Marco 6, 1-6: 1 In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di loses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 6, 1-6
Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La progressiva manifestazione di Gesù contrasta con l’incomprensione di coloro che gli sono più vicini umanamente: i parenti prima (3, 21. 30-35), i compaesani dopo. In questi primi versetti del capitolo 6 vediamo gli abitanti di Nazaret, che lo conoscono come un loro concittadino, col suo aspetto di uomo comune inserito nella vita di tutti i giorni e la sua provenienza da una famiglia umile e non riescono a comprendere quanto fa e dice.
ANDO’ NELLA SUA PATRIA (1)
Gesù va nella sua “patria”. Per “patria” allora si intendeva la città degli antenati, quindi per Gesù Betlemme, e anche il luogo della residenza abituale, che per Gesù era Nazaret. Di Nazaret appunto parla Marco Gesù non ci torna per visita, ma con i suoi discepoli, nella sua qualità di maestro e Messia.
DI SABATO.. NELLA SINAGOGA (2)
Il sabato era il giorno dedicato alla preghiera e all’istruzione religiosa, che si svolgeva normalmente nella sinagoga. Gesù approfittava volentieri di questa occasione per annunziare il suo messaggio (1,21-39).
STUPITI (2)
Lo stupore de compaesani è lo stesso degli scribi (1, 22-27). La profondità dell’insegnamento di Gesù e le opere che compie colpiscono e confondono perché non si capisce la fonte di così grande saggezza e di tanto potere. La questione è aperta sull’origine divina di Gesù.
DONDE GLI VENGONO QUESTE COSE (3)
Le tre domande dei nazaretani riguardano tutta la figura e l’opera di Gesù che era a conoscenza dei compaesani e non solo il discorso della sinagoga. Si meravigliano ma sono incapaci di risalire alla fonte. Anche loro sono catalogabili tra coloro di cui Gesù dice che hanno “occhi e non vedono, orecchi e non intendono” (4,12).
COSTUI IL CARPENTIERE (3)
Il termine greco è “tecton”, quello latino “faber”, termini che indicano un artigiano che lavora tutti i materiali, quindi un falegname o un fabbro o un muratore. Sul mestiere di Gesù nemmeno la tradizione è concorde, ma è molto probabile che fosse quello di falegname. La domanda ha una sottolineatura dispregiativa e suona più o meno cosi: “Come mai questo falegname viene a parlarci in nome di Dio”.
IL FIGLIO DI MARIA (3)
In bocca ebraica questa domanda non è comprensibile, perché si usava nominare una persona sempre con il nome del padre. Si possono fare alcune supposizioni. Viene fatto il nome della madre, perché probabilmente Giuseppe era già morto, però anche in questo caso si continuava a chiamare la persona col nome del padre, oppure Marco cerca di affermare la fede nella concezione verginale di Gesù, oppure le parole di questi paesani hanno una valore dispregiativo.
FRATELLO DI GIACOMO (3)
Di fratelli di Gesù si parla ripetutamente nel Nuovo Testamento. L’antica tradizione cristiana ha visto in questi fratelli e sorelle soltanto dei cugini o dei congiunti a vario grado di parentela. Si parla nel Nuovo Testamento di “fratelli del Signore” come di una categoria di persone che avevano una particolare posizione nella chiesa primitiva. I “fratelli” qui nominati, Giacomo, Giuda e Simone non sono probabilmente gli Apostoli che portano lo stesso nome.
E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI (3)
Gesù dirà ” beato chi non si scandalizzerà di me”. Nonostante quanto di straordinario vedono in Gesù i nazaretani non sono capaci di credere che Gesù è l’inviato di Dio perché, guardando alle sue umili condizioni familiari, non possono credere che Dio gli abbia conferito tanta autorità e dignità.
UN PROFETA (4)
L’espressione proverbiale che Gesù pronunzia ha molti riscontri nella verità storica. Molti profeti del Vecchio Testamento e molti missionari del Nuovo hanno fatto esperienza della prevenzione qui indicata.
