Giovanni 6, 24-35: 24 In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnào alla ricerca di Gesù. 25 Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27 Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28 Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29 Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». 30 Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». 32 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi da il pane dal cielo, quello vero. 34 Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo». 34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35 Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 6, 24-35
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell`uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l`opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo ». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dá il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dá la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Dopo la moltiplicazione dei pani (Gv 6, 1-15) Gesù si allontana dalla folla che vuole farlo re e raggiunge gli apostoli camminando sulle acque (6, 16-21), simbolo del caos vinto dal Signore nella creazione, manifestandosi come il Signore maestoso esente dai limiti della natura, e si presenta con la solenne dichiarazione “ Io sono”, che rimanda alla divina rivelazione del nome divino a Mosè nel Sinai (Es 3, 14).
La pericope scelta per la liturgia odierna presenta l’incontro a Cafarnao di un gruppo di Giudei che erano stati presenti alla moltiplicazione dei pane con Gesù. Segue fino al versetto 59 il discorso sul pane di vita. Gesù è prima di tutto il datore del pane, il nuovo Mosè. Egli è anche il pane di sapienza e rivelazione, che nutre tutti coloro che vanno a lui nella fede. Egli è infine, la fonte eucaristica, di vita eterna per tutti coloro che mangiano e bevono la carne e il sangue del Figlio dell’Uomo. Troviamo in questo capitolo gli elementi essenziali dell’Eucaristia cristiana, la parola e il pane, parola rivelatrice (35-47) e pane sacramentale (48 59).
QUANDO LA FOLLA VIDE (24)
Il giorno dopo la folla, che era stata presente al miracolo e che aveva pernottato all’aperto, si accorge che Gesù e gli Apostoli non sono più nei paraggi, capisce che hanno attraversato il lago e, salita su alcune barche di pescatori, parte alla volta di Cafarnao. Naturalmente deve essersi trattato non di tutti i cinquemila uomini del giorno precedente, ma di una parte esigua di essi.
VOI MI CERCATE NON PERCHE’ (26)
Rimprovero di Gesù ai Giudei che lo cercano: la loro comprensione è solo naturale, materiale.
NON IL CIBO CHE PERISCE, MA (27)
Al desiderio di assicurarsi e di conservare la vita terrena si provvede col pane materiale. Gesù invita ad impegnarsi non tanto per questo cibo che perisce, quanto per il pane che dura e che permane nella vita eterna.
CHE IL FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’ (27)
Questo pane lo dona solo Gesù. Ma all’uomo non è risparmiata la fatica per averlo.
FIGLIO DELL’UOMO (27)
E Gesù è quel “Figlio dell’uomo” di cui parla Daniele, cioè il Messia che ha ogni potere e che è stato consacrato e mandato in missione dal Padre, di cui è il rivelatore.
CHE DOBBIAMO FARE (28)
Il popolo che è disposto a compiere le opere di Dio necessarie, domanda cosa deve fare per avere questo pane per la vita eterna.
CREDERE IN COLUI (29)
C’è una sola opera degna di Dio, dice Gesù: la fede. Questa opera si distingue radicalmente dalle opere che l’uomo può indicare come sua prestazione propria: è opera di Dio nell’uomo e verso l’uomo. L’azione dell’uomo è il “ fiducioso abbandono a quanto Dio fa”.
QUALE SEGNO (30)
La folla chiede un segno che legittimi le parole di Gesù, chiede di vedere per credere, in contrasto con la beatitudine enunciata da Gesù in occasione di un simile desiderio di Tommaso: “Beati coloro che non lo hanno visto e hanno creduto” (Gv 20, 29). L’uomo chiede un miracolo per credere, vuole avere sicurezza. Ma una simile esigenza non può essere posta a Dio, sovranamente libero. Inoltre è anche strano che presenti questa richiesta proprio chi ha visto da poco il miracolo del pane. Ma essi vogliono ora che Gesù, come prova decisiva, faccia un miracolo simile a quello della manna. A chi non si fida di Dio nessun miracolo è sufficiente.
I NOSTRI PADRI (31)
Citando liberamente Esodo 16, 15 gli interlocutori rivelano l’aspettativa dei Giudei del tempo. Essi pensavano che il Messia avrebbe fatto scendere la manna dal cielo, come aveva fatto Mosè ai tempi dell’esodo.
