Giovanni 6, 60-69: In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 6, 60-69
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell`uomo salire là dov`era prima? E` lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il discorso di Cafarnao è una prova della verità. Molti si allontanano anche tra i discepoli. Gesù chiede ai suoi più intimi di fare la loro scelta e gli Apostoli restano, perché Gesù ha parola di vita eterna e per bocca di Pietro dichiarano che Gesù è il “santo di Dio”, colui che possiede in proprio la santità stessa di Dio.
QUESTO DISCORSO E’ DURO (60)
Il discorso di Gesù non ha scandalizzato solo i Giudei, ma anche un gran numero dei suoi discepoli, che hanno sentito quanto Gesù ha detto, ma trovano difficoltà ad “intenderlo”, cioè duro da accettare con la sola ragione umana. E la cosa è vera: per la ragione umana è un discorso paradossale, scandaloso. Per accoglierlo serve la fede.
GESU’ CONOSCENDO DENTRO DI SE’ (60)
Gesù, grazie alla scienza soprannaturale di cui è dotato, conosce la ragione del segreto mormorio dei discepoli e si rivolge ad essi.
QUESTO VI SCANDALIZZA? (61)
La fede dei discepoli è messa in grave pericolo. Difatti alcuni lasceranno
IL FIGLIO DELL’UOMO SALIRE IN CIELO (62)
Gesù dice che un giorno la sua salita al cielo porrà fine allo scandalo. Allora infatti lo vedranno nella gloria e di qui riconosceranno che egli si era dato in cibo non nella condizione terrena, ma in uno stato glorioso. Acquistando tale consapevolezza, entreranno in intima unione con Cristo, e da lui riceveranno la vita eterna.
E’ LO SPIRITO CHE DA’ LA VITA (63)
Questa asserzione può avere varie interpretazioni. Se si parte dalla considerazione che la “carne” è la realtà umana comune, e “spirituale ” è l’uomo aperto a Dio, da cui riceva la partecipazione alla forza dello Spirito, allora si conclude che le parole di Gesù se incontrano un uomo aperto allo Spirito producono in lui la vita, se incontrano un uomo “carnale” non producono nulla.
Se si prende in considerazione che i discepoli erano stati a lungo con Gesù, si può asserire che veramente avrebbero dovuto dare una interpretazione esatta delle parole del Maestro. Avrebbero dovuto capire che è lo Spirito di Dio che dà la vita, la carne è solo un veicolo dello Spirito vivificatore. Ma più esattamente si può dare la seguente interpretazione: non si deve intendere il discorso di Gesù come se abbia voluto parlare solo del suo corpo fisico, biologico. Gesù sta parlando della carne glorificata dallo Spirito nella risurrezione. Solo attraverso la risurrezione e l’opera dello Spirito l’esistenza sacramentale eucaristica di Gesù è possibile. Chi non pensa così può solo immaginare una scena di antropofagia. E’ appunto quanto accade ai discepoli.
SONO SPIRITO E VITA (63)
Non nel senso che vanno prese in senso spirituale o metaforico, ma che tutto il discorso che ha tenuto è una rivelazione dello Spirito di Dio e dà la vita.
NON CREDONO…TRADITO (64)
Gesù non si meraviglia dell’incomprensione dei discepoli. Lui sapeva già tutto, prima che essi si mettessero alla sua sequela, come sapeva chi lo avrebbe tradito.
SI TIRARONO INDIETRO (66)
Tra i seguaci di Gesù si verifica una crisi. Le esigenze della fede portano alcuni ad abbandonare.
DISSE GESU’ AI DODICI (68)
Gesù pone ai dodici la domanda decisiva, non perché abbia dubbi su di loro, ma per dar loro, in una situazione tanto critica, l’occasione di confermarsi nella fede.
RISPOSE SIMON PIETRO (68)
Pietro fa una solenne professione di fede nel Maestro. Anche negli altri evangelisti abbiamo una solenne professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. (Mt 16, 16)
TU HAI PAROLE (68)
Tu hai parole che danno la vita eterna.
