Marco 5, 21-43: In quel tempo, 21 essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22 E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23 e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24 Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 26 Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 30 E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». 35 Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39 Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41 Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». 42 E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con diligenza e comprendere con sapienza)
Marco 5, 21-43
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all`altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Gesù insegnava con le parole e con le opere. Marco, dopo aver trattato dell’insegnamento di Gesù in parabole, presenta da 4, 35 a 5, 42 quattro miracoli, dove Gesù appare come padrone della natura (tempesta sedata:4, 35-41), vincitore di satana (indemoniato di Gerasa: 5, 1-20), vincitore delle malattie (guarigione dell’emorroissa 5, 2534), vincitore della morte (guarigione della figlia di Giairo. 5, 21-24….35-43). La liturgia di questa domenica propone questi due ultimi miracoli alla nostra riflessione.
PASSATO DI NUOVO GESU’ ALL’ALTRA RIVA (21)
Gesù si trovava nella riva orientale del lago di Tiberiade di fronte a Cafarnao (4, 35), ora ritorna sulla riva occidentale
UNO DEI CAPI (22)
Le sinagoghe in Israele erano sorte ai tempi dell’esilio e durante la vita di Gesù c’erano sinagoghe praticamente in tutti i villaggi. Ogni sinagoga aveva un capo, assistito da un consiglio di 3-7 persone. Non è chiaro se questo capo sia l’archisinagogo o uno dei suoi aiutanti. Il gesto di gettarsi ai piedi indica riconoscimento dell’autorità di Gesù. E’ la prima volta che un responsabile della vita religiosa fa un tale gesto di deferenza nei confronti del Maestro.
A IMPORLE LE MANI (23)
L’imposizione delle mani era un rito comune tra gli Ebrei. Ciò che Giaro chiede a Gesù non è solo che guarisca sua figlia, ma che la strappi alla morte.
FOLLA..GLI SI STRINGEVA INTORNO (24)
Marco nota spesso la presenza della folla numerosa attorno a Gesù
AFFETTA DA EMORRAGIA (25)
Se la donna aveva un’emorragia anomala era ritenuta legalmente immonda, diventava causa di impurità legale e veniva esclusa dalle relazioni con le altre persone (Lv 15, 25-27). E in questo caso si trattava di un’emorragia anormale. Si capisce allora con quale mescolanza di timore, discrezione e confidenza agisce questa donna che tocca Gesù, approfittando dell’anonimato.
MOLTI MEDICI (26)
I medici del tempo usavano spesso metodi e medicamenti privi di efficacia.
GLI TOCCO’ IL MANTELLO (27)
Era credenza popolare che i guaritori possedessero un flusso magnetico capace di guarire e anche nella Chiesa si verificavano gesti come questo; leggiamo per esempio in Atti 19, 11: “ si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui”.
SE RIUSCIRO’….SARO’ GUARITA (28)
La virtù curativa di Gesù è l’ultima speranza per la donna. Sbaglia pensando che da Gesù possa uscire una forza magnetica, ma crede che lui possa guarirla. Ha fede anche se si tratta di fede imperfetta.
E ALL’ISTANTE (29)
Immediatamente la donna guarisce e si accorge di esser sanata.
AVVERTITA LA POTENZA (30)
Non è per una forza magnetica o magica che la donna guarisce, ma per il potere straordinario e miracoloso che solo Gesù possedeva.
CHI MI HA TOCCATO (30)
Gesù sa di aver operato un miracolo, ma si adatta al modo di pensare della donna, domandando chi lo ha toccato, per farle intendere che non al contatto fisico si deve la sua guarigione ma alla fede. Inoltre dà pubblicità all’accaduto, anche perché vuole dichiarare di fronte a tutti che non si sente impuro perché quella donna lo ha toccato e che egli non bada al “puro” e all’ ”impuro”, ma alla fede.
IMPAURITA E TREMANTE …DISSE TUTTA LA VERITA’ (33)
La donna ha timore perché è andata contro la legge e per aver agito di nascosto, ma la gratitudine prende il sopravvento sulla paura e dice la verità.
