Marco 6, 30-34: 30 In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32 Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 34 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 6, 30-34
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
(Bibbia Cei: versione1971)
Esegesi
Tra l’andata in missione dei dodici apostoli, proposto alla nostra riflessione dalla liturgia della 15 domenica, e il loro rientro, di cui trattano i cinque versetti odierni, Marco, nei versetti 14-29, ci dice cosa pensava Erode di Gesù e ci dà informazioni sulla morte del Battista.
GLI APOSTOLI….GLI RIFERIRONO (30)
E’ l’unico passo di Marco in cui i Dodici sono chiamati Apostoli, che significa inviati, messaggeri. I dodici restano in contatto con Gesù e in ascolto della sua parola. Egli li aveva inviati e ora tornano a rendergli conto del loro lavoro.
VENITE IN DISPARTE (31)
Gesù invita i suoi a riposarsi, pregare, prendere le distanze rispetto alla loro attività e a ritrovarsi insieme. Il riposo, la distensione, il tempo di riflessione sono indispensabili ad ogni uomo, compresi gli operai del Vangelo.
NON AVEVANO (31)
Gli Apostoli imitano Gesù anche nell’attività indefessa: anche Gesù non aveva più nemmeno il tempo di prender cibo. (Mc 3, 20)
VERSO UN LUOGO STABILITO (32)
Non è detto dove si recarono né come la folla sia giunta in quel luogo prima di loro. Siccome Gesù si trovava a Cafarnao, forse la località si trovava lì vicino, forse era un luogo presso Betsaida, che distava una decina di chilometri.
DA TUTTE LE CITTA’ (33)
La folla che aveva un assoluto bisogno di Gesù non si scoraggia e lo raggiunge a piedi.
SI COMMOSSE (34)
La commozione di Gesù è come la commozione che Dio ha spesso per il suo popolo nel Vecchio Testamento. Il popolo è visto come un gregge da Gesù, che evidentemente ne è il pastore.
SI MISE A INSEGNARE (34)
Al termine della giornata Gesù moltiplicherà i pani per la folla (6, 35-44), ma prima insegna.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VENITE IN DISPARTE
«Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’ ». Nell’originale greco quel « solitario » è érèmos, da cui deriva il nostro «eremo » applicato a luoghi silenziosi e di meditazione. Il termine in greco allude anche al deserto, che è per eccellenza un orizzonte di silenzio e di solitudine. Nel brano evangelico che oggi leggiamo appare, così, la visione del deserto e del silenzio come spazio contemplativo. Attorno a Cristo e ai discepoli preme la folla, si moltiplicano le implorazioni, s’allarga la curiosità. Ecco, allora, la necessità di creare un’oasi di pace, di preghiera, di elevazione interiore che permette di « ricaricare » lo spirito per poter poi ritornare tra la folla. (G.Ravasi).
COMMOZIONE DI GESU
L’ansia della gente d’incontrare il maestro è superiore a ogni tentativo di Gesù e degli apostoli d’isolarsi: quando approdano all’altra riva del lago, si ritrovano immersi nella folla. Ed ecco la seconda finezza umana raccontata da Marco. Anziché irritarsi per l’indiscrezione della gente, Gesù si commuove. Dietro tanta insistenza, egli coglie nella folla che lo stringe da ogni parte il bisogno profondo di una guida che l’aiuti a cogliere i valori essenziali della vita, l’esigenza di una certezza, tra le insicurezze e le fatiche quotidiane, la garanzia di un Padre in cielo che l’accompagni e la sostenga. Il fenomeno si ripete anche oggi: molte persone che approdano alle parrocchie in cerca di aiuti immediati. Poi, nel corso del dialogo, si avvertono bisogni più profondi: talvolta c’è solitudine, disperazione, vuoto di valori. Se non si risponde a queste domande, non si va al cuore del problema. (G.Pasini)
MESSAGGI DEL VANGELO
