Luca 10, 38-42: 38 In quel tempo, mentre erano in cammino. Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 29 Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40 Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42 ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 10, 38-42
In quel tempo Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c`è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
L’inizio di questo racconto presenta una certa relazione con l’inizio del viaggio. Nel cammino verso Gerusalemme, in Samaria Gesù era stato rifiutato, qui, mentre prosegue il suo cammino, trova alloggio. L’episodio è riferito solo da Luca. La pericope stabilisce un confronto tra la condotta delle due sorelle, ma il significato del confronto non è di facile comprensione. I Padri della Chiesa hanno voluto leggervi la superiorità della contemplazione sull’azione; alcuni autori moderni parlano della liturgia e della diaconia. Siamo comunque di fronte a due tipi: Maria dà alla parola di Dio il posto che merita nella sua vita, Marta diventa il tipo di chi si trova impegnato in attività varie, che possono rivelare un amore evangelico, e finisce per sottovalutare l’importanza della Parola.
ENTRO’ IN UN VILLAGGIO (38)
Non è detto quale sia il villaggio. Secondo la tradizione giovannea la casa di Marta e Maria è Betania (Gv 11, 1), che si trova nelle vicinanze di Gerusalemme. Luca non poteva dirlo, perché Gerusalemme è la meta del viaggio di Gesù e dovrà essere raggiunta solo quando sarà scoccata l’ora.
UNA DONNA DI NOME MARTA (38)
Gesù entra nella casa di Marta e Maria certamente anche per il pranzo. Non è detto se con lui ci siano gli Apostoli.
MARIA… SEDUTASI (38)
Sede come una discepola, come Paolo ai piedi di Gamaliale. (Atti 22, 3) Gesù è il maestro, Maria la discepola. I maestri della legge ebrei non spiegavano la legge alle donne.
MARTA INVECE (39)
Mentre Maria sta ai piedi di Gesù, Marta è occupata a preparare la mensa. Gesù viene onorato in due modi: nell’atto dell’amore che serve e dall’ascolto della parola.
SIGNORE NON TI CURI (40)
Marta non comprende l’atteggiamento di Maria, che ascolta inattiva; per lei servire a tavola è più importante. Essa sopravaluta il suo servizio e sottovaluta l’ascolto della parola. Non comprende che Gesù è innanzi tutto colui che dà e che lo si serve soprattutto ascoltandolo. Marta si rivolge a Gesù in tono di leggero rimprovero, e vuole indurre Maria a lasciare l’ascolto per il servizio.
TI PREOCCUPI E TI AGITI (41)
La ripetizione del nome rivela compassione, preoccupazione e amore. Gesù riconosce ciò che Marta fa, ma giudica il suo darsi da fare un preoccuparsi affannoso e un trascurare l’essenziale.
UNA SOLA COSA (41)
Ciò che fa Marta è cosa buona, ma ciò che fa Maria è cosa migliore. Gesù pone l’ascolto della Parola come l’unica cosa necessaria. Ascoltare la parola del Signore è la condizione perché il servizio non diventi uno sterile agitarsi a vuoto per il bisogno di autogratificazione. Sempre in Luca (11,28), Gesù dirà: “ Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano “. La parte buona è l’ascolto della parola, che può aprire alla salvezza, alla vita eterna. La parte buona, in quanto tale non sarà mai tolta, la salvezza resta sempre. Dietro la parola di Gesù c’è la verità, il primo posta nella vita deve essere riservato a Dio.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
MARTA E MARIA
