Matteo 5, 38-48: 38 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. 39 Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, 40 e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42 Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43 Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
( Bibbia Cei : versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 5, 38-48
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l`altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dá a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
( Bibbia Cei : versione 1971)
Esegesi
Il brano della liturgia odierna si compone di due parti: la prima (38-42) sviluppa il tema enunziato nel “beati i miti”, che trova in Cristo il suo più chiaro esempio; nella seconda parte (43-48) si raggiunge nella legge dell’amore il culmine dell’insegnamento di Cristo. La pericope fa parte di Mt 5, 21-48, e si trova in continuazione con le antitesi sull’omicidio (5, 21-22), sull’adulterio (5, 27-28), sul giuramento (5, 33-37).
Quarta antitesi: legge del taglione
OCCHIO PER OCCHIO (38)
Questa antitesi, come la seguente, presenta il tema dell’amore ai nemici. La legge del taglione, cui si fa qui riferimento era in vigore presso tutti i popoli dell’antico Oriente ed era stata accettata nel codice mosaico (cf Es 21, 23-25; Lv 24, 19-20; Dt 19,21). Ma accanto a questo principio che in una società non del tutto sviluppata, codificava la vendetta privata, in Israele si era fatto strada il principio della non violenza: il giusto era invitato a rimettere a Dio la sua causa (Gr 20, 12). Forse ai tempi di Gesù questa legge non era in pratica attuata, ma ne restava lo spirito. Gesù la abroga e la supera del tutto.
NON OPPORVI ALLA VIOLENZA (39)
Gesù invita il cristiano ad avere un comportamento nuovo, ispirato a quello che avrà lui nella Passione. E’ un invito a rinunziare in modo assoluto alla vendetta e anche a valersi del diritto della denunzia. Anche quando è vittima dell’ingiustizia, il discepolo di Gesù cercherà di non nuocere agli altri e tanto meno di abbandonarli in una situazione difficile.
SE UNO TI PERCUOTE (39)
Il tutto è spiegato con quattro esempio in decrescendo. Viene rivolta l’esortazione a non opporre resistenza al malvagio, ma ad essere disposto a subire la violenza (colpisce alla guancia); a cedere una cosa anche più importante a chi vuole impadronisce di quanto è necessario (il mantello); a fare un doppio servizio a chi ne chiede uno (un miglio); a prestare senza interessi e con rischio (prestito).
Questa antitesi è contestatissima da alcuni, ed è ritenuta priva di senso e dannosa alla società, Ma Gesù non intende cambiare l’ordine giuridico della società, puntando sull’utopia, egli si rivolge al singolo e annunzia un’etica nuova. E non si tratta dell’atteggiamento dello stoico né di una visione umanistica, o di una morale da schiavi, ma di un dominio di sé infinitamente superiore alla vendetta.
Quinta antitesi: amore del prossimo
AMERAI IL PROSSIMO (42)
“Amerai il prossimo tuo come te stesso”, si trova in Lev 19, 18. “Odierai il tuo nemico”, non c’è nell’A.T. Una norma simile si trova nelle regole degli Esseni: “odiare tutti i figli delle tenebre”, e in Israele certi testi non sono teneri con i nemici, per esempio i Salmi 137 e 139 e si trovano documenti dell’A.T dove traspare l’odio, tuttavia l’amore per il nemico personale non era ignoto in quel popolo. E’ Gesù che eleva per primo a comandamento universale l’amore per i nemici.
AMATE E PREGATE (44)
L’amore per i nemici è il vertice toccato dalla legge evangelica dell’amore per il prossimo. La specificazione di pregare per i nemici proviene probabilmente dall’esempio del Cristo in croce (Lc 33, 34).
FIGLI DEL PADRE VOSTRO (45)
Il Padre che è nei cieli dà l’esempio dell’amore come quello predicato da Gesù: e chi si ispira al Padre è detto suo figlio.
SE AMATE SOLO (46)
Amare solo chi ama e prestare solo a chi restituisce sono atteggiamenti insufficienti. Questi modi di agire sono tipici dei pubblicani e dei peccatori.
