Luca 10, 1-12. 17-20: 1 In quel tempo, il Signore designò altri settanta- due e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!” 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11 “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.12 Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città». 17 I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18 Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20 Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 10, 1-12. 17-20
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l`operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli»
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Solo Luca riferisce questa missione dei 72 discepoli. Però gran parte del materiale si trova in Matteo, nel contesto della missione dei dodici o altrove. E’ una missione parallela con autorità e compiti analoghi. 72, o 70 secondo alcuni codici, indica un gruppo vasto di discepoli. Nella riflessione cristiana successiva questo episodio viene trascritto negli schemi della missione cristiana al mondo dei pagani, infatti nella tradizione giudaica le nazioni che avevano sentito la proclamazione della legge sul Sinai erano 70. (Gn 10)
LI INVIO’ A DUE A DUE (1)
Luca indica Gesù come il Signore, che manifesta la sua dignità designando e inviando; designare (anadeicnumi) è un vocabolo giuridico e indica che l’incaricato ha validità giuridica. Anche l’essere inviati a due a due ha valore giuridico, la testimonianza di due è legale (Dt 19, 15: “essere sulla bocca di due testimoni”). I discepoli sono inviato come araldi del re, come veri precursori, sulla linea degli apostoli (9, 1), dove deve andare Gesù.
LA MESSE E’ MOLTA (2)
Gli uomini vengono paragonati alla messe, che deve essere raccolta per il regno di Dio. L’uso del termine “messe” per esprimere il giudizio di Dio è di origine profetica (Gl 4, 13). Il campo di missione della Palestina è l’inizio di un campo di messi ben più vasto e si estenderà ad “ ogni città e luogo”, e gli operai sono davvero pochi.
PREGATE IL PADRONE (2)
Dio dispone di tutto ciò che riguarda la messe. L’assunzione nel regno è opera sua, ed è lui che dona la vocazione. Perciò Gesù esorta a pregare Dio, perché susciti negli uomini lo spirito dei discepoli. La preghiera a Dio tiene desta negli annunciatori la consapevolezza che sono chiamati e mandati per grazia di Dio. (“per grazia di Dio sono ciò che sono”: 1 Cor 15, 10).
ANDATE: ECCO IO VI MANDO (3)
“Andate”, questa parola riassume tutta la missione: congedarsi, andare, operare. Io vi mando, l’”Io” domina la frase ed esprime il mandato di Gesù, e dietro Gesù indica la volontà di Dio.
COME AGNELLI (3)
Emerge subito il realismo di Gesù, diverso da tanti proclami propagandistici. Egli dice che la missione si svolgerà tra difficoltà. Dal punto di vista umano l’annunzio del vangelo non avverrà in situazioni rosee; come si trovò colui che li ha mandati, così vengono a trovarsi i discepoli, come agnelli in mezzo a lupi.
NON PORTATE BORSA (4)
L’equipaggiamento del missionario deve essere estremamente sobrio per diventare segno della scelta totalitaria e radicale. Non ci si deve fermare nella strada a salutare gli altri, usando i lunghi convenevoli orientali, perché il lavoro è urgente. Però Gesù suggerisce un nuovo saluto carico di un significato nuovo.
PACE QUESTA CASA (5)
Non è il semplice “shalon”, che anche oggi si scambiano gli ebrei, ma un saluto (Pace), che è segno del Regno di Dio, della vita, della novità, del rinnovamento di vita che il regno apporta, e in esso sta nascosta una potenza salvifica, una benedizione apportatrice dei beni di chi ha inviato, un augurio che opera ciò che indica.
UN FIGLIO DELLA PACE (5)
Le parole di pace operano ciò che esprimono, se trovano un “figlio della pace”, uno aperto alla salvezza, allora la pace si posa su di lui, come lo spirito riposava sui settanta anziani, con i quali Mosè lo condivise (Num 11, 25). La pace invece ritorna indietro se è rifiutata.
RESTATE IN QUELLA CASA (6)
I figli della pace ricambiano con l’ospitalità il dono portato dagli annunciatori. E questa ospitalità è in fondo un fatto di giustizia, perché il missionario è un lavoratore ingaggiato dal Signore ed ha diritto alla sua mercede. Questo principio verrà ribadito anche da Paolo, anche se lui preferisce non usufruirne. (1 Cor 9, 14-18; 1 Tm 5, 18)
MANGIANDO.. NON PASSATE (7)
Gli apostoli accettino ospitalità e vitto di chi li accoglie, senza andare a cercasi un alloggio migliore. La grande istanza dei missionari è l’annunzio del regno, non l’interesse personale.
