Giovanni 6, 51-58: In quel tempo, Gesù disse alla folla: 51 «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». 52 Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 6, 51-58
In quel tempo Gesù disse alla folla: “ Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell`uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell`ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Bibbia Cei: versione 2007)
Esegesi
Il discorso sul pane della vita espone in modo ricco il tema di Gesù pane di vita. Gesù è prima di tutto il datore del pane, il nuovo Mosè. Egli è anche il pane di sapienza e rivelazione, che nutre tutti coloro che vanno a lui nella fede. Egli è infine, la fonte eucaristica, di vita eterna per tutti coloro che mangiano e bevono la carne e il sangue del Figlio dell’Uomo.
Troviamo in questo capitolo gli elementi essenziali dell’Eucaristia cristiana, la parola e il pane, parola rivelatrice (35-47) e pane sacramentale (48-59).
IO SONO IL PANE DELLA VITA (48)
Il motivo è che per il credente il cibo dell’immortalità è ora Gesù. E’ Lui il pane della vita.
CHI NE MANGIA NON MUOIA (50)
Anche chi mangiò la manna morì, come tutti gli altri mortali. Invece chi mangia il pane che discende dal cielo, cioè chi va a Gesù, chi crede in Lui, ha la vita “vera”, che è sempre vita eterna e non conosce la morte.
IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO (51)
Gesù è il pane vivo che dà la vita. Con la fede si entra in possesso di questo pane che dà la vita.
E’ LA MIA CARNE (51)
Fino ad ora Gesù aveva parlato del pane della vita, di Gesù pane di vita, che il Padre dona. Ora inizia a parlare del pane che Lui stesso darà, cioè della sua carne e del suo sangue, quale condizione per ricevere la vita eterna. Per mezzo della carne, componente dell’uomo, segno della sua fragilità, assunta da Cristo nell’incarnazione, Gesù è pane di vita.
VITA DEL MONDO (51)
Questa vita è offerta in dono a tutti, al mondo intero
COME PUO’ COSTUI (52)
I Giudei capiscono perfettamente che Gesù parla di mangiare la carne e ritengono impossibile e dissennata una simile eventualità.
E NON BEVETE IL SUO SANGUE (53)
Gesù non esclude lo scandalo per le sue parole e non lo diminuisce. Anzi rincara la dose, aggiungendo anche l’esigenza di bere il sangue, cosa particolarmente scandalosa per gli Ebrei, dato che per essi era proibito bere il sangue.
CHI MANGIA E BEVE (54)
Solo il mangiare la carne e il bere il sangue di Gesù ha in sé la vita eterna, e non l’ha chi non mangia e beve. Ciò che si richiede è un mangiare e un bere effettivo, non una semplice unione spirituale.
CARNE VERO CIBO, SANGUE VERA BEVANDA (55)
Gesù non dà una risposta completa, perché la verità, che enuncia, può esser compresa solo dalle comunità cristiane alle quali è rivolto il Vangelo di Giovanni, mentre è inconcepibile ai Giudei, prima della morte di Gesù. Le due formulazioni “mangiare carne” e “bere sangue” suonano ambedue paradossali, se intese in senso naturale. Solo l’interpretazione sacramentale, che possono fare i credenti, offre un senso plausibile. Nell’Eucaristia è davvero presente Gesù in corpo, sangue, anima e divinità, nel segno del sacramento. Nell’Eucaristia è presente Gesù, persona viva e vera, che dona se stessa, e come fa il cibo per il corpo, alimenta la vita “vera”, quella più autentica, che non si spegne mai.
DIMORA IN ME E IO IN LUI (56)
Mangiare, ricevere Gesù nell’Eucaristia è un fatto che opera in maniera duratura l’intima unione dei fedeli con Cristo, su cui si fonda per essi il possesso della vita eterna.
COME IL PADRE (57)
Il Figlio vive in grazia al Padre, infatti “Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di aver la vita in se stesso”(5,26). E chi si ciba di Gesù nell’Eucaristia riceve dal Figlio la vita, che parte dal Padre, fonte originante della vita.
