Luca 12, 32-48: 32 In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. 33 Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34 Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. 35 Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36 siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vestì ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà cosi, beati loro! 39 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». 41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42 Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire cosi. 44 Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “II mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 12, 32-48
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell`alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell`uomo verrà nell`ora che non pensate». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Qual è dunque l`amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l`aspetta e in un`ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Libertà di fronte ai beni
Dopo la parabola dell’agricoltore stolto, segue una quarta raccolta di detti (32-48) sulla libertà che i discepoli devono avere di fronte ai beni e nel compiere il proprio dovere quotidiano, cercando il regno di Dio, e la parabola sulla vigilanza e responsabilità (35-48). (Vedi: Mt 24, 42-51)
NON TEMERE PICCOLO GREGGE (32)
Il Signore ora dice “non temere”, rivolto ad un pugno di discepoli, che è proprio un “piccolo gregge”; il motivo della sicurezza sta nella benevolenza (eudokia) di Dio.
E’ PIACIUTO AL PADRE (32)
La schiera dei discepoli è un piccolo gregge. Nonostante il suo numero esiguo sarà questo piccolo gregge che riceverà potere e signoria su tutti i regni; esso è infatti il regno dei santi dell’Altissimo. (Dn 7, 27) Per decreto di Dio il piccolo gregge è destinato a cose grandissime, nonostante la sua insignificanza.. La sicurezza della vita sta nella benevolenza del Padre: “Nessuna creatura ci potrà separare dall’amore di Dio in Gesù Cristo Signore nostro (Rm 8, 39). L’eterno amore del Padre assicura ai discepoli il Regno.
VENDETE (33)
Rimane aperto l’interrogativo: come si possono raccogliere i tesori per Dio. La risposta è: “vendete ciò che avete e datelo in elemosina “, per raccogliere un tesoro in cielo. La distribuzione dei beni, secondo la traduzione ebraica, è l’unico modo per riscattare il possesso dei beni e dargli un significato religioso. (cf 3, 11; 6, 30; 7,5; 11, 14, ecc).
UN TESORO INESAURIBILE (33)
Il tesoro che si raccoglie in cielo non va perduto. Il forziere non si logora né si buca, il tesoro stesso non viene meno, non è esposto a ladri e alle forze distruttrici. Ciò che l’uomo fa per Dio non va perduto, una vita vissuta per Dio diventa vita eterna.
DOV’E’ IL VOSTRO TESORO (34)
Questa sentenza è una conclusione: non si può dividere il proprio cuore. In fondo qui è tutto una questione di cuore: non è il tesoro per sé stesso che è capace di darci salvezza e gioia, ma il cuor con le sue scelte di fondo, che permette al dono di Dio di diventare salvifico. Occorre avere un cuore libero, puro, circonciso per poter appetire e scoprire il tesoro.
Vigilanza
La pericope, che inizia col versetto 35, si aggancia alla precedente e va fino alla fine del capitolo (59). Il distacco e la condivisione dei beni hanno pure un rapporto con la fine dei tempi; il Regno è donato dal Padre, ma siamo sempre in attesa e la povertà è un mezzo per manifestare la sua presenza e affrettare la sua venuta. Secondo alcuni commentatori con 12, 35 ha inizio una nuova sezione, che andrebbe fino a 13, 21.
SIATE PRONTI (35)
Il versetto 35 introduce due piccole parabole: quella del padrone che rientra di notte (36-38) e quella del ladro che viene di notte (39-40). E’ necessario tenersi pronti in tenuta da viaggio (in Es 12, 11 per celebrare la Pasqua è necessario avere i fianchi cinti), e andare incontro al Signore che passa
SIATE SIMILI (36)
I discepoli trovano un esempio di questa disposizione nel servo in attesa del suo padrone che torna di notte. Allorché il padrone picchia, il servo deve essere già alla porta per aprire ed introdurlo, perciò sta lì e tiene succinta la lunga veste e la lampada accesa. Per il discepolo ciò significa che deve essere senza impedimento morale, ricolmo di frutti di giustizia, pronto a seguire immediatamente il Signore che viene a giudicare.