QUANDO ENTRERETE (8)
L’orizzonte si amplia; oltre che della “casa” si parla anche della “città”; l’annunzio del vangelo si diffonde anche in ambiente ellenistico, e allora chi ospita può essere un pagano: anche in questo caso si mangi pure quanto viene offerto, senza tener conto di cibi puri o impuri, cosa che per i cristiani non ha più significato. Così pare che Luca interpreti questo comando del Signore. Per la missione fra i pagani questa libertà di coscienza aveva un profondo significato. (Vedi anche
Atti 11, 3) I Discepoli devono dire e fare quanto dice e fa Gesù: curare i malati e annunziare il regno che sta per venire. L’avvicinarsi di Gesù è infatti l’avvicinarsi del Regno di Dio.
E NON VI ACCOGLIERANNO (10)
Ma quando i discepoli non saranno accolti dovranno pubblicamente e solennemente dichiarare la loro separazione e il loro anatema. I giudei scuotevano la polvere dai loro piedi, quando, venendo da un paese pagano volevano entrare nella terra santa della Palestina; con ciò volevano dire che tra Israele e i pagani non c’era nulla in comune. Una città che non accoglie il messaggio di Cristo si estranea dal popolo di Dio. Il gesto è segno di una rottura definitiva e di un giudizio che Dio sta per pronunziare contro di loro. Paolo e Barnaba faranno questo gesto ad Antiochia di Pisidia. (Atti 13, 51)
SAPPIATE PERO’ (11)
L’annunzio conclusivo che il Regno di Dio si avvicina, è come dire che è ancora possibile la conversione, ma che è l’ultima possibilità.
IO VI DICO (12)
La colpa di colui che rifiuta Gesù e i beni del Regno è maggiore della colpa di Sodoma. La minaccia del giudizio è chiara ed inequivocabile: la decisione si compie nell’accettazione del messaggio.
GUAI A TE CORAZIN (13-16)
Seguono i versetti 13- 16 con i “guai” a Corazin, Betsaida e a Cafarnao (13-15). Queste tre città formavano il Nord-est del lago di Genesaret, entro il quale l’attività di Gesù si era sviluppata al massimo. Di tale attività vengono messi in rilevo in particolare i miracoli, nei quali si era manifestata la potenza divina di Gesù. Corazin e Betsaida non hanno fatto buon uso della grazia avuta. Le città pagane Tiro e Sidone erano ritenute come centri del materialismo e non avevano ricevuto le grazie delle città della Galilea; se Dio le avesse visitate, gli abitanti avrebbero fatto penitenza, vestendosi di crine e sedendosi col capo cosparso di cenere, atteggiamenti che erano segno di lutto e di penitenza. Perciò Tiro e Sidone nel giudizio saranno trattate con mitezza, Corazin e Betsaida con inesorabile giustizia.
I 72 TORNARONO (17)
Luca registra subito la conclusione della missione. I discepoli tornano “pieni di gioia”, perché hanno esperimentato la potenza dello Spirito Santo nelle loro stesse azione, e chiamano Gesù “Signore”, perché solo pronunziando il suo nome avevano costatata la vittoria sui demoni ostili al regno.
VEDEVO SATANA (18)
Negli esorcismi dei discepoli appare manifesta la vittoria del Regno di Dio sulle potenze sataniche e spezzata la potenza di satana. L’espressione: “ Vedevo Satana …“ ricorda quanto è detto in Isaia 14, 12 riguardo alla caduta di Nabucodonosor: “Sei a terra reciso.. sei precipitato nell’abisso, nel profondo sottoterra”. Non è detto quando Gesù vide questo. Forse si può pensare al momento della tentazione. La vittoria su satana è frutto della passione e morte, e nella parusia ci sarà il definitivo esautoramento di satana.