QUESTO E’ IL PANE (58)
L’insegnamento si conclude con la ripetizione di quanto prima asserito: la manna non diede immortalità, ma il pane promesso da Cristo dona la vita eterna.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
NECESSITA’ DELL’INCONTRO CON CRISTO
La necessità di Cristo per la salvezza è assoluta. Nessuno può pensare di poter raggiungere la vita che è in Dio al di fuori e senza di lui. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e tutto raggiunge il suo scopo solo per mezzo di lui (Vedi Col 1, 16-17). Si potrà discutere sulle modalità dell’approccio a Cristo, potrà forse avvenire di incontrarlo senza conoscerlo. Lo afferma lui stesso nel discorso del giudizio finale (Mt 25, 37-40): in ogni fratello uomo lo si accoglie o lo si rifiuta. Ma è illusione irreparabile pensare di poter avere la vita al di fuori di lui, che l’ha ricevuta dal Padre per darla al mondo. Credere in lui come inviato di Dio e suo Figlio, impegnandosi a seguirlo nell’amore, è dunque assolutamente necessario per la propria salvezza, comunque questo possa avvenire, talvolta “per strade che Dio solo conosce” (GS, 22). E’ pure necessario in modo assoluto l’incontro sacramentale con lui nell’Eucaristia e prima ancora nel battesimo? Per quanto riguarda il primo sacramento cristiano è necessario che almeno ce ne sia il desiderio, cioè sia vissuta la sostanza della fede, nella volontà di fare quello che Dio vuole: cosa che la dottrina perenne della chiesa ha riconosciuto presente nel cosiddetto “battesimo di desiderio”. Per quanto concerne l’Eucaristia, la sua necessità è stata meno calcata. Certo perché si tratta di una necessità “seconda”, vale a dire che ha rilievo solo per chi è già battezzato. Ma appunto, per chi è battezzato ed è consapevole di ciò che significa il Battesimo, la partecipazione all’Eucaristia è essenziale e necessaria. Il comando esplicito di Cristo esprime un’esigenza imprescindibile e sostanziale: non si può “vivere” senza di lui. (V. Croce)
CENTRALITA DELL’EUCARISTIA
Il Sacramento dell’Eucaristia è collegato con la Parola e con l’annunzio di Gesù. “Mangiare il pane” nel senso di assimilare la rivelazione e “mangiare la carne” non si escludono ma si completano. E’ la parola di Gesù che convertiva i cuori, risuscitava i morti e trasformava la natura a rendere presente sotto e attraverso gli elementi del pane e del vino il Figlio di Dio: assimilare la Parola è una condizione previa per ricevere il Corpo e il Sangue, ultima meraviglia operata da Cristo. L’Eucaristia poi è in stretta connessione con il mistero dell’Incarnazione: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo”. E’ indicata la piena umanità, la persona storica di Gesù di Nazaret nato da Maria: lo stesso vocabolo “carne” è riferito ai due misteri. Pur non essendo predominante in Giovanni non manca l’aspetto sacrificale, ilcollegamento con il mistero pasquale, con la donazione della carne sulla croce per la salvezza degli uomini. “Il pane che io darò (didomi) è la mia carne per (uper) la vita del mondo”. L’Eucaristia contiene la stessa donazione che Cristo fa di sé sulla croce, liberamente, come offerta di tutta la persona “per la vita del mondo”. Gesù è donatore e dono. (B. Maroncini)
PANE DISCESO DAL CIELO
Gesù, venuto ad instaurare la nuova ed eterna alleanza, va preparando il suo nuovo banchetto annunziando un nuovo pane: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Di fronte allo stupore e all’incredulità dei suoi ascoltatori, afferma la necessità assoluta di mangiare il suo corpo e di bere il suo sangue per avere la vita: “ In verità, in verità vi dico: se non mangiate…“. In questo modo l’Eucaristia preannunziata da Gesù nel discorso del pane di vita, realizzata nell’ultima cena e attualizzata nella Messa per volere di Gesù, diventa per ogni comunità cristiana la sorgente di un nuovo modo di vivere nella carità, nella collaborazione e nel servizio; un pegno di speranza (pane di vita eterna), di immortalità. In questa prospettiva la morte non è eliminata, ma superata: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (Messalino ldc)