ABBIAMO CREDUTO (69)
Pietro riconosce che Gesù è “il Santo”, cioè il Messia promesso.
PARLAVA DI GIUDA (71)
L’ombra del tradimento si leva sulla confessione di Pietro.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
GESU’ METTE DAVANTI AD UNA SCELTA
Al termine del discorso del ”pane di vita”, Gesù mette davanti ad una scelta. Ha avuto pazienza con le folle incapaci di superare un messianismo terreno, ha tentato di spiegare ai giudei la possibilità di conciliare la propria origine divina con l’umiltà dell’incarnazione e l’annientamento dell’eucaristia, ha dato sicurezza nel lago in tempesta; ora da questi e dai dodici esige una decisione. L’uomo d’altra parte, avanza nella conoscenza del mistero, soprattutto con un’opzione fondamentale che è obbedienza e ascolto. Gesù preferisce perdere alcuni discepoli per i quali il discorso è inaccettabile e offensivo, piuttosto che attenuare la portata di una rivelazione afferrabile attraverso la fede. La fede è più fiducia che comprensione, più chiaroscuro che luce, più abbandono al giudizio divino che appoggio sulle proprie convinzioni e certezza razionali: ben si inquadra nel contesto la rinnovazione dell’alleanza a Sichem fatta da Giosue (Gs 24, 1-18), in quanto implica totalità e irrevocabilità di donazione a Dio. (B. Marroncini)
SCEGLIERE GESU
Nella vita di ogni credente ci sono momenti in cui si prospetta una situazione e una domanda simile a quella del Vangelo di questa domenica: quale Dio seguiamo o quale idolo adoriamo? Allora Gesù ci chiede: “anche tu vuoi andartene e lasciarmi?” Dobbiamo costantemente scegliere tra vari dei e signori. O il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo – e solo allora potremo chiamarci cristiani- oppure il dio denaro e potere, il dio piacere e sesso, superbia ed egoismo, vanità e bellezza, benessere e consumismo. Ma nessuno di loro dà garanzie né ha parole di vita eterna. Tutti cerchiamo nella vita qualcosa che riempia il nostro vuoto, che ci realizzi come persone. Ma solo una persona ci salva realmente: Gesù Cristo. Se vogliamo scegliere la vita nella sua pienezza, senza limite né tramonto, dovremo ripetere con Piretro, senza paura né complessi, in un mondo che preferisce gli idoli: “Signore, da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna. Noi crediamo in te, Figlio di Dio”. (Basilio Caballero)
CRISTIANO E’ CHI SCEGLIE CRISTO
La fede cristiana non consiste nella rinunzia a cercare la verità con tutti i mezzi della ragione e di esperienza che Dio ha concesso all’uomo. Essa è soprattutto un atto di fiducia e di abbandono a Colui che per principio è riconosciuto al di là di tutto quello che l’uomo può vedere e toccare, sperimentare e manipolare. Questo atto di fiducia è insieme anche una confessione di povertà., di “piccolezza”: una confessione estremamente critica e matura.
Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue. In questa decisione fondamentale per Gesù Cristo è contenuta e compiuta ogni altra esigenza di conoscenza e di azione della fede” (RdC 57). Pertanto è necessario essere educati “al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo”. (RdC 38)
(Messalinio ldc)
UN DIO
Per gli antichi, ebrei o pagani, era scontato che un dio almeno fosse da venerare e servire. L’uomo non può fare a meno di un protettore celeste. Il problema era semmai nella scelta del dio più valido e sicuro. Il ragionamento che fa Giosuè ad alta voce (nella 1″ lettura) davanti a tutto il popolo, muove da una premessa di questo genere: io voglio servire Jahvè ed esorto voi tutti a fare altrettanto, perché egli è il vero Dio e lo ha dimostrato liberandoci dall’Egitto e portandoci a questa terra di libertà attraverso pericoli di ogni genere. Noi moderni abbiamo spesso, invece, la pretesa di non credere e non venerare e non servire nessun dio: crediamo solo in noi stessi. Ma ciascuno di noi merita davvero una fede assoluta? Che cosa ho fatto io per me stesso che valga un atteggiamento così «religioso»? O, in realtà, tale venerazione di noi stessi non nasconde forse qualche idolo di cui siamo in realtà adoratori: il dio Mammona, il dio del potere, la dea dell’intelligenza o la dea Ragione, Venere, Bacco, il dio della cocaina? In ogni caso, anche per ciascuno di noi una scelta si impone; gli dèi dell’Egitto, cioè del passato tradizionale, gli dèi del paese e del tempo in cui viviamo o il Dio rivelato a noi dalla Scrittura e in particolare da Gesù Cristo? (Andrea Bellandi)
PROFESSIONE DI FEDE A MESSA
La partecipazione all’eucaristia è anche, o dovrebbe essere, una professione di fede: nella scelta di andare in chiesa, nel segnarmi con la croce, nel partecipare alle preghiere, nell’ascoltare la Parola e nel rispondere al «credo», soprattutto nel prendere parte all’azione di grazie e di dono di sé della liturgia eucaristica e nel ricevere il corpo di Cristo, io dichiaro – a me stesso, agli altri e a Dio – la mia fede di cristiano e la mia volontà di onorarla con il comportamento. Può darsi che questo non avvenga sempre esplicitamente. Il rischio grave è che, talvolta, non avvenga affatto. Vado alla messa solo per ricordare un amico defunto o per invocare una grazia particolare. Ci vado e ci resto con l’atteggiamento religioso di chi ha fiducia in una potenza superiore. Ma la voglio piegare ai miei progetti: promozione, carriera, salute, pioggia o bel tempo, paradiso per un defunto. Non faccio alcuna scelta e neppure me la pongo dinanzi: adoro gli idoli del paese, cerco il mio «utile particolare» e basta. Non mi rendo conto della proposta di Gesù: quella di credere, ringraziare, obbedire il Padre suo che è diventato col battesimo anche mio Padre. (Andrea Bellandi)
EUCARISTIA COME SCELTA
La scelta del Dio di Gesù Cristo (che è quella del battesimo) deve continuamente essere confermata perché soggetta alla tentazione di «andarsene» per seguire altri maestri e adorare altri dèi. Anche in questo senso la celebrazione eucaristica è centro e sintesi di tutto il cristianesimo. Espressione sintetica della vicenda di Gesù – del dono della sua vita al momento della morte nella prospettiva della risurrezione -, celebrazione che riassume il senso del cammino della chiesa nel tempo – tesa tra il ricordo della morte di Gesù e l’attesa della sua manifestazione gloriosa nella certezza della sua presenza di risorto -, l’eucaristia è pure il sacramento che esprime e realizza sinteticamente gli atteggiamenti fondamentali del cristiano: l’azione di grazie al Padre datore di tutto, la fame di Cristo pane della vita, la condivisione fraterna con tutti coloro di cui Cristo si è fatto e vuole farsi fratello, il tutto sotto l’azione dello Spirito Santo. (Andrea Bellandi)