BEATI QUEI SERVI (37)
Due volte tali servi sono detti “beati” e tra i due “beati” è detto ciò che attende i servi vigilanti: Dio li servirà, li farà partecipi della sua gloria, della gloria del Regno, che spesso viene paragonata ad un banchetto. L’atteggiamento del padrone con i servi richiama quanto Gesù fece in Giovanni 13, 5.
E SE GIUNGENDO (38)
Il tempo delle venuta è lasciato nella massima indeterminatezza. Non è detto se il Signore verrà oggi o domani: ma è certo che verrà all’improvviso.
SAPPIATE BENE QUESTO (39)
Un altro esempio ammonisce alla continua vigilanza. Il ladro che scava il passaggio sotto il muro di una casa palestinese fragile, aperta e senza fondamento, arriva senza preavvisare, dato che se il padrone sa quando viene gli impedirebbe di scavare e di entrare nella sua abitazione.
E VOI TENETEVI PRONTI (40)
La conclusione ribadisce la richiesta della vigilanza nei confronti dell’imminente parusia, sottolineando l’imprevedibilità del momento, in cui giungerà.
LA DICI PER NOI O ANCHE PER TUTTI (41)
La strana domanda di Pietro pone in risalto il fatto che gli Apostoli hanno una posizione diversa, e forse Pietro pensa che hanno una promessa ormai sicura e senza pericoli. La risposta di Gesù non è diretta, ma con la parabola dice che ciò che è un dovere per tutti lo è a maggior ragione per chi nella comunità ha una responsabilità. Forse questo è un brano redazionale con cui Luca vuole ribadire che gli ammonimenti di Gesù sono per tutti, e che chi ha più doni, ha anche più obblighi.
L’AMMINISTRATORE FEDELE (42)
Gli apostoli sono “amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1) e dall’amministratore si pretende “che sia fedele” (1 Cor 4, 2). Essi danno prova di fedeltà se hanno avvedutezza, se hanno in mente la venuta del Signore, se considerano che può venire da un momento all’altro, se pensano che devono rendere conto. Due devono essere le qualità di questi amministratori (oikonomos): la fedeltà e la prudenza.
BEATO QUEL SERVO (43)
Chi è fedele ha una ricompensa che va oltre ogni limite (cf 19, 17-19 9), la gloria escatologica, un regnare assieme al Signore.
MA SE QUEL SERVO DICESSE (45)
Ma questo amministratore ha anche pericoli e tentazioni: il dubbio circa il ritardo, l’approfittare della propria posizione di privilegio, fino a sfruttare gli altri, fino a strumentalizzarli, fino ad assumere atteggiamenti insipienti.
LO PUNIRA’ CON RIGORE (46)
La punizione di questo servo: avrà un posto tra gli infedeli, verrà consegnato alle pene dell’inferno.
IL SERVO CHE, CONOSCENDO (47)
Il giudizio dipende dalla misura della consapevolezza del dovere e della propria responsabilità. Agli Apostoli è stato dato di sapere più degli altri, perciò a loro sarà chiesto di più.
CHE, NON CONOSCENDOLA (48)
Ma anche chi non è iniziato ai piani e ai pensieri del Signore, sarà punito, anche se di meno, perché, anche se poco, qualche cosa tuttavia ha conosciuto di ciò che avrebbe dovuto fare, ma non lo ha fatto.