E NON VI POTE’ OPERARE NESSUN PRODIGIO (5)
Mancava la fede che era la condizione necessaria che Gesù richiedeva sempre per i miracoli che dovevano aprire alla fede, e fare miracoli in mancanza di fede sarebbe stato in contrasto con la missione di Gesù. L’incredulità blocca ogni opera salvifica.
MA SOLO IMPOSE (5)
Qualche miracolo tuttavia lo fa, perché non è che non ne abbia la possibilità, ma si astiene dal far miracoli come rimprovero ai suoi compaesani.
E SI MERAVIGLIAVA (6)
L’ostinazione dei nazaretani è tanto forte da destare meraviglia persino in Gesù.
MEDIAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
INTERROGATIVI DELLA GENTE
Gesù va a Nazaret, la sua patria, e subito la gente si interroga su chi egli sia, dato che insegna nella sinagoga. La prima domanda riguarda il suo insegnamento: «Donde gli vengono queste cose?». La seconda domanda riguarda la sua sapienza: «E che sapienza è mai questa?». Come dire: è una sapienza che viene da Dio o che viene da Satana? Solo se la sapienza di Gesù viene da Dio, egli è il Messia. La terza domanda riguarda i miracoli compiuti da Gesù: i miracoli potrebbero essere fatti con un potere diabolico; oppure sono segni che Gesù possiede un potere da Dio? La quarta e la quinta domanda riguardano l’origine di Gesù: egli è l’artigiano e il concittadino che tutti conoscono, dunque come può essere il Messia? E tutti — commenta l’evangelista — si scandalizzavano di lui, cioè trovavano un ostacolo a credere nella sua messianicità. Gesù reagisce allo scetticismo dei suoi concittadini con un proverbio: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria». Gesù subisce la sorte di molti profeti, l’incomprensione e il rifiuto, l’incredulità. Per questo a Nazaret non fece nessun miracolo, perché i miracoli presuppongono un contesto di fede. Infatti soltanto la fede rende capaci di vedere in un fatto prodigioso la presenza di Dio. Gesù è il profeta e il modello del missionario cristiano, che deve aspettarsi accoglienze e rifiuti, come è avvenuto per Gesù. (Antonio Bonora)
GESU MAESTRO
Gesù è maestro, come tale si presenta e come tale è respinto; la meraviglia nasce negli ascoltatori, diviene in essi incredulità attraverso interrogativi successivi, ritorna ad essere meraviglia ma in Gesù, il quale si esprime con un proverbio: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». Qual è il senso profondo di questo proverbio? Esso svela la tendenza generale a svilire la verità profonda dell’uomo dietro i suoi dati anagrafici: nel momento in cui «si conosce» una persona, se ne misconosce il mistero; sapendone nome e indirizzo, si pensa che essa non abbia mistero. Ma eliminare o misconoscere il mistero della vita del prossimo (qualunque sia il suo dato anagrafico) vuol dire renderla senza storia, senza appigli ad un disegno; significa estromettere Dio, le sue entrate e le sue presenze misteriose dalla storia quotidiana. La fede però non è adesione a degli articoli astratti, ma capacità di vedere Dio dietro l’ordinarietà del quotidiano. I nazaretani conoscevano tutto di Gesù, le sue caratteristiche anagrafiche e sociali, eppure per loro Cristo rimane un enigma e come tale viene rifiutato. (Giuseppe
Pasini)
RIDUZIONI
Si può aggiungere che a Nazareth accettano Gesù come uomo, ma non come inviato di Dio. Accettano cioè una parte del mistero della sua persona, ma lo rifiutano nella sua integralità. È una cosa che abbiamo spesso sotto gli occhi. Cristo grande uomo, sì, ma Dio, no. Oppure: Lui sì, ma la Chiesa, no. Oppure: la Chiesa, come comunione sì, ma non la funzione gerarchica al suo interno. E così Cristo è fatto a pezzi. Parziale o totale il rifiuto è sempre tragico: spezza il rapporto vivo della fede. O si accetta tutto, o si rifiuta tutto. Quando poi non si osa rifiutare Cristo e la sua Verità, si cerca di addomesticarla per dare spazio alla nostra debolezza. Si cerca di ridurre il Vangelo a una dimensione “accettabile” edulcorandolo, riducendolo agli schemi della nostra piccola saggezza umana. Ma allora è il sale che non condisce più ed è solo buono ad essere calpestato dagli uomini. Al che il Poverello d’Assisi ribatte che il Vangelo bisogna prenderlo « ad litteram, sine glossa, diligenter »; cioè in altri termini: così come è, senza commenti che ne eliminino il “radicalismo”, e con la capacità di giocare noi stessi su quella parola. Solo così si ha quella piena accettazione del Cristo, che in linguaggio evangelico si chiama “fede”. (Giovanni Nervo)
