita? Lui non vuole la morte del peccatore, ma desidera che questo si conserva e viva. Per questo Gesù – la sua vita e la sua parola, la sua croce e la sua risurrezione – è la realtà di gran lunga più importante di tutta la vicenda umana, la luce che brilla sul nostro destino, quella forza che ci permette di sconfiggere il peccato, rendendoci saldi nei buoni propositi, facendoci alberi dai buoni frutti che affondano le radici nel Suo cuore pieno d’amore e di misericordia. Abbia pietà delle nostre debolezze e delle nostre cadute.
PREGHIERA
Signore, alle donne che piangono hai parlato di penitenza, del giorno del Giudizio, quando ci troveremo al cospetto del tuo volto. Ci chiami a uscire dalla banalizzazione del male con cui ci tranquillizziamo. Convertici e donaci una nuova vita; non permettere che, alla fine, rimaniamo lì come un legno secco, ma fa’ che diventiamo tralci viventi in te, la vera vite, e che portiamo frutto per la vita eterna. Non chiudere la porta anche se ho fatto tardi. Non chiudere la porta: sono venuto a bussare. A chi ti cerca nel pianto apri, Signore pietoso.
NONA STAZIONE - Gesù cade per la terza volta
Dal Vangelo secondo Luca (22, 28-30a.31-32)
«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno,come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno … Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli».
MEDITAZIONE
Con la sua terza caduta Gesù confessa l’amore con cui ha abbracciato per noi il peso della prova e rinnova la chiamata a seguirlo fino alla fine, nella fedeltà. Ma ci concede anche di gettare uno sguardo oltre il velo della promessa: « Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo ». Le sue cadute appartengono al mistero della sua Incarnazione. Ci ha cercato nella nostra debolezza, scendendo sino in fondo ad essa, per sollevarci a sé. «Ci ha mostrato in se stesso la via dell’umiltà, per aprirci la via del ritorno». «Ci ha insegnato la pazienza come arma per vincere il mondo ». Ora, caduto a terra per la terza volta, mentre «com-patisce le nostre infermità», ci addita il modo per non soccombere nella prova: perseverare, rimanere fermi e saldi. Semplicemente: «rimanere in lui».
PREGHIERA
Umile Gesù, dinanzi alle prove che vagliano la nostra fede ci sentiamo desolati: non crediamo ancora che queste nostre prove siano già state le tue e che tu ci inviti semplicemente a viverle con te. Vieni, Spirito di Verità, nelle cadute che segnano il nostro cammino! Insegnaci ad appoggiarci alla fedeltà di Gesù, a credere nella sua preghiera per noi, per accogliere quella corrente di forza che solo lui, il Dio-con-noi, può donarci.
DECIMA STAZIONE - Gesù è spogliato delle vesti
Dal Vangelo secondo Matteo 27, 33-36
Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.
MEDITAZIONE
Gesù viene spogliato delle sue vesti. Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale, gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti. Il momento della spoliazione ci ricorda anche la cacciata dal paradiso: lo splendore di Dio è venuto meno nell’uomo, che ora si trova lì, nudo ed esposto, denudato e si vergogna. Gesù, in questo modo, assume ancora una volta la situazione dell’uomo caduto. Il Gesù spogliato ci ricorda il fatto che tutti noi abbiamo perso la “prima veste”, e cioè lo splendore di Dio. Sotto la croce i soldati tirano a sorte per dividersi i suoi miseri averi, le sue vesti. Qui niente è pura coincidenza, tutto quel che accade è racchiuso nella parola di Dio ed è sostenuto dal suo divino disegno. Il Signore sperimenta tutti gli stadi e i gradi della perdizione degli uomini e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo della redenzione: è proprio così che egli riporta a casa la pecorella smarrita.
PREGHIERA
Signore, ti preghiamo affinchè chi sta alla tavola dell’eucarestia sia in grado di “deporre le sue vesti”. Le vesti del tornaconto, del calcolo e dell’interesse personale per assumere la nudità della comunione. Deporre le vesti della ricchezza, del lusso e dello spreco per indossare le trasparenze dell’amore incondizionato, della semplicità e della leggerezza. Gesù, insegnaci ad abbandonare i segni del potere per poter conservare il potere dei segni.
UNDICESIMA STAZIONE - Gesù è inchiodato sulla croce
Dal Vangelo secondo Matteo 27, 37-42
Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo”.
MEDITAZIONE
Gesù fu crocifisso, spogliato e deriso dalla folla che lo insultava; tutto il suo corpo era martoriato. Coscientemente Gesù prese su di se il dolore della crocifissione senza colpa alcuna, come agnello sacrificato.
I passanti schernendolo e insultandolo pongono un quesito di fondamentale importanza: perché se Lui è il figlio di Dio non scende dalla croce? Perché patire tale umiliazione?
È stato L`Amore a portare Gesù al Calvario. La sua morte ci insegna che nella vita le sofferenze possono essere trasformate in atti d’amore e il donarsi agli altri è il solo fondamento della nostra vita.