NON MOSE’ (32)
Gesù corregge la loro interpretazione della Scrittura e fa due precisazioni. Questa è la prima precisazione: non è stato Mosè, ma il Padre, a dare la manna. Ed ecco la seconda: il Padre proprio ora vi dà non la manna, ma il vero pane del cielo, di cui la manna non era che un segno.
E’ COLUI CHE DISCESE DAL CIELO (33)
Il pane della vita non è un pane di cui si possa disporre, ma è una persona, Gesù Cristo stesso. Egli è “disceso dal cielo”, cioè è preesistente ed eterno, “dà la vita al mondo” e del mondo è il solo Salvatore.
DACCI SEMPRE QUESTO PANE (34)
Gli ascoltatori reagiscono come la samaritana. Capiscono che si tratta di un pane importante, ma non ne colgono in pieno la verità.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL PANE CHE DURA IN ETERNO
Gesù insiste: «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà». La gente che seguiva Gesù capisce che egli parla del pane che Dio darà e allora si domanda: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere richieste da Dio per darci quel pane?». Quella gente pensa che debba «guadagnarsi» quel pane offrendo a Dio un certo numero di opere richieste. Essa pensa che Dio esiga di essere pagato per quello che «concede». Ma Gesù risponde che l’unica esigenza di Dio è che credano a lui come suo inviato: «Questa è l’opera richiesta da Dio: credere in Colui che egli ha mandato». Il pane materiale lo si guadagna con prestazioni di lavoro, il pane che dura in eterno invece lo si «guadagna» con la ferma e fiduciosa adesione a Gesù come inviato di Dio. Infatti il pane del cielo non è altri che Gesù stesso: «Io sono il pane della vita; chi viene a me, non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». (Antonio Bonora)
IL PANE CHE E’ GESU’
Il pane vero ed eterno è Gesù stesso, o meglio la relazione personale di adesione fiduciosa a lui. Questo è il pane di cui l’umanità ha più bisogno, molto più che del pane materiale. Gesù infatti dà senso a tutta la nostra vita e ci dischiude l’orizzonte di un nuovo modo di vivere, che il pane materiale non ci dà. Il pane, che è Gesù, vuol dire speranza e amore, verità e liberazione dal male, certezza di vita eterna, scoperta di Dio come Padre. Chi mangia e vive di questo pane non muore mai più, vive come Gesù e con lui per sempre. Se abbiamo capito, diremo anche noi: «Signore, dacci sempre questo pane».
(Antonio Bonora)
CRISTO PAROLA DEL PADRE
Cristo è la Parola del Padre che si fa carne e nel segno del pane viene a noi per quel che è, cioè Parola eterna del Padre. Non per niente tutto il cammino del segno del pane partendo dalla manna dell’esodo passa attraverso il capitolo 16 della Sapienza, dove viene specificato che il Signore «sfamò il suo popolo col pane degli angeli… perché i suoi figli capissero che non le diverse specie di frutti nutrono l’uomo, ma la sua parola conserva coloro che sperano in lui» (Sap16,20.26). Se noi vediamo il Cristo-pane solo nell’eucaristia, noi rischiamo di ridurre,impoverendola, tutta la significatività del pane. Certo, nel pane eucaristico c’è presente il Cristo nella sua totalità, ma è anche vero che trascurare il Cristo-parola è come incontrarsi con un amico, senza sapere niente di lui e trattandolo da sconosciuto. Ecco allora che il segno del pane è per noi una presenza reale che ci parla: l’assimilazione di questo pane è totale e completa solo per via di ascolto. (A.Chierigatti)
ADESIONE RESPONSABILE A CRISTO
Noi battezziamo i bambini appena nati, e facciamo bene: firmiamo per loro l’accettazione di una eredità preziosissima. Però quando i bambini crescono e sono capaci di ragionare con la loro testa – nell’adolescenza e nella giovinezza – dovremmo spiegare loro perché li abbiamo battezzati e dovremmo aiutarli e sostenerli perché facciano la loro scelta consapevole, personale, libera, di adesione a Gesù Cristo – la persona che li ama – disposti ad accettare anche una scelta diversa dalla nostra, e non comunicare loro soltanto una religione che domanda grazie, che teme castighi, che attende premi. Se non arrivano a scoprire il mistero di Gesù e a stabilire con Lui un rapporto reale di fede e di amore, capita a loro quello che è capitato alla gente di Galilea: se ne vanno, perché «è troppo duro questo discorso: chi lo può accettare?». (G. Nervo)