LA TUA FEDE TI HA SALVATA (34)
Gesù non biasima la donna per il suo comportamento, l’assicura che la guarigione è definitiva, e ne loda la fede che ha reso possibile il miracolo.
VA IN PACE (34)
Gesù si congeda con un tipico commiato del mondo semitico, che troviamo spesso nella Bibbia (es. 2 Sam 15, 9; Atti 16, 36), da questa donna che non appare più nel Nuovo Testamento. In seguito, nei primi secoli dopo Cristo la leggenda (Evangelo di Nicodemo) le ha dato il nome di Berenike (Veronica) e nel secolo XII le ha attribuito il particolare del velo con cui avrebbe asciugato il sudore di Gesù durante il cammino verso la crocifissione.
PERCHE’ DISTURBI? (35)
Mentre Gesù opera il miracolo in favore della donna, la figlia di Giairo muore. Coloro che comunicano la tragica notizia al padre pensano che l’opera di Gesù è ormai inutile. Per loro al più egli poteva guarire una malattia, ma certamente non poteva far tornare una morta in vita.
UDITO QUANTO DICEVANO (36)
Gesù invece, pur avendo sentito la notizia della morte, non si scompone ma esorta Giairo a non temere e a credere nonostante tutto
NON PERMISE A NESSUNO (37)
Al miracolo Gesù vuole che assistano pochi testimoni qualificati e sceglie Pietro, Giacomo e Giovanni. Saranno gli stessi testimoni della trasfigurazione (9, 2) e della preghiera nell’orto del Getsemani. (14, 33)
TRAMBUSTO E GENTE CHE PIANGEVA (36)
Oltre ai parenti, il cui dolore era spontaneo, non mancavano nella Palestina dei tempi di Gesù persone che per professione creavano un clima di lutto, con pianti e suono di flauto (Mt 9, 23).
NON E’ MORTA MA DORME (39)
Gesù, che non ha visto ancora la fanciulla, non sta facendo una diagnosi medica di morte apparente. Egli asserisce che si tratta di una morte non duratura, perché per lui nessuna situazione è irrimediabile e, siccome ha deciso di fare il miracolo, la morte della fanciulla è solo provvisoria, ed è paragonabile a un sonno.
ESSI LO DERIDEVANO (40)
I presenti che non credono in Gesù e sanno bene che la bimba è morta ritengono ridicola la sua asserzione e lo deridono. Questi spettatori, come tanti altri Giudei, non accettano se non quello che possono vedere e constatare, non hanno fede e quindi non possono nemmeno essere testimoni del miracolo della resurrezione che seguirà, e Gesù li caccia fuori.
PADRE E MADRE (40)
Al miracolo assistono con Pietro, Giacomo e Giovanni solo il padre, la madre e alcuni altri che hanno fede in Gesù.
PRESA LA MANO (41)
E’ il gesto abituale delle guarigioni, che non ha di per sé nessun effetto. Ciò che Gesù dice in aramaico e che Marco traduce, non è una parola strana, come quelle di cui si servivano certi guaritori dell’antichità ma un preciso comando di Gesù.
SUBITO LA FANCIULLA (42)
Al comando segue il ritorno alla vita immediato e completo. E’ tale lo stupore e la gioia dei genitori che dimenticano anche di dar da mangiare alla bambina.
ALZATI…SI ALZO.. GRANDE STUPORE (42)
I termini usati qui: alzarsi, stupore, li troveremo poi al momento della risurrezione di Gesù.