SACRIFICIO DI LODE AL PADRE
La celebrazione eucaristica è «il massimo atto di culto o di religione», la somma e il centro della religione cristiana (Mediator Dei, 11,1). In essa Cristo Gesù, unico ed eterno sommo sacerdote, ripresenta per noi al Padre quel culto perfetto che è stata l’intera sua vita fino all’obbedienza della croce, la sua consegna totale animata esclusivamente dalla fede, dalla volontà di obbedienza, dallo spirito di rendimento di grazie: in una parola dall’amore filiale pienamente vissuto ed espresso nella condizione umana. Ma lo ripresenta oggi per noi, perché noi entriamo nel dinamismo del suo sacrificio, diventando come lui e con lui offerta vivente al Padre nella fede, nell’obbedienza, nella lode, come figli che si consegnano senza riserve. Grazie a Cristo e con lui soltanto possiamo rendere a Dio il culto nel debito modo: non quello dell’uomo «religioso» che cerca di accontentare Dio con offerte molteplici per riceverne altre, ma quello di colui che sa come Dio non abbia bisogno di nulla, che anzi tutto è suo e tutto già lui ci dona, senza altra «pretesa» al difuori di quella della riconoscenza e della lode. Come quello di Cristo, il culto del cristiano è essenzialmente eucaristico. Già l’AT insegnava che gradito a Dio è unicamente il «sacrificio della lode», non le offerte di prodotti agricoli e animali: Dio non sa cosa farsene, afferma il Salmo 59. (Vittorio Croce)
OPERAZIONE DELLO SPIRITO
Celebrare l’eucaristia è riconoscere Dio come proprio creatore, autore di tutto ciò che abbiamo e siamo, consegnarsi a lui come guida della propria azione, porto davanti a sé come/me assoluto della propria esistenza. È ben chiaro che tale atteggiamento non è possibile alla «carne», cioè alla creatura caduta nel peccato, ma solo ad opera dello Spirito. Le nuove preghiere eucaristiche mettono ora meglio in evidenza come tutto, tanto nella liturgia quanto nella vita cristiana, è opera dello Spirito Santo. Le due epiclesi – quella prima del racconto della cena e quella che lo segue – vogliono indicare come solo per dono dello Spirito il pane e il vino diventano corpo e sangue di Gesù e che solo per opera sua noi possiamo diventare corpo di Cristo nell’unione con lui e fra di noi. Del resto Gesù stesso è «opera» dello Spirito Santo nella sua Incarnazione (Lc 1,15) e dallo Spirito è guidato passo passo nel compimento della missione affidatagli dal Padre, fino alla donazione suprema («Per mezzo dello Spirito eterno offrì se stesso a Dio senza macchia», Eb 9,14). Ora proprio quello stesso Spirito che ha risvegliato Gesù dai morti abita in noi, autore della vita della chiesa e dell’esistenza cristiana di ogni suo membro. (Vittorio Croce)
TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA
L`evangelista ci racconta che il Signore restò con dodici discepoli, i quali gli dissero: “Ecco, Signore, quelli ti hanno abbandonato”. E Gesú rispose: “Anche voi ve ne volete andare?” (Gv 6,67), volendo dimostrare che egli era necessario a loro, e non loro erano necessari a Cristo. Nessuno s`immagini d`intimorire Cristo, rimandando di farsi cristiano, quasi che Cristo sarà piú beato se ti farai cristiano. Diventare cristiano, è bene per te: perché, se non lo diverrai, con ciò non farai del male a Cristo. Ascolta la voce del salmo: “Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni” (Sal 15,2). Perciò «Tu sei il mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni». Se tu non sarai con Dio, ne sarai diminuito; ma Dio non sarà piú grande, se tu sarai con lui. Tu non lo fai piú grande, ma senza di lui tu diventi piú piccolo. Cresci dunque in lui, non ritrarti, quasi ne ricavasse una diminuzione. Se ti avvicini a lui, ne guadagnerai; ti distruggi, se ti allontani da lui. Egli non subisce mutamento, sia che tu ti avvicini, sia che tu ti allontani.