VI HO DATO IL POTERE (19)
Serpenti e scorpioni ricordano il deserto attraversato da Israele (Dt 8, 15), e indicano la tentazione, minaccia alla nostra libertà. Il Messia cammina su vipere e aspidi (Salmo 91, 15) e dà questo potere anche ai discepoli e poi a 72. Il senso di questo potere è specificato dall’asserzione: “sopra ogni potenza del nemico”. Satana usa ogni potenza per danneggiare gli uomini, ora la sua ostilità non può più nuocere, poiché è sorto il regno di Dio ed è presente una potenza più grande e più forte che vince satana. Paolo in Romani 8, 37-39 dirà: “In tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati“
I VOSTRI NOMI SONO SCRITTI (20)
E’ più importante essere amati da Dio che schiacciare il nemico. Il motivo supremo della gioia sta nel poter aver parte al regno di Dio, nel ricevere la vita eterna, nell’essere in comunione con Dio.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
INVIO’ A DUE A DUE
Il nostro Signore e Salvatore, fratelli carissimi, a volte ci istruisce con le parole, alle volte con dei fatti. Le sue azioni diventano precetti, quando tacitamente, con ciò che fa, c`indica ciò che dobbiamo fare. Eccolo che manda i suoi discepoli a predicare a due a due. Perché son due i precetti della carità, carità verso Dio e carità verso il prossimo, e perché ci sia amore, ci vogliono almeno due persone. L`amore che uno ha per se stesso, nessuno lo chiama carità; dev`essere diretto a un altro, perché lo si chiami carità. Il Signore manda i discepoli a due a due, per farci capire che se uno non ha amore per gli altri, non deve mettersi a predicare. (Gregorio Magno, Hom., 17, 1-4.7 s.)
LA MESSE E’ MOLTA
Sentiamo ora che cosa dice il Signore ai suoi predicatori: “La messe è molta, ma gli operai son pochi. Pregate dunque il padrone della messe, che mandi operai nella sua messe” (Lc 10,2). La messe è molta, ma gli operai son pochi. Non lo possiamo dire senza rammarico. Son molti quelli che son disposti a sentire, ma son pochi a predicare. Il mondo è pieno di sacerdoti ma nella messe è difficile trovarci un operaio, perché abbiamo accettato l`ufficio sacerdotale, ma non facciamo il lavoro del nostro ufficio. Ma riflettete, riflettete, fratelli, alle parole: “Pregate il padrone della messe, che mandi operai alla sua messe”. Pregate per noi, perché possiamo lavorare adeguatamente per voi, perché la nostra lingua non desista dall`esortare, perché, dopo aver preso l`ufficio della predicazione, il nostro silenzio non ci condanni. Spesso infatti la lingua tace per colpa dei predicatori; ma succede anche altre volte che, per colpa di chi deve sentire, la parola vien meno a chi deve parlare. A volte la parola manca per la cattiveria del predicatore, come dice il Salmista: “Dio disse al peccatore: Perché osi parlare della mia giustizia?” (Sal 49,16); e alle volte il predicatore è impedito per colpa degli uditori.(Gregorio Magno)
NON PORTARE BASTONE
Gli apostoli hanno ordine di non portare il bastone: questo è quanto Matteo ha creduto di dover scrivere (cf. Mt 10,10). Cos`è il bastone, se non l`insegna della potestà che si porta innanzi, e lo strumento che vendica il dolore? Quindi ciò che l`umile Signore, “nell`umiliazione” infatti “il suo giudizio è stato innalzato” (Is 53,8), – ciò che l`umile Signore, ripeto, ha prescritto ai suoi discepoli, essi lo adempiono con la pratica dell`umiltà.
