Giovanni 6, 41-51: 41 In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42 E dicevano: «Costui non è’8 forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». 43 Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
(Bibbia Cei: Versione 2007)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 6, 41-51
Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?». Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell`ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Nel discorso di Cafarnao Gesù si presenta come il nuovo Mosè che dona il “pane” e anche come il pane di sapienza e di rivelazione, che nutre coloro che vanno a lui nella fede. Ed infine si presenta come la fonte eucaristica di vita eterna per tutti coloro che mangiano la sua carne e bevono il suo sangue.
IO SONO IL PANE DELLA VITA (35)
Gesù conclude con l’autorivelazione: “ Io sono il pane della vita”.
CHI VIENE A ME (35)
Venire a Gesù significa credere in Lui. E Gesù estingue la fame e la sete di chi crede. La fede poi è grazia e dono (6, 39) e insieme impegno morale (7, 17).
AVETE VISTO E NON CREDETE (36)
Purtroppo gli ascoltatori che hanno visto il segno dei pani moltiplicati, l’hanno frainteso per mancanza di fede.
NON LO RESPINGERO’ (37)
“Tutto ciò ”che il Padre mi dà “ significa: “ il popolo” che il Padre ha affidato a Gesù. Nessun membro di questo popolo verrà cacciato, cioè nessuno andrà incontro alla perdizione. Se qualcuno andrà in rovina non sarà colpa del Figlio.
SONO DISCESO DAL CIELO (38)
Gesù ha preso un corpo come il nostro per portare a compimento la volontà del Padre che vuole tutti salvi.
VITA ETERNA E IO LO RISUSCITI (40)
Il Padre vuole che chi riconosce il Figlio (v. 36) e crede in Lui abbia la vita eterna e la risurrezione finale.
I GIUDEI MORMORAVANO (41)
I Giudei, cui qui si fa cenno, sono in verità Galilei e sono chiamati “Giudei”, perché avversano Gesù. Essi non comprendono ciò che Gesù ha detto e mormorano come già avevano fatto i loro progenitori ai tempi dell’esodo.
NON E’ FORSE IL FIGLIO DI GIUSEPPE (42)
Credono di conoscere bene Gesù, ma di fatto non lo conoscono.
NESSUNO…SE NON LO ATTIRA IL PADRE (43)
Gesù corregge il modo di pensare degli ascoltatori. La fede corrisponde ad un’attrazione interiore del Padre.
STA SCRITTO NEI PROFETI (45)
Questa verità è proclamata anche dal profeta Isaia (54, 13) il quale asserisce che tutti saranno ammaestrati da Dio. Questa predizione del profeta vale per tutti.
CHIUNQUE HA UDITO E IMPARATO (45)
Chi accetta questo insegnamento e accoglie l’attrazione di fede che avviene per la grazia di Dio, in particolare attraverso la rivelazione di Gesù, può credere e andare al Cristo.
NON CHE ALCUNO ABBIA VISTO IL PADRE (46)
Questa attrazione non avviene attraverso una visione diretta di Dio, perché Dio lo vede solo il Figlio (1, 18). Chi quindi ascolta Gesù, viene sicuramente, come mai prima d’ora, ammaestrato da Dio.
CHI CREDE HA LA VITA ETERNA (47)
La vita eterna è un bene della salvezza che viene ora donato a chi crede.
IO SONO IL PANE DELLA VITA (48)
Il motivo è che per il credente il cibo dell’immortalità è ora Gesù. E’ Lui il pane della vita.
CHI NE MANGIA NON MUOIA (50)
Anche chi mangiò la manna morì, come tutti gli altri mortali. Invece chi mangia il pane che discende dal cielo, cioè chi va a Gesù, chi crede in Lui, ha la vita “vera”, che è sempre vita eterna e non conosce la morte.
IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO (51)
Gesù è il pane vivo che dà la vita. Con la fede si entra in possesso di questo pane che dà la vita.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ATTIRATI DAL SIGNORE
“Non mormorate tra voi: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,43-44). Con queste parole il Signore ci annunzia una grande grazia. Nessuno va a lui se non è attirato. Non cercare di giudicare chi è che sarà attirato e chi è che non lo sarà, né di stabilire perché uno sarà attirato e un altro non lo sarà, se non vuoi sbagliare. Accetta queste parole e cerca di capirle. Non sei attratto dal Signore? Prega per esserlo. Cosa veniamo a dire, fratelli? Che se siamo attirati a Cristo, allora crediamo nostro malgrado, cioè è per effetto della costrizione, non per effetto della nostra libera volontà? In verità, si può entrare nella chiesa contro la propria volontà, e, contro la propria volontà si può essere indotti ad avvicinarci all`altare e a ricevere i sacramenti; ma non si può credere contro la propria volontà… (Agostino, Comment. in Ioan., 26,2.4.10.13)
ATTIRATI DALLA GIOIA
Quando ascolti: «Nessuno viene a me se non è attirato dal Padre», non pensare di essere attirato tuo malgrado. La tua anima è attirata anche dall`amore. Non dobbiamo temere di essere rimproverati da quanti stanno attenti alle parole, ma restano lontanissimi dalla interpretazione delle cose divine, i quali, a proposito di questo passo delle sante Scritture, potrebbero dirci: In qual modo credo di mia volontà se sono attirato da Dio? Io rispondo: Non sei attirato per mezzo della volontà, ma per mezzo della gioia. Che significa essere attirati per mezzo della gioia? “Metti nel Signore la tua gioia, ed egli ti darà ciò che domanda il tuo cuore” (Sal 36,4). Si tratta di una certa qual gioia interiore, cui è nutrimento quel pane celeste. Se il poeta ha potuto dire: «Ciascuno è attirato dal suo piacere» (Virgilio, Egl., 2), – ho detto piacere, non necessità, gioia, non costrizione -, con quanta maggior ragione possiamo dire noi che l`uomo è attirato a Cristo, in quanto in esso trova la gioia della verità, della beatitudine, della giustizia, della vita eterna, tutto ciò insomma che è Cristo medesimo? Se il corpo ha i suoi piaceri, perché l`anima non dovrebbe avere i suoi? Se l`anima non avesse i suoi piaceri, il salmista non direbbe: “I figli dell`uomo spereranno sotto la protezione delle tue ali; si inebrieranno per l`abbondanza della tua casa, e, tu darai loro da bere alla fonte delle tue delizie; perché presso di te è la fonte della vita e nella tua luce vedremo la luce” (Sal 35,8ss). Dammi un cuore che ama, ed egli capirà ciò che io dico. Dammi un cuore che desidera, un cuore affamato e assetato che si sente in esilio in questa solitudine terrena, un cuore che sospira la fonte della sua eterna dimora ed egli confermerà ciò che dico. Ma se io parlo a un cuore gelido, egli non potrà capirmi. E tali erano coloro che mormoravano… (Agostino, Comment. in Ioan., 26, 2.4.10.13)
CHI CREDE IN GESU HA LA VITA ETERNA
“In verità, in verità vi dico, chi crede in me ha la vita eterna” (Gv 6,47). Ha voluto rivelare la sua natura. Avrebbe potuto dire piú brevemente: Chi crede in me avrà me stesso. Cristo è infatti vero Dio e vita eterna. Chi crede in me, egli dice, viene in me; e chi viene in me, ha me stesso. Cosa intende, Cristo, dicendo «ha me stesso»? Intende, avere la vita eterna. Colui che è vita eterna accettò la morte, ha voluto morire: ma nella tua natura, non nella sua. Egli ha ricevuto la natura carnale da te, in modo da morire per te. Ha preso la carne dagli uomini, ma non nel modo in cui la prendono gli uomini. Egli, che ha il Padre nel cielo, scelse una madre in terra: in cielo è nato senza madre, in terra è nato senza padre. La vita ha accettato la morte, affinché la vita uccidesse la morte. Dunque «chi crede in me – dice – ha la vita eterna»; non la vita che appare manifesta, ma quella che sta nascosta. Perché la vita eterna, cioè il Verbo, «in principio era presso Dio, ed era Dio il Verbo, e la vita era la luce degli uomini». Lui che è vita eterna, ha dato la vita eterna alla carne che aveva assunto. E` venuto per morire e nel terzo giorno è risuscitato. Tra il Verbo che accetta di farsi carne, e la carne che risuscita, la morte è annientata… (Agostino, Comment. in Ioan., 26, 2.4.10.13)