Quando, dunque, egli disse ai discepoli: «Anche voi ve ne volete andare?», rispose Pietro, quella famosa pietra, e a nome di tutti disse: “Signore, a chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)… Il Signore si rivolse a quei pochi che erano rimasti: “Perciò Gesú disse ai dodici” – cioè a quei pochi che erano rimasti -: «”Anche voi ve ne volete andare?”» (Gv 6,67). Anche Giuda era rimasto. La ragione per cui era rimasto era già chiara al Signore, mentre a noi sarà chiara solo piú tardi. Pietro rispose per tutti, uno per molti, l`unità per la molteplicità: “Gli rispose Simone Pietro: «Signore, a chi andremo?”» (Gv 6,68). Se ci scacci da te, dacci un altro simile a te. «A chi andremo?». Se ce ne andiamo da te, da chi andremo? “Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). Vedete in qual modo Pietro, con la grazia di Dio, vivificato dallo Spirito Santo, ha capito le parole di Cristo. In che modo ha capito se non perché ha creduto? «Tu hai parole di vita eterna». Cioè, tu ci dai la vita eterna, nell`offrirci la tua carne e il tuo sangue. “E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto” (Gv 6,69). Non dice Pietro, abbiamo conosciuto e abbiamo creduto, ma «abbiamo creduto e abbiamo conosciuto». Abbiamo creduto per poter conoscere; infatti se prima volessimo sapere e poi credere, non saremmo capaci né di conoscere né di credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? “Che tu sei il Cristo Figlio di Dio (ibid.)”, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e tu ci dai, nella carne e nel sangue tuo, ciò che tu stesso sei. (Agostino, Comment. in Ioan., 11, 5; 27, 9)
L’EUCARISTIA PANE SPIRITUALE
Nella notte in cui nostro Signore Gesú Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Poi prese il calice e reso grazie disse: Prendete e bevete, questo è il mio sangue (cf. 1Cor 11,23-25). Gesú stesso si è manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l`ha dichiarato dicendo: «Questo è il mio sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è il suo sangue? Egli di sua volontà una volta cambiò a Cana di Galilea (cf. Gv 2,1-11) l`acqua in vino, e non è degno di fede se muta il vino in sangue? Invitato alle nozze fisiche fece questo miracolo strepitoso. E noi non lo confesseremo molto piú, avendo dato ai figli dello sposo (cf. Mt 9,15; Lc 5,34) la gioia del suo corpo e del suo sangue?
Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la specie del pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è dato il sangue perché tu divenga, partecipando al corpo e al sangue di Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Cosí diveniamo portatori di Cristo spandendosi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra. Cosí secondo il beato Pietro noi diveniamo “partecipi della natura divina” (2Pt 1,4). Una volta Cristo parlando ai giudei disse: “Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non avete in voi la vita” (Gv 6,53). Quelli non intendendo spiritualmente le sue parole se ne andarono scandalizzati (cf. Gv 6,61.66), credendo che il Salvatore li invitasse alla sarcofagia. C`erano nell`Antico Testamento i pani della proposizione (cf. Lv 24,5-93; 1Mac 1,22; 2Mac 10,3) i quali proprio perché dell`Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo Testamento è un pane celeste e un calice di salvezza (cf. Sal 116,4) che santificano l`anima e il corpo. Come il pane è proprio per il corpo, cosí il Logos è proprio per l`anima. Non ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino; sono invece, secondo la dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi ti inducono a questo, la fede però ti sia salda. Non giudicare la cosa dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione tu che sei giudicato degno del corpo e del sangue di Cristo… Avendo appreso queste cose hai piena coscienza che ciò che ti pare pane non è pane, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo, e il vino che pare vino non è vino, anche se il gusto l`avverte come tale, ma sangue di Cristo. Di ciò anticamente David cantando disse: “Il pane fortifica il cuore dell`uomo, e il suo volto brilla d`olio” (Sal 104,15). Fortifica il tuo cuore, prendendo il pane come spirituale e si rallegri il volto della tua anima. Il tuo volto discoperto in una coscienza pura possa riflettere come in uno specchio la gloria del Signore (cf. 2Cor 3,18) e progredire di gloria in gloria nel Cristo Gesú nostro Signore al quale sia gloria nei secoli dei secoli. (Cirillo di Gerus., Catech. IV mist., 1-6.9)
I SACRIFICI DELL’A. E DEL N. TESTAMENTO