IL DONO OFFERTO A TUTTI
E’ consolante sapere che il Signore offre a tutti il dono della fede. È significativo che Gesù lo ribadisca in un momento di difficoltà della sua missione apostolica: tutti stanno per abbandonarlo, lasciandolo solo con i suoi intimi. Viene spontaneo accostare a questa fase di crisi della sua vita pubblica il tempo in cui noi viviamo, nel quale avvertiamo segni inequivocabili di declino, sotto il profilo dell’appartenenza numerica alla chiesa e sotto l’aspetto dell’incidenza delle logiche evangeliche nella vita quotidiana della gente e nell’organizzazione sociale e politica della società. (Giuseppe Pasini)
FAME DELLA FELICITA CONSUMATA
“Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà piú fame e chi crede in me non avrà piú sete” (Gv 6,35). “Chi viene a me” ha lo stesso significato di “chi crede in me”. “Non avrà piú fame” vuol dire la stessa cosa di “non avrà piú sete”. In un caso e nell`altro è significata la sazietà eterna quando piú nulla manca. Precisa, peraltro, la Sapienza: “Coloro che mi mangiano, avranno ancora fame; quelli che mi bevono avranno ancora sete” (Sir 2,. 21). Cristo, Sapienza di Dio (cf. 1Cor 1,24), non è mangiato fin d`ora fino a saziare il nostro desiderio, ma solo nella misura in cui eccita il nostro desiderio di sazietà; e piú gustiamo la sua dolcezza piú il nostro desiderio si ravviva. Ecco perché coloro che lo mangiano avranno ancora fame fino a che non sopraggiunge la sazietà. Ma, quando il loro desiderio sarà stato soddisfatto dai beni celesti, essi non avranno piú né fame né sete (cf. Ap 7,16). La frase: “Coloro che mi mangiano avranno ancora fame”, può anche intendersi in rapporto al mondo futuro: infatti vi è in questa sazietà eterna una sorta di fame, che non deriva dal bisogno bensí dalla felicità…..Cosí, proprio quando lo si possiede lo si desidera; proprio quando lo si afferra lo si cerca, secondo quanto è scritto: “Cercate sempre il suo volto” (Sal 104,4). Sí, lo si cerca sempre, colui che si ama per sempre possederlo. Per cui, coloro che lo trovano lo cercano ancora, quelli che lo mangiano ne hanno ancora fame, quelli che lo bevono ne hanno ancora sete. Tale ricerca, però, rimuove ogni preoccupazione, tale fame scaccia ogni fame, tale sete estingue ogni sete. E` fame non dell`indigenza, bensí della felicità consumata.(Baldovino di Ford, De sacram. altar., 2, 3)
BEVANDA E VINO CHE ALLIETA
Per coloro che credono in lui, Cristo è cibo e bevanda, pane e vino. Pane che fortifica e rinvigorisce, del quale Pietro dice: “Il Dio di ogni grazia, che ci ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesú, ci ristabilirà lui stesso dopo breve sofferenza, ci rafforzerà e ci renderà saldi” (1Pt 5,10). Bevanda e vino che allieta; è ad esso che si richiama il Profeta in questi termini: “Allieta l`anima del tuo servo; verso di te, infatti, o Signore, ho innalzato la mia anima” (Sal 85,4). Tutto ciò che in noi è forte, robusto e solido, gioioso e allegro, per adempiere i comandamenti di Dio, sopportare la sofferenza, eseguire l`obbedienza, difendere la giustizia, tutto questo è forza di quel pane o gioia di quel vino. Beati coloro che agiscono fortemente e gioiosamente! E siccome nessuno può farlo di suo, beati coloro che desiderano avidamente di praticare ciò che è giusto e onesto, ed essere in ogni cosa fortificati e allietati da Colui che ha detto: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia” (Mt 5,6). Se Cristo è il pane e la bevanda che assicurano fin da ora la forza e la gioia dei giusti, quanto di piú egli lo sarà in cielo, quando si donerà ai giusti senza misura! (Baldovino di Ford, De sacram. altar., 2, 3)
IO SONO IL PANE DELLA VITA