Li ha inviati infatti a seminare la fede non con la costrizione, ma con l`insegnamento; non spiegando la forza del potere, ma esaltando la dottrina dell`umiltà. Ed ecco, egli ha giudicato opportuno aggiungere all`umiltà la pazienza; egli infatti, conforme alla testimonianza di Pietro, “ingiuriato non ricambiava l`ingiuria, percosso non restituiva il colpo” (1Pt 2,23). (Ambrogio, In Luc., 7, 59.62 s)
DITE: PACE A QUESTA CASA
“In qualunque casa entriate, dite anzitutto: Pace a questa casa!” (Lc 10,5; Mt 10,12), perché il Signore stesso vi entri e vi si stabilisca come in casa di Maria (cf. Lc 10,38-42; Gv 12,1-8), e poi vi soggiornino con i suoi discepoli in quanto discepoli. Questo saluto costituisce il mistero di fede che risplende nel mondo; per esso, l`inimicizia è soffocata, la guerra fermata e gli uomini si riconoscono reciprocamente…… Su coloro, però, che ricevono solo esteriormente la parola di saluto, le cui anime non recano l`impronta di membri di Nostro Signore, il saluto si spande come una luce mutata da coloro che la ricevono, cosi come i raggi del sole lo sono ad opera del mondo. Questo saluto…..Nostro Signore lo inviò insieme con i suoi discepoli, quale precursore, perché esso ristabilisca la pace e, avvolto dalla voce degli apostoli, suoi inviati, prepari la via davanti a loro. Esso veniva seminato in tutte le case per adunarne e smistarne le membra; esso entrava in tutti coloro che lo ascoltavano per separare e mettere a parte i figli che riconosceva come suoi; restava in essi e denunciava coloro che gli si dimostravano estranei, poiché, una volta seminato in questi ultimi, esso li abbandonava…. Esso non si trasformava in coloro che lo accoglievano, manifestando in tal modo che i doni del donatore erano stabili e sicuri. Presente in coloro che lo davano e in quelli che lo accoglievano, quel saluto non subiva né diminuzione, né divisione. Del Padre, esso proclamava che è vicino a tutti e in tutti della missione del Figlio, che egli è tutto intero presso tutti e che la sua fine è presso il Padre. Immagine del Padre, quel saluto non ha cessato di predicare, cosí come non ha cessato di essere proclamato, fino all`avvento della certezza che adempie le figure tipiche, fino a quando la verità non metterà fine alle immagini e le ombre vengano respinte dal corpo stesso, e i simboli dispersi dalle rappresentazioni vere. (Efrem, Diatessaron, 8,)
PERCHE’ RALLEGRARSI
“Non rallegratevi però perché i demoni vi obbediscono; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti in cielo” (Lc 10,20); quando invero questo avvenga per opera sua (di Cristo), anche se con la nostra volontà ed impegno, dobbiamo esser convinti che siamo stati aiutati da lui. Non dunque è necessario che ogni fedele scacci i demoni o susciti i morti o parli le lingue, bensí colui che è fatto degno di un carisma per una causa utile in vista della salvezza degli infedeli, i quali, spesso, non per la esatta spiegazione mediante discorsi ma ad opera di segni si convertono, e quelli che precisamente sono degni di salvezza. (Constitutiones Apostolor. VIII, 1, 3 s.)
IL CUORE DELLA MISSIONE
L’orizzonte del messaggio del brano evangelico di oggi è molto più ampio di come si è soliti interpretate. In quei 72 Gesù impegna nell’invio tutto il suo gruppo, ogni componente del nuovo popolo di Dio, la chiesa, che si raduna intorno al lui. Non si tratta neanche di un invito limitato nel tempo e nello spazio: si rivolge ad “ogni città e luogo”, e la prospettiva è quella dell’universalismo del Vangelo, “fino agli estremi confini della terra”. E’ un invio, dunque, in cui siamo coinvolti anche noi come discepoli battezzati nel Signore e confermati nello Spirito Santo. Dice il Vaticano II: “La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre (Ad Gentes). Tutti noi battezzati dobbiamo essere coscienti che la stessa nostra esistenza cristiana è e deve essere segno della premura del Padre “in ogni città e luogo” dove viviamo; e questo non per un lusso di chi ha tempo, ma come conseguenza del nostre essere cristiani. Un uomo senza voce noi lo chiamiamo un muto; un cristiano che non sa di essere parola buona del Padre nel suo ambiente, che non ricorda l’invio che ha ricevuto come battezzato e confermato, è anche lui spiritualmente muto. Chi ci scuote da questo torpore è la preghiera, alla quale Gesù assegna un ruolo primario nell’esercizio della missione. Egli stesso pregava sempre prima di agire, entrava cioè in contatto profondo col Padre per avere maggiore coscienza della sua missione. “ Pregate il padrone della messe”: l’invio è pressante e vale per tutti noi “operai” della messe, perché battezzati e confermati. La preghiera ci unisce alla premura del cuore del Padre e ci risuscita la chiamata. (Umberto Proch)