Ritieni con somma fermezza e non dubitare affatto che lo stesso Verbo di Dio, unigenito e fatto carne, offrí se stesso per noi in sacrificio e ostia a Dio, in odore di soavità (cf. Ef 5,2). A lui, al tempo dell`Antico Testamento, insieme con il Padre e lo Spirito Santo, venivano sacrificati gli animali, dai patriarchi, dai profeti e dai sacerdoti; a lui ora, ai tempi del Nuovo Testamento, insieme con il Padre e lo Spirito Santo – con i quali egli ha l`identica natura divina – la santa Chiesa cattolica non cessa di offrire su tutta la terra, in fede e amore, il sacrificio del pane e del vino. Quelle vittime carnali erano una raffigurazione della carne di Cristo che egli, senza peccato, avrebbe immolato per i nostri peccati, e del sangue che avrebbe sparso in remissione dei nostri peccati. Questo sacrificio invece, è un ringraziamento e una commemorazione della carne di Cristo che egli offrí per noi, e del sangue che Dio stesso versò per noi. Di lui dice il beato Paolo negli Atti degli Apostoli: “Badate a voi e a tutto il gregge, in cui lo Spirito Santo vi ha posti come sovrintendenti per reggere la Chiesa di Dio, che ha acquistato con il suo sangue” (At 20,28). Quei sacrifici dunque rappresentavano simbolicamente ciò che a noi sarebbe stato donato; questo sacrificio invece mostra chiaramente ciò che ci è già stato donato. Quei sacrifici annunciavano che il Figlio di Dio sarebbe stato ucciso per i peccatori, questo invece annuncia che il Figlio di Dio è già stato ucciso per i peccatori, come attesta l`Apostolo che Cristo, “quando noi eravamo ancora infermi, a tempo opportuno, è morto per gli empi” (Rm 5,6) “e che quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio”. (Rm 5,10). (Fulgenzio di Ruspe, De fide, 19, 60)
IN CRISTO UN SOLO CORPO
In verità, poiché noi tutti portava il Cristo, il quale portava altresí i nostri peccati, possiamo veder simboleggiati nell`acqua il popolo e nel vino il sangue di Cristo. Quando, in effetti, acqua e vino si mescolano nel calice, il popolo è raccolto in Cristo e la massa dei credenti si unisce e congiunge a lui, nel quale ha creduto. Una unione e congiunzione di acqua e vino, risultante da una mescolanza tale nel calice del Signore, che quella commistione non può piú vicendevolmente separarsi. Di qui la conseguenza che neppure la Chiesa, cioè il popolo costituito come Chiesa, perseverante fedelmente e fermamente in ciò che ha creduto, nessuna cosa potrà separare da Cristo, sí da essere sempre unita e da restare un amore indivisibile. Dimodoché, il calice del sacrificio del Signore non può essere offerto con la sola acqua, e neppure con il solo vino. Infatti, se uno, per caso, offrisse il solo vino, il sangue di Cristo comincerebbe ad essere senza di noi; se invece fosse solo l`acqua, il popolo resterebbe senza Cristo. Quando poi l`uno e l`altra si mescolano e le confuse adunanze si uniscono tra loro vicendevolmente, allora si compie il sacramento spirituale e celeste. Per cui, il calice del Signore non è né la sola acqua, e neppure il solo vino, se l`uno e l`altra non si mescolano tra loro, come pure il corpo del Signore non può essere fatto di sola farina o di sola acqua, se entrambe non siano state radunate e congiunte sí da formare un solo pane solidamente compaginato. Ed è in questo stesso sacramento che il nostro popolo si mostra radunato; sicché, come molti chicchi raccolti insieme, macinati e intrisi formano un unico pane, cosí del pari in Cristo che è il pane del cielo, sappiamo di essere un sol corpo, nei quale noi tutti veniamo radunati e compaginati. (Cipriano di Cartagine, Epist., 63, 13)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, nostra salvezza che, in Cristo tua parola eterna. ci dai la rivelazione piena del tuo amore, guida con la luce dello Spirito questa santa assemblea del tuo popolo, perché nessuna parola umana ci allontani da te, unica fonte di verità e di vita. (Colletta 21 perannum: B)
•In mezzo a un mondo che preferisce gli idoli di morte ti riconosciamo, Padre, come il Dio della vita. Da chi andremo, Signore? Solo tu hai parole di vita eterna e ci dai la sicurezza assoluta davanti alle paure che ci invadono e ci dominano. Dio, Padre nostro, che ami gli uomini tuoi figli, attiraci verso Cristo con il dono della fede, perché crediamo in lui con fermezza, aprendoci al fratello. (B. Caballero)
•«Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro», così hai detto Gesù (Mt 6,24). Noi ti vogliamo servire, Signore, ma quando tu ci chiedi cose che costano, fingiamo di non avere sentito la tua voce, chiara, ferma e decisa che viene a bussare nell’anima. Noi ti vogliamo servire, Signore, «scegliamo» di seguirti sempre, ma cadiamo nei compromessi del piacere, del potere, dell’avere. Pensiamo che, in fondo, non c’è niente di male se, mentre ammiriamo «i tuoi grandi miracoli», badiamo anche ai nostri interessi.