PANE DISCESO DAL CIELO
“Io sono il pane vivo, io che sono disceso dal cielo” (Gv 6,51). Cioè sono vivo perché discendo dal cielo. Anche la manna era discesa dal cielo: ma la manna era un simbolo, questo pane è la verità. “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò, è la mia carne per la vita del mondo (ibid.). Come la carne, cioè gli uomini, potevano comprendere il Signore che dava al pane il nome di carne? Egli chiamava carne ciò che la carne non può comprendere, e tanto meno lo comprende in quanto chiama il pane carne. Per questo essi inorridirono, e dissero che era troppo, e che non era possibile. «E` la mia carne – disse – per la vita del mondo». I fedeli conosceranno il corpo di Cristo, se non trascureranno di essere essi stessi il corpo di Cristo. Che divengano il corpo di Cristo, se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Solo il corpo di Cristo vive del suo Spirito. Cercate di capire, fratelli, quanto ho detto. Tu sei un uomo, hai lo spirito e hai il corpo. Chiamo spirito ciò che è chiamato anima, grazie alla quale l`uomo è uomo: infatti l`uomo consta di anima e di corpo. Hai dunque uno spirito invisibile, mentre il corpo è visibile. Dimmi: è il tuo spirito che vive del tuo corpo, o il tuo corpo che vive del tuo spirito? Mi rispondano coloro che vivono (e chi non può rispondere, io non so se egli vive); è il corpo che vive del mio spirito. Tu vuoi vivere dello Spirito di Cristo? Sii nel corpo di Cristo. Forse che – obietti – il mio corpo vive del tuo spirito? Il mio corpo vive del mio spirito, e il tuo del tuo. Il corpo di Cristo non può vivere se non dello Spirito di Cristo. Questo ci dice l`apostolo Paolo quando ci spiega la natura di questo pane: “Un solo pane, un solo corpo siamo noi, anche se siamo molti” (1Cor 10,17). (Agostino, Comment. in Ioan., 26, 2.4.10.13)
GRANDE MISTERO D’AMORE
Oh, grande mistero d`amore! grande simbolo di unità! grande legame di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere, e ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri nel corpo, e parteciperà alla vita. Non fugga la unione con gli altri membri, non sia un membro corrotto che merita di essere tagliato, non sia un membro difforme di cui il corpo debba vergognarsi, sia bello, sia composto, sia sano, si unisca al corpo e viva di Dio e per Dio: si affaticherà sulla terra, ma per regnare, dopo, in cielo. (Agostino, Comment. in Ioan., 26, 2.4.10.13)
MEMBRA DI CRISTO
Egli ha affermato che il calice, il quale è sua creatura, è il suo sangue sparso per noi, con cui aumenta il nostro sangue; e che il pane, il quale appartiene al creato, è il suo corpo, con il quale alimenta i nostri corpi. Se dunque il calice mescolato e il pane preparato ricevono il Verbo di Dio e si compie cosí l`Eucaristia del sangue e del corpo di Cristo, con cui cresce e si rafforza la sostanza della nostra carne, come possono negare che la carne può accogliere il dono di Dio, che è la vita eterna? Essa si nutre del sangue e del corpo di Cristo, è membro di lui. Lo dice il beato Apostolo nella lettera agli Efesini: “Siamo membra del suo corpo.” (Ef 5,30). Non parla di un corpo invisibile e spirituale – “uno spirito infatti non ha né ossa né carne” (Lc 24,39) -, ma di un vero organismo umano che consta di carne, nervi e ossa; e che si nutre del calice che è il suo sangue e cresce con il pane che è il suo corpo. (Ireneo Lione, Adv. haer., 5, 2, 2-3)