A CHIUNQUE FU DATO MOLTO (48)
La misura di quanto Dio esige dagli uomini è dato dalla misura dei doni di cui Dio lo ha fornito. Tutto ciò che l’uomo riceve, è un bene affidatogli perché lo commerci.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL CAMMINO DELLA VITA
Non vi sembra che la vita sia una via lunga e distesa e quasi un cammino segnato da tappe? Il cammino ha inizio col parto materno e finisce col sepolcro, dove, chi prima chi dopo, arrivano tutti; alcuni dopo aver fatto tutte le tappe, altri già alle prime. Dalle altre strade, che menano da una città all`altra, si può uscire, ci si può fermare, se uno lo vuole; questa invece, anche se volessimo rimandare il percorso, trascina i viandanti senza posa alla meta prestabilita. E neanche è possibile che uno che è uscito dalla porta e s`è messo sulla via, non raggiunga la meta. Ciascuno di noi, appena uscito dal seno materno, è preso dal fiume del tempo, lasciandosi sempre indietro il giorno vissuto, senza possibilità di ritorni. Noi ci congratuliamo degli anni che passano e alle diverse tappe siamo felici, come se guadagnassimo qualche cosa e ci sembra bello, quando uno da ragazzo diventa uomo e da uomo diventa vecchio. Ma dimentichiamo che tutto il tempo che abbiamo vissuto è un tempo che non abbiamo piú; cosí a nostra insaputa la vita si consuma, sebbene noi la misuriamo dal tempo che è passato via. (Basilio di Cesarea, Hom. Quod mund, 2 s., 5)
CURIAMO LE COSE “ VERAMENTE NOSTRE”
E non pensiamo quanto sia incerto quant`altro tempo ci voglia concedere colui che ci ha mandato a fare questo viaggio e quando ci aprirà le porte d`ingresso alla dimora stabile e che dobbiamo tenerci sempre pronti a partire di qua. Ci dice, però: “Tenete la corda ai fianchi e la lucerna accesa siate simili ai servi che aspettano il ritorno del padrone e si tengono pronti, in modo che gli possano aprire, appena bussa” (Lc 12,35-36)… Tralasciamo le cose inutili e curiamo le cose che sono veramente nostre. Ma quali sono le cose veramente nostre? L`anima, per la quale viviamo e che è intelligente e il corpo, che il Creatore ci ha dato come veicolo per passar la vita. Questo è l`uomo, una mente in una carne complementare. Questo vien fatto dal Creatore nel seno materno. Questo viene alla luce col parto. Questo è destinato a dominare sulle cose terrene. Le creature gli sono sottoposte, perché eserciti la virtù. Gli è data una legge, perché rassomigli al suo Creatore e porti sulla terra un segno della disciplina del cielo. Di qui viene. Questo è chiamato al tribunale di Dio, che lo ha mandato; è chiamato in giudizio, riceverà la mercede di ciò che fa nella vita. E le virtù saranno cosa nostra, se saranno diligentemente fuse con la natura; e non ci abbandonano, se non le cacciamo con i vizi, e ci vanno innanzi alla gloria futura e mettono tra gli angeli chi le coltiva e splendono eternamente sotto gli occhi del Creatore. Le ricchezze invece e i titoli e la gloria e i piaceri e tutta la turba di queste cose che crescono ogni giorno per la nostra insipienza, non vennero alla vita con noi e non ci accompagnano all`uscita; ma in ogni uomo rimane fisso e certo, ciò che fu detto dal giusto: “Sono uscito nudo dal seno di mia madre e nudo tornerò” (Gb 1,11). (Basilio di Cesarea, Hom. Quod mundanis, 2 s., 5)
SORVEGLIARE LA VITA
Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano, e non si sciolgano i vostri fianchi, ma siate pronti. Non sapete l`ora in cui nostro Signore viene (cf. Mt 24,42-44). Riunitevi spesso cercando ciò che conviene alle vostre anime non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete perfetti in ultimo. (Didachè, 16, 1-8)
CHI HA ABBANDONATO LA VIA VERA
Qual mai vantaggio ho tratto io dal mondo e quei che son nel mondo cosa acquistano? Invero nulla, nudi vivranno nei sepolcri, nudi risorgeranno e tutti incorreranno in giudizio, perché la via vera hanno abbandonato, la luce del mondo, il Cristo intendo; le tenebre hanno amato, e camminare in esse han preferito essi che non hanno accolto la luce che nel mondo s`è diffusa, che il mondo non può cogliere o vedere. (Sirneone Nuovo Teologo, Hymn., 28, 48-56)
GENTE DEL REGNO
Questo brano liturgico è preceduto dall’invito a cercare il regno (cercate…il regno di Dio.. e queste cose voi saranno date in aggiunta), che è donato al piccolo gregge (non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il Regno). Chi fa parte del Regno deve far circolare i beni e darli in elemosina (vendete… date in elemosina; riceverete un tesoro inesauribile nei cieli). Verso il regno si deve tendere come al più grande tesoro (Dov’è il vostro tesoro, là è il vostro cuore).