CHE NESSUNO VENISSE A SAPERLO (42)
Questo invito al silenzio che troviamo spesso nella prima parte del Vangelo di Marco è motivato dal fatto che i miracoli rivelano certamente la potenza di Gesù, ma non la sua vera identità. Per comprenderla bene bisogna attendere la passione e la croce e non è opportuno divulgare solo i miracoli per non presentare una visione sbagliata del Messia.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
DIO HA CREATO L’UOMO PER LA VITA
Il Signore è Dio della vita. Egli è il vivente e, nella creazione ha partecipato all’uomo la vita e ha messo in lui il desiderio insaziabile di vivere, che si scontra con la realtà drammatica della morte. La morte non è creatura di Dio. Essa infatti è in contrasto con la creazione, è la negazione della vita. Dio non può andare contro se stesso. La morte è entrata nel mondo a motivo del peccato. Ribellandosi a Dio, l’uomo tronca i suoi legami con la fonte stessa della vita e, quindi, si condanna all’autoannientamento. Il progetto di Dio non può però essere vanificato. L’onnipotenza del Signore trionfa sull’infedeltà dell’uomo. Con la venuta di Gesù, Dio sottrae l’uomo al dominio della morte. Guarendo l’uomo dai mali che lo affliggono, liberandolo dalla morte, Gesù si presenta come datore di vita. In lui, Dio viene incontro all’uomo e lo chiama a partecipare, al di là della morte, alla sua stessa pienezza di vita. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). “Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14, 6) (Giovanni Barberis)
VINCITORE DELLA MORTE
Cristo è venuto per strapparci al peccato, per rimettere a posto le cose, restaurando il primitivo progetto di Dio. Si è trovato quindi ad affrontare anche la morte. Ha seguito per questo una via paradossale: ha sconfitto la morte facendo sua la nostra condizione mortale. Ha affrontato questo nostro nemico sul suo stesso terreno. E’ morto lui stesso: ma solo per risorgere. Se fosse soltanto morto, ne sarebbe stato vittima anche lui e non ci avrebbe certo liberato. Invece nella sua vittoria pasquale la morte è stata inghiottita e annientata. Grazie a Cristo il nostro rapporto con la morte si trova radicalmente mutato. Essa ha ricevuto “nel duello con il principe della vita” un colpo mortale. In apparenza rimane intatta, in realtà è svuotata della sua sostanza. L’unione con Cristo ci apre al destino di una vita nuova. Ci dà la certezza che alla fine “ Colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti, darà vita anche ai nostri corpi mortali” (Rm 8, 11). Non è più la morte un destino tragico e ineluttabile: è una porta aperta sulla vita. C’è un fosso profondo e oscuro da saltare: ma al di là c’è la sponda del divino. Morire è spiccare un salto per cadere in Dio, nella luce e nella gioia senza fine. La morte è dunque un traguardo di speranza. Ma segna anche la fine del tempo in cui si può meritare. E’ un muro divisorio: al di qua c’è il merito, al di là il premio, la pena. E’ un pensiero stimolante che permette di cogliere tutta la preziosità della vita: come spazio lasciato alla libertà meritoria per l’edificazione di un destino eterno. (Mariano Magrassi)
CREDERE ALLA VITA
La vita non sta nel semplice fatto dell’esistere. Non basta esistere per dirsi vivi. Esistere è facile, perché venire al mondo non è un problema nostro: abbiamo aperto gli occhi al sole e ci siamo trovati subito nel fiume perenne della vita. Ma vivere è difficile, perché solo nell’autocoscienza l’esistenza si apre alla vita. Ecco perché, per le strade delle nostre città, girano persone che non sono mai nate; altre che sono morte molto tempo prima che la loro esistenza si fermasse; altre infine che continuano a girare in piena vivacità benché la loro esistenza si sia fermata da molto tempo. Oggi di fronte al problema della vita prevale il criterio della difesa personale: si crede nella vita per una questione di difesa. Dobbiamo ritornare all’apprezzamento della vita in sé. Il mondo è pieno di significati sbagliati, di