S`è parlato della misericordia; ma non c`è una sola forma di virtù. Nell`esempio di Marta e di Maria ci viene mostrata nelle opere della prima, la devozione attiva, e in quelle della seconda la religiosa attenzione dell`anima alla Parola di Dio: se questa attenzione è conforme alla fede, essa passa avanti alle stesse opere, secondo quanto sta scritto: “Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,42).Cerchiamo quindi di avere anche noi ciò che non ci può essere tolto, porgendo alla parola del Signore una diligente attenzione, non distratta: capita anche ai semi della parola celeste di essere portati via, se sono seminati lungo la strada. Stimoli anche te, come Maria, il desiderio di sapere: è questa la piú grande, piú perfetta opera. Che la cura del ministero non distragga dalla conoscenza della parola celeste. E non rimproverare né giudicare oziosi coloro che si dedicano alla ricerca della sapienza. Salomone il pacifico infatti ha cercato di coabitare con la sapienza. Marta non è certo rimproverata per i suoi buoni servigi; ma Maria ha la preferenza, perché ha scelto per sé la parte migliore. Gesú dispone infatti di molti beni, e molti ne elargisce: e cosí la piú sapiente delle due donne ha scelto ciò che ha riconosciuto principale. Del resto, gli apostoli non giudicarono miglior cosa abbandonare la Parola di Dio per servire alla mensa (cf. At 6,2) ma erano opera di sapienza ambedue le cose, tanto che fu Stefano, ricolmo di sapienza, a essere scelto come ministro (cf. At 6,5). Ed ecco, è necessario che colui che serve obbedisca a colui che insegna, e questi esorti e rianimi il ministro. Uno è infatti il corpo della Chiesa, anche se diverse sono le membra: ciascuno ha bisogno dell`altro. “L`occhio non può dire alla mano: non desidero l`opera tua, né può dire cosí il capo ai piedi” (1Cor 12,12ss), né l`orecchio può negare di far parte del corpo. Anche se tra le membra alcune sono piú importanti, tuttavia le altre sono necessarie. La sapienza risiede nel capo, l`attività nelle mani: infatti gli occhi del sapiente sono nel suo capo, perché veramente sapiente è colui il cui spirito è in Cristo e il cui occhio interiore si innalza verso l`alto. Perciò “l`occhio del sapiente è nel suo capo” (Qo 2,14), quello dello stolto nel suo calcagno. (Ambrogio, In Luc., 7, 85-86)
LA PARTE MIGLIORE DI MARIA
Marta e Maria erano sorelle non solo di sangue, ma anche di religione; ambedue seguirono il Signore, ambedue lo servirono concordemente nei bisogni della sua vita temporale. Marta lo accolse, come si accoglie un ospite. Ma era la serva che accoglieva il Signore, la malata che accoglieva il Salvatore, la creatura che accoglieva il Creatore. Lei bisognosa di cibo dello spirito, accoglieva il Signore bisognoso di cibo per il corpo. Così fu ricevuto il Signore “che venne in casa sua e i suoi non lo ricevettero, ma a quelli che lo accolsero, diede la capacità di diventare figli di Dio” (Gv 1,11); adottò gli schiavi, e se li fece fratelli; ricomprò i prigionieri, e se li fece coeredi. Perché nessuno di voi abbia a dire: O beati coloro che ebbero la fortuna di accogliere il Signore in casa loro! Non t`affliggere, non recriminare d`esser nato in un tempo in cui non puoi vedere il Signore nella sua carne; non ti ha tolto questo privilegio. “Ciò che fate a uno di questi piú piccoli, lo fate a me” (Mt 25,40). Marta era molto occupata a servire il Signore; Maria, sua sorella, preferí farsi cibare dal Signore. Lasciò in qualche modo sua sorella indaffarata nelle faccende, si mise a sedere ai piedi del Signore e, senz`altro pensiero, lo sentiva parlare. L`orecchio attentissimo aveva udito: “Statemi attenti, e vedete che son io il Signore” (Sal 45,11). Quella s`agitava, questa si nutriva; quella dava mano a molte cose, questa pensava a una sola. Due cose buone tutte e due; e come facciamo a sapere qual è meglio? Abbiamo chi ci può rispondere, sentiamone la risposta. Abbiamo già sentito nella lettura che cosa sia meglio; ma risentiamolo ancora insieme. Marta chiama in causa l`ospite, porta al giudice il suo pio lamento, che la sorella l`abbia lasciata sola al suo lavoro. Maria sta lí, sente e non si giustifica; il Signore dà la sua risposta. Maria, tranquilla, preferisce affidare la sua causa al giudice; poiché, se si fosse impegnata a cercar lei una risposta, avrebbe