SEGUIRE CRISTO VUOL DIRE ADERIRE A LUI
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54). Insegnaci, Maestro buono (cf. Mc 10,17), tu che solo insegni all`uomo la sapienza (cf. Sal 93,10); insegnaci come dobbiamo mangiare la tua carne e bere il tuo sangue… Quando mangiamo quel pane corporeo e sensibile, noi mettiamo in bocca anzitutto un frammento staccato da un pane, che poi trituriamo con i denti, liquefacciamo con la saliva e ingoiamo, affinché il nutrimento, entrando dentro, distribuisca alimento e forza a tutto il corpo. Ora, il pane dell`anima è Cristo, “pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,41), che nutre i suoi, al presente nella fede, nel mondo futuro con la visione (cf. 2Cor 5,7). Infatti, Cristo abita per la fede in te, e la fede in Cristo è Cristo stesso nel tuo cuore (cf. Ef 3,17). Nella misura in cui credi in Cristo, in quella stessa misura tu lo possiedi. E Cristo è in verità un solo pane, poiché vi è un solo Signore, una sola fede (cf. Ef 4,5) per tutti i credenti, benché del dono dell`unica fede alcuni ricevano di piú e altri di meno. Epperò non vi sono tante fedi quanti sono i credenti, altrimenti non sarebbero i fedeli ad essere sottomessi alla fede, bensí questa a loro. Ora, come è una la verità, del pari una sola fede nell`unica verità guida e nutre tutti i credenti e un solo e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno i suoi doni in particolare, secondo il suo beneplacito (cf. 1Cor 12,11). Viviamo tutti dunque dello stesso pane (cf. 1Cor 10,17), e ciascuno di noi riceve la sua porzione; tuttavia, Cristo è tutto intero per tutti, eccettuati coloro che lacerano l`unità. Non dico tutto intero nel senso che tu gusti Cristo cosí come lui stesso si gusta, il che non possono fare né gli angeli in cielo, né alcun` altra creatura. Però nel dono da me ricevuto, io posseggo tutto il Cristo, e Cristo mi possiede interamente, come il singolo membro appartiene a tutto il corpo e possiede in cambio il corpo nella sua interezza. (Guigone II, Certosino, Meditatio X)
MEDIAZIONE, AMORE, IMITAZIONE, UNIONE
Perciò, la porzione di fede da te ricevuta è come il pezzettino di pane nella tua bocca; però, se tu non mediti frequentemente e piamente il contenuto stesso del tuo credere, se con i tuoi denti, ovvero con i sensi dell`anima, non lo macini triturandolo, esso non andrà oltre la gola, come dire che non arriverà mai alla tua intelligenza. Come potrebbe essere compreso, in effetti, quel che viene raramente e con negligenza meditato, tenendo conto poi che si tratta di cosa tanto sottile quanto invisibile? La fede infatti propone cose invisibili, ed occorre compiere un grande sforzo di mente prima che alcunché possa essere deglutito e assimilato. Se, invero, la saliva della sapienza, scendendo dall`alto dal Padre dei lumi (cf. Gc 1,17), non ammorbidisce e liquefa quel nutrimento disseccato, tu fatichi invano (cf. Sal 126,1), perché le riflessioni da te coagulate non penetrano nell`intelligenza… Attraverso l`intelligenza, difatti, il cibo stesso passa nell`affetto del cuore, affinché tu non trascuri tutto ciò che hai compreso, e anzi tu lo raccolga con diligenza per mezzo dell`amore. Infatti, se tu non ami ciò che hai compreso, la tua intelligenza avrà lavorato invano: la sapienza, invero, sta nell`amore. In effetti, l`intelligenza precede lo spirito di sapienza e non gusta che in maniera del tutto transitoria: l`amore, invece, assapora cibo solido. Nell`amore ha sede tutta la forza