I CORPI RISORGERANNO
Come il legno della vite, piantato in terra, dà frutto a suo tempo, come il grano di frumento, caduto in terra e marcito, sorge molteplice per opera dello Spirito di Dio che tutto contiene – vite e frumento che, per la sapienza di Dio, servono alla vera utilità dell`uomo, perché accogliendo la parola di Dio diventano l`Eucaristia che è il corpo e il sangue di Cristo: allo stesso modo i nostri corpi, nutriti dell`Eucaristia, deposti in terra e qui dissolti, risorgeranno a suo tempo perché il Verbo di Dio elargirà loro la risurrezione a gloria di Dio Padre. Egli circonda dell`immortalità questo corpo mortale e dona gratuitamente l`incorruttibilità a questo corpo corruttibile, perché la virtù di Dio si mostra nella debolezza. E questo affinché non ci avvenga di gonfiarci, come se avessimo da noi stessi la vita, e di innalzarci contro Dio con animo profondamente ingrato. E sapendo che per sua magnanimità e non per nostra natura vivremo in eterno, affinché non succeda mai che menomiamo la sua gloria. (Ireneo di Lione, Adv. haer., 5, 2, 2-3)
STESSA OFFERTA
L`offerta è la stessa, chiunque la faccia sia Pietro, sia Paolo; è la stessa che Cristo diede ai discepoli e che fanno oggi i sacerdoti. La nostra non è affatto inferiore a quella, perché non sono gli uomini a farla santa, ma il Cristo in persona che santificò la prima. Come le parole, che disse Cristo, sono le stesse che dice il sacerdote oggi; cosí la messa è la stessa, come il battesimo è ancora lo stesso. E tutta opera della fede. Scese lo Spirito nel centurione Cornelio, perché aveva creduto. Questo, come quello, è corpo di Cristo. Chi pensa che questo lo sia di meno non sa che Cristo è presente e opera nei sacramenti. (Giovanni Crisostomo, In II ad Timoth., 2, 3 s.)
L’ATTRAZIONE DEL PADRE
“Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato” Questi spinge fortemente e dolcemente ad aderire a Gesù, come al suo supremo dono, alla concretizzazione e sintesi del suo amore. L’attrazione è come una luce penetrante o una forza luminosa che porta al credente la consapevolezza sul vero valore dell’opera di Cristo. L’attrazione del Padre, come pure quella di Cristo sulla croce è la conduzione alla “verità intera” (cioè a Gesù), da parte dello Spirito, vanno di pari passo con la libera risposta umana. Pertanto il motivo dell’incredulità è fatto risalire alla tenebra presente nell’intimo dell’uomo e facente un tutt’uno con lui. (Benito Marroncini)
RICONOSCERE UNA PRESENZA
Gesù, in quanto risorto è adesso e sempre vivente Signore del mondo, protagonista della storia umana per sempre. La risurrezione infatti non lo proclama soltanto come un essere sopravissuto a se stesso grazie alla forza della sua parola e dei suoi esempi e come tale evocabile tra amici. L’evento della Pasqua, atto esclusivamente e insondabilmente divino, lo costituisce Signore. La sua presenza attuale è quella di colui che ha vinto la morte, perché ha vinto il peccato ed opera oggi per comunicare a tutti la sua vittoria, col suo corpo e sangue dati per noi che sono diventati cibo e bevanda dei suoi discepoli. Gesù è presente nell’Eucaristia non al modo di un oggetto, ma nel modo di una persona, la più attiva e influente di tutte, benché paradossalmente nella forma esteriore di una cosa comune messa a disposizione di tutti: quella del pane che si può prendere, spezzare, mangiare, buttare. Gesù risorto è oggi, proprio perché sotto il segno del pane e attraverso di esso dato come cibo, colui che guida la storia al suo compimento mediante i suoi discepoli che egli nutre nel pellegrinaggio verso la Gerusalemme nuova e la patria sicura, dalla vita provvisoria alla vita eterna.
