Matteo 14, 13-21: 13 In quel tempo, avendo udito (della morte di Giovanni Battista), Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15 Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «II luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17 Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18 Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19 E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20 Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 14, 13-21
Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qua». E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull`erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il 14 capitolo di Matteo ha inizio con il racconto del martirio di Giovanni (14, 1-12), fa subito seguito la pericope sulla moltiplicazione dei pani, scelta per la 18 domenica durante l’anno A. Questo racconto è comune ai quattro evangelisti, anzi nessun episodio prodigioso ha tanta unanimità; Matteo, come Marco, ne riporta addirittura un duplicato, una seconda recensione in 15, 32-39; così in totale, i racconti sono sei. E sono ricchi di elementi narrativi, cristologici, liturgici ed ecclesiologici: ciò è indice della singolare risonanza che il fatto ebbe nella Chiesa primitiva.
MORTE DI GIOVANNI BATTISTA (13)
Il versetto raccorda il racconto della prodigiosa moltiplicazione dei pani col brano precedente (1-12) che parlava della decapitazione di Giovanni il Battista. Gesù si allontana da un luogo pericoloso, come aveva fatto quando era venuto a sapere che Giovanni era stato arrestato (4, 12). Il luogo della momentanea residenza di Gesù è il “deserto”, la regione semidesertica a nord-est del lago, fuori dalla portata di Erode; Luca indica il luogo come vicino a Betsaida (Lc 9, 12).
LA FOLLA LO SEGUI (2)
La folla, che era venuta a sapere della partenza di Gesù cammina (a piedi) lungo la riva del lago e precede i discepoli che fanno lo stesso tragitto in barca.
EBBE COMPASSIONE (14)
Matteo che parla della “compassione” di Gesù, dice, come altrove, che essa si estrinseca nel miracolo: “ e guarì i loro malati”. Questa guarigione collettiva, che fa da preambolo alla moltiplicazione dei pani, è ricordata con maggiori dettagli nella seconda relazione, dove si parla di zoppi, storpi, ciechi, muti e molti altri infermi (15, 26). Sempre nella seconda redazione Gesù dice: “Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare “ (15, 32)
SUL FAR DELLA SERA (15)
Con la stessa espressione ha inizio il racconto dell’ultima cena (26, 20), che con il presente episodio ha chiari contatti letterari.
IL LUOGO E’ DESERTO (15)
Questa osservazione realistica è un tacito richiamo dell’evangelista al miracolo della manna nel deserto (Sl 78, 18-32; Sp 16, 20). L’accostamento della moltiplicazione dei pani con la manna è fatto esplicitamente nel quarto vangelo (Gv 6, 31).
ORMAI E’ TARDI (15)
La traduzione vera è: “ l’ora è già passata”, cioè l’ora consueta del pasto; è quindi è arrivato il momento di congedare le folle.
DATE LORO VOI STESSI (16)
Questo comando, con cui Gesù intende sollecitare l’azione dei discepoli riecheggia il comando dato da Gesù nell’ultima Cena per il sostentamento spirituale del nuovo popolo di Dio (Lc22, 19).
CINQUE PANI E DUE PESCI (17)
Il secondo libro dei Re (4, 42-42) narra che Eliseo rifocillò cento persone con venti pani. Il miracolo di Gesù è ben più grande.
SULL’ERBA (19)
L’inciso rivela che era la primavera, periodo dell’anno in cui si celebrava la Pasqua. Il gesto di sedersi (avaclitenai) è quello stesso di Gesù e degli apostoli nell’ultima cena (26, 20). Sedersi a mensa inoltre, altrove, vuol dire partecipare al convito messianico (cf 8, 1; 25, 1-13).
PRESE I..PANI (19)
La terminologia con cui vengono descritti i gesti di Gesù (prese.. pronunziò la benedizione….spezzò… diede) è la stessa dell’istituzione dell’eucaristia nell’ultima cena. Non a caso Giovanni riporta il discorso del pane vivo proprio dopo la narrazione di questo miracolo.
LI DISTRIBUIRONO ALLA FOLLA (19)
Questo particolare rivela l’intento ecclesiologico del racconto. I discepoli (e domani la Chiesa) sono intermediari tra Gesù donatore del pane e la folla.
FURONO SAZIATI (20)
La sovrabbondanza è una delle caratteristiche dei doni messianici. Nelle “ dodici ceste” è ancora in risalto l’intento eccelsiologico, con i dodici Apostoli, ognuno dei quali ha in serbo un proprio cesto con il pane avanzato dalla mensa di Cristo, che, a suo tempo, sarà disponibile per il sostentamento della Chiesa.
