Marco 7, 1-8.