Dal vangelo di questa domenica cogliamo tra l’altro questi tre messaggi: il primo è l’utilità di una verifica periodica nella comunità. I Dodici questa verifica hanno avuto la gioia di farla con il Maestro; ma il Signore Gesù è realmente presente anche quando i cristiani impegnati di una parrocchia si trovano insieme per verificare il loro lavoro pastorale: «Quando due o più si riuniscono nel mio nome, io sono con loro». Il secondo messaggio è la necessità di momenti di sosta in una vita stressante. Si chiamano: meditazione sulla Parola di Dio, ritiro spirituale, esercizi spirituali. Ma anche le ferie sapientemente vissute possono fornire questo momento di sosta. Sono cose vecchie, di altri tempi? E il segreto per non perdere la bussola. Anche il mangiare è una vecchia abitudine, come pure il respirare: ma sono indispensabili per vivere. Il terzo messaggio è la compassione. L’eco di questo sentimento di Gesù si ritrova in modo splendido all’inizio del documento conciliare Gaudium et spes: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» Il sentimento della compassione affiora spesso in Gesù e nasce dall’amore. Si ritrova sufficientemente l’eco della compassione di Gesù nelle preghiere dei fedeli, nelle catechesi, nelle omelie, nelle conversazioni dei cristiani? (Giovanni Nervo)
PECORE SENZA PASTORE
« Pecore senza pastore »: è lo spettacolo che Gesù contempla con il cuore colmo di compassione. Poiché il nostro mondo è sempre sotto il suo sguardo divino, deve ispirargli anche ora gli stessi sentimenti. La “folla” è un fenomeno di ogni momento. I motivi che spingono gli uomini a riunirsi sono di varia natura: sindacali, politici, culturali, sportivi…; ma c’è una costante che si ritrova in ogni assembramento, ed è l’anonimato. La persona è inghiottita dalla folla e vi perde la sua originalità irrepetibile. Sulla nobiltà dei sentimenti personali prendono spesso il sopravvento i peggiori istinti collettivi. È dunque un male riunirsi? Se così fosse Dio non si sarebbe formato “un Popolo”. Lo stesso Gesù è venuto« a radunare i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11, 52) e li ha costituiti in popolo: il Popolo della Nuova Alleanza; ed ha prediletto tra tutte l’immagine del “buon pastore” che raduna intorno a sé il gregge: una immagine che riempie l’odierna liturgia. Dio non ci salva isolatamente, ma inserendoci in una comunità di salvezza. Il battesimo mentre ci ha fatti rinascere alla vita di Dio, ci ha nello stesso tempo inseriti in questo Popolo nuovo che è la Chiesa. Si rivela così quasi una legge che può essere definita: la legge della salvezza in comunità. (Mariano Magrassi)
RISANO’ I LORO MALATI
Matteo spiega piú chiaramente in qual modo ebbe compassione di loro, dicendo: “Ebbe misericordia della folla e risanò i loro ammalati” (Mt 14,14). Questo è infatti nutrire veramente compassione dei poveri e di coloro che non hanno pastore, cioè mostrare loro la via della verità con l`insegnamento, liberarli con la guarigione dalle malattie corporali, ma anche spingerli a lodare la sublime liberalità del Signore ristorando gli affamati. Le parole seguenti di questo passo sottolineano appunto che egli fece tutto questo. Mette alla prova la fede delle folle e, dopo averla provata, la ricompensa con un degno premio. Cercando infatti la solitudine, vuol vedere se le folle vogliono o no seguirlo. Esse lo seguono e, compiendo il viaggio fino al deserto, «non su cavalcature o su carri, ma con la fatica dei loro piedi» (Girolamo), dimostrano quale pensiero essi abbiano per la loro salvezza. E Gesú, come colui che può, ed è salvatore e medico, fa intendere quanta consolazione riceva dall`amore di coloro che credono in lui, accogliendo gli stanchi, ammaestrando gli ignoranti, risanando gli infermi e ristorando gli affamati. (S. Beda il “Ven.e”: In Ev Marc, 2, 6)
I BENEFICI DI DIO
Tu vuoi sapere il motivo per il quale Dio è nato fra gli uomini? Ebbene, se tu eliminassi dalla vita i benefici che hai ricevuto da Dio, non potresti certo piú indicare le cose attraverso le quali riconosci Dio. Noi riconosciamo la sua opera, infatti, proprio per il tramite di quei benefici di cui veniamo gratificati: è osservando ciò che accade, appunto, che noi individuiamo la natura di chi compie l`opera. Se, adunque, l`indizio e la manifestazione tipica della natura divina sono rappresentati dalla benevolenza di Dio nei confronti degli uomini, ecco che tu hai la risposta che chiedevi, il motivo, cioè, in base al quale Dio è venuto fra gli uomini. La nostra natura, infatti, afflitta com`era da una malattia, aveva bisogno di un medico. L`uomo, che era caduto, aveva bisogno di chi lo rimettesse in piedi. Chi aveva perduto la vita, aveva bisogno di chi la vita gli restituisse. Occorreva, a chi aveva smesso di compiere il bene, qualcuno che sulla via del bene lo riconducesse. Invocava la luce chi era prigioniero delle tenebre. Il detenuto aveva bisogno di chi lo liberasse, l`incatenato di chi lo sciogliesse, lo schiavo di chi lo affrancasse. Ora, son forse questi dei motivi futili e inadeguati perché Dio se ne sentisse stimolato a discendere in mezzo all`umanità, afflitta in questo modo dall`infelicità e dalla miseria? (Gregorio di Nissa, Catech. magna, 14-15)