dell`anima; in esso si raccoglie tutto il nutrimento vitale, ed è da qui che la vita viene diffusa per tutte le membra che sono le virtù. “Con ogni cura vigila sul cuore, perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23). L`amore, dunque, al pari del cuore, è posto al centro, verso il quale convergono le tre cose che lo precedono e cioè la fede, la meditazione e l`intelligenza, e qui si consolidano; da qui stesso poi, procedono e vengono dirette le successive conseguenze. In primo luogo, dall`amore procede l`imitazione. Chi infatti non desidera imitare ciò che ama? Se non amerai Cristo, non lo potrai imitare, e cioè non potrai seguirlo. Disse infatti a Simon Pietro, dopo aver indagato sul suo amore: “Seguimi” (Gv 21,19)… Occorre, dunque, seguire Cristo, aderire a lui. “Il mio bene” – è scritto – “è aderire a Dio” (Sal 72,28); e: “A te si stringe l`anima mia e la forza della tua destra mi sostiene” (Sal 62,9). “Chi si unisce al Signore forma”, infatti, “con lui un solo spirito” (1Cor 6,17). Non soltanto un sol corpo, ma anche un solo spirito. Dello spirito di Cristo tutto il suo corpo vive. Attraverso il corpo di Cristo, si perviene al suo spirito. Cerca quindi di stare nel corpo di Cristo e sarai un giorno un solo spirito con lui. Già, per la fede, sei unito al suo corpo; per la visione, poi, sarai unito anche al suo spirito. Tuttavia, né la fede, quaggiú, può stare senza lo spirito, né lo spirito potrà stare, lassú, senza il corpo, poiché i nostri corpi non saranno allora degli spiriti, bensí spiritualizzati (cf. 1Cor 15,44). “Voglio, o Padre” – dice infatti Gesú – “che come tu sei in me e io in te, siano anch`essi una cosa sola, perché il mondo creda (Gv 17,21). Ecco l`uomo per fede. E poco dopo: “Perché anch`essi siano perfetti nell`unità, e il mondo conosca” (Gv 17,23). Ecco l`unione per visione. Questo significa mangiare spiritualmente il corpo di Cristo: avere in lui una fede pura, e cercare sempre con l`attenta meditazione della stessa fede: e trovare ciò che cerchiamo con l`intelligenza; amare poi ardentemente ciò che si è trovato; imitare ciò che amiamo con tutte le nostre forze, e imitando aderire costantemente a lui; e aderendo, esservi perennemente uniti. (Guigone II, Certosino, Meditatio X)
IL PANE DELLA CONCORDIA
“Altercavano pertanto i giudei tra loro, dicendo: Come mai può costui darci da mangiare la sua carne?” (Gv 6,52). Altercavano fra di loro perché non capivano il significato del pane della concordia, e non volevano mangiarne; non litigano infatti coloro che mangiano tale pane, in quanto «un solo pane, un solo corpo siamo noi, anche se siamo molti». E per mezzo di questo pane, “Dio fa abitare insieme coloro che hanno un solo spirito” (Sal 67,7). Poiché litigando fra loro si domandano come possa il Signore dare in cibo la sua carne, non odono quanto ad essi egli dice di nuovo: “In verità, in verità, vi dico, se non mangerete la carne del Figlio dell`uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). Voi non sapete in che modo si mangia questo pane, non sapete in qual modo si deve mangiare: tuttavia, «se non mangerete la carne del Figlio dell`uomo, e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita». Egli diceva queste cose non ai morti, ma ai vivi. E affinché essi credendo che egli parlava di questa vita terrena, di nuovo non litigassero, subito aggiunge: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” (Gv 6,54). Non l`ha invece chi non mangia questo pane e non beve questo sangue: senza di ciò gli uomini possono avere la vita terrena e mortale, ma assolutamente non possono avere la vita eterna. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non ha in sé la vita: l`ha chi mangia la sua carne e beve il suo sangue. (Agostino, Comment. in Ioan., 26, 14)
MEMORIALE DELLA PASQUA