CINQUEMILA UOMINI (21)
L’esclusione, per noi strana delle donne e i bambini, rispecchia lo stesso criterio del censimento del popolo eletto, considerato come un esercito accampato nel deserto (Es 18, 25; Nm 31, 14). Marco fa l’esplicita menzione dei gruppi di cento e di cinquanta (Mc 6, 40).
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA COMPASSIONE DI GESU’
Nelle parole evangeliche sempre la lettera è unita allo spirito, e se qualche particolare sulle prime ti sembra privo di calore, se lo tocchi vedrai che brucia. Il Signore stava nel deserto, e le folle lo seguivano, abbandonando le loro città, cioè le loro antiche abitudini e le varie loro credenze religiose. Il fatto che Gesú scende dalla barca, significa che le folle avevano certamente la volontà di andare da lui, ma non le forze necessarie per farlo; per questo il Salvatore scende dal luogo ove stava e va loro incontro, allo stesso modo che in un`altra parabola il padre corre incontro al figlio pentito (cf. Lc 15,20). Vista la folla, ne ha compassione e cura i malati per dare alla fede sincera e piena subito il suo premio. (Girolamo, In Matth. II, 14,14)
PER LA FEDE DEI DISCEPOLI
Certo, anche prima Gesú aveva curato molti malati; tuttavia neppure con ciò i discepoli possono prevedere il miracolo della moltiplicazione dei pani; sono ancora deboli nella loro fede. Ma voi considerate la sapienza del Maestro, ammirate come li invita e li conduce discretamente alla fede. Non afferma subito: Io darò da mangiare, perché ciò non sarebbe parso loro ammissibile, ma: “Non c`è bisogno che se ne vadano, date voi da mangiare loro” (Mt 14,16). E neppure dice: io do loro, ma «date voi». I discepoli tuttavia lo considerano ancora soltanto come uomo, e neppure a queste parole si elevano piú in alto, ma continuano a parlare con Gesú come se fosse soltanto tale, contestandogli: “Noi non abbiamo che cinque pani e due pesci” (Mt 14,17). Marco, a questo punto, riferisce che i discepoli non compresero quanto Gesú aveva loro detto, in quanto il loro cuore era indurito (cf. Mc 8,17). Poiché, dunque, si trascinano ancora per terra con i loro pensieri umani, allora Cristo interviene personalmente e ordina: “Portatemeli qua” (Mt 14,18): se quel luogo è deserto, colui che è qui presente alimenta tutta la terra; se l`ora è già passata, ora vi parla chi non è soggetto né all`ora né al tempo… “E dopo aver comandato alle turbe di adagiarsi sopra l`erba, presi i cinque pani e i due pesci, con gli occhi levati al cielo pronunziò la benedizione. E li spezzò e li diede ai discepoli, e i discepoli alle turbe” (Mt 14,19-20). Perché Gesú leva gli occhi al cielo e pronunzia la benedizione? Affinché essi credano che egli è inviato dal Padre e che è uguale al Padre. Tuttavia, le prove di queste due verità sembrano contraddirsi e combattersi a vicenda. Gesú dimostra di essere uguale al Padre operando tutto con la sua personale autorità. D`altra parte non possono credere che egli sia inviato dal Padre, se egli non agisce con tutta umiltà, riferendo al Padre ogni sua azione, e invocandolo quando deve compiere i suoi miracoli. Cristo, perciò, non mette in atto esclusivamente questo o quel comportamento, affinché ambedue queste realtà possano essere ugualmente confermate. Cosí, ora compie i miracoli con piena autorità, ora invece prega prima il Padre. Per evitare che questo fatto non sembri una contraddizione, quando compie prodigi meno grandi leva gli occhi al cielo; mentre quando opera miracoli straordinari agisce totalmente di propria autorità. Insegna in tal modo che se nei miracoli meno sorprendenti egli alza lo sguardo al cielo non è per mutuare da altri la sua potenza, ma perché vuole glorificare il Padre. Cosí quando rimette i peccati, apre le porte del paradiso facendovi entrare il ladrone, abroga la legge, risuscita innumerevoli morti, placa la tempesta del mare, rivela gli intimi segreti degli uomini, guarisce il cieco nato, azioni che non possono essere che esclusiva opera di Dio, non lo si vede affatto pregare; quando invece si appresta a moltiplicare i pani, miracolo assai meno straordinario di tutti quelli menzionati, allora leva gli occhi al cielo. In pari tempo egli vuol dimostrare questo che vi ho detto e insegnarci che non dobbiamo mai prender cibo senza ringraziare prima Dio che ce lo procura. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 49, 1 s.)