VIGILANZA
E’ necessaria la vigilanza. Tre parabole sulla vigilanza. Prima: “pronti con la cintura ai fianchi, e le lucerne accese”. Seconda: “ tenetevi pronti perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”. Terza: “amministratore fedele e saggio”.
PELLEGRINI DELL’ASSOLUTO
“ Questo mondo è solo un ponte; passi sopra, ma non costruisci la tua dimora” dice un proverbio orientale. L’esperienza più elementare ci dice che tutto ciò che ci circonda è sotto il segno della provvisorietà. Tutti i valori terreni mi sfuggono di mano, come l’acqua che filtra tra le dita, senza che io la possa trattenere. La stessa vita non sfugge a questa legge. “ Il nostro uomo interiore va in rovina”, dice Paolo senza mezzi termini. Ma la fede non si ferma a questa constatazione. Ne prende atto senza drammi, ma con forza e serenità. Sa infatti che “ se il nostro uomo esteriore si fa disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno (2 Cor 4, 16). Si rinnova ancorandosi all’Assoluto. Se le cose passano, e con esse passiamo anche noi, bisogna aderire con amore alle realtà permanenti. L’Assoluto è la vetta verso cui camminiamo. “Esso solo è vero” diceva Leon Bloy e aggiungeva: “ Non è solo un abisso sull’eternità, ma ad un tempo l’unico punto di partenza e il capolinea. Si parte da Dio per andare a Dio, ed è il solo spostamento che abbia un senso apprezzabile, un’utilità” e noi siamo tutti “ pellegrini dell’Assoluto”. Per Pietro, il fedele è uno che corre incontro alla “beata speranza”, “attendendo e affrettando la venuta del Giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno, e gli elementi incendiati si fonderanno” (2 Pt 3, 11-12). Quaggiù siamo come attendati, in pellegrinaggio verso l’Assoluto. (Mariano Magrassi)
VITA, UN DRAMMA A DUE ATTI
La vita è considerata allora come un dramma in due atti: il primo si svolge nel tempo e finisce presto, l’altro nell’eternità e durerà sempre. L’uno ha valore solo in quanto è in funzione dell’altro. Cedendo la parola ad Agostino: “ La Chiesa conosce due vie… una della quali è nella fede, l’altra nella visione; una nel tempo del pellegrinaggio, l’altra nell’eternità della dimora: una nella fatica, l’altra nel riposo; una lungo la strada, l’altra nella patria. La vita diventa così una gioiosa vigilia.
Abramo incarna meravigliosamente questo orientamento. Nell’età in cui si è stanchi di camminare e si pensa al riposo, prende il bastone del pellegrino e trascina la sua famiglia con sé. Parte “ senza sapere dove va”, conta unicamente sulla parola di Dio, che non mentisce, “spera contro ogni speranza”. Per questo campeggia fra tutti come il prototipo del credente, ed è universalmente venerato da tutte le religioni monoteistiche.