Mentre porgeva il pane e il vino consacrato ai discepoli disse: “Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue” (Mt 26, 28; Lc 22, 17-20). Crediamo, per favore, a ciò che abbiamo creduto. La verità non conosce menzogna. Questo è il legato del suo nuovo Testamento, legato ch`egli fece a nostro favore, come garanzia della sua presenza, quella sera che venne consegnato per essere crocifisso. Questo è il viatico del nostro cammino, di cui ci nutriamo nella via della vita, finché, usciti da questo mondo, arriviamo innanzi a lui; perciò il Signore disse: “Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). Volle, infatti, che i suoi doni rimanessero presso di noi, volle che ci potessimo santificare col suo sangue prezioso, immagine della sua passione; perciò ordinò ai suoi discepoli, fatti da lui stesso sacerdoti della sua Chiesa, di operare senza interruzione questi misteri di vita eterna; misteri che tutti i sacerdoti in ciascuna Chiesa del mondo devono celebrare fino a quando Cristo tornerà dal cielo, perché gli stessi sacerdoti e tutti i fedeli, avendo ogni giorno innanzi agli occhi il modello della passione di Cristo, toccandolo con le mani e prendendolo nella bocca e nel petto, possano conservare un ricordo incancellabile della redenzione e ricavarne una dolce medicina d`eterna protezione contro il veleno del diavolo, come ci esorta lo Spirito Santo: “Gustate e vedete quanto il Signore è veramente soave” (Sal 33,9)… (Gaudenzio da Brescia, Sermo 2)
DA MOLTI CHICCHI, DA MOLTI ACINI
Di molti chicchi sfarinati e impastati con acqua si fa un pane, che viene poi cotto col fuoco; è la figura del corpo di Cristo, che è uno solo, ma che è formato dalla moltitudine di tutto il genere umano ed è consumato col fuoco dello Spirito Santo. Nacque infatti per opera dello Spirito Santo e poi, pieno di Spirito Santo, ch`era sceso su di lui in figura di colomba, esce dal Giordano, come attesta l`Evangelista: “Gesú pieno di Spirito Santo uscí dal Giordano” (Lc 4,1). Similmente il vino del suo sangue raccolto da molti acini, cioè dall`uva della vigna, da lui stesso piantata, viene spremuto nel torchio della croce e attraverso vasi capaci, ribolle per propria virtù nel cuore fedele di quelli che lo ricevono. Voi tutti che uscite dalla schiavitú dell`Egitto e del diavolo, prendete insieme a noi e con tutto l`ardore del vostro animo religioso questo sacrificio della Pasqua della salvezza, perché il nostro interno venga santificato dallo 8stesso Signore Gesú Cristo, che è presente nei suoi sacramenti e la cui inestimabile virtù rimane per tutti i secoli. (Gaudenzio da Brescia, Sermo 2)
MOTIVI DELL’ISTITUZIONE DELL’EUCARISTIA
Nostro Signore Gesú ci ha lasciati per salire in alto, affinché, al momento del suo ritorno, potesse farci salire con lui nel regno dei cieli. E poiché andava in un luogo troppo lontano perché noi potessimo conoscerlo, volle confortarci con il suo corpo e il suo sangue fino al suo ritorno. E siccome non era possibile che egli desse il suo corpo e il suo sangue alla sua Chiesa, ci ordinò di realizzare questo sacramento con il pane e il vino. Beato il popolo dei cristiani! Quale dono possiede e quale speranza custodisce per sempre nei cieli! Infatti, quando giunse l`ora della Passione di colui che dà la vita a tutte le cose, egli mangiò la Pasqua legale con i suoi discepoli. Poi, prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo dette ai discepoli, dicendo: Questo è il mio corpo in verità, senza alcun dubbio (cf. Lc 22,19; 1Cor 11,24-25). Quindi, prese il calice, rese grazie, lo benedisse e lo dette agli apostoli, dicendo: Questo è in verità il mio sangue, dato per voi. E ordinò a tutti di prenderlo e di berne, perché fossero rimesse le loro colpe per sempre. (Narsaj il Lebbroso, Expositio myst.)