SIATE PERFETTI (48)
L’ideale della perfezione che Gesù propone raggiunge la vetta suprema: la stessa perfezione di Dio.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VIENE RICHIESTO L’AMORE
Forse qualcuno obietta che oggi non è piú il tempo in cui ci sia dato di sopportare per Cristo ciò che gli apostoli sopportarono ai loro giorni. E` vero: non vi sono imperatori pagani, non vi sono tiranni persecutori; non si versa il sangue dei santi, la fede non è messa alla prova con i supplizi. Dio è contento che lo serviamo in questa nostra pace, che gli piacciamo con la sola purità immacolata delle azioni e la santità intemerata della vita. Ma per questo gli è dovuta piú fede e devozione, perché esige da noi meno, pur avendoci elargito di piú. Gli imperatori, dunque, sono cristiani, non c`è persecuzione alcuna, la religione non viene turbata, noi non veniamo costretti a dar prova della fede con un esame rigoroso: perciò dobbiamo piacere di piú a Dio almeno con gli impegni minori. Dimostra infatti di essere pronto a imprese maggiori, se le cose lo esigeranno, colui che sa adempire i doveri minori. Omettiamo dunque ciò che sostenne il beatissimo Paolo, ciò che, come leggiamo nei libri di religione scritti in seguito, tutti i cristiani sostennero, ascendendo cosí alla porta della reggia celeste per i gradini delle loro pene, servendosi dei cavalletti di supplizio e dei roghi come di scale. Vediamo se almeno in quegli ossequi di religiosa devozione che sono minori e comuni e che tutti i cristiani possono compiere nella pace piú stabile ed in ogni tempo, ci sforziamo realmente di rispondere ai precetti del Signore. Cristo ci proibisce di litigare. Ma chi obbedisce a questo comando? E non è un semplice comando, giungendo al punto di imporci di abbandonare ciò che è lo stesso argomento della lite pur di rinunciare alla lite stessa: “Se qualcuno” – dice infatti -”vorrà citarti in giudizio per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello” (Mt 5,40). Ma io mi chiedo chi siano coloro che cedano agli avversari che li spogliano, anzi, chi siano coloro che non si oppongano agli avversari che li spogliano? Siamo tanto lontani dal lasciare loro la tunica e il resto, che se appena lo possiamo, cerchiamo noi di togliere la tunica e il mantello all`avversario. E obbediamo con tanta devozione ai comandi del Signore, che non ci basta di non cedere ai nostri avversari neppure il minimo dei nostri indumenti, che anzi, se appena ci è possibile e le cose lo permettono, strappiamo loro tutto! A questo comando ne va unito un altro in tutto simile: disse infatti il Signore: “Se qualcuno ti percuoterà la guancia destra, tu offrigli anche l`altra” (Mt 5,39). Quanti pensiamo che siano coloro che porgano almeno un poco le orecchie a questo precetto o che, se pur mostrano di eseguirlo, lo facciano di cuore? E chi vi è mai che se ha ricevuto una percossa non ne voglia rendere molte? E` tanto lontano dall`offrire a chi lo percuote l`altra mascella, che crede di vincere non solo percuotendo l`avversario, ma addirittura uccidendolo. “Ciò che volete che gli uomini tacciano a voi” – dice il Salvatore – fatelo anche voi a loro, allo stesso modo” (Mt 7,12). Noi conosciamo tanto bene la prima parte di questa sentenza che mai la tralasciamo; la seconda, la omettiamo sempre, come se non la conoscessimo affatto. Sappiamo infatti benissimo ciò che vogliamo che gli altri ci facciano, ma non sappiamo ciò che noi dobbiamo fare agli altri. E davvero non lo sapessimo! Sarebbe minore la colpa dovuta ad ignoranza, secondo il detto: “Chi non conosce la volontà del suo padrone sarà punito poco. Ma chi la conosce e non la eseguisce, sarà punito assai” (Lc 12,47). Ora la nostra colpa è maggiore per il fatto che amiamo la prima parte di questa sacra sentenza per la nostra utilità e il nostro comodo; la seconda parte la omettiamo per ingiuria a Dio. E questa parola di Dio viene inoltre rinforzata e rincarata dall`apostolo Paolo, il quale, nella sua predicazione, dice infatti: “Nessuno cerchi ciò che è suo, ma ciò che è degli altri” (1Cor 10,24); e ancora: “I singoli pensino non a ciò che è