PACE A QUESTA CASA
Inviando i discepoli in missione, Gesù mette loro sulle labbra questo saluto: “ Pace a questa casa”, E soggiunge: “ Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui”. Allora vuol dire che quel saluto non è una parola vuota: è veicolo di una realtà divina che viene comunicata, la pace appunto. La pace è una realtà offerta dall’apostolo. Nel nostro piatto linguaggio questo termine evoca solo l’assenza della guerra. Nel linguaggio biblico indica invece la pienezza dei beni che il Messia è venuto a portare. A questa larga accezione si atteneva Papa Giovanni XXIII nella Pacem in terris, sostenendo che è “pacifico” un mondo in cui non solo c’è ordine (la “tranquillità dell’ordine”, come diceva Agostino) e unità, ma soprattutto c’è giustizia e pace. La pace è un dono divino che ha nel Signore la sua unica fonte. L’uomo da sé è impotente a costruirla, può attingerla solo dalla comunione con Dio. Escludendo o ignorando il “Principe della pace” non avremo mai una fraterna convivenza. E la pace sociale può essere costruita solo da uomini profondamente pacificati nell’intimo, grazia all’amore e alla gioia che il Risorto comunica. (Mariano Magrassi)
QUANDO NON VI ACCOGLIERANNO
Non tutti accoglieranno l’annunzio di “pace” mandato da Gesù e preferiranno l’esclusione dal suo regno. Il missionario deve essere preparato anche al rifiuto. E’ uno dei temi angosciati del vangelo di Luca. Il missionario deve sapere con tutta chiarezza: l’annunzio messianico portato da lui è di Gesù, e il rifiuto che eventualmente gli viene riservato non riguarda lui ma Gesù: “Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me” (Lc 10, 16). E tuttavia, per un misterioso piano provvidenziale, anche il rifiuto concorrerà alla diffusione della salvezza. Il pensiero va spontaneamente ai popoli pagani, simboleggiati da Tito e Sidone (10, 13, 14); respinto dai suoi, Gesù sarà accolto dagli altri popoli della terra, e la Chiesa, anticipo del regno di Dio, si diffonderà fra le genti. (Mauro Laconi)
MESSE MOLTA. OPERAI POCHI
Anche oggi la messe è molta e gli operai sono pochi. Che fare? Come ha fatto Gesù, che aveva dodici apostoli e inviò 72 discepoli, sei per ogni apostolo, si può fare anche oggi. Perché deve fare tutto perno esclusivamente sul sacerdote? Se pastori e laici si proponessero questo obiettivo: il sacerdote in parrocchia fa solo quello che non possono fare i laici, non moltiplicheremmo le forze attive nella pastorale? E’ il metodo di evangelizzazione dei missionari in terra di missione. (Giovanni Nervo)
UN MESSAGGIO PER TUTTI
Tutti, come Chiesa, nessuno escluso, siamo chiamati a vivere la vita cristiana con responsabilità educativa, pastorale e missionaria, e non in termini solitari. La fede, come sequela di Gesù, è fonte di missionarietà e di annuncio. Non si danno nella comunità discepoli del Signore Gesù “navigatori solitari”.
LI INVIO’ IN OGNI CITTÀ’
I battezzati sono inviati ad annunziare il Vangelo in “ogni città”, in tutte le situazioni di vita, in ogni momento dell’esistenza; sono missionari sempre, a casa, nel lavoro, nell’impegno, nel divertimento.
NON PORTATE BORSA…NON SALUTATE
Oggi, come agli inizi della Chiesa i missionari non devono essere prigionieri di interessi, di preoccupazioni troppo personali, di legami, per poter annunziare in piena libertà il Vangelo. E l’annunzio ha sempre una particolare urgenza: non si può tergiversare o rimandare.
CURATE, DITE, SCUOTETE LA POLVERE
Chi, in coerenza col battesimo ricevuto, vuole essere un autentico missionario deve “curare, dire e scuotere la polvere”, cioè annunciare la buona notizia con le parole e con la vita e non allinearsi alla mentalità corrente. Il missionario è diverso per ciò che pensa e in ciò che fa.
PACE A QUESTA CASA
C’è in giro troppa gente senza pace, agitata per mille preoccupazioni e senza punti di riferimento. Annuncia e riceve la pace, che è dono di Dio, chi ascolta la Buona Novella, vi aderisce e ama il prossimo come un fratello.