perduto il filo di quello che sentiva. Rispose il Signore, al quale non mancano le parole, perché lui è la Parola, il Verbo. E che dice? “Marta, Marta!” E la ripetizione indica insieme affetto e un richiamo all`attenzione. “Tu ti affanni in molte cose, eppure una sola cosa è veramente necessaria”; proprio su quell`unica necessaria è caduta la scelta di Maria. E` cosa buona attendere ai poveri e soprattutto servire a coloro che si son dedicati al servizio di Dio. Non si tratta, infatti, tanto di un dare, quanto di un retribuire, a dire di san Paolo: “Se vi abbiamo dato doni spirituali, è proprio tanto che raccogliamo i vostri beni temporali?” (1Cor 9,11). E` cosa buona, fatelo, ve lo dico nel nome del Signore, non siate pigri nell`accogliere i santi. Talvolta senza saperlo, accogliendo gente che non conoscevano, ospitarono angeli (cf. Eb 13,2). E` cosa buona, certo; ma è meglio ciò che scelse Maria. In Marta c`è un`occupazione che nasce da un bisogno, in Maria c`è una dolcezza che nasce dall`amore. L`uomo vuol dare soddisfazione, quando serve; e talvolta non ci riesce: si cerca ciò che manca, si offre ciò che si ha; l`animo si distende. Infatti, se Marta avesse potuto far tutto da sola, non avrebbe chiesto l`aiuto della sorella. Son molte cose, son diverse, perché son di questo mondo, son temporali, son cose buone, ma transitorie. E a Marta, che dice il Signore? “Maria ha scelto meglio”. Non è che tu hai scelto male ma lei ha scelto meglio. Senti perché meglio: “Non le verrà portato via”. A te un giorno sarà portato via il peso della necessità: ma la dolcezza della verità è eterna. A lei non sarà tolto l`oggetto della sua scelta. Non le sarà tolto, anzi, le verrà aumentato. In questa vita viene accresciuto, nell`altra sarà perfetto: non sarà tolto mai. D`altra parte, Marta, abbi pazienza, per quanto ti benedica per questo tuo lavoro, tu, in fin dei conti, cerchi una tua ricompensa, la tua quiete. Ora sei tanto affaccendata, vuoi tenere in piedi dei corpi mortali, anche se son quelli di santi; ma, quando arriverai a quella patria, troverai piú un pellegrino da ospitare? Un affamato cui dare il tuo pane? Un assetato cui porgere la tua acqua? Un malato da visitare? Un litigante da mettere in pace? Un morto da seppellire? Tutte queste cose non le troverai lassú. E che cosa ci sarà? Proprio ciò che ha scelto Maria. Là staremo a mensa, non daremo da mangiare. Perciò là sarà pieno e perfetto ciò che Maria ha scelto qui; da quella mensa ricchissima della
Parola di Dio raccoglieva appena delle briciole. Volete sapere che cosa sarà lassú? Lo dice il Signore stesso: “Vi dico io che li farò sedere e lui passerà e li servirà” (Lc 12,37). Che cosa è questo star seduti, se non stare a proprio agio e riposare? E che significa il suo passare e servire? Prima passa, e nel passare serve. Ma dove? In quel banchetto celeste, di cui dice: “Vi dico io, molti verranno dall`Oriente e dall`Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” (Mt 8,11). Là il Signore ci nutre, ma prima passa di qui. Infatti, come sapete, Pasqua vuol dire passaggio. E` venuto il Signore, ha fatto cose divine, ha subito pene umane. Vien forse ancora sputacchiato? Ancora schiaffeggiato? Ancora coronato di spine? Ancora flagellato, ancora crocifisso, ancora trafitto dalla lancia? E` passato. D`altronde anche il Vangelo parla allo stesso modo, quando dice che egli fece la Pasqua con i suoi discepoli. Che cosa dice il Vangelo? “Giunta l`ora che Gesú passasse da questo mondo al Padre” (Gv 13,1). Dunque, lui passò, per darci da mangiare; andiamogli dietro, per sederci con lui. (Agostino, Sermo 103)
DIO NON CI VUOLE PREOCCUPATI
