Matteo 13, 24-43: 24 In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «II regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28 Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29 “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». 31 Espose loro un’altra parabola, dicendo: «II regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del ciclo vengono a fare il nido fra i suoi rami». 33 Disse loro un’altra parabola: «II regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 34 Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». 36 Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37 Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38 Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, cosi avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 13, 24-43
Un`altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l`una e l`altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Un`altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami». Un`altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti». Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell`uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l`ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La lettura evangelica della 16 domenica durante l’anno A è presa dal 13 capitolo di Matteo, in cui sono raccolte sette parabole, due spiegazioni e diverse ammonizioni intermedie intorno al tema del “regno dei cicli”. Nel brano oggi proposta leggiamo la parabola della zizzania, con la sua spiegazione, e le parabole del granellino di senapa e del lievito.
ESPOSE ALLE FOLLE UNA PARABOLA (24)
Con la formula: “un ‘altra parabola propose loro “vengono introdotte tre parabole indirizzate alle folle, mentre le altre tre che seguono (tesoro, perla e rete) sono rivolte ai discepoli.
IL REGNO DEI CIELI (24)
La precedente parabola del seminatore (1-23) iniziava come una storia di lavoro dei campi, questa parabola, come le cinque seguenti, è presentata come un insegnamento in immagini sul regno; le sei parabole sono perciò”parabole del regno”.
DEL BUON SEME (24)
Questo particolare ricollega questa parabola a quella del seminatore (1-23). Con essa Gesù si pone contro la prassi dei devoti che separavano i peccatori dalla gente pia e religiosa e annoveravano la comunità salvifica come fatta solo da giusti e perfetti. La distinzione tra puro e impuro, tra fedeli alla legge e trasgressori della legge costituiva la base della prassi religiosa giudaica del tempo di Gesù; non per niente i farisei erano chiamati con quel nome, che significa “i separati”, e gli gli Esseni di Qunram, quali “figli della luce” avevano intrapreso la loro “guerra” ai “figli delle tenebre”, col segreto intento di affrettare il giorno dell’ira purifìcatrice di Javhé. La Chiesa di Gesù invece deve andare alla ricerca del peccatori e di coloro che sono stati respinti dai pii d’Israele e accoglierli nella propria comunità. Dio da a tutti il tempo di convertirsi e di maturare.
LA ZIZZANIA (25)
Era usuale in oriente seminare zizzania nel campo di un concittadino odiato. La zizzania è il cosiddetto loglio (lilium temulentum), della famiglia delle salinacee, una specie di gramigna velenosa, facile ad essere scambiata con le spighe di orzo munito di lunghe reste. I suoi succhi, se misti al frumento rendono amara e malsana la farina. Il loglio solo quando è lungo una spanna è facilmente riconoscibile.
ANDIAMO A RACCOGLIERLA (28)
I campi di orzo venivano ripuliti più volte dalle erbacce: è quindi logica la richiesta dei contadini al padrone. Ma sotto l’immagine è facile riconoscere l’attesa impaziente del giudizio escatologico, dominante in molti gruppi religiosi del giudaismo.
NO, RISPOSE (29)
Gesù indica con questa proibizione il significato dell’oggi della chiesa come tempo di coesistenza di buoni e cattivi, di puri e di peccatori, di bene e di male. E’ esclusa una comprensione della storia in cui sia possibile la netta separazione tra il bene e il male, che sarebbe confondere la nostra storia con il giorno ultimo. Ora nello stesso campo il seminatore sparge il grano e l’avversario la gramigna, e grano e gramigna si sviluppano insieme; la separazione avverrà solo alla fine.