CAMMINARE NELL’AMORE
La comunione eucaristica ha lo scopo di farci “camminare nella carità”, nel modo che anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in un” sacrificio soave “. Fermarsi nell’intimità personale con Gesù è certo ottima cosa, a cui lui stesso ci invita. Festeggiare la fraternità con lo spezzare insieme il pane è aspetto essenziale e gratificante della celebrazione eucaristica. Ma la sosta serve anche a riprendere il cammino, appunto rianimati nella carità dalla forza di colui che l’ha vissuta fino all’estremo limite delle forze umane. (Vittorio Croce)
I SACRI TESTI
Per accogliere Gesù di Nazaret, dobbiamo rileggere con accresciuta attenzione i sacri testi, specialmente il Nuovo Testamento. Ci serve una passione sempre più grande per la Bibbia. Leggerla, meditarla è un compito che dobbiamo portare avanti in chiesa, durante le sacre celebrazioni, ma indubbiamente anche in casa, per conto nostro o partecipando alla “scuola della Parola”. Non dobbiamo fare delle modifiche di testa nostra, a niente. Ci serve il nudo Vangelo, ed esso è lì, nel testo, quale ce lo ha custodito la Chiesa nei secoli. (Giovanni Locatelli)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Tu, che «ci hai amato e hai dato te stesso per noi» (Gal 2,20), non permettere che soccombiamo sotto la prova e ritorna a svegliarci nuovamente, a offrirci il tuo pane e la tua acqua perché, mangiandone, la forza del tuo Spirito in noi ci doni di continuare il cammino.
•Ci sono molte vie per incontrare il Signore, o meglio egli viene incontro a noi attraverso le mille evenienze di ogni giorno. Nel cuore di Dio c’è solo una preoccupazione; «Che nessuno vada perduto» (Gv 6, 39) e Gesù viene a noi «offrendo se stesso in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2) perché «chi crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,15).
•Certo, Signore, quando tu vieni a noi in un modo che non avremmo immaginato, come facciamo a capire? Noi ti abbiamo già «classificato» in certe categorie mentali e ti riconosciamo solo se hai quei termini di confronto. La «folla» affamata dei nostri bisogni concreti ti può riconoscere solo se tu «sfami» le proprie esigenze di «carne». Ora i «giudei», profondi conoscitori e «dottori della Legge», «mormorano» perché sono smarriti nei meandri del loro sapere. La nostra mente, il nostro pensiero, sono sgomenti di fronte a te, Gesù, che ti presenti come «pane disceso dal cielo». Addirittura ti proponi come «carne da mangiare per la vita del mondo»!
•Siamo esterrefatti ogni volta che tu ci chiedi di andare al di là delle pure conoscenze mentali e noi continuiamo a ripeterci le «coordinate» logiche di chi tu sei, da dove vieni, dove abiti… Da bravi «osservatori» non abbiamo mai fatto né più né meno di ciò che ci hanno detto e ci siamo compiaciuti di noi stessi perché tutto è in «regola», gonfiato la nostra mente, così che noi già «sappiamo», già «conosciamo» e non abbiamo più nulla da imparare, nemmeno da te, che ora ci parli di un Padre che «non vediamo».
•Perdonaci, Signore, perché invece di «camminare nella carità», siamo «bronzi tintinnanti di tutti i misteri e della scienza» (I Cor 13,1). Non abbiamo «gustato» la tua Parola nel silenzio lasciandoci «irradiare il volto», ma ne vogliamo la spiegazione precisa, esatta. Abbiamo «rattristato lo Spirito con il quale ci hai segnato» (Ef 4,30) perché di fronte a ciò che non capiamo ci siamo chiusi. Ci sei apparso pazzo e insensato, Gesù, e così non ti abbiamo incontrato; ci siamo arenati nel deserto arido e spoglio e ci siamo intorpiditi, abbagliati dalla caligine della nostra mente.
•«Gesù rispose: non mormorate tra di voi». Aiutaci, Signore, a non «mormorare», a non rifiutare il dono che tu ci fai, anche se non capiamo, anche se tutto può sembrarci assurdo. Aiutaci, Signore Gesù, a crederti, ad ascoltarti, a guardarti senza paura perché «i nostri volti non siano confusi» (Sal 33,6). Aiutaci ad offrirti la nostra povertà, a riconoscerla e ad accettarla e poi a «gridare a te per essere liberati dalle angosce» della nostra intelligenza superba.
•Gesù, che ti fai pane per la nostra fame, noi vogliamo adorarti. Prostrati nella nostra confusione, smarriti, cerchiamo nel buio della mente di ripeterci la tua parola di fuoco, perché in noi tutto divenga accogliente disponibilità. Donaci, ti preghiamo, il tuo Spirito, perché per la forza della sua luce, la chiarezza della verità che tu sei ci invada e abbatta ogni nostra resistenza.