loro, ma a ciò che è degli altri” (Fil 2,4). Vedi con quanta fedeltà abbia egli eseguito il precetto di Cristo: il Salvatore ci ha comandato di pensare a noi come pensiamo agli altri, egli invece ci comanda di badare piú ai comodi altrui che ai nostri. E` il buon servo di un buon Signore e un magnifico imitatore di un Maestro unico: camminando sulle sue vestigia ne rese, quasi, piú chiare e, scolpite le orme. Ma noi cristiani facciamo ciò che ci comanda Cristo o ciò che ci comanda l`Apostolo? Né l`uno né l`altro, credo. Siamo tanto lungi tutti noi da offrire agli altri qualcosa con nostro incomodo, che badiamo sommamente ai nostri comodi, scomodando gli altri. (Salviano di Marsiglia, De gubernatione, 3, 5-6)
LA PAGLIUZZA E LA TRAVE
Ma io che predico eseguo forse le cose che predico? Miei fratelli, le eseguo se prima le attuo in me stesso, e le attuo in me stesso se dal Signore ricevo [il dono di attuarle]. Ecco, le eseguo: odio i miei vizi, offro il mio cuore al mio medico perché lo risani; gli stessi vizi per quanto mi è possibile perseguito, ne gemo, riconosco che sono in me ed, ecco, me ne accuso. Tu che vorresti rimproverarmi, correggi te stesso. La giustizia è infatti questa: che non ci si possa dire: “Vedi la pagliuzza nell`occhio di tuo fratello e non vedi la trave che è nell`occhio tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi vedrai di togliere la pagliuzza dall`occhio di tuo fratello” (Mt 7,3-4). L`ira è una pagliuzza, l`odio è una trave. Ma alimenta la pagliuzza e diventerà una trave. Un`ira inveterata diventa odio: una pagliuzza accresciuta diviene una trave. Affinché pertanto la pagliuzza non divenga trave, “non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4,26). Vedi, t`accorgi di esser divorato dall`odio, e vorresti riprendere chi è adirato? Liberati prima dall`odio e farai bene a rimproverare chi è in preda all`ira. Costui ha nell`occhio una pagliuzza, tu hai una trave. Se in effetti tu sei pieno di odio, come farai a vedere colui al quale devi togliere [la pagliuzza]? Nel tuo occhio c`è una trave. E perché nel tuo occhio c`è una trave? Perché hai preso alla leggera la pagliuzza che vi era nata: con quella ti addormentasti, con quella ti levasti, la facesti sviluppare nel tuo intimo, la innaffiasti con sospetti infondati. Credendo alle parole degli adulatori e di coloro che ti riferivano parole cattive sul conto del tuo amico incrementasti la pagliuzza, non la strappasti via. Col tuo affetto la facesti diventare trave. Togli dal tuo occhio questa trave! non odiare il tuo fratello. Ti spaventi o non ti spaventi? Io ti dico di non odiare e tu rimani tranquillo…, e rispondendo mi dici: Che significa odiare? E che male c`è se un uomo odia il suo nemico? Tu odii il tuo fratello! Se prendi alla leggera l`odio, ascolta come non fai caso alle parole: “Chi odia il suo fratello è un omicida” (1Gv 3,15). Chi odia è un omicida. Non ti sei procurato del veleno; ma forse che per questo puoi dirmi: Che c`entro io con l`essere omicida? “Chi odia è omicida”. Non ti sei procurato il veleno, non sei uscito di casa con la spada per colpire il tuo nemico, non ti sei comprato l`esecutore del delitto, non hai programmato né il luogo né il tempo. E, infine, il delitto effettivamente non l`hai compiuto. Hai solamente odiato. Eppure, hai ucciso: ucciso te prima dell`altro [che odiavi]. Amate dunque la giustizia e non nutrite odio se non contro i vizi. Quanto alle persone, amate tutti. Se vi comporterete cosí e praticherete questa giustizia, preferirete cioè che gli uomini, anche se viziosi, siano piuttosto risanati che non condannati, compirete opere buone nella vigna [del Signore]. Occorre però che a questo vi esercitiate, o miei fratelli. Ecco, terminato il discorso si darà il congedo ai catecumeni e resteranno solo i fedeli. Si giungerà al momento della preghiera. Voi sapete dove si giungerà. Che diremo a Dio in antecedenza? “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). Fate presto a rimettere, fate presto! Dovrete infatti arrivare a queste parole della preghiera. Come farete a dirle? e come farete a non dirle? Alla fin delle