BRUCIARLA.. GRANAI (30)
Non sono giusti gli atteggiamenti di chi si crede puro, si meraviglia del comportamento dei cattivi, è impaziente, ha fretta di estirpare il male, e pensa di essere capace di farlo. Dio può dominare e strappare il male. Egli farà la cernita al tempo del raccolto, il tempo del giudizio finale. (cfs 17,5; Mt 3, 12; Ap 14, 14-20)
UN’ALTRA PARABOLA (31)
Mentre le due precedenti parabole insegnano che il Regno dei cieli si iscrive nel tempo mediante una lenta crescita e giunge alla perfezione alla fine dei tempi, in un altro mondo, con quelle del granello di senapa e del lievito è messo l’accento sulla sproporzione nascosta e misteriosa che si constata tra la piccolezza del punto di partenza e l’ampiezza del risultato finale. Le due parabole propongono il medesimo inizio di piccolezza e lo stessa finale grandiosa; le medesime affermazioni vengono illustrate prima con un esempio tratto dal mondo dell’uomo, poi con uno dal mondo della donna.
GRANELLINO DI SENAPA (31)
La senapa è la “brossica nigra” dei botanici, il cui seme è molto piccolo, anche se non proprio il più piccolo dei semi di uso comune; il suo arbusto, che cresce lungo il Giordano e sulle rive del lago di Tiberiade, può raggiungere l’altezza di quattro metri; per questo ancora oggi dagli arabi è chiamato “albero”.
UCCELLI DEL CIELO (32)
L’immagine dell’albero che offre protezione e rifugio agli uccelli, è usata nell’AT per indicare dei regni potenti (Cf Ez 17, 23; Dn 4, 9.18). La parabola indica il mistero della piccolezza e della grandezza del regno dei cieli, che può apparire, per i suoi inizi, una piccola cosa; ma che e destinato a crescere tanto da accogliere tutti i popoli della terra.
AL LIEVITO (34)
La noce di lievito, che la massaia mette in una quantità straordinaria di farina (tre staia – circa 30 litri, sufficiente per fare 50 sfoglie di pane), è poca cosa, ma il risultato è grande. La parabola parla della misteriosa forza del Regno; essa è nascosta, ma irresistibilmente porta a maturazione la divina realtà del regno su tutta la terra.
PERCHE’ SI ADEMPISSE (35)
L’evangelista applica al misterioso insegnamento di Gesù in parabole il detto profetico del Salmo 78, 2, in cui il salmista dichiara di voler comporre un poema didattico (masal, in greco parabole), allo scopo di spiegare l’azione di Dio lungo il corso della storia del suo popolo.
ENTRO’ IN CASA (36)
Inizia l’interpretazione della parabola della zizzania. L’evangelista ne da una spiegazione marcatamente allegorizzante e ciò fa pensare ad una data di composizione posteriore e sembra rispondere ad un problema fortemente sentito nella Chiesa. Come mai nel seno stesso della Chiesa si trovano mescolati fedeli autentici e cristiani cattivi? La spiegazione è che il “nemico” è attivo anche nella Chiesa e che la situazione non può essere cambiata ora, ma bisogna attendere la fine di questo secolo, quando il bene sarà definitivamente sceverato dal male.
COLUI CHE SEMINA (37)
Tutti gli attori e le componenti della parabola sono chiamati col loro vero nome:’II seminatore è il Messia (denominato in Matteo per 31 volte “Figlio dell’uomo”) padrone del mondo e giudice alla fine dei tempi; il buon seme sono i suoi veri seguaci, detti” figli del regno”; la zizzania sono quanti commettono iniquità e sono definiti “figli del maligno”: il seminatore di zizzania è il diavolo; la mietitura,, e la separazione tra buoni e cattivi, avverrà quanto l’umanità avrà raggiunto la meta finale, detta “fine del mondo” (sinteleia aionos = consumazione del secolo presente), gli esecutori del giudizio di Dio sono gli angeli, che sono più forti del diavolo e spazzeranno via le opere del male e gli operatori di iniquità e li precipiteranno del “pozzo dell’abisso” (Ap 9, 2).