IN TUTTE LE GENERAZIONI L’EUCARISTIA
E` scritto, nel Vangelo pieno di vita, che Egli “rese grazie e benedisse” (ibid.). Ma, ciò che disse gli apostoli da lui scelti non ce lo hanno fatto conoscere. Il grande dottore e interprete Teodoro di Mopsuestia ci ha trasmesso ciò che nostro Signore ha detto prendendo il pane: «La tua natura divina, o Signore di tutte le cose, merita ogni gloria, ogni confessione e ogni lode, poiché, in tutte le generazioni, tu hai compiuto e realizzato la tua Economia [disegno di salvezza], come per la vita e la salvezza degli uomini; e quantunque essi si dimostrassero molto ingrati con le loro azioni, tu non hai cessato di soccorrerli con la tua misericordia. E per realizzare la salvezza e la restaurazione di tutti, tu hai preso me che sono della stessa natura di Adamo, e mi hai unito a te. In me si compiranno tutte le promesse e tutte le alleanze, e in me si realizzeranno i misteri e le figure che furono manifestati ai giusti. Perché sono senza macchia e ho adempiuto ogni giustizia, tu, per mio tramite, hai estirpato dall`umanità ogni peccato. E perché muoio senza essere colpevole e senza aver peccato, tu decreti, per mezzo mio, una risurrezione dei corpi per l`intera natura». Cosí il Figlio dell`Altissimo rese grazie a suo Padre e, donando il suo corpo e il suo sangue, pronunciò queste parole: «Questo è il mio corpo che io ho dato per i peccati del mondo, e questo, inoltre, è il mio sangue che ho voluto versare a causa delle offese. Chiunque mangia la mia carne con amore, e beve il mio sangue, vivrà per sempre; egli dimora in me, e io in lui. Fate cosí in memoria di me, all`interno delle vostre riunioni, e ricevete con fede il mio corpo e il mio sangue. Offrite il pane e il vino come io vi ho insegnato, e io agirò, facendo di essi il corpo e il sangue. Faccio del pane il corpo e del vino il sangue, per la venuta e l`opera dello Spirito Santo». Cosí parlò colui che dà la vita ai mondi, chiamando il pane suo corpo e il vino suo sangue. Non li denominò né simboli e neppure somiglianza, bensí corpo reale e sangue vero. Ed anche se la natura del pane e del vino è incommensurabilmente lontana da lui, tuttavia per il potere e per l`unione, il corpo è uno. Che gli angeli e gli uomini ti rendano grazie senza posa, Signore, Cristo, nostra speranza, che ti sei dato per noi! Per il suo potere, il corpo che i sacerdoti spezzano nella Chiesa, non fa che uno con il corpo che siede nella gloria alla destra del Padre. E cosí come il Dio di tutte le cose è unito alle «primizie» della nostra specie, del pari il Cristo è unito al pane e al vino che sono sull`altare. Ecco perché il pane è realmente il corpo di nostro Signore, e il vino, in senso proprio e vero, il suo sangue. Cosí ordinò a coloro che vi sono ammessi, di mangiare il suo corpo, e consigliò ai suoi fedeli di bere il suo sangue. Beato chi crede in lui e chi si fida della sua parola, poiché, se è morto, vivrà, se è vivo, non morirà per aver peccato! Gli apostoli adottarono con diligenza il comando del loro Signore, e lo trasmisero con cura a coloro che vennero dopo di loro. Esso è stato presente fino ad oggi nella Chiesa, e sarà conservato fino a quando Cristo stesso non abolisca il suo sacramento con la sua apparizione e la sua manifestazione. A tal fine, il sacerdote rende grazie davanti a Dio ed eleva la sua voce al termine della sua preghiera, per far sí che il popolo la senta. Fa sentire la sua voce e con la mano segna le offerte deposte sull`altare, e il popolo esprime il proprio assenso, dicendo: Amen!, approvando in tal modo la preghiera del sacerdote. (Narsaj il Lebbroso, Expositio myst.)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio della vita, che in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali. Guarda alla tua Chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, e donaci la certezza di partecipare al festoso banchetto del tuo regno. (Colletta: 20 peranum B)