GESU E’ IL NOSTRO MAESTRO
Egli è il nostro maestro, che ci insegna a non peccare; il nostro intercessore, se avremo peccato e ci saremo confessati e saremo tornati a Dio; il nostro avvocato, se desideriamo dal Signore qualche grazia; ed è lui stesso, con il Padre, che ci elargisce doni e grazie, perché Padre e Figlio sono un solo Dio. Ma egli insegnava queste cose da uomo che parla agli uomini; la divinità era occulta, manifesto era l`uomo, affinché manifesta si facesse la divinità dell`uomo. Da Figlio di Dio si è fatto figlio dell`uomo, per fare altrettanti figli di Dio dei figli degli uomini. Riconosciamo, dunque, dalle sue stesse parole, che egli ha fatto tutto questo grazie alle risorse della sua sapienza. Si faceva piccolo per parlare ai piccoli, ma egli era piccolo e insieme grande; noi invece siamo piccoli, e grandi solo in lui. Egli parlava come fa la madre che riscalda e nutre i lattanti, che crescono grazie al suo amore. (Agostino, Comm.. in Ioan., 21, 1)
CONTEMPLAZIONE E BENEVOLENZA
Perciò, la Verità stessa (Cristo), mostratasi a noi nell`assunzione della nostra umanità, mentre sul monte si immerge nella preghiera nelle città opera miracoli (cf. Lc 6,12); ciò evidentemente nell`intento di appianare la via della imitazione alle buone guide di anime, perché, pur protese verso le supreme altezze della contemplazione, nondimeno si mescolino con la compassione alle necessità degli infermi. Infatti, la carità tende mirabilmente in alto se ed in quanto attratta in basso dalla misericordia verso i prossimi; e con quanto maggior benevolenza si piega verso le infermità, tanto piú gagliardamente risale alle vette. (Gregorio Magno, Lib. Reg. Pastor., 2, 5)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Tu ci inviti «in disparte» dopo averci mandati ad annunziare la tua Parola e a guarire ogni malattia; ci chiami a salire con te sul monte della preghiera per sfuggire all’euforia della folla, che ci cerca «come pecore senza pastore». «Venite in un luogo solitario». Il deserto fa paura quando ci trova impreparati, smarriti, ma se è la tua voce che ci chiama e ci invita, noi decidiamo nel cuore il santo viaggio perché tu, Signore, sei il Pastore e nulla ci può mancare nei tuoi pascoli. Ci guidi tenendoci per mano, ci insegni a camminare nella valle tenebrosa della quotidianità e se abbiamo paura ci sollevi come bimbo alla tua guancia.
•Conducici nelle «tue dimore sicure» e alle tue fonti di «acque tranquille» e zampillanti. Metti nelle nostre membra stanche la passione del tuo amore e cammineremo con te, per te e in te «tutti i giorni della nostra vita». Cammineremo sospinti dal tuo Spirito di fuoco, oltre le stanchezze e le cadute, i richiami e le nostalgie, la notte e le arsure soffocanti del deserto, oltre «la valle oscura» della vita. Cammineremo spogli di tutto, nella povertà e debolezza di ciò che siamo cantando la tua Parola che ci fa liberi. «Il tuo bastone e il tuo vincastro» ci daranno sicurezza nel cammino aspro e faticoso di ogni giorno.
•Gesù, ti inseguiamo ovunque tu vada. Ci hai portati sul monte del silenzio e là nell’intimità con te abbiamo capito che siamo quella folla inquieta che cerca la verità a costo di «andare e venire» continuamente, senza nemmeno darti il tempo per mangiare. «Mio cibo è fare la volontà del Padre e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Tu, Gesù, sei affamato del nostro amore e ti offri come amico che sostiene il nostro andare lungo le strade di questo mondo confuso e smarrito. …La tua parola di luce può illuminare. Per questo ti cerchiamo, Gesù, perché tu sei Pastore buono, colui che ci raccoglie nell’unico ovile abbattendo ogni inimicizia che ci separa, e divide e ci frantuma. Sei tu, Gesù, il pastore buono che, al vederci così miseri e bisognosi, ti commuovi fino a dare te stesso, il tuo sangue per la nostra pace.