DAL REGNO (42)
II raccolto avviene “nel regno”, meglio “nel suo regno”, cioè nel regno di Cristo, che coincide con la fase terrestre del regno di Dio, cioè con la Chiesa (7 Cor 15, 24-28). Il raduno di tutti gli scandali significa la purificazione della chiesa da tutti i fautori di scandali, ossia dagli “operatori di iniquità”.
FORNACE… REGNO (42-43)
II destino finale per i cattivi è il castigo eterno, col rimorso, la disperazione, la rabbia senza fine e senza speranza (“pianto e strider di denti” è espressione tipica di Matteo); i buoni nella casa del Padre, dove splenderanno come il sole (anche Daniele diceva: “I saggi splenderanno come lo splendore del firmamento: 12, 3).
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
INSIDIOSO INGANNO
Anche questo è proprio del sistema diabolico, che consiste nel mescolare l’errore e la menzogna alla verità, in modo che, sotto la maschera ben colorata della verosimiglianza, l’errore possa apparire verità e possa facilmente sorprendere e ingannare coloro che non sanno resistere alla seduzione, o non comprendono l’insidia. Ecco perché Gesù chiama il seme del demonio «zizzania» e non con altro nome, poiché quest’erba è assai simile, in apparenza, al frumento. E subito dopo ci indica il modo in cui il diavolo attua i suoi tranelli e coglie le anime di sorpresa. “Or mentre gli uomini dormivano” (Mt 13,25): queste parole mostrano il pericolo cui sono esposti coloro che hanno la responsabilità delle anime, ai quali in particolare è affidata la difesa del campo; non solo però costoro, ma anche i fedeli. Cristo precisa inoltre che l’errore appare dopo lo stabilirsi della verità, come anche l’esperienza dei fatti può testimoniare. Dopo i profeti sono apparsi gli pseudoprofeti, dopo gli apostoli i falsi apostoli, e dopo Cristo l’anticristo. Se il demonio non vede che cosa deve imitare, o a chi deve tendere le sue insidie, non saprebbe in qual modo nuocerci. Ma ora che ha visto la divina seminagione di Gesù fruttificare nelle anime il cento, il sessanta e il trenta per uno intraprende un’altra strada; poiché si è reso conto che non può strappare ciò che ha radici ben profonde, ne può soffocarlo e neppure bruciarlo, allora tende un altro insidioso inganno, spargendo la sua semente. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 46, 1)
VIGILANZA CONTINUA
Ma quale differenza vi è – mi chiederete – tra coloro che in questa parabola «dormono» e coloro che, nella parabola precedente sono raffigurati nella «via»? Nel caso di coloro che sono simboleggiati nella «via» il seme è portato via immediatamente dal maligno, che non gli da il tempo di mettere radici; mentre in quelli che «dormono» il grano ha messo radici e allora il demonio deve intervenire con una più elaborata macchinazione. Cristo dice ciò per insegnarci a vigilare continuamente, perché – egli ci avverte – quand’anche riusciste a evitare quei danni cui è sottoposta la semente, non sareste ancora al sicuro da altri pericolosi assalti. Come là il seme si perde «lungo la via», o «sul suolo roccioso», o «tra gli spini», cosi anche qui la rovina può derivare dal sonno; perciò siamo obbligati a una vigilanza continua. Infatti Gesù ha detto pure che si salverà chi avrà perseverato sino alla fine (cf. Mc 4,32)… Ma voi osserverete: Com’è possibile fare a meno di dormire? Certo non è possibile, se ci si riferisce al sonno del corpo: ma è possibile non cadere nel sonno della volontà. Per questo anche Paolo diceva: “Vigilate e restate costanti nella fede” (ICor 16,12)… (Giovanni Crisostomo, In Matth. 46, 1)
HA SEMINATO IL GRANO BUONO