Quello di Abramo è il cammino della fede che ognuno deve percorrere. Occorre per questo non essere vincolati a niente: più profonde sono le radici, più lo strappo del distacco farà male. Non ci vogliono troppi bagagli, altrimenti il cammino si fa faticoso. Nell’ultima partenza, che ci introdurrà nella sala del banchetto per celebrare “le nozze dell’Agnello”, dovremo lasciare tutto alla porta. Solo le opere ci seguiranno. (Mariano Magrassi)
VENDETE CIO’ CHE AVETE
Non può esserci preoccupazione per chi vive nella prospettiva del Regno, realtà immensamente più grande di ogni sogno umano. Egli sa che il Padre dona alla comunità dei discepoli, anche se piccola e minacciata, il suo Regno, che comincia ad impiantarsi là dove i discepoli si liberano dall’ansia quotidiana e si aprono all’attesa fiduciosa, mettendo a disposizione dei poveri i propri beni.
VIGILANZA
La vita dell’uomo è un’attesa continua, della crescita, del lavoro, della casa, del matrimonio, dei figli, del benessere, della felicità, della pensione, della morte. Spesso, per chi non ha prospettive alte, si tratta di attesa senza senso, senza scopo, senza futuro. Ma per il cristiano c’è sempre un senso. Il futuro che sta sullo sfondo di ogni attesa è già cominciato con la venuta del Signore e il futuro definitivo sarà per noi quando saremo accolti nella gloria di Dio. Ma per approdare a quel futuro bisogna vivere le attese presenti in linea con la volontà del Padre.
La vita del credente è caratterizzata da due atteggiamenti: la vigilanza e la responsabilità. Il discepolo di Gesù è un uomo rivolto al futuro da cui attende la salvezza. Sta sempre all’erta, sempre pronto come per un viaggio. Ma il futuro cui tende non è un’utopia, ha un nome e un volto preciso: è il Signore Gesù. Per questo la vita è il tempo dell’attesa, della responsabilità, della fedeltà. La comunità dei discepoli è un gruppo di persone aperte al futuro seriamente impegnate a sfruttare le occasioni presenti con alacrità e laboriosità, nell’attesa vigile del Signore.
Come gli Israeliti, che credevano alle promesse e vivevano di conseguenze, comportandosi da giusti, non subirono il castigo degli Egiziani empi, così chi crede nel Figlio di Dio non è condannato. Il giudizio personale e finale non fa che sancire, per così dire, il giudizio che noi pronunziamo con la nostra condotta. Non c’è da temere il giudizio, se si vive in vigilante attesa del Signore che viene continuamente nella nostra vita.
SPERARE IL CIELO, ATTENDERE IL SIGNORE
Cosa manca al nostro esistere, quando ci domandiamo smarriti: “che senso ha tutto questo?”. Ci manca spesso la fede, quella che crede nell’amore. Abbiamo fede in chi vende pagliuzze di verità, ma ci manca la fede in Dio, che guida la storia del mondo e di ciascuno di noi. Ma cosa è la fede? E’ certezza di cose sperate, ci dice S. Paolo. Ma cosa speriamo? Alcuni sperano il lavoro, una famiglia, la casa, il benessere, un incontro, ma tra le loro speranze manca spesso il più: non sperano il cielo, la presenza del Signore nel loro amore, nelle loro relazioni. Il cristiano vero sa che la vita non si esaurisce nel presente e la vive orientato verso l’alto; è come i servi della parabola che attendono il Signore. E il Signore, quando verrà li ammetterà al suo banchetto, alla pienezza della gloria.
PER FEDE ABRAMO
La fede di Abramo nell’obbedire a Dio che gli chiede di sacrificare suo figlio, è eroica ma non assurda; egli ritiene Dio capace di risuscitare il figlio. Come Abramo anche i Patriarchi non si avventurano nel vuoto, ma lasciano una patria umana alla ricerca di una patria migliore, preparata da Dio. Il paradosso sta non nel cancellare le esigenze della ragione, ma nel ritenere già certo quello che non si ha ancora. Lasciare le cose relative alla ricerca dell’Assoluto, non viola la ragione umana; semplicemente ne supera i limiti.