LA RICERCA DI CRISTO NEL DESERTO
Ma nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina. Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell`invito. Se c`era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c`era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce. Dappertutto, pertanto, viene rispettato l`ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l`alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi piú sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede piú ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo. (Ambrogio, In Luc. 6, 69-71)
LA CROCE, NOSTRA SOMMA GLORIA
Ogni atto compiuto dal Cristo è una gloria della Chiesa cattolica: gloria delle glorie è, però, la croce. Questo, appunto, intendeva Paolo, nell`affermare: “A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di Cristo” (Gal 6,14). Suscita la nostra ammirazione, certo anche il miracolo in seguito al quale il cieco dalla nascita riacquistò, a Siloe, la vista (cf. Gv 9,7ss): ma cosa è un cieco di fronte ai ciechi di tutto il mondo? Straordinaria, e soprannaturale, la risurrezione di Lazzaro, morto già da quattro giorni (cf. Gv 11,39). Una grazia del genere, tuttavia, è toccata ad uno soltanto: che beneficio ne avrebbero tratto quanti, nel mondo intero, erano morti per i loro peccati? (cf.Ef 2,1). Strepitoso il fatto che cinque pani riuscirono a sfamare cinquemila persone (cf. Mt 14,21): ma a che cosa sarebbe servito, se pensiamo a coloro che, su tutta la terra, erano tormentati dalla fame dell`ignoranza? (cf. Am 8,11). Stupefacente, ancora, la liberazione della donna, in preda a Satana da diciotto anni (cf. Lc 13,11ss): che importanza avrebbe avuto, però, per tutti noi, imprigionati dalle catene dei nostri peccati? (cf. Pr 5,22). La gloria della croce, invece, ha illuminato chi era accecato dall`ignoranza, liberando tutti coloro che erano prigionieri del peccato e portando la redenzione all`intera umanità. (Cirillo di Gerusal., Catechesis, 13, 1-3)
NUTRIMENTO DEL POPOLO DI DIO
Una folla immensa segue Gesù nel deserto e lì Gesù li nutre con un cibo abbondante e miracoloso. Non c’è ebreo al quale un episodio come questo non faccia venire alla memoria l’esperienza di Israele nel deserto, quando, affamato, aveva ricevuto il “pane del cielo”, la manna, attraverso la mediazione di Mosè. Il cammino del deserto era stato il tempo di gestazione del popolo di Dio e il cibo del cielo lo aveva rafforzato e nutrito; la moltiplicazione dei pani e il primo momento di prefigurazione del popolo della nuova alleanza e il dono del Signore lo annunzia. Il nuovo popolo di Dio sarà nutrito col pane eucaristico e col dono dell’amore di Cristo che il pane eucaristico contiene. E’ per questo che l’episodio è narrato con espressioni che richiamano l’ultima cena: “prese i cinque pani…alzò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede. Solo se si tengono presenti queste “armoniche” è possibile entrare nel mistero di questo racconto; la moltiplicazione dei pani si colloca tra il passato di Israele e il futuro della Chiesa; porta a compimento le promesse di Dio e anticipa il dono di Cristo. (S. Sibroni)
RESE GRAZIE, SPEZZO’
Il culmine del racconto della moltiplicazione dei pani è segnato dalle parole “rese grazie. “Render grazie” non è solo ringraziare. Proprio per questo si è evitato nel linguaggio sacro questo termine corrente, impoverito e logorato dall’uso. Vuole rendere l’originale greco “eucharistein”, che ha dato giustamente il nome a tutto il mistero dell’Eucaristia. Esprime un atteggiamento religioso che abbraccia una ricca gamma di sentimenti. Alla base uno sguardo spalancato su tutte le meraviglie di Dio, che l’Eucaristia rievoca… e la loro proclamazione nel giubilo e nella lode. E’ ”benedizione” rivolta a Dio, ma pronunziata sul pane e sul vino. Coinvolge gli elementi nell’azione di grazie e con ciò li consacra. C’è poi il “pane spezzato”. E’ stato questo, da parte di Gesù, un gesto profetico… Il pane è spezzato come lo è il corpo di Cristo sulla croce. Anche il vino è versato come lo è stato il suo sangue fino all’ultima goccia. Così negli stessi segni sensibili è adombrato l’aspetto sacrificale dell’Eucaristia. (M. Magrassi)
L’EUCARISTIA FA LA CHIESA