GESU RIFIUTATO
Gesù è rifiutato perché è uno come tutti gli altri. Questo rifiuto non è una novità: è il trattamento riservato ai profeti. Gli ebrei aspettavano un Messia glorioso e “razionalmente” non potevano ammettere che uno che conoscevano e che viveva come un uomo qualunque fosse l’Inviato da Dio. Qualcosa di simile accade anche oggi, quando la gente più che alle virtù o al messaggio di uomini di valore, bada all’aspetto, che i media sanno pubblicizzare. Perché spesso i più vicini sono quelli che capiscono di meno gliinviati di Dio ? I Cristiani dovrebbero capire Gesù, ma talora anche loro per credergli vogliono segni mirabolanti, miracoli, apparizioni. Gesù non compie miracoli a Nazaret, perché non trova la fede. Non vuole forzare il cuore umano, ma vuole la sincerità di chi cerca la verità.
SCENA CHE SI RIPETE
Oggi si ripete questa scena del vangelo. Gesù non è accettato dai suoi né da quelli che sono fuori della Chiesa; è più comprensibile e scusabile la seconda cosa che non la prima. Noi che ci diciamo cristiani abbiamo bisogno di una fede viva in Gesù, perché non possiamo sperare che Cristo faccia meraviglie in noi, nelle nostre attività, nella nostra famiglia, comunità e ambiente, e nemmeno nei sacramenti, per magia e senza la nostra collaborazione e dedizione personale.
PROFETA DISPREZZATO
L’espressione di rimprovero con cui Gesù abbandona la sua patria – «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria…» – ci ricorda il dovere della comunità cristiana tutta di vivere la dimensione profetica, a partire dalla normalità della vita. Dove domina la logica della forza, dell’imposizione, della costrizione, la profezia deve proporre il costume della non violenza, di persuasione proprio di Gesù. Il vangelo induce più a convincere che a vincere. In un contesto dominato dal profitto, dalla ricerca spasmodica di guadagno, fa profezia chi si sforza di vivere la gratuità evangelica. Fa profezia soprattutto chi fa scelte radicali di distacco e di povertà, perché quelle scelte ci costringono tutti a interrogarci sul superfluo e sul necessario. In un mondo caratterizzato dalla caccia al privilegio e alla distinzione, dal corporativismo, è profezia accettare e promuovere l’uguaglianza tra le persone, in linea con la sostanziale dignità di tutti i figli di Dio. E se attenzione privilegiata deve esserci, questa va riservata a chi non ha altri titoli, per farsi valere, che quello della propria umanità sofferente e povera. (Antonio Bonora)
VISIONE DEI PROFETI
I profeti vedono alcune cose essenziali alla salvezza quando gli altri non le vedono ancora, oppure quando non le vedono più, e le gridano ai loro fratelli per scuotere le coscienze e aprire anche i loro occhi. I profeti sono sempre persone scomode, per la loro stessa funzione, perché chiedono un cambiamento: perciò c’è il pericolo che siano messi da parte, che sia emarginati. Se sono veri profeti del Signore non si ribellano: soffrono nel silenzio perché sanno che è la croce di Cristo che redime il mondo e che la sofferenza farà germogliare la parola nel tempo di Dio. Ma la comunità che rifiuta il profeta, come è successo a Nazareth e al popolo ebreo che hanno rifiutato Gesù, rimane impoverita di una voce che il Signore aveva mandato per la sua conversione. Anche qui la chiave di soluzione è l’amore: il vero profeta ama e perciò accetta la sofferenza; d’altra parte, chi ama accoglie il profeta. (Ernesto Menichelli)
SCANDALO DELLA GENTE
Lo scandalo dei contemporanei dì Gesù è direttamente paragonabile allo scandalo attuale nei confronti della chiesa. Anche accettando che Dio si sia reso presente nella persona di Gesù, appare tuttavia per molti inammissibile che egli abbia voluto legarsi a questa realtà così fragile e umana. Quante volte abbiamo sentito ripetere l’obiezione, che forse ha scosso talvolta anche noi: «Io credo in Gesù, ma non nella chiesa». Se è vero che, da un certo punto di vista, la fede cristiana non confonde le due realtà e crede propriamente soltanto in Cristo, rimane vero però che le due realtà non sono di fatto separabili; non si da una fede cristiana contro o anche a prescindere dalla chiesa, in quanto essa rappresenta la modalità storica, concreta, con cui Gesù stesso ha voluto rimanere presente – nello spazio e nel tempo – visibilmente nel mondo.