IO VEDEVO SATANA
Gli annunciatori del Vangelo sono inseriti nel grandioso progetto del Regno, iniziato con Gesù e vivo e splendete nei suoi santi. Il regno di satana invece è già debellato con la morte di Cristo in croce; durante la storia umana ha ancora capacità di male, ma la sua sorte è definitivamente segnata e nel suo avvenire c’è l’eliminazione.
PIENI DI GIOIA
La nostra è un’epoca senza gioia. Forse c’è allegria ma non gioia, perché la gioia viene dal profondo, ha a che fare con la fede e viene da Dio. Nulla e nessuno può toglierci la gioia che Dio vuole donarci, eccetto noi stessi con il peccato che è la vera causa di ogni tristezza.
CHIESA LEGGERA
Così vuoi che sia la tua chiesa: leggera e libera come il vento, chiesa povera, di poveri, per i poveri, chiesa sempre in missione, essa stessa missione vivente che attraversa tutte le civiltà senza mai confondersi con esse, pronta a scuotere i calzari e andare altrove; fatta tutta a tutti, nel rispetto di tutte le culture, perché tutti si sentano fratelli. (David Maria Turoldo)
ALTRE RIFLESSIONI
Gli operai della messe, cioè gli apostoli della salvezza, sono un dono da chiederà Dio I discepoli di Gesù devono essere distaccati dai beni della terra. Essi sono predicatori della pace.
Chi respinge il messo di Dio rifiuta Dio stesso e la sua pace.
Il missionario deve essere preparato anche al rifiuto. Ma il rifiuto al suo annunzio è rifiuto a Gesù.
Scuotere la polvere dai calzari: ultimo tentativo profetico di scuotere l’indifferenza.
La felicità dei missionari non è nell’avere avuto successo, ma nel vedersi annoverati, perché annunciatori del Vangelo, nel numero degli eletti.
Gesù designa anche ora i suoi discepoli come faceva durante la sua vita terrena
La chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto trae origine dalla missione del Figlio, e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno del Padre. (Ad gentes)
La chiesa ha per unica missione di rendere presente Gesù Cristo in mezzo agli uomini. Essa deve annunziarlo, mostrarlo, darlo a tutti. Il resto non è che un di più. Ma quello che essa è in se stessa, bisogna sia anche nei suoi membri. Quella che essa è per noi, lo deve essere anche per mezzo nostro. (H De Lubac)
Ogni cristiano è un inviato di Cristo per annunziare il Vangelo e instaurare il regno di Dio sulla terra. Ne siamo intimamente convinti?
In quale modo diamo testimonianza della nostra fede? Con uno spirito di dolcezza e di umiltà?
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Manda dunque nella tua messe gli operai che annunzino con apostolico coraggio la tua parola.
•I tuo vangelo, annunziato dai battezzati, si diffonda e sia accolto con onore e tutti i popoli conoscano te, unico vero Dio e Colui che ci hai mandato Gesù Cristo tuo Figlio.
•Signore Gesù suscita nella tua Chiesa lo zelo per la salvezza degli uomini e anima molte persone generose perché donino la propria vita per la diffusione del Vangelo.
•Signore Gesù che hai chiamato chi hai voluto, chiama molti di noi a lavorare con te. E, se chiami qualcuno di noi per consacrarlo tutto a te, il tuo amore riscaldi questa vocazione, fino dal suo nascere, e la faccia crescere e perseverare fino alla fine. (Giovanni Paolo II)
•Ti preghiamo, Signore, per i giovani, perché con generosità si rendano disponibili a discernere la vocazione personale che Dio ha affidato a ciascuno e non abbiano timore di rispondere come il profeta: “Ecco, manda me”.
•Invia, Signore, il tuo Spirito che riempia di amore e di zelo il nostro cuore, perché siamo degni apostoli del tuo nome e tutte le genti conoscano a amino te, unico vero Dio.
•O Dio, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo Regno, rendici liberi, poveri ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con lui il giogo soave della croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te. (Colletta 14 domenica d. anno C)
•Cristo non ha mani ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi. Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini nei suoi sentieri. Cristo non ha labbra. ha soltanto le nostre labbra, per raccontare di sé agli uomini di oggi. Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto, per condurre a sé gli uomini. Noi siamo l’unica bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’unico messaggio di Dio scritto in opere e parole. (Preghiera del secolo XIV)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Ricordiamoci che noi battezzati siamo tutti missionari.