Altro è il cibo che dà salute e vita e altro il cibo che raccomanda e riporta l`uomo a Dio, altro il cibo che ristora i deboli, richiama gli erranti, rialza i caduti, porge ai morenti il distintivo dell`immortalità. Cerca il pane di Cristo, il calice di Cristo, se vuoi che la vita dell`uomo, mettendo da parte le cose periture della terra, si nutra d`un pascolo immortale…..Perché si capisse meglio quale fosse il pane per mezzo del quale si supera la morte, il Signore stesso lo ha indicato con la sua santa parola, perché la speranza degli uomini non fosse ingannata da false interpretazioni. Dice infatti nel Vangelo di Giovanni: “Io sono il pane della vita. Chi verrà a me non avrà fame, chi crederà in me non avrà mai sete” (Gv 6,35). La stessa cosa dice nelle frasi seguenti: “Se uno ha sete, venga; e beva, chi crede in me”. E di nuovo, per dare la sostanza della sua maestà a coloro che credono in lui dice: “Se non mangerete la carne del figlio dell`uomo e non berrete il suo sangue, non avrete la vita in voi”.O miseri mortali fatti dèi! Cercate la grazia del cibo salutare e bevete il calice immortale. Cristo col suo cibo vi richiama alla luce e vivifica i vostri arti avvelenati e le vostre membra intorpidite. Ravvivate col cibo celeste l`uomo perduto, in modo che rinasca in voi, per grazia di Dio, tutto ciò che è morto. Sapete ormai che cosa val la pena fare, scegliete ciò che vi piace. Di là nasce la morte, di qui sgorga la vita immortale. (Firmico Materno, De errore prof. relig., 18, 2-8)
PER GUADAGNARE CRISTO
Uomini avidi! Perché restate avvinti al desiderio di guadagno? Perché non apprentere l`arte? Perché non disprezzate ciò che è privo di valore, o meglio, svantaggio e sozzura, per guadagnare Cristo? “Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il vostro patrimonio per ciò che non sazia?” (Is 55,2). A me sembra che ai vostri occhi “il pane disceso dal cielo per dare la vita al mondo” (Gv 6,33) abbia meno valore del vostro denaro!… Se l`avaro stimasse almeno la propria persona piú preziosa della propria fortuna! Se potesse non mettere in vendita la propria anima per amore del denaro, e fintanto che resta in vita, non strapparsi le viscere (cf.Sir 10,10)! E` per contro un commerciante avveduto, un esperto attento al valore delle cose, colui che – parlo evidentemente di Paolo – stimava che la propria anima – ovvero la vita animale e sensibile – non valesse piú di lui (cf. At 20,24), e cioè del suo spirito, con il quale costituiva un tutt`uno e per il quale aderiva a Cristo. Era pronto a perdere la sua anima, al fine di poterla conservare per la vita eterna (cf. Gv 12,25). (Guerric d`Igny, Sermo de resurrect., 2, 3)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Ti rendiamo grazie, Padre, per la tua parola che nutre la nostra fede in Cristo, risorto per la nostra salvezza. Questa è l’opera che desideri da noi: la fede in Gesù, il Figlio, sul quale hai messo il sigillo della tua divinità.
•Mendicanti di pane e d’affetto, assetati di speranza, ci presentiamo davanti a te, Signore, con la povertà dei nostri aridi cuori. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, il pane che dura, il corpo e il sangue di Gesù nell’eucaristia, perché è l’unico cibo che può condurci senza paura, verso un futuro che non finirà mai.
•Ti benediciamo, Dio dei nostri padri, perché nel cammino del pericoloso deserto della vita ci offri la manna del tuo pane e della tua parola, che è Cristo nel sacramento dell’eucaristia. Molti vogliono sfruttare la nostra sete di felicità con il richiamo di falsi surrogati della vita; ma noi non vogliamo la menzogna e l’illusoria felicità di qualche cisterna screpolata che perde acqua. Dacci, Signore, il tuo pane e la libertà del tuo Spirito che ci permetta di recuperare il paradiso perduto e l’immortalità della tua vita senza limiti né tramonto (Basilio Caballero)
•Cristo, tu sai il dramma del pane: tutta la vita si gioca sul pane, anche se il pane è segno, solo di felicità e non sempre comporta la libertà: si può essere sazi e non liberi, come si può essere liberi e affamati, e questo è il nostro dramma. Signore: Signore, donaci sempre libertà e pane. (David Maria Turoldo)
•Signore nostro Dio, pane celeste e vivo, vero cibo di tutto l’universo: tu sei disceso dal cielo per portare la vita al mondo, tu proteggi la nostra vita dall’alto e ci prometti i beni futuri. Benedici il nostro cibo e la nostra bevanda, e rendici degni di dividerli con giustizia rendendo gloria a te dispensatore di ogni bene.