Dio nostro Padre non voleva che noi vivessimo preoccupati e in ansia per le cose della vita; questo avvenne ad Adamo, ma in un secondo tempo. Gustò il frutto dell`albero e s`accorse d`essere nudo e si fece un cinto. Ma prima di mangiare il frutto “erano tutti e due nudi e non si vergognavano” (Gen 3,7). Cosí ci voleva Dio,senza turbamenti di sorta. E questo è il segno di un animo che è lontano da ogni affetto libidinoso; e chi è in questa disposizione, non ha in mente altre opere che quelle degli angeli. Cosí non penseremmo che a celebrare eternamente il Creatore, sarebbe nostra letizia la sua contemplazione e lasceremmo a lui ogni preoccupazione, come scrisse David: “Lascia al Signore la cura di te stesso, ed egli ti nutrirà” (Sal 54,23). E Gesú insegna agli apostoli: “Non vi preoccupate della vostra vita, di quello che mangerete, né del come vestirete il vostro corpo” (Mt 6,25). E ancora: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto vi sarà dato in sovrappiú” (Mt 6,33). E a Marta: “Marta, Marta, tu ti preoccupi di troppe cose; ma una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la migliore, e non le sarà tolta” (Lc 10,14-15); cioè, si metterà ai piedi del Signore e ascolterà la sua Parola. (Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2, 11)
OSPITALITA’
Oggi la Liturgia presenta due episodi biblici di ospitalità: Abramo offre generosamente i suoi servizi a tre viaggiatori, per mezzo dei quali il Signore stesso gli rende visita. A Betania Marta e Maria accolgono con gioia il Signore nella loro casa. E’ l’uomo che è chiamato ad ospitare Dio. Dal momento che Egli ha lasciato la sua sede celeste ed ha “abitato tra noi”, secondo la parola di Giovanni, facendosi uno di noi, non siamo sorpresi che Gesù appaia spesso nel Vangelo come ospite. E’ invitato a più riprese, sia in casa di peccatori (Zaccheo), che di farisei (Simone), che di amici (le sorelle di Lazzaro). Ricambia l’accoglienza premurosa e disinteressata dei poveri e degli amici con grandi doni. A Zaccheo offre la salvezza (“ oggi la salvezza è entrata in questa casa” Lc 19, 9) a Marta e a Maria restituisce vivo il fratello Lazzaro e prima ancora ad Abramo gli ospiti avevano annunziato il figlio della promessa. (Mariano Magrassi)
LO ACCOLSE NELLA SUA CASA
Abramo accoglie tre uomini con grande cordialità e solo dopo capisce di aver accolto il Signore. La lettera agli Ebrei dice: “Non dimentichiamo l’ospitalità; alcuni hanno accolto angeli senza saperlo” (Eb 13,2). Marta e Maria accolgono tutte due Gesù con molta cordialità, ma in modi diversi: Marta si dà da fare perché Gesù si trovi a suo agio, Maria invece lo accoglie ascoltando il suo insegnamento. Gesù preferisce l’accoglienza di Maria. Anche oggi è da lodare il comportamento di chi offre il dono dell’ospitalità ai fratelli, ma ancora più lodevole è il comportamento di chi accoglie nella vita la parola del Signore, che lo guida anche ad una ospitalità priva di limitazioni e di discriminazioni.
ACCOGLIERE GESU’ OGGI
Anche oggi Dio si lascia accogliere come ospite nei fratelli. Gesù nel giudizio universale dirà: “ Ero forestiero e mi avete ospitato….allora i giusti diranno”…. “ quando mai ti abbiamo ospitato?”….” ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno solo de miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me” (Mt 25, 25 ss). Nelle nostre liturgie domenicali è la comunità che accoglie il Signore risorto, e per questo esulta di gioia, trasformando la liturgia in festa. E ogni volta che accogliamo un fratello bisognoso è Cristo che ci visita, lui che ci dirà in giudizio: “ Fui ospite e mi avete accolto”. C’è poi l’ospitalità che gli offre il cuore di ognuno. “Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me “ (Ap 3, 20), Apre le porte al Signore chi lo ama: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Chi ama davvero il Signore ripulisce la sua casa dal peccato con il pentimento e apre al Signore il sacrario interiore, che Dio illuminerà con lo splendore della sua presenza e anche se fosse deserto lo farà rifiorire come un giardino.