•Abbiamo divorato, con «i nostri padri», ogni dono raccolto lungo il pellegrinare nel deserto quotidiano, ma in noi sono rimasti solo germi di corruzione e di morte. Ora tu ci dici: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo». Sì, Gesù, tu sei il pane disceso dal cielo, sei l’amore disceso nell’abisso del nostro nulla, pronto al nostro «grido» di implorazione e di perdono.
•Tu sai, Signore, che ci fa paura la nostra povertà, ma aiutaci a credere che tu sei quel pane, che quel pane è vita, e che è da quel pane che viene la vita al mondo, affinché non moriamo in eterno, affinché in te, per te e con te conosciamo il Padre, e a te ritorniamo «in ogni tempo con la tua lode sulla nostra bocca». (Preghiere di Suore Clarisse)
•Ti glorifichiamo., Dio amante della vita, perché Cristo è il luogo del nostro incontro con te nella fede. Il pane che le nostre mani dividono è già il germe di un mondo nuovo nel quale gli uomini sono fratelli, e il calice del nostro ringraziamento è il sangue di Gesù, sparso per la salvezza del mondo.
•Ti lodiamo, Padre, perché l’eucaristia preannuncia l’incontro definitivo alla mensa del tuo regno, perché il tuo Spirito da nuova vita ai nostri cuori, e perché la parola di Cristo ci spinge a comunicarci con il suo corpo e il suo sangue, garanzia sicura di vita eterna. (Preghiere di
Basilio Caballero)
•Chi mangia del tuo pane ha già in sé la vita permanente: questo il cibo per varcare dal tempo all’eterno; mentre porti a compimento tu stesso, o Cristo, il nostro esodo: Figlio di Dio, accompagnaci nell’attraversata, perché non moriamo. (David Maria Turoldo)
•Dio, Padre nostro celeste, tu dai il Figlio tuo come cibo ai tuoi figli qui in terra. Insegnaci a comprendere il valore di questo dono e a rispondere premurosamente all’invito che ci è rivolto di «prendere e di mangiare», affinché, fortificati dal pane di vita, possiamo avanzare senza mai venir meno e arrivare all’eredità che tu hai promesso. (Charles Berthes)
•Ti adoro devotamente, Dio nascosto, che sotto questi segni a noi ti celi. A te tutto il mio cuore si sottomette perché nel contemplarti tutto viene meno. La vista, il tatto, il gusto non ti intendono, ma la sola tua parola noi crediamo sicuri. Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio.
Nulla è più vero di questo Verbo di verità. (Adoro te devote)
•Cristo lascia la sua memoria; ciò che ha fatto nella cena noi lo rinnoviamo. Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza. È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in corpo, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma oltre la natura. (Dal Lauda Sion)
•Ostia salutare, che apri la porta del cielo; ci incalzano aspre battaglie: dacci forza, portaci aiuto. Al Signore uno e trino sia gloria eterna: ci doni la vita senza fine nella patria celeste. Amen. (O salutaris ostia)
Ave vero corpo, nato dalla Vergine Maria, che tanto hai patito immolato sulla croce per l’uomo, dal cui fianco trafitto sono sgorgati acqua e sangue: sii per noi chi ci precede nella prova della morte. O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù, figlio di Maria. (Ave verum)
•Tu, o Maria, hai saputo accogliere lo Spirito Santo con l’anima aperta. Tu l’hai accolto per la fede, credente alla sua azione meravigliosa nel tuo corpo. Tu l’hai accolto con l’abbandono del tuo essere, dandoti completamente alla sua potenza d’amore. Tu l’hai accolto senza posa durante tutta la tua vita, ascoltando la sua voce misteriosa e seguendo i suoi insegnamenti. Aiutaci ad ascoltarlo nel segreto del nostro cuore. Mostraci la via della docilità al suo insegnamento. (Jean Galot)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accettiamo Gesù, pane del cielo, Dio e uomo, rileggendo, meditando il vangelo e vivendo secondo le sue indicazioni.