•Abbiamo incontrato Gesù, abbiamo mangiato il pane, il nostro bisogno non si è saziato; è venuta la notte e ora il nuovo giorno ci trova affannati «alla ricerca di Gesù». Cosa ci spinge a cercarlo? Il buio della notte ci aveva confusi e abbiamo atteso che venisse un’altra alba perché le cose riprendessero i loro contorni ben definiti. Le tenebre dell’incertezza ci avevano assalito con i loro fantasmi, ora alla luce del « sole che sorge dall’alto» ci possiamo guardare attorno e ritrovare quella Presenza scomparsa al sopraggiungere delle ombre.
•Dove sei, Gesù? I nostri bisogni concreti e vitali ci hanno fatto soccombere e l’intimità dell’incontro con te, «seduti sull’erba a mangiare quei pani e quei pesci», è come svanita. Siamo sempre noi, pieni di noi stessi, ripiegati sulle nostre esigenze di «carne». Non capiamo che fame è desiderare te. Tu ci riveli a noi stessi: bisognosi di sicurezze e di comodità, non sappiamo andare oltre le apparenze di un po’ di pane. Ciò che ci conquista, spesso, è quel senso di mistero che però rimane alla superficie del nostro cuore e si accontenta di una vita mediocre e scialba.
•Cosa ci spinge a cercarti, Signore? Cosa ci spinge ad andare «di là del mare» stanchi per aver remato sulla barca della quotidianità così povera e vuota? «Quando sei venuto qua?». Dobbiamo oltrepassare le barriere del nostro «io», i confini dell’umano e guardare «rinnovati nello spirito della nostra mente» questa nuova realtà che si presenta ai nostri occhi. «In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati».
•Sempre tesi alla ricerca del sensazionale siamo arrivati fin qui, su questa sponda del mare della vita, e ti chiediamo, Signore, di imbandire ancora una volta la tua mensa. Perdonaci, perché camuffiamo le nostre corte esigenze con una falsa fede. Preferiamo il «cibo che perisce» immediato e pronto, piuttosto di «quello che dura per la vita eterna» e che tu ci dai ogni volta che, prostrati nella nostra miseria riconosciuta e accettata, bussiamo alla porta del tuo cuore mendicando amore. Donaci il tuo Spirito Santo perché sappiano i nostri occhi vedere in te il «sigillo del Padre». Mille altri sigilli, marche di buona qualità e garanzie ci attraggono e noi andiamo a cercare i falsi cibi che ci vengono offerti dal supermercato di un mondo che non ti conosce, non ti capisce e non ti accetta.
•Gesù, tu ci chiedi di credere «in colui che Dio ha mandato» e noi non ci riusciamo perché siamo smarriti di fronte a ciò che tu ci dici: «Io sono il pane della vita». Ci irrigidiamo nelle nostre posizione, ci sconcertiamo, urtati nella nostra sensibilità troppo umana, per quello che tu ci gridi: «Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». La nostra fede è fatta di «opere da compiere» mentre tu chiedi amore, un «amore libero e non fatto di servili entusiasmi; una fede libera, non una fede fondata sui prodigi».
•«Signore, dacci sempre questo pane»: donaci questo cibo che sei tu stesso e la tua Parola. Donaci di mangiare e di bere te, di non desiderare altro che te, di non cercare altro che te. Tu solo puoi saziare la fame di verità che ci tormenta e la sete d’amore che ci brucia. Mangiando di te, nel silenzio adorante della fede, abbiamo la certezza che come un seme fecondo la tua Parola germoglierà nella nostra vita. (Preghiere di Suore Clarisse)
•Maria, Tu sei la Madre di Cristo, Madre della Comunione che Tuo Figlio ci concede come dono sempre nuovo e potente che è un gusto di vita nuova. Attraverso di Te perciò consacriamo noi stessi, tutte le sofferenze e le gioie che Tuo Figlio sceglie per noi e la nostra stessa vita, affinché Tu diventi Madre della vita, e Cristo doni a tutti gli uomini lo stesso gusto di vita nuova che ha donato a noi. (Card. K. Nsubuga)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Impegniamoci con serietà e costanza nell’”opera di Dio”, che è “credere in colui che Egli (il Padre) ha mandato”, esprimendo un “sì” totalizzante con la mente e la vita alla persona di Gesù.