Ma, mentre dormono coloro che non praticano il comando di Gesù che dice: “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione” (Mt 26,41; Mg 14,38; Lc 22,40), il diavolo, che fa la posta {cf. IPt 5,8), semina quella che viene detta la zizzania, le dottrine perverse, al di sopra di ciò che alcuni chiamano i pensieri naturali, e al di sopra dei buoni semi venuti dal Logos. Secondo tale interpretazione, il campo designerebbe il mondo intero e non solamente la Chiesa di Dio; infatti è nel mondo intero che il Figlio di Dio ha seminato il buon seme e il cattivo la zizzania (cf. Mt 13,37-38), cioè le dottrine perverse che, per la loro nocività, sono «fìglie del maligno». Ma ci sarà necessariamente, alla fine del mondo, che vien detta «la consumazione del secolo», una mietitura, perché gli angeli di Dio preposti a tale compito raccolgano le cattive dottrine che si saranno sviluppate nell’anima e le consegnino alla distruzione, gettandole, perché brucino, in quello che viene definito fuoco {cf. Mt 13,40). E cosi, «gli angeli», servitori del Logos, raduneranno «in tutto il regno» di Cristo, «tutti gli scandali» presenti nelle anime e i ragionamenti «che producono l’empietà», e li distruggeranno gettandoli nella «fornace di fuoco», quella che consuma (cf. Mt 12,41-42) cosi del pari coloro che prenderanno coscienza che, poiché hanno dormito, hanno accolto in sé stessi i semi del cattivo, piangeranno e saranno, per cosi dire, in collera con sé stessi. Sta in ciò, in effetti, “lo stridor di denti” (Mt 13,42), ed è anche per questo che è detto nei Salmi: “Hanno digrignato i denti contro di me” {Sl 35,16). E’ soprattutto allora che “/ giusti brilleranno”, non tanto in modo diverso, come agli inizi, bensì tutti alla maniera di un unico “sole, nel regno del Padre loro” (Mt 13,43). (Origene, In Matth. 10, 2)
FEDE E PREDICAZIONE
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Certamente è il più piccolo di tutti i semi; ma, cresciuto che sia, è il maggiore dei legumi e diventa albero, tanto che gli uccelli vengono e si mettono al riparo tra i suoi rami” (Mt 13,31- 32). L’uomo che semina nel suo campo è dai più ritenuto il Salvatore, che semina nelle anime dei credenti. Secondo altri, chi semina nel suo campo è colui che semina in se medesimo, nel suo cuore. Ebbene, chi è questo seminatore se non la nostra intelligenza, il nostro animo, che, ricevendo il granello della predicazione e nutrendolo con la linfa della fede, lo fa germogliare nel campo del suo cuore? La predicazione del Vangelo è fatta di piccoli insegnamenti. Annunziando lo scandalo della croce, la predicazione dapprima non presenta altre verità da credere che quella dell’Uomo-Dio e di Dio morto. Paragona una siffatta dottrina alle teorie dei filosofi, ai loro libri, allo splendore della loro eloquenza, all’armonia delle parole, e vedrai quanto la semente del Vangelo sia più piccola rispetto a tutti questi altri semi. Ma quando questi crescono, non dimostrano di avere niente di vitale, niente di ardente, ne di vivo: flaccidi, molli e putridi, questi semi germogliano in ortaggi, in erbe, che rapidamente inaridiscono e si corrompono. Invece, questa predicazione, che all’inizio sembrava tanto piccola, quando è seminata nell’anima del credente, o meglio in tutto il mondo, non sboccia in ortaggio, ma cresce in albero, tanto che gli uccelli del cielo (in cui dobbiamo riconoscere le anime dei credenti, o le potenze che son poste al servizio di Dio) verranno e abiteranno sui suoi rami. Credo che i rami dell’albero evangelico che è nato dal granello di senape, siano le diverse verità, sulle quali ogni uccello si sostiene e riposa. Prendiamo anche noi le penne della colomba (cf. Sl 55,7), per volare in alto e abitare sui rami di quest’albero e farci su di essi dei nidi di dottrina e avvicinarci cosi, rifuggendo dalle cose terrene, alle celesti…..L’apostolo Paolo considera grandissima la fede paragonata dal Signore al granello di senape. Infatti, l’Apostolo dice: “Se avessi una fede tale da trasportar le montagne, e non ho la carità, io sono un niente” (I Cor 13,2). Per concludere: le opere che si possono compiere con la fede che il Signore paragona al granello di senape, per l’Apostolo sono il frutto che deriva da una fede completa. (Girolamo, In Matth. II, 13, 31)