fini la mia domanda è questa: Le direte o non le direte? Odii, e le dici? Mi replicherai: Allora non le dico. Preghi, e non le dici? Odii, e le dici? Preghi, e non le dici? Via, presto, rispondi! Ma se le dici, mentisci; se non le dici, resti senza meriti. Controllati, esaminati. Ecco, ora dovrai pronunziare la tua preghiera: perdona con tutto il cuore. Vorresti altercare con il tuo nemico; intenta prima la lite al tuo cuore. Ripeto: Alterca, alterca col tuo cuore! Di` al tuo cuore: Non odiare! Ma il tuo cuore, il tuo spirito, continua con l`odio. Di` alla tua anima: Non odiare! Come farò a pregare, come dirò: “Rimetti a noi i nostri debiti?” Questo veramente lo potrei dire, ma come potrò dire il seguito: “Come anche noi?” Cosa? “Come anche noi rimettiamo”. Dov`è il tuo cristianesimo? Fa` ciò che dici: “Come anche noi”. Ma la tua anima non vuol perdonare, e si rattrista perché le dici di non portar odio. Rispondile: “Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi?” (Sal 41,6). “Perché mi turbi?”, o: “Perché sei triste?” Non odiare per non portarmi alla perdizione. “Perché mi turbi? Spera in Dio”. Sei nel languore, aneli, ti opprime l`infermità. Non sei in grado di liberarti dall`odio. Spera in Dio, che è medico. Egli per te fu sospeso a un patibolo e ancora non si vendica. Come vuoi tu vendicarti? Difatti in tanto odii in quanto ti vorresti vendicare. Guarda al tuo Signore pendente [dalla croce]; guardalo cosí sospeso e quasi in atto d`impartire ordini dall`alto di quel legno-tribunale. Guardalo mentre, sospeso, prepara a te malato la medicina ricavata dal suo sangue. Guardalo sospeso! Vuoi vendicarti? Lo vuoi davvero? Guarda a colui che pende [dalla croce] e ascolta ciò che dice: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). (Agostino, Sermo 49, 7-9)
AMATE I VOSTRI NEMICI
Amate i nemici, pregate per loro, perché siate figli di Dio (5,43-48). Sono le parole più impegnative di Gesù. Chiede ai suoi discepoli di amare i nemici e di pregare per chi li perseguita, come egli stesso farà sulla croce. Il motivo che porta è inoppugnabile: «Volete essere figli di Dio? Dunque comportatevi come lui, che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni». È la ripetizione variata delle parole che Dio dice nel Levitico: «Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo» (I11 lettura). È confortante pensare che tanti cristiani sono giunti come Gesù a questa testimonianza di amore: dal primo martire cristiano Stefano a padre Kolbe; dal figlio del professore Bachelet, che perdonò e pregò per gli assassini di suo padre, a tanti altri che hanno fatto del messaggio evangelico il loro programma di vita. Gesù ha perfezionato la legge fino a renderla un impegno di amore, e l’amore non dice mai: «basta». «Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»: sono indicati il modo e la misura dell’amore cristiano per il prossimo. modo è la benignità e la misericordia del Padre, la misura è «senza misura». ( Messalino Ldc)
AMA IL PROSSIMO TUO COME TÈ STESSO
In termini positivi vale la proposta di Gesù che riformula il principio fondamentale del «codice di santità» della tradizione sacerdotale: «Avete inteso che fu detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso». Egli vi aggiunge in forma di commento un’amplificazione: «e odierai il tuo nemico». Questa espressione non si trova nel testo biblico citato, ma corrisponde alla mentalità e alla prassi di alcuni ambienti integristi della storia biblica e del giudaismo del primo secolo. Gesù vi contrappone la sua parola: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori». Il riferimento alla preghiera per i persecutori da’ concretezza alla formula generale di antitesi «amate i vostri nemici». Non si tratta solo di avere buoni sentimenti, ma di fare una scelta e assumere un impegno a favore dei nemici che minacciano la sopravvivenza della comunità stessa. ( Fabbris)
PERCHE’ SIETE FIGLI DEL PADRE