NON VIVERE SOLO NEL PRESENTE
Il Signore passa frequentemente accanto a noi, perché il tempo è il suo tempo. E’ la mancanza di vigilanza che non permette di accorgersi del suo passaggio, e, mancando la vigilanza, l’attesa diventa inutile. Se è vero che l’uomo deve vivere pienamente il presente, è egualmente vero che non si può né si deve vivere solo del presente: la storia personale e sociale si costruisce ricevendo dal passato e aprendosi al futuro. Ma leggere in profondità il presente, il passato e il futuro è possibile solo con lo sguardo della fede, perché la fede fa partecipare l’uomo al suo modo di Dio di vedere la vita. (M. Ferrari)
RIFLESSIONI
Questo mondo è solo un ponte: passi sopra, ma non costruisci la tua dimora (Proverbio orientale)
Noi siamo “ pellegrini dell’Assoluto. (Leon Bloy)
La Chiesa conosce due vite, una della quali è nella fede, l’altra nella visione; una nel tempo del pellegrinaggio, l’altra nell’eternità della dimora; una nella fatica, l’altra nel riposo; una lungo la strada, l’altra nella patria. (S. Agostino)
Vivere un’attesa vigilante è avere il cuore fisso, perduto in un tesoro immenso. Nel tesoro. L’unico. Solo così si è sempre pronti, nell’attesa vigilante che il Signore venga, che si manifesti. Allora, colui che è atteso come “padrone” si manifesta come “servo” di chi lo ha atteso. (Suore Dorote di Cemmo)
“ Siate pronti”, dice il Signore. Teniamo presente questa grave ammonizione, per accoglierlo nel momento in cui busserà alla nostra porta? (C. Brothés)
Il nostro corpo interiore si va disfacendo, l’uomo interiore cresce di giorno in giorno. (2 Cor 4, 26)
Il cristiano deve vivere non solo nella consapevolezza del Cristo che è venuto, ma anche nell’attesa operosa della sua futura venuta.
ll Signore è già con noi, in tanti modi diversi, ma sempre nel nascondimento. In Gesù la Trinità si manifesta in un modo nascosto, un modo che permette l’attesa.
L’uomo è un viaggiatore che cammina verso la patria celeste. Spesso ce ne dimentichiamo, lasciandoci prendere totalmente dalle cure materiali.
Chi si abitua a cogliere il passaggio del Signore si abitua alla gioia di saperlo sempre vicino.
Il cuore dell’uomo è attaccato a ciò per cui ha rischiato molto. Chi ha vissuto per Dio è attaccato a lui. Chi dona i suoi averi in elemosina, pone il regno di Dio al centro della propria vita.
Le cose presenti passano e la meta è l’Assoluto “ Esso è il solo vero” “ Non è solo un abisso sull’eternità, ma ad un tempo l’unico punto di partenza e il capolinea. Si parte da Dio per andare a Dio, ed è il solo spostamento che abbia un senso apprezzabile, un’utilità”.
Il discepolo deve essere moralmente pronto a seguire immediatamente l’appello del Signore che viene a giudicare; significa che egli deve essere senza impedimento morale, ricolmo di frutti di giustizia
E’ certo che Gesù verrà. Alla sua venuta è collegato il giudizio, nel quale ognuno dovrà rendere conto della sua amministrazione.
Sappiamo di sicuro che il Signore verrà, ma non sappiamo quando. Che cose ne consegue?
La misura di quanto Dio esige dall’uomo è data dalla misura dei doni di cui Dio lo ha fornito. Tutto ciò che l’uomo riceve è un bene affidatogli perché lo commerci.