IL LIEVITO DEI CREDENTI NELLA MASSA
I discepoli erano i più umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti; ma, siccome in loro c’era una grande forza, la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo… “77 regno dei cieli e simile a un po’ di lievito, che una donna prende e impasta con tre staio di farina, ho a che non sia tutta fermentata” (Mt 13,33). Come il lievito diffonde la sua forza in tutta la pasta, cosi anche voi – vuoi dire Gesù – dovete trasformare il mondo intero. Considerate la sapienza del Salvatore. Egli vuoi far intendere questo: Come è impossibile che i fatti naturali non si realizzino, cosi quanto io ho preannunciato avverrà infallibilmente. Non venite a dirmi che non potrete far nulla essendo dodici soltanto tra un’immensa moltitudine di uomini. Proprio in questo la vostra forza risplenderà, quando cioè, essendo in mezzo al mondo, non fuggirete. Come il lievito fermenta la massa quando lo si accosta alla farina, e non semplicemente lo si accosta, ma ve lo si mescola, – Gesù non dice che la donna mette il lievito nella farina, ma ve lo nasconde dentro, impastandolo con essa, – cosi anche voi, quando sarete spinti dentro e vi troverete in mezzo alle folle che da ogni parte vi faranno guerra, allora le vincerete. E come il lievito si diffonde in tutta la pasta senza perdersi, ma anzi pian piano trasforma tutta la pasta nella sua sostanza, cosi lo stesso fatto accadrà della predicazione del Vangelo. Non abbiate quindi timore delle sciagure di cui vi ho parlato. Questi ostacoli saranno la vostra gloria, e li supererete tutti. In questa parabola si parla di tré misure di farina per indicarne molta: sappiamo infatti che tale numero si usa per una notevole quantità….. Gesù ha mescolato alla moltitudine degli uomini coloro che credono in lui, in modo da comunicare agli altri la nostra fede. Nessuno dunque si lamenti per il piccolo numero degli apostoli, dato che grande è la forza e la potenza della predicazione evangelica e ciò che è stato una volta lievitato si cambia a sua volta in lievito per tutto il resto. Se dodici uomini hanno fermentato tutta la terra, pensate quale deve essere la nostra cattiveria e la nostra inerzia, se oggi, pur essendo noi cristiani moltissimi, non siamo capaci di convertire il resto dell’umanità, mentre dovremmo bastare e diventare lievito per mille mondi! (G. Crisostomo, In Matth. 46, 2)
CONVOCAZIONE UNIVERSALE
Gesù inaugura il Regno degli “ultimi tempi” non come giudice che separa i buoni e i cattivi, ma come pastore universale, venuto prima di tutto per i peccatori. Non esclude nessuno dal suo Regno: tutti vi sono convocati, tutti vi possono entrare. In ogni atteggiamento della sua vita, Gesù incarna la pazienza divina. Nessun peccato può tagliare irrimediabilmente i ponti con la potenza misericordiosa di Dio. (Messalino LDC)
SANTA E PECCATRICE
La Chiesa è insieme santa e peccatrice. Ciò sembra un paradosso e invece i due aspetti coesistono. E’ il Corpo di Cristo in cui brilla la santità del Maestro, è guidata dallo Spirito Santo, annunzia una santità straordinaria e i suoi migliori discepoli sono modelli sublimi di santità. (M. Magrassi) Qui in terra al grano è sempre mescolata la zizzania, e la linea di demarcazione tra l’uno e l’altra non passa attraverso le pagine dei registri parrocchiali, ma nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. Si deve sempre ricordare che la separazione fra i