NON FECE MIRACOLI
“Colà, egli non fece molti miracoli, a causa della loro incredulità” (Mt 13,58). Queste parole ci insegnano che i miracoli si compivano in mezzo ai credenti, poiché “a chi ha sarà dato e sarà nell`abbondanza” (Mt 25,29), mentre invece tra gli increduli i miracoli non solo non producevano effetto, ma addirittura, come ha scritto Marco, non potevano produrlo. Fa` attenzione, infatti, a queste parole: “Non poté compiere alcun miracolo”; difatti, non ha detto: “Non volle”…. bensí: “Non poté”… (Mc 6,5), perché si sovrappone al miracolo che sta per compiersi una collaborazione efficace proveniente dalla fede di colui su cui agisce il miracolo, e che l`incredulità impedisca tale azione. Di modo che, è il caso di sottolinearlo, a coloro che hanno detto: “Per quale motivo non abbiamo potuto scacciarlo?”, egli ha risposto: “A causa della vostra poca fede” (Mt 17,19-20), e a Pietro che cominciava ad affondare, fu detto: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,31). (Origene)
PERCHE’ NON FECE MIRACOLI
Anche Luca da parte sua riferisce che non fece lí molti miracoli (cf. Lc 4,16-30). Ma, mi direte voi, sarebbe stato naturale e logico farli. Se Gesú aveva la possibilità di suscitare ammirazione – come in realtà avvenne -, per qual motivo non operava miracoli? Sta di fatto che egli non aveva di mira la propria gloria, ma il loro bene. Tuttavia poiché questo bene non si realizzava, Cristo trascurò la propria manifestazione per non aumentare il castigo dei suoi compaesani. Osservate dopo quanto tempo e dopo quale dimostrazione di miracoli egli torna presso di loro: ma neppur così lo accolgono, anzi si accendono piú vivamente di invidia. E perché allora, voi chiederete, Gesú ha operato qualche miracolo? L`ha fatto perché non gli dicessero: “Medico, cura te stesso” (Lc 4,23), e non affermassero che egli era avversario e nemico loro e disprezzava i suoi concittadini; non voleva infine sentir dire: Se avesse operato miracoli, noi pure avremmo creduto. Per questo egli opera qualche miracolo e in seguito si ritira, compiendo, da una parte, ciò che spetta a lui ed evitando dall`altra di condannarli piú severamente, (S. Giovanni Crisostomo)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, che riveli il tuo amore nel volto umano del Verbo fatto carne, vinci la nostra incredulità. Aiutaci a riconoscere in Gesù, l’uomo di Nazaret, la Sapienza venuta dall’alto, il prodigio della nostra salvezza e a comprendere dentro ogni situazione di debolezza e di fallimento la straordinaria possibilità della manifestazione del tuo regno.
•La nostra incredulità affidiamo al tuo cuore amoroso di Padre. Siamo gente testarda e dal cuore indurito, ancorata alla nostra superbia. Fa’ che sciogliamo i nodi del nostro orgoglio ostinato.