Solo in quest’ultima antitesi sull’amore, che riassume tutte le altre, si rimanda alla motivazione religiosa: «Perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti». Questo rimando al modo di agire di Dio, il Padre creatore, non offre solo il modello dell’amore verso i nemici persecutori, ma indica nello stesso tempo la fonte o radice di un amore che in termini di sola convenienza o di opportunismo sociale non si può capire. Infatti i buoni rapporti con i vicini e i parenti li hanno anche quelli che non conoscono Dio come Padre, cioè i pagani e i pubblicani. Invece l’amore gratuito, univerale e disinteressato, ha la sua fonte nel Padre celeste che sta all’origine di ogni bene. I discepoli mostrano di essere suoi figli perché ne riproducono il modo di amare anche nel duro scontro con i nemici e i persecutori. ( Fabbris)
PROPOSTE VERTIGINOSE
Le proposte di Gesù sono vertiginose e mettono a nudo la nostra meschinità. Ma occorre lasciarle in tutta la loro forza, senza tentare di attenuarle. Torna qui opportuna un’osservazione di G. Bornkamm: «All’ascoltatore non si richiede come prima cosa di esaminare se il sermone sul monte sia realizzabile, gli si chiede invece di riconoscerne la verità; cioè non il dubbio sulla sua realizzabilità, bensì l’accettazione della realtà della volontà di Dio». Se rinunciamo al tentativo di addomesticare Dio nelle nostre povere categorie, ci rendiamo subito conto della distanza enorme che corre tra la nostra mentalità e la sua: c’è chi rinuncia a credere e cancella Dio, ma c’è anche chi intravvede in queste parole la possibilità, l’unica, di realizzare in pieno la propria vita e di salvarla dalla distruzione e dalla sterilità. Osserva ancora Bornkamm: «II conflitto fra il Regno e la volontà di Dio da una parte, e l’esistenza terrena dall’altra, deve quindi essere mantenuto. Ed è proprio per questo che coloro ai quali è rivolto l’appello, gli ascoltatori, si trovano di fronte a qualcosa di decisivo. Essi vengono posti là dove il mondo, con le sue possibilità, finisce, là dove si apre il futuro di Dio». ( Domenico Pezzini)
ESEMPIO DEL PADRE
Per la misura dell’amore Gesù addita l’esempio del Padre dei cieli: siamo sulla linea di una perfezione divina. Al di là di ciò che è esigito da un puro rapporto di giustizia. Al di là del semplice « buon senso » che vede l’amore « cominciare da se stessi » (il che è giusto in un certo senso) ma finisce per farlo rimanere in se stessi. L’esempio del Padre, richiama quello di Cristo. Egli ha detto infatti: « Amatevi come io ho amato voi ». Quel “come” è supremamente esigente. Egli ha dato tutto: ha immolato la vita. Si va molto al di là di una umana e fraterna comprensione. Ci si spinge fino all’estremo sacrificio. Non è una legge per la quale si può dire: « fin qui e basta ». È uno spirito che crea l’esigenza di una continua ascesa, un compito di cui non veniamo mai a capo. Esige di afferrare la vita intera, tutte le fibre dell’essere. (Mariano Magrassi)
I DESTINATARI
Gli orizzonti si dilatano ancor più circa i destinatari dell’amore. Il “prossimo” è ogni uomo. A chi gli chiede chi è il suo “prossimo”, Gesù capovolge l’interrogativo chiedendo; chi è il più “prossimo”, il più vicino al bisognoso? E risponde con la parabola del samaritano (Lc 10, 30-37). Non chiedo all’altro che mi sia “vicino” per amarlo, ma sono io che mi accosto a lui. Ha scritto Kirkegaard: « Tutti conoscono il prossimo, ma da una certa distanza. A distanza è un’ombra che, come una fantasia, si affaccia fugacemente al pensiero. Ma che colui che proprio ora è passato fosse il suo prossimo, l’uomo purtroppo non scopre ». Prossimo è anche il nemico: chi cioè mi vuole male e mi fa del male. Il cristiano « non si lascia vincere dal male, ma vince il male col bene » (Rm 12, 21). In nessun caso si giustifica per lui una mancanza d’amore, neanche facendo appello all’ingiustizia. Ama senza sperare di essere ricambiato; presta anche se sa che non ci sarà restituzione; accetta l’ostilità senza opporre resistenza; benedice e fa del bene a chi gli fa del male. Diceva D. Orione: « Fare del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno ». Ma non è eroico tutto questo? Certo. Ma senza un pizzico di eroismo non c’è fedeltà al vangelo. Non è cosa che va da sé. È una conquista che è fatta di piccole quotidiane vittorie. È possibile solo a quelli che lo Spirito Santo ha reso figli di uno stesso Padre. ( Mariano Magrassi)