buoni e i cattivi non si farà che al di là della morte. Lo scandalo di una Chiesa mediocre, peccatrice, compromessa, lontana dall’ideale evangelico della purezza, della santità, del disinteresse non deve turbare. Essendo fatta di uomini e vivendo immersa nel mondo corre continuamente il rischio di contaminarsi col mondo e di vedere crescere, all’interno delle sue file, le piante della zizzania accanto al grano buono. (Messalino LDC) La Chiesa, proprio perché porta i peccatori nel suo seno, è sempre bisognosa di conversione, e non cessa mai di purificarsi, nello sforzo di presentare allo Sposo un volto senza rughe e senza macchie. (A. Gila)
TENTAZIONE DELL’INTRANSIGENZA
I nostri tempi sono contrassegnati dalla frenesia di vistosi risultati, da raggiungere possibilmente col minor dispendio di forze. Abbiamo una fretta maledetta. E siamo per le posizioni nette: da una parte i buoni, dall’altra i cattivi. E, se i conti non tornano, nel cammino della fede è molto facile abbandonarsi al pessimismo e all’angoscia oppure affannarsi a cercare altrove surrogati religiosi apparentemente più consistenti. Una forte tentazione poi che a tempi aitemi si ritrova in tutte le grandi religioni è quella di tendere a divenire opprimenti, intransigenti, privi di misericordia. Si chiede misericordia quando si sbaglia, ma si diventa estremamente intransigenti quando sbagliano gli altri. Si esige libertà quando si è minoranza, ma si tende e divenire spietati quando si è maggioranza. Questa tentazione di impazienza e di rigorismo si ritrova anche, qua e là nella bimillenaria storia della Chiesa. (A. Gilla)
PAZIENZA E DOLCEZZA
I migliori discepoli del Maestro hanno avuto sempre di fronte alle molteplici situazioni di zizzania mischiata al grano, una lunga pazienza e una “dolcezza che è la pienezza della forza”, come diceva Papa Giovanni. Così Agostino insegnava: “Fratelli, vi esortiamo ardentemente a questa carità non soltanto verso i vostri compagni della fede, ma anche verso a quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo. Fratelli, proviamo dolore per essi, come per i nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più: “Padre nostro”. (E. Bianco)
DEI TEMPI E DEI RITMI
II Regno di Dio tollera i malvagi e i peccatori, perché ha un’incrollabile fiducia nell’azione di Dio che sa attendere la libera decisione dell’uomo. Non si tratta di un’accettazione passiva degli avvenimenti e neppure una bonomia facilona, ma un atteggiamento costruttivo di tolleranza, di pazienza e di rispetto dei tempi e dei ritmo della crescita, sia all’interno della vita della comunità come delle singole persone, ed un’attenzione attiva ai momenti di grazia e ai segni dei tempi che puntualmente faranno la loro comparsa. (Messalino LDC)
IL GRANELLO DI SENAPA
II granello si senapa è il seme più piccolo, ma da origine a un grande albero. Gli uccelli del cielo vanno a fare il nido tra i suoi rami. In effetti c’è qualcosa che cresce lungo il defluire del tempo. Cresce come un albero. E’ la Chiesa. Il punto di partenza è stato piccolissimo: un granello, i dodici apostoli. La Chiesa si sviluppa sotto i nostri occhi, da 2000 anni, ma il punto di arrivo non lo conosciamo ancora. Così è anche per l’umanità, grazie alla Chiesa. C’è qualcosa che nonostante le apparenze sta crescendo nel mondo, e che i giornali e i telegiornali non vedono. Guardando al passato, ai tanti secoli bui, pare di poter dire che oggi c’è tra gli uomini maggiore consapevolezza, buona volontà, intenzione di bene, maggiore realizzazione. (E. Bianco)
IL LIEVITO