•“Se uno mangia di me…” E subito esterrefatti, quasi raccapricciati, esclamiamo: “ Come puoi darci da mangiare la tua carne?”. Abbatti, Signore Gesù, tutti i perbenismi che ci fanno pensare e vedere le cose in un certo equilibrio che non conosce il dono gratuito del tuo amore “folle” e grida lo scandalo, Non possiamo capire, così chiusi nei nostri schemi, che tu doni la tua carne, perché abbiamo la vita. E’ il tuo corpo che ci consegni, Gesù, come pane, cotto sulle pietre roventi dell’amore, che va oltre ogni debolezza e ogni peccato, lasciandosi addentare persino da bocche piene di tradimento”. (Suore Clarisse)
•Signore “ci siamo abbeverato alle cisterne avvelenate” (Ger 2, 13) di false ebbrezze, abbiamo provato le vertigini di vini drogati, che ci hanno riempito di amarezza e disgusto. Ora tu, Signore ci inviti: hai preparato il vino della festa, “il vino migliore”. Tu ce lo offri per la nostra sete, rosso e spumeggiante che trabocca dal tuo “costato trafitto” per noi. Tu ce lo offri nel calice del tuo cuore, intriso d’amore “forte come la morte” (Cantico 8, 6). Tu vuoi che ne beviamo, che ce ne inebriamo perché il tuo stesso amore in noi canti “salmi, inni, cantici spirituali”, perché sia festa.. (Suore Clarisse)
•Ti lodiamo, Padre, perché ci inviti tutti a sederci alla mensa dove tuo Figlio, Gesù Cristo, moltiplica il suo pane per gli affamati del mondo. Cristo, fa che abbiamo fame di te, pane della vita, e saziaci in abbondanza con la tua carne e il tuo sangue immortali, che danno la vita eterna e la comunione con te e con i fratelli. (B. Caballero)
•Il tuo Spirito, Signore, mantenga il tuo popolo, la Chiesa, fedele alla missione di salvezza ricevuta da te. Fa che siamo generosi nel servire i più poveri e che siamo disposti a dividere tutto ciò che abbiamo con i nostri fratelli più bisognosi, come hai fatto tu. (B. Caballero)
•Gesù, sei pane vivo! Pane, cioè nutrimento, per le mie debolezze continue, sostegno per le mie forze che si consumano, rigeneratore delle mie energie che invecchiano, che svaniscono. Sei pane vivo, pane che palpita, pane che parla, che soffre, pane che patisce, pane che comunica. Tu sei pane vivo!
•Gesù, tu sei pane del cielo, per portare un po’ di cielo sulla terra, per trasformare la terra in cielo. Se mangio questo pane, vivo in eterno. Se mi unisco a te, se tu diventi la mia vita, se riesco a fare un tutt’uno con te, allora sarò inserito nella vita che non tramonta, perché sarò qualcosa di divinizzato che non muore.
•Questo pane è la tua carne, che darai per la vita del mondo; è dal santo sacrificio che trae forza questo pane, che si realizza la forza vitale di questo pane divino. Sacrificio che si attua per la vita del mondo. Maestro, il mondo è morto, il mondo è malato, il mondo è lontano, assente; il tuo sacrificio gli dà vita, gli dà salvezza. (Da preghiere di Andrea Gasparino)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accostiamoci al Banchetto Eucaristico con le necessarie disposizioni e custodiamo la “vita eterna”, vivendo con coerenza il vangelo.