ELIMINAZIONE DELLA VENDETTA
Gesù chiede non solo di contenere la vendetta, devi toglierla del tutto: «se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra». Non si tratta di un precetto giuridico, ma di una prospettiva nuova di vedere le cose. Può darsi che in una situazione concreta la cosa migliore da fare sia percuotere sulla guancia il tuo avversario; ma non dovrà mai trattarsi di un comportamento motivato dalla vendetta. Quello che farai, lo dovrai sempre fare spinto dall’amore. Non dovrebbe essere difficile comprenderne il motivo: Dio non si è vendicato verso di te; anzi, ha risposto alle tue infedeltà con una forza intatta di amore. Sii dunque simile a lui: non restituire male per male, ma vinci, con il bene, il male. (Rm 12,21). (Sibroni)
AMARE IL NEMICO
L’amore per gli amici è cosa buona e santa, ma si pone a un livello puramente umano di etica «non fanno così anche i pubblicani? anche i pagani?» Ma a voi, figli di Dio, che avete conosciuto la gratuità del suo amore, viene chiesto qualcosa di più: amate i vostri nemici. Non eravamo forse anche noi nemici di Dio a causa delle nostre ribellioni? Eppure Dio non ci ha condannati con severità; al contrario ha mandato il suo Figlio perché potessimo ricevere la salvezza. Ora tocca a noi muoverci dentro a quell’orizzonte di vita che Dio ha creato col suo amore. Odiare i buoni è opera di pura malvagità; amare i buoni e odiare i malvagi esprime la correttezza dell’uomo giusto; ma amare i malvagi (e cioè accettare di cuore la loro esistenza e operare perché diventino buoni) è opera divina. «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
VINCERE IL MALE COL BENE
L’etica di Gesù porta a compimento l’etica dell’Antico Testamento. La «legge del taglione» non era esigenza di vendetta, anzi richiedeva un ordine fondato sulla responsabilità personale e sul principio dell’equo risarcimento del male fatto: non devi fare più male di quanto ne hai ricevuto. Ma Es 23,4-5, come s’è detto, enuncia anche il principio della generosità, cioè di fare del bene senza aspettare niente in cambio: tale principio è proclamato da Gesù come esigenza rivolta anche a chi subisce il male. Gesù chiede di rinunciare ai propri diritti per amore dell’uomo, del fratello, anche quando è avversario e nemico. Egli chiede di «servire» come egli ha servito. È in questa prospettiva che dobbiamo leggere le esigenze proclamate da Gesù: «Porgi l’altra guancia – lascia anche il mantello – da’ a chi ti domanda». È come dire: «Rinuncia a far valere i tuoi pretesi “diritti” come stabilisce il “diritto” nelle società umane». Gesù proclama la morale della generosità amicale già presente nel codice dell’alleanza del libro dell’Esodo. San Paolo darà allo stesso principio questa formulazione: «Vinci il male con il bene» (Rm 12,21). Parlando così. Gesù non enuncia nè un principio giuridico nè una legge civile, ma la «legge nuova» cui deve attenersi la sua comunità di discepoli, che deve distinguersi dai pagani: «Non fanno così anche i pagani?». I discepoli di Gesù, imitando lui, imitano il Padre celeste: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Sibroni)
NOVITA’ EVANGELICA
La novità evangelica consiste nel concentrare tutta la volontà di Dio nell’amore. La tradizione biblica e, al suo seguito, alcuni maestri dell’antico giudaismo riconoscono che nell’amore del prossimo si ha il criterio di unificazione di tutta la legge di Dio. Gesù porta a compimento la legge non solo perché ne rivela le esigenze profonde concentrate nell’amore, ma perché egli realizza la volontà di Dio e al suo seguito dona ai credenti la possibilità di fare altrettanto. «Essere perfetti come il Padre celeste», non è solo un invito e un programma ideale, ma è un dono da riconoscere e accogliere nella sequela di Gesù. ( Castelli)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Perché non ci lasciamo mai vincere dall’istinto di vendetta, ma sappiamo essere, con il nostro comportamento, annunciatori di carità e di perdono. Ascoltaci, Signore.