La parabola spiega il Regno dei cieli a partire dall’interno, dall’invisibile, dalle coscienze e dai cuori. Il fermentare della pasta per opera del lievito è un fenomeno impercettibile e misterioso, ma il suo effetto si nota bene quando si toglie il pane dal forno: il pane cresciuto, morbido, fragrante. E questo sembra il modo di agire scelto da Dio nell’umanità: nulla di vistoso, tutto avviene nel segreto dei cuori, delle coscienze. Chi può contare i gesti di solidarietà, di carità, la capacità di volersi bene che Dio suscita nei cuori? (E. Bianco)
COME L’ANIMA NEL CORPO
Dei cristiani dei primi secoli, che affrontavano le difficoltà e le persecuzioni con pazienza e dolcezza, così scrive la Lettera a Diogneto del II secolo: ” I cristiani amano tutti e da tutti sono perseguitati. Sono sconosciuti e pure condannati. Vengono uccisi, ma con questo ricevono la vita. Sono poveri e arricchiscono molti. Sono disprezzati, e nel disprezzo trovano la loro gioia. Sono colpiti nella fama e intanto si rende testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati e benedicono, sono trattati ignomignosamente e ricambiano con l’onore. Pur facendo il bene, sono puniti come malfattori, e quando sono puniti si rallegrano quasi si desse loro la vita. Quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia. In una parola i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo”.
LA PAZIENZA DI DIO
Da una lettura superficiale della Bibbia (specialmente dei Salmi) alcuni traggono l’impressione di un Dio impaziente, che “brucia le tappe”. Ma non è una lettura esatta. I passi più notevoli della Bibbia smentiscono questa impressione. La Scrittura è libro della pazienza divina che sempre differisce il castigo del suo popolo (es. Es 32, 7-24). I profeti parlano di collera di Dio, ma la collera non è l’ultimo e definitivo momento della manifestazione divina: il perdono vince sempre. Dio è ricco di grazia, di fedeltà e di misericordia ed è sempre sollecito a ritirare le sue minacce quando Israele si incammina nuovamente sulla via della conversione. (1 ° Lettura) Gesù inaugura il Regno degli “ultimi tempi” non come giudice che separa i buoni e i cattivi, ma come pastore universale, venuto prima di tutto per i peccatori. Non esclude nessuno dal suo Regno: tutti vi sono convocati, tutti vi possono entrare. In ogni atteggiamento della sua vita, Gesù incarna la pazienza divina. Nessun peccato può tagliare irrimediabilmente i ponti con la potenza misericordiosa di Dio. (MessalinoLDC)
RISPETTO DEI RITMI DI CRESCITA
II Regno di Dio tollera i malvagi e i peccatori, perché ha un’incrollabile fiducia nell’azione di Dio che sa attendere la libera decisione dell’uomo. Non si tratta di un’accettazione passiva degli avvenimenti e neppure una bonomia facilona, ma un atteggiamento costruttivo di tolleranza, di pazienza e di rispetto dei tempi e dei ritmo della crescita, sia all’interno della vita della comunità come delle singole persone, ed un’attenzione attiva ai momenti di grazia e ai segni dei tempi che puntualmente faranno la loro comparsa (Messalino LDC)
PAZIENZA E DOLCEZZA
I migliori discepoli del Maestro hanno avuto sempre di fronte alle molteplici situazioni di zizzania mischiata al grano, una lunga pazienza e una “dolcezza che è la pienezza della forza”, come diceva Papa Giovanni. Così Agostino insegnava: “Fratelli, vi esortiamo ardentemente a questa carità non soltanto verso i vostri compagni della fede, ma anche verso a quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo. Fratelli, proviamo dolore per essi, come per i nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più: “Padre nostro”. ‘
PREGHIERA (pregare la parola)
• Ti benediciamo, Padre nostro, Dio della pazienza, perché fai nascere il sole ogni mattina sui tuoi figli e mandi la pioggia a tutti, giusti e peccatori. Ti rendiamograzie, perché, con le parabole del regno, Gesù, che è stato accusato di essere amico dei peccatori, ci ha insegnato che tu non discrimini nessuno.