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore Gesù, noi viviamo nell’attesa della tua venuta. Quando l’attesa si prolunga siamo tentati di addormentarci. Insegnaci a vegliare con tanta speranza e con tanto amore, da essere veramente pronti ad accoglierti, qualunque sia l’ora e il momento del tuo arrivo. Sii sempre, o Signore, per noi la lucerna accesa che illumina il cammino quando attraversiamo un passaggio oscuro, così che la tua luce ci conforti e ci guidi. (C. Brothés)
•Donaci, Signore, di essere sempre pronti a rimboccarci le maniche per attendere al lavoro che ci hai affidato, attenti soprattutto ad accumulare tesori nei tuoi granai.
•Vieni, Signore, vieni sempre, Signore: e noi pure nel sonno con il cuore che sempre veglia: frecce che stanno pronte alla corda dell’arco. (David M. Turoldo)
•Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. (Colletta 19° domenica tempo ordinario C)
•Esultate giusti nel Signore, ai retti si addice la lode. Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede. Ecco, l’occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L’anima mia attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo. Signore sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo. (Dal salmo 32)
•Ti ringraziamo, Signore, perché ci doni la vita, perché ci chiami a vivere con intensità, con gioia, nell’ascolto della tua Parola: rendici capaci di accogliere il tuo invito a camminare verso la libertà di figli alla quale ci chiami.
•Apri i nostri cuori ad accogliere il tuo dono; la tua presenza in noi ci faccia sperimentare la pienezza di vita che tu porti. E ci faccia capaci di metterci in cammino nella tua luce, sicuri della tua guida fedele.
•Tu, che in Gesù ci fai tuoi figli, donaci di saper vivere l’atteggiamento di fiducia, perché non siamo travolti dalla forza degli avvenimenti, e riconosciamo sempre il tuo amore; i nostri dubbi, i nostri interrogativi ci acquietino nella certezza del tuo amore.
•Fa che il nostro cuore che, inquieto, ti cerca in molte cose, in tanti modi e, per diverse vie sappia scoprirti nell’intimo, dove tu sei, e trovi il tesoro cui ancorasi saldamente per non disperdersi in ricerche vuote.
•Ti ringraziamo per i tanti doni che ci fai; aiutarci a viverli con saggezza, disponibilità, volontà di servizio fedele, perché sappiamo testimoniare il tuo amore a quanti ti cercano. (Preghiere delle Suore dorotee di Cemmo)
•Al gruppo scelto del piccolo gregge aggiungi l`anima sterile di questa pecorella, affinché piaccia alla volontà del Padre dare anche a me come ad essi il Regno. Il servitore tuo non ho imitato, che il tuo ritorno aspettava, Signore; e il tuo arrivo alla seconda vigilia né alla terza io attendo. Ecco perché non oso piú sperare della promessa l`onore ineffabile e sublime che Tu ti cinga ponendoti a servire al posto del tuo servitore. Al disperato sono invece simile che picchiava i tuoi servi, fatto pari allo sbronzo ed all`ingordo che i beni tuoi scialacquava, Signore. E se ignorante fossi me beato e non come chi conosce il male, per non ricever le tante bastonate sempre poche se commisurate al torto. Sono al presente dotto nella scienza del male, e indotto volontario in quella del meglio; custode attento non son della mia anima con l`occhio vigile della sentinella. Svegliami dal sonno mio mortale, perché abbia a guardarmi dal Brigante. Dammi la grazia di sperare fino all`aurora finché mi rassicuri la tua vista. Rendimi simile a quel servitore che nutre i suoi compagni, per dare a tempo il midollo del tuo Verbo a qualsivoglia anima affamata. La cintura concedimi virile per tener legata la concupiscenza; del tuo precetto illumina la lampada nella mia anima spenta e tenebrosa. (Nerses Snorhalí, Jesus, 554, 545-552)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Restiamo vigili nel cogliere il passaggio del Signore e aperti alla gioia di saperlo sempre vicino.