•E’ «follia» il dono che tu ci fai! E’ «scandalo» ciò che ora pende come vite potata «perché porti più frutto» (Gv 15,2). Noi preferiamo le «molte foglie» delle parole che ci riempiono la bocca, che pur è ancora tinta del rosso succo dell’uva spremuta nel torchio della tua passione d’amore. Non accettiamo di sentire, secchi e decisi, quei tagli netti delle cesoie benefiche del «vignaiolo» che invita gli operai al lavoro anche per un’ora sola nella sua vigna.
•È «duro», Gesù, baciare quel «piede che si leva» (Gv 13,18) contro di noi; porgere il «boccone» a quelle labbra che «con un bacio» tradiscono l’amico (Mt 26,23.49). «Chi può intendere» le sferzate brucianti che macinano il «chicco caduto» perché germogli in pienezza (Gv 12,24). «È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla»
•Gesù, perdona la durezza del nostro cuore, abbatti ogni resistenza, con la forza del tuo Spirito inonda le tenebre della nostra malvagità, il buio della nostra vergogna e del nostro orgoglio. Agnello Immolato, tu ci insegni che l’amore vero arriva fino alle conseguenze estreme: oltre ogni misura, oltre ogni interesse, oltre ogni tradimento e ogni scherno, oltre ogni insulto e ogni vergogna.
•Re d’amore e di perdono, coronato dai rubini della nostra iniquità, avvolto dal rosso mantello intriso d’amore, insegnaci ad ascoltare il «linguaggio duro» di chi regna con te dopo aver bevuto al tuo stesso calice la passione che ha spezzato per tutti il «pane della vita».
•Gesù, noi scegliamo oggi di seguirti lungo il tuo cammino d’amore. Tu hai «dato te stesso per noi» (Tt 2,14), ti sei caricato la nostra «carne» lacerata dalle piaghe della nostra debolezza, della nostra ingiustizia, del nostro peccato. Tu, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 44,3), sei il «capo» di questo nostro corpo così trasfigurato dalla malattia e dal dolore, dall’angoscia e dalla disperazione, dal tradimento e dall’insulto.
•Gridiamo a te la nostra fragilità, a te che l’hai accolta e abbracciata nell’infinita tua tenerezza. Tu ci passi accanto con tutta la tua storia di dolore e di passione; e noi, bisognosi di essere amati dalla tua benevolenza infinita, non ti degniamo di uno sguardo, ripiegati come siamo sulla nostra umiliante banalità. Siamo qui, oggi, per gridarti la nostra gratitudine per averci amati oltre ogni capacità umana di amare.
•«Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!» Versale sulle nostre ferite perché siamo risanati nelle fibre più profonde della nostra anima. Lava nel torrente vivo della tua misericordia la nostra carne «macchiata», perché nuovamente torni candida la «veste» delle nozze.
•Purifica ogni solco, lasciato dai flagelli del nostro egoismo perché splendenti e «senza rughe» ci presentiamo come «sposa pronta per le nozze» (Ap 19,7).
•A te «sottomessi» in un «sì» all’amore, che «bussa alla porta» (Ap 3,20) abbandoniamo il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, perché uniti in «una carne sola» con te, Gesù, diventiamo terra feconda, non più «Abbandonata» ne «Devastata», ma tuo «Compiacimento». «Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così per te gioirà il tuo Dio» (cf. Is 62,4-5).(Preghiere di Suore Carmelitane)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Noi che partecipiamo alla Messa domenicale facciamo una scelta decisa per Gesù, il solo che ha “parole di vita eterna”.