•Pastore buono, manda tanti pastori nel tuo gregge, che come te siano disposti a dare la vita per le pecorelle che amano. Donaci pastori santi, resi tali dallo stare «in disparte» con te, nel riposo della tua intimità, in comunione con il tuo cuore e la tua vita.
•Noi abbiamo fame della tua parola di vita: parlaci e segnaci il «giusto cammino»; e quando le forze ci verranno meno, conducici in disparte e nutrici di ogni Parola che esce dalla tua bocca. Troppi mercenari, troppi lupi rapaci e falsi pastori «preoccupati di se stessi ci hanno scacciati e dispersi»; ma ora che abbiamo riconosciuto la tua voce non permettere che nessuno di noi manchi, neppure uno.
•Tu, pastore buono, che ti commuovi per le tue pecorelle, radunaci, «lontani e vicini», in un solo corpo, in un solo Spirito, perché in te riunificati possiamo cantare, gli uni e gli altri, la gloria del Padre. Fa’ che nel seguirti non ci spaventi il tuo amore che non teme di essere crocifisso per noi.
•Pastore buono, che dai la vita per le tue pecorelle, riempi il povero calice della nostra vita perché trabocchi di «felicità e grazia» in tutti i fratelli che attendono di conoscere ancora la tua voce e vagano, erranti, lontani dai tuoi pascoli. (Preghiere di Suore Clarisse)
•Potremo anche noi, almeno noi, o chiesa! avere la pietà verso la folle che tu hai avuto, Signore? E la delicatezza specialmente verso i deboli e i semplici! E non strumentalizzare mai nessuno, tanto meno servirci del nostro terribile potere spirituale per dominare le coscienze: Signore, donaci la finezza del tuo Spirito per essere sempre apostoli di libertà nel rispetto di tutti gli umili. (David Maria Turoldo)
•Dona ancora, o Padre, alla tua chiesa, convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita, la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna.
•Signore, tu hai mandato il Figlio tuo perché noi scoprissimo sul suo volto il riflesso del tuo amore per gli uomini. Donaci il tuo Santo Spirito, affinché siamo aperti alle necessità dei nostri fratelli, sensibili per coloro che cercano il pane quotidiano e quello della verità. Così solo potremo essere i testimoni del tuo amore e gli artefici del tuo regno, cooperando con Cristo, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. (C. Berthes)
•Per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato vedere con l’intelletto quel che ho creduto, e molto ho disputato e faticato. Signore Dio mio, mia unica speranza, esaudiscimi, perché non cessi di cercarti vinto dalla fatica, ma continui a cercare il tuo volto continuando ad ardere. Donami le energie per cercarti, tu che ti sei fatto trovare, tu che mi hai dato sempre più speranza di trovarti. Davanti a te stanno la mia fermezza e la mia infermità: custodisci la prima e guarisci la seconda. Davanti a te stanno la mia scienza e la mia ignoranza: dove mi apristi la via, accetta che entri; dove mi hai chiuso, apri al mio bussare. Fa’ che mi ricordi di te, che ti comprenda, che ti ami.(Agostino: De Trinitate 15.28)
•Signore, tu che conti il numero delle stelle e hai dato il nome a ognuna, ci conosci personalmente e ti sei degnato di chiamarci tuo popolo. Nostra vocazione non è essere isole perdute nell’oceano ma persone in comunità che si salvano insieme. Tu, Signore, sei il nostro pastore, nulla ci manca; ci prepari una mensa abbondante e il nostro calice trabocca. Ci nutri con il tuo pane e ci istruisci con la tua parola. Ci hai affidato una missione di luce e di testimonianza; e nostra letizia è camminare nella tua legge e nei tuoi comandamenti. Sii benedetto per sempre. Signore Dio nostro! (Basilio Caballero)
•Maria, mia cara speranza, da questa valle di dolore ti imploro. Esaudisci la mia preghiera, consolami se grido a le, rinsalda il mio passo timoroso e salvami. Attraverso i cammini agevoli e quelli aspri, tu forte e pura, conduci la mia debolezza ai beni che non periscono. Tra le tempeste e le lotte guidami, o stella, dall’esilio al porto sicuro. O madre e avvocata, nell’ora della mia morte prega tu stessa tuo Figlio per me perché, perdonate le mie colpe, per sua bontà mi porti tra le schiere beate del cielo. (Anonimo medievale)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Tutti siamo “pastori”, secondo il nostro carisma, per la nostra parte. Comportiamoci da veri “pastori”.