Il Concilio Vaticano II ha detto con una formula semplice: “ La chiesa fa l’Eucaristia, e l’Eucaristia fa la Chiesa”. E’ nella Chiesa che si celebra l’Eucaristia ma è l’ Eucaristia che congiunge tutti i cristiani a Cristo e li fonde in quella unità che è la Chiesa. E la Chiesa è unica su tutta la terra. Così “l’Eucaristia fa la Chiesa”. Non sempre comprendiamo l’importanza dell’Eucaristia nella vita. Un parrocchiano del Curato d’Ars un giorno gli disse: non sono degno di fare la comunione. Rispose il santo: “Non dire che non ne sei degno. E’ vero, non ne sei degno, ma ne hai bisogno”. Don Bosco diceva: “ Tutti hanno bisogno della comunione: i buoni per mantenersi buoni, e i cattivi per farsi buoni”. E aggiungeva riguardo ai figli, parole che dovrebbero far riflettere più di un genitore: “ La base della vita felice di un ragazzo è la comunione”. A volte in chiesa ci annoiamo. Ma la Messa è lunga solo quando la fede è corta. Santa Teresa di Lisieux è uscita in questo curioso paradosso: “ Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”. Non sarà che i santi sembrano paradossali solo perché noi non sappiamo essere abbastanza logici? (E. Bianco)
CONDIVISIONE
Di fronte alla folla affamata che si trova in un luogo deserto, i discepoli consigliano Gesù di mandarla a “comprarsi da mangiare”, cioè ad arrangiarsi e a darsi da fare secondo le legge economiche della società umana. Gesù, invece, al “comprare” sostituisce il “dare”, dicendo: “ Date loro voi stessi da mangiare”, le leggi economiche creano miseria, povertà, fame. Gesù vuole una comunità capace di dare tutto quello che ha. Per i discepoli sorge la difficoltà: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”; essi vorrebbero essere ricchi per poter dare. Ma Gesù propone invece un’altra strada: se i beni vengono condivisi, ci si libera dall’egoismo del possesso, se si distribuisce tutto quello che la creazione offre, allora l’umanità vive nell’abbondanza, si libera dall’ingiustizia della diseguale distribuzione della ricchezza, che crea la fame e la povertà. Con questo miracolo Gesù dà una lezione alla sua comunità: essa non deve dare soltanto il superfluo, le briciole, ma condividere tutto quello che possiede. egli enuncia così, con il gesto prodigioso del miracolo, il principio della solidarietà amicale: condivisione. (A. Bonora)
I BENI DELLA TERRA SONO PER TUTTI
Dio creatore mette a disposizione degli uomini le risorse del creato. Ma molto spesso i popoli che legittimamente le possiedono non hanno le risorse economiche, tecniche, culturali, per saperle utilizzare; le portano via i paesi ricchi. mentre i paesi poveri patiscono la fame. Uno studio pubblicato in Germania dimostra che mille tedeschi consumano risorse 20 volte di più di mille filippini, egiziani e argentini. Lo studio però dimostra su basi scientifiche che il “nostro attuale benessere è ingannevole, perché si basa sul consumo di risorse che pregiudica la stabilità ecologica, la giustizia sociale e il futuro delle prossime generazioni”. Gli autori non propongono di rinunziare al benessere. Il Signore vuole che gli uomini vivano bene; ha compiuto un miracolo per dare pane e pesce a sazietà e lo ripete ogni giorno nella natura. Si tratta di usare le risorse con più parsimonia e saggezza e non dimenticare nell’agire concreto che i beni della terra sono per tutti gli uomini. (G. Nervo)
DIO VA INCONTRO ALL’UOMO
Dio è appassionato dell’uomo e appassionatamente lo cerca per mettersi in comunione con lui e gratuitamente saziare tutte le sue attese (1 Lettura) Quando Dio trova chi lo accoglie con fede, allora l’intima unione che si instaura in Cristo Gesù diventa totale e definitiva da parte di Dio. Anche le energie demoniache, ostili all’uomo, si arrestano impotenti di fronte a questa intimità di amore. Solo l’uomo, con la sua libertà, può spezzare questo legame; ma anche in questo caso Dio lo cercherà sempre per ristabilire la comunione con lui. (2 Lettura) Questa intensa comunione, nelle sue manifestazioni, si traduce in gesti di tenerezza: la tenerezza di Dio (Vangelo e Salmo). (A. Gila)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio, che nella compassione del tuo Figlio verso i poveri e i sofferenti manifesti la tua bontà paterna, fa che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza sia spezzato nella carità e la comunione ai tuoi santi misteri ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini. (Colletta 18 perannum A)
•Dacci, Signore, fame del pane di vita che sei tu e saziala abbondantemente con il tuo corpo immacolato, che cambi il nostro deserto in una splendida primavera.