•Vogliamo incontrarti, poiché conosciamo che non abbandoni il tuo. popolo, ma sempre lo guidi con mano di Padre, col dono fedele dell’alleanza: il tuo volto d’amore: Gesù. Vogliamo incontrarti nella chiesa che soffre e vive l’amaro destino e la gloria gioiosa di lui, rifiutato e schernito, incompreso ed escluso per sempre dal cuore di chi non accoglie la logica strana del regno, del Dio che si incarna in un uomo, che pone forza e sapienza nella stoltezza del misero, nell’inapparenza del povero, nella mitezza del debole. (Suore Clarisse)
•Sia benedetto Dio, amante dell’uomo, che nei poveri rivela la sua ricchezza perché nessuno abbia di che gloriarsi davanti a lui. Si appoggia sui deboli per umiliare i forti. Sceglie gli stolti per confondere i sapienti. Così il granello di senape diventa l’albero che allieta un nuovo paradiso. Le più umili esperienze terrene offrono il nido in cui abita lo Spirito. Il fanciullo, modello del regno, si leva come una bandiera in mezzo alle genti. I pochi pani e i piccoli pesci, che un ragazzo reca nel suo cesto, si moltiplicano a nutrimento delle folle. Pescatori di lago diventano colonne e fondamento per portare il mondo. Una vergine di
Nazaret, paese da cui non veniva niente di buono, diventa regina dell’universo. (dal Catechismo degli adulti)
•A te che conosci la nostra debolezza: fa’ che abbiamo a confidare sempre nella tua grazia che manifesta la tua potenza anche dentro i nostri fallimenti.
•A te che comprendi le fatiche del nostro cuore: fa’ che ci apriamo alla verità della tua sapienza che illumina di speranza anche le situazioni impossibili.
•A te che privilegi i piccoli e i poveri: fa’ che ti sappiamo riconoscere nel quotidiano incontro con ogni fratello.
•A te che doni la vita alla chiesa tua sposa: fa’ che amiamo la nostra comunità cristiana, i nostri pastori, i nostri fratelli di fede come il luogo che tu scegli per comunicarti a noi.
•A te che fai di noi una nuova famiglia: fa’ che non ci chiudiamo dentro i nostri progetti, ma, aperti allo Spirito, testimoniamo con gioia “la potenza straordinaria che viene da Dio» e che opera sulla nostra debolezza. (Suore Clarisse)
•Perché abbiamo confinato la tua salvezza alla misura ella nostra consuetudine e dei nostri calcoli meschini, Signore, abbi pietà!
•Perché sei venuto nella nostra casa e ti abbiamo rifiutato, mettendo a tacere i tuoi profeti e facendo dormire la tua parola nelle nostre ceneri, Cristo, abbi pietà!
•Perché ti abbiamo rinchiuso in nomi vuoti d’anima, senza farci sorprendere dalla novità del tuo Spirito, della tua parola e della tua misericordia, Signore, abbi pietà!
•O Signore, Dio nostro, sorprendente nelle tue venute, sii tu il nostro rifugio e la nostra fortezza, e mantienici svegli in attesa del tuo amore. (Basilio Caballero)
•Signore Gesù, tu hai conosciuto l’incomprensione e i limiti della condizione umana. Con l’umiltà hai trionfato fino all’accettazione della croce. Insegna anche a noi ad accettare le prove del tempo presente, gli insuccessi, con serenità, affinché anche per noi la debolezza diventi forza, e l’umiliazione vittoria, (C. Berthes)
•Sei la palma di Cades, orto sigillato per la santa dimora, sei la terra che trasvola carica di luce nella nostra notte. Vergine, cattedrale del Silenzio, anello d’oro del tempo e dell’eterno: tu porti la nostra carne in Paradiso e Dio nella carne. Sei lo splendore dei campi, roveto e chiesa bianca sulla montagna….. Noi ti abbiamo ucciso il Figlio, ma ora sei nostra madre, viviamo insieme la risurrezione. (David Maria Turoldo)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Testimoniamo la verità di Cristo con l’onestà di vita, la carità, il dono di noi stessi, la bontà, il distacco dal danaro, il perdono….