interpretazioni errate, di vite senza un tracciato, di gesti senza uno scopo, di tetti senza mura, di esistenze senza vita. L’esperienza umana entra nella vita e se ne alimenta, se si sottopone costantemente al confronto con Dio, nella ricerca sincera della sua verità originale. Dice la Genesi: “e divenne anima vivente”. Così era l’uomo appena uscito dalle mani di Dio; così sarà, se vivrà rifacendosi di continuo alla sua sorgente, attingendo purezza alla fonte. Credendo in Dio e amandolo si scopre la vita; è come se si giungesse all’improvviso alla sorgente di tutto. L’uomo di oggi deve ritornare a questa riscoperta, per ritornare ad apprezzare la vita. (P. Rizzini)
DUE MONDI DIVERSI, LA STESSA NECESSITA’
Il Vangelo ci presenta due persone diverse che hanno la stessa esigenza. Il primo, Giairo, è un notabile, uno dei capi, occupa una posizione di prestigio, è stimato dalla gente. L’altra è una popolana, una delle tante, ritenuta “impura” per la sua malattia. Diversissimi, ma accomunati dalla medesima disperazione e dalla medesima impossibilità di vincere con le forze umane la tragedia che li travaglia. Ci fanno riflettere sul fatto che esiste un livello della vita umana in cui non c’è distinzione tra ricco e povero, tra persona stimata o rifiutata, tra uomo religioso e indifferente. Dove è in gioco la vita umana come totalità, come senso, come significato, l’uomo appare spogliato di tutti i suoi paludamenti e si mostra per quello che in fondo è: un essere bisognoso di una salvezza che non può darsi da solo. (Andrea Bellandi)
IL VIVERE E’ UN CONTINUO MORIRE
“ Il nostro vivere è un continuo morire. Che cosa sia propriamente la vita, noi lo ignoriamo in modo assoluto. Gesù invece era così pienamente e singolarmente vitale da poter dire: “Io sono la vita”. Per questo ha gustato la morte fino alla feccia, così però anche l’ha vinta “ (R. Guardini)
Gesù Cristo è venuto nel mondo e, attraverso la sua morte e risurrezione, rimane in esso presente per questo: perché gli uomini nuovamente “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). La guarigione dell’emorroissa, la risurrezione della figlia di Giairo, come quella di Lazzaro, non sono altro che segni visibili di quella guarigione e risurrezione che egli è venuto a portare nel cuore dell’uomo, per amore suo e del suo desiderio di vita: “Da quando egli è venuto sulla terra, la morte è divenuta soltanto un sogno. (G Crisostomo) (Andrea Bellandi)
LA STESSA CONDIZIONE RICHIESTA
Giairo e l’emorroissa hanno fiducia di ottenere quanto desiderano ma Gesù chiede un salto qualitativo alla loro fiducia, vuole che essa si trasformi in fede nella sua persona. E’ a questa condizione che essi possono sperimentare la sua salvezza. Gesù costringe la donna ad uscire dall’anonimato, cerca un dialogo personale con lei. La guarigione non è un evento magico. Il dialogo con lui fa intervenire la fede nella sua persona che supera la fiducia nella guarigione e la salvezza che la donna ottiene è ben più della guarigione. Giairo va da Gesù perché spera che gli guarisca la figlia, Gesù gli chiede una fede piena nella sua persona e Giairo crede che Gesù può anche risuscitare i morti e la bimba viene risuscitata. Per chi crede non ci sono più frontiere né di malattia né di morte. Ma il potere di Gesù di dare la vita non si esercita al di fuori della relazione personale con lui: egli vuole il dialogo della fede come ambiente in cui operare. E la fede è richiesta perché la vita non è un puro esistere, ma è amore della vita, è pienezza di valori e dono di felicità che viene da Dio (A, Bonora)
SPUNTI PARTICOLARI
La potenza di Gesù non ha limiti: libera dal travaglio della malattia e dalla tragedia della morte, e dà garanzia della liberazione definitiva.
Il ritorno alla vita della fanciulla è un segno della risurrezione finale. Che differenza c’è tra la resurrezione della fanciulla e quella di Gesù?
Molti toccarono Gesù, ma solo l’emorroissa fu guarita. Che cosa aveva di più degli altri?