•Ti benediciamo, Signore, perché ci inviti a sederci alla mensa in cui moltiplichi il pane per gli affamati del mondo. Fa che noi siamo generosi nel servire i poveri e che siamo disposti a dividere ciò che abbiamo con i nostri fratelli più bisognosi, come hai fatto tu. (Preghiere di Basilio Caballero)
•O Padre, tu disseti il cuore dell’uomo che sa godere della tua fedeltà, ad imitazione di Cristo Gesù; guidaci nel deserto della solitudine, perché con il cuore purificato e rivestiti dell’abito nuziale, sappiamo vivere nei doni eucaristici la comunione con te e con lo Spirito, in Cristo Gesù nostro Signore.
•Signore Gesù tu ci chiami a vivere la solitudine del deserto per purificare il nostro cuore davanti al rivelarsi del tuo volto; prendici per mano, perché non ci scoraggiamo, ma riusciamo, nella luce dello Spirito, a vederti vicino per esultare della tua libertà che ci rende vittoriosi di ogni paura e preoccupazione.
•Signore Gesù, tu senti compassione per l’umanità che è alla ricerca della comunione col Padre, opera nel cuore dell’uomo che vaga nel buio delle umane sicurezze, ed illumina di eterno il suo spirito, perché tu sempre ti chini sul gemere degli uomini e immetti in essi in modo sempre più vivo la certezza della tua presenza.
•Signore Gesù, nell’eucaristia tu ci chiami alla comunione con il Padre; allontanaci da ogni umana disperazione e immetti nella nostra vita la tua potenza di vita e di unione nella quale possiamo realizzare noi stessi. (preghiere di Antonio Donghi)
•O Dio, pazzo d’amore! Non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire! Vedo che la tua misericordia ti costrinse a dare anche di più all’uomo, lasciandogli te stesso in cibo. E così noi deboli abbiamo conforto, e noi ignoranti, smemorati non perdiamo il ricordo dei tuoi benefici. Ecco, tu dai il tuo cibo ogni giorno all’uomo, facendoti presente nell’Eucaristia e nel corpo misterioso della tua chiesa. Chi ha fatto questo. La tua misericordia. (S. Caterina da Siena)
•Signore, io riconosco che partecipare all’Eucaristia mi libera da me stesso e mi sollecita a fare i conti con ciò che è fuori di me, o faccio finta che non esista. Aiutami ad aprirmi a tutta la realtà per non perdere niente della sua ricchezza. Voglio vivere la vita di ogni giorno con l’atteggiamento di gratuità con cui incontro te nell’eucaristia domenicale. (La preghiera dei giovani)
•Con soli cinque pani, Tu hai avuto il superfluo per cinquemila persone; e di nuovo con quattro (pani), tu li hai nutriti in pieno deserto. Io che sono affamato del tuo Pane, del tuo Pane divino, celeste, con questo degnati di saziarmi l`anima che è disceso dal cielo ed è immortale. (Nerses Snorhalí, Jesus, 486-487)
•O Maria, perfettissima Figlia di Sion, Madre dolcissima di Gesù. Aiutami a vivere ogni giorno il vangelo che scelgo come unica regola di vita. Fammi desiderare in ogni momento di contemplare il volto del Padre, affinché possa riflettere la sua luce su tutto e tutti. Dammi un cuore generoso e umile che sappia dire: “ Padre, sia fatta la tua volontà e non la mia”. Spogliami di tutto e di tutti affinché possa imitare Gesù e, con la sua grazia, seguirlo fino alla morte. Infiamma d’amore il mio cuore affinché possa rispondere totalmente alla chiamata del Vangelo e riflettere dove passo la luce, la verità, l’amore. (Da una preghiera di Maddalena di Spello)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Dimostriamo con gesti concreti che la partecipazione all’Eucaristia ci rende sempre più impegnati nella carità e nella testimonianza.