SI E’ SCELTA LA PARTE MIGLIORE
Marta e Maria ospitano Gesù. La prima si affanna in molti servizi; certamente vuol bene a Gesù e vuol fare bella figura, oltretutto Gesù aveva con sé il gruppo dei discepoli: è un desiderio umano e Gesù non lo nega, solo lo ridimensiona. Gesù dice che “la parte migliore” è di Maria, che sta seduta ai suoi piedi ad ascoltarlo, nell’atteggiamento classico del discepolo. Gi studiosi non sono d’accordo sul significato di queste parole di Gesù. Potrebbero significare “basta un piatto solo” oppure, in senso spirituale: “L’unica cosa necessaria è ascoltare la parola di Dio”. Forse l’errore in cui cade Marta è di usare l’ospite per mettere in risalto se stessa: in fondo pretende che Gesù si accorga del suo affanno, ed esige che Maria faccia come lei. Maria ha scelto la parte migliore, perché si tiene in ascolto, in un certo senso si svuota di se stessa, si mette lei ai piedi di Gesù, non ha niente da fargli vedere, non ha riconoscimenti da pretendere, ha solo da ascoltare, perché accogliere Dio significa fargli spazio nel cuore, partendo dalla convinzione che Gesù viene al primo posto. Marta cercava forse un riconoscimento da parte di Gesù ed ha ricevuto un rimprovero, anche se benevolo, Maria non cercava niente per sé e si è meritata la lode e l’approvazione di Gesù. (Domenico Pezzini)
Ma riflettendo sull’episodio Marta può richiamare la figura del buon samaritano che si dà da fare, come anche quella di Abramo ospitale; dunque non ci può essere nessuna svalutazione della sua opera. Maria invece richiama il punto di riferimento primo e fondamentale per l’azione di carità: l’ascolto di Gesù, assunto come modello e ispirazione. Altrimenti l’azione può essere equivoca. Tutt’altro che amore. Maria richiama il vero valore della vita: esso non è l’avere una bella casa ospitale, e nemmeno il fare tante cose, ma l’essere discepoli e vicini a Cristo: l’essere cioè in ascolto di lui e in comunione con lui. Questo è il valore vero, che rimane anche per l’eternità e che è capace di ispirare ospitalità, generosità, azione, anche al di là dei limiti delle leggi, della usanze, dei bei discorsi impegnati. (Giovanni Giavini)
RICHIAMO ALL’ESSENZIALE
Il richiamo di Gesù all’essenziale, e a ciò che viene prima, perché ha più importanza, è di grande attualità anche per noi, che, come Marta, ci agitiamo e ci preoccupiamo ogni giorno per molte cose che non sono necessarie, che spesso sono superflue: nel vestito, nel cibo, nell’arredamento della casa, nelle relazioni, nelle occupazioni cui sottoponiamo i bambini. Gesù ci richiama a liberaci dalle cose superflue e a fermarci a sulle essenziali. Se al posto di Marta mettiamo il nostro nome, ci sentiamo chiamati per nome: “ tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose”. E poi ci richiama a dare priorità alla parte migliore, quella che ha scelto Maria. Praticamente vuol dire riservarci alcuni momenti della giornata, della settimana (la partecipazione alla Messa domenicale), dell’anno (un periodo di sosta per riposarci, ma anche per riflettere) per metterci nell’atteggiamento di Maria: “seduta ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola” “ “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 1). Se facessimo così sempre, forse la nostra vita sarebbe più serena, eviteremmo crisi pericolose, ci riprenderemmo presto se in qualche momento perdessimo la strada, avremmo più equilibrio umano e spirituale e diffonderemmo speranza. (Giovanni Nervo)
SEDUTASI AI PIEDI DI GESU’
Maria sta seduta davanti a Gesù che parla in piedi, come i rabbi facevano nelle loro scuole di Scrittura, dove però gli allievi non erano mai donne. Inoltre Gesù si fa accogliere a casa da due donne sole, contro le usanze del tempo. Anche in questa circostanza, come altrove, Gesù si mostra libero dalle consuetudini sociali non favorevoli alle donne. E in tutto il suo insegnamento e comportamento non si incontra nulla che rifletta le discriminazioni proprie del suo tempo, al contrario le sue parole e i suoi atteggiamenti esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna. Gesù Maestro e Signore si fa nostro ospite, rendendosi presente nei Sacramenti, nella preghiera, nella quotidianità della nostra esistenza e bussando alla porta della nostra vita nella persona dei fratelli. Ospitalità verso di Lui è aprigli la casa con la cordialità di Abramo e ascoltarlo, mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Con la disponibilità di Marta e Maria.
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre sapiente e misericordioso, donaci un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio, che risuona ancora nella Chiesa, radunata nel tuo nome e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli. (Colletta 16 perannum C)
•Ti ringraziamo, Signore per tutte le visite che hai fatto all’uomo. Ti rendiamo grazia insieme con la Vergine Maria che ha potuto accogliere, Verbo eterno, nel suo seno. Ti ringraziamo con tutta la chiesa che gode della tua presenza nell’Eucaristia e ascolta la tua parola. (Preghiere delle Suore Dorotee di Cenno)
•Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte? Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente, non dice calunnia con la lingua. Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Chi presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l`innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. (Dal Sl 14)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Dio che ci ospita chiede anche ospitalità; diamogliela in ogni momento della nostra vita.