Malattie, dolori, sofferenze, morte colpiscono tutti. In queste situazioni drammatiche alcuni perdono la fede, altri la rafforzano. Che pensare?
Giairo e l’emorroissa hanno fede in Gesù, anche se la loro fede è imperfetta. Quali imperfezioni noto nella loro fede?
Gesù vede la fede imperfetta, ma “non spegne la fiammella fumigante” (Is 42, 3) Si accontenta provvisoriamente della fede che è manifestata, spronando ad una più perfetta.
Anche oggi talora ci si attacca in modo quasi magico a tradizioni, a oggetti benedetti, a devozioni, a forme eccessive di religiosità popolare, si cercano affannosamente apparizioni e miracoli. Gesù non disprezza quello che di fede c’è sotto, ma invita ad elevarsi e ad arrivare a una fede che “crede pur non vedendo”. (Gv 20, 29)
Gesù operava davanti a tutti, ma alcuni non credevano in lui. Per credere è necessario non porre ostacoli. Riflettiamo su alcuni possibili ostacoli alla fede: mancanza di silenzio, orgoglio, autosufficienza, amor proprio, condizionamento dell’ambiente, superficialità, paura di compromettersi, di doversi impegnare, mancanza di volontà…….
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, che nel mistero del tuo Figlio povero e crocifisso hai voluto arricchirci di ogni bene, fà che non temiamo la povertà e la croce, per portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova. (Colletta 13 perannum B)
•Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia. Ascolta, Signore, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto. Hai mutato il mio lamento in danza. Signore, mio Dio, ti loderò per sempre. (Dal Salmo 29)
•Tu sei il modello e l’essenza dell’anima; tu sei il nostro Padre felice, il nostro re, il nostro Dio. Se ti guardiamo, Signore, non morremo. Se confessiamo il tuo nome, non rischiamo di perderci. Se ti preghiamo saremo esauditi. Rendici, Signore, il vigore della nostra forza primitiva, degnati di mantenerci in esso senza interruzioni, sino alla fine. Dacci la grazia di essere confermati, fortificati fino alla statura piena e fino al compimento perfetto. (Da una preghiera dei primi cristiani)
•Con le tue mani, o Padre d’amore hai modellato ogni cosa esistente, creata a immagine del Figlio diletto, tua gioia e vita nostra per sempre…Il male, il peccato: l’invidia mortale è entrata nel mondo, il nostro sembiante ha perso candore, ha conosciuto il dolore e la morte, ma non si cancella dal volto dell’uomo l’immagine santa del Figlio di Dio. La morte, la vita: un duello che Gesù ha concluso piegando la morte, là sulla croce, innalzando la vita il mattino di Pasqua, vestendoci nuovi di lui, del suo corpo risorto e glorioso a nostra difesa, sigillo che più non svanisce che attesa per noi: siamo figli immortali.
•Fà nascere in noi la fede che salva, che ti riconosce Figlio di Dio: la fede pura, semplice audace che sfida ogni ostile calcolo umano. Siamo feriti, ammalati, delusi, la morte ci tende i suoi gelidi lacci, ma tua sei la Vita, il nostro calore: attiraci a te, al tuo incontro di pace.
•Non solo un lembo del tuo mantello, ma tutto il tuo corpo possiamo toccare! Tu stesso ti offri, racchiuso nel pane, a chi con coraggio domanda il tuo cuore, tu che hai portato nella tua carne, il peso e il segno de nostro morire.
•E noi indegni veniamo alla mensa dove il tuo corpo è tempio d’amore, dove possiamo lasciarci incontrare, guardare e guarire e sentirci salvati, toccati da te nelle nostre ferite, colmati di fede che sa proclamare: tu sei il Messia, l’inviato da Dio a sollevarci dal nostro sonno, per ricrearci alla vita, alla fede, rifatti nuovi per la Speranza. (Preghiere di Suore Clarisse)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Siamo sempre ed in ogni caso difensori della vita.