PREGHIERA
Signore Gesù, tu che ti sei fatto inchiodare sulla croce, accettando la terribile crudeltà di questo dolore, aiutaci a seguire il tuo esempio e a portare con serenità e senza risentimento le nostre croci.
DODICESIMA STAZIONE - Gesù muore sulla croce
Dal Vangelo secondo Matteo (27, 45-50)
Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
MEDITAZIONE
Nel Duomo vecchio di Molfetta è riposto un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete di un locale della sacrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta “Collocazione provvisoria”. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata. Collocazione provvisoria! Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce: la mia, la tua, non solo quella di Cristo.
Coraggio, allora! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “Collocazione provvisoria”. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. C’è una frase immensa che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra”. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota! Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio allora, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana.
Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo. Coraggio! Mancano pochi istanti alle tre di pomeriggio! Tra poco, il buio cederà posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.
PREGHIERA
Signore Gesù, fa’ che contemplando la tua crocifissione sappiamo dare senso alle nostre piccole crocifissioni quotidiane, accettandole con pazienza e amore. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
TREDICESIMA STAZIONE - Gesù è deposto dalla Croce
Dal Vangelo secondo Giovanni (19-33,34-38 )
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.[…]Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
MEDITAZIONE
“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Ecco l’offerta, Gesù sacrifica se stesso sulla croce. È questo l’offertorio, simboleggiato nell’acqua e nel vino che diventano sangue nel mistero dell’Eucarestia. Il vino, emblema della divinità, e l’acqua, ricordo delle debolezze dell’uomo, si uniscono per diventare Sangue di salvezza, la salvezza data dalla Croce.
Laddove tutto sembra essere finito con la morte, sgorga, in realtà, la Vita. La croce diventa il segno dell’amore di Dio per l’umanità, un amore grande al punto da non allontanare da Suo Figlio il calice della sofferenza di quella croce da cui sarà deposto.
Giuseppe d’Arimatea lo libera dai chiodi che tenevano il Suo corpo legato a quel Legno e Lo affida alle amorevoli braccia della Madre; con questo gesto libera se stesso dai chiodi della paura, che lo tenevano ancorato al tempo dell’uomo, e abbandonandosi alla sua fede si immerge completamente nel tempo di Dio. È un gesto di coraggio, il coraggio di riconoscere in Dio la soluzione, il coraggio dell’Amore.
PREGHIERA
Signore, così come hai guidato Giuseppe d’Arimatea, guida i nostri cuori verso la vera conversione. Fa che riusciamo a riconoscere il Tuo volto in quello del prossimo e che impariamo ad aiutarlo a “scendere” dalle sue croci quotidiane. Donaci in questa Quaresima di comprendere il Tuo tempo e di liberarci dai tempi con cui noi stessi ci limitiamo, presi dalle ansie e dalle preoccupazioni della vita di ogni giorno.
QUATTORDICESIMA STAZIONE - Gesù è deposto nel sepolcro
Dal Vangelo secondo Matteo (27, 59-61)
Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria.
MEDITAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro; una pietra lo separa per sempre da questa vita e da noi.
Nel pianto delle due donne innanzi al sepolcro, un pianto che immaginiamo esterrefatto e muto, è il nostro pianto, la nostra paura, la nostra solitudine. Lo strazio ci smarrisce, ci svuota, ci interroga.
Ma se grande è il dolore, più grande è stata la promessa, e ancor più alta è la sfida.
Nel momento della deposizione iniziano a realizzarsi la parole di Gesù quando disse:
“È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12, 23-24)
Se il chicco di grano è Cristo, la terra in cui è destinato a morire per poter portare frutto siamo noi.
Noi, imperfetti, manchevoli, stancati dal peccato, noi siamo la terra eletta che darà frutti buoni, amati e salvati nel sacrificio più grande.
Ma noi, sappiamo tutto questo? Riconosciamo questo valore? Siamo capaci di abbandonarci a Dio riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo? Compiamo le scelte giuste per ricondurre i nostri passi a Lui? Arriverà un momento in cui la pietra di nuovo rotolerà al contrario, disvelando la luce che con la sua bellezza ci sfiderà con forza alla verità.
“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8)
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.” (Mt 25, 13)
PREGHIERA
O Signore, insegnaci ad essere figli della luce che non temono le tenebre. Aiutaci ad accettare e superare le difficoltà con una fede salda perché, accompagnati dalla tua grazia, la nostra debolezza diventi forza e davvero si renda dimora della potenza di Cristo. Dinanzi al sepolcro siamo chiamati a non disperare, donaci il coraggio, dinanzi al sepolcro vuoto saremo chiamati a credere, donaci la fede. Fa’ che la nostra vita porti il frutto che dal dolore della morte, nascosta nella terra, si attende nell’ora della resurrezione, e rendici testimoni con tutte le nostre opere della fede che in Te nutriamo.
(preparata dal Coro Giovani&Universitari D. Bosco. Le immagini sono della “via crucis” di Venanzio Crocetti della nostra Basilica)
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