• Insegnaci, Signore, ad essere tolleranti con tutti, come lo sei tu, bandendo ogni intransigenza di giudizi e atteggiamenti. Così potremo pregarti come ci ha insegnato Gesù. Perdona le nostre colpe, perché anche noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso.
• Sii benedetto. Dio paziente e misericordioso, perché ” Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza. Perché il potere lo eserciti quando vuoi. Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini; inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza perché tu concedi, dopo i peccati, la possibilità di pentirsi. (Sap 12, 18 ss).
• Fa, o Signore, che sappiamo accettare i nostri limiti, come tu accetti tutti noi. Insegnaci a combinare la laboriosità e la pazienza per vincere l’inazione e lo scoraggiamento, sapendo aspettare che il seme del regno fruttifichi in noi.
• Benediciamo il tuo nome. Padre nostro del cielo, perché Gesù ha inaugurato il tuo regno di amore tra noi con i mezzi poveri che tu preferisci per le tue opere, senza spettacolarità, impazienza e dominio. Così ci hai insegnato che la forza inferiore del regno ha bisogno solo di servitori poveri e disponibili. Insegnaci a pregare sempre: venga il tuo regno e si compia la tua volontà nelle nostre vite.
• Fa, Signore, che il tuo popolo, la Chiesa, sia nel mondo sacramento, germe e inizio del tuo regno, fino a raggiungere il regno compiuto nella gloria. (preghiere di Bastilo Caballero)
• Cristo Gesù, tu riveli ai piccoli il mistero del regno dei cieli: non permettere che lo sguardo del nostro cuore sia offuscato dalle grandezze del mondo, ma si fìssi nella perfezione del tuo volto.
• Cristo Gesù, tu sei la “pazienza” di Dio: sviluppa in noi i tuoi sentimenti perché, riconoscendo le nostre povertà come creature e i nostri peccati come battezzati, non ci scoraggiamo mai, ma sappiamo maturare nella fiducia di Dio.
• Cristo Gesù, tu hai scelto la via del nascondimento per comunicare all’umanità la vita divina che condividi con il Padre e lo Spirito Santo; aiutaci ad amare la tua incarnazione, come tu l’hai vissuta nella povertà di Betlemme e di Nazaret, perché il tuo Spirito possa operare in noi i desideri del Padre. {preghiere di A. Bonghi)
• La Chiesa sia cosciente. Signore, delle sue imperfezioni, sia paziente come Cristo con i suoi avversar!, pur nulla scarificando dei valori evangelici. I pastori della Chiesa sopportino con pazienza, forza e carità le critiche, le contrarietà, le persecuzioni di cui possono essere vittime.
• Illumina, Padre santo, tutti i fedeli, perché da parte loro, sappiano vedere nella Chiesa, anche se ci-sono delle colpe, le ricchezze spirituali di luce, di verità e di giustizia di cui è dispensatrice.
(preghiere di Clarles Berthes)
• Ci sostenga sempre, o Padre, ria forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel suo regno. (Colletta 16 perannum A)
. Madre della Pazienza, per la passione di Gesù in cui siamo figli e fratelli, fa che, correndo a Tè nei momenti di sfiducia, sentiamo la pace infusa dallo Spirito Santo, in chi confida unicamente nella Provvidenza del Padre. Sia anche in noi, o dolcissima Mamma di Paradiso, quella pazienza che, vivificando l’anima nel preziosissimo sangue del misericordioso Amore, la matura in frutti di carità eterna. Madonna della Pazienza, tu che hai mostrato come il Signore sia vicino ai tribolati di cuore, ottieni che noi siamo nella prova con Tè sempre più uniti a Lui, perché i nostri nomi siano trovati scritti nel libro della vita. (preghiera popolare)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Con fede salda teniamo viva la speranza nell’affermazione del Regno nonostante la presenza col grano buono della zizzania.