•Perché ci stia veramente a cuore il bene degli altri, e le continue delusioni non ci facciano cadere nell’indifferenza o nell’ostilità. Ascoltaci, Signore.
•Perché ricordiamo sempre che Dio e il suo amore sono più grandi della cattiveria umana, nostra e degli altri, e troviamo in questa convinzione la forza di amare. Ascoltaci, Signore.
•Ti preghiamo, Signore, per la tua santa Chiesa, che si estende dall’uno all’altro capo del mondo; tu l’hai conquistata con il sangue prezioso del tuo Cristo: conservala incrollabile fino alla consumazione dei secoli.
•Ti preghiamo per coloro che hanno la fede e hanno riconosciuto il Signore Gesù Cristo: vincano sempre il male con il bene, perdonando e benedicendo sempre, così che la catena dell’odio sia spezzata e il mondo possa gioire della tranquillità e della pace.
•Ti preghiamo, Dio santo e misericordioso, per il mondo intero: per gli uomini e per le donne, per gli anziani e i fanciulli, per i poveri e i ricchi: mostra a tutti la tua benevolenza, su tutti stendi la tua bontà, di tutti abbi pietà volgendo le loro strade verso di te.
•Ti preghiamo per ciascuno di noi: fa’ che possiamo vivere senza peccato e con la nostra vita santa illuminare di bellezza la tua chiesa.
•Ti preghiamo per le chiese sparse nel mondo: tra loro sia la pace, non spirito di contesa e di rivalsa; si perdonino e si accolgano e ritrovino la via dell’unità per la salvezza del mondo.
•Ricordati ancora, Signore, della comunità che ascolta con fede la tua Parola: trasformala nel luogo santo della tua presenza, dove fioriscono la fraternità e l’amore, il rispetto e la libertà.
•Ricordati anche di coloro che annunciano il vangelo: comprendano i bisogni della gente, condividano le sue ansie e i suoi problemi, portando a tutti la luce e il conforto della tua Parola.
•O Spirito di Dio, che nei cuori dei fedeli e guidi la chiesa sui sentieri della verità, donaci con la forza del vangelo una perenne giovinezza e portaci alla perfetta unione con Cristo, così da riflettere in noi la luce divina per la salvezza dei fratelli. ( Preghiere di P. Giorgio Di Domenico)
•Signore, la tua Parola non sempre è piacevole, talvolta disturba: come quando ci comanda di amare gli altri come noi stessi, tutti gli altri, anche se ci sono antipatici, anche se ci sono ostili. Dacci la forza di praticare il tuo comando di amore, e di trasformare questo mondo di odio e di miserie in un mondo di luce e di pace, dove tu possa regnare nei secoli dei secoli. ( Ch. Berthes)
•O Dio, che nel tuo Figlio spogliato e umiliato sulla croce, hai rivelato la forza dell’amore, apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito e spezza le catene della violenza e dell’odio, perché nella vittoria del bene sul male testimoniamo il tuo vangelo di pace. (Colletta della 7° domenica)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Amarci e perdonarci vicendevolmente sia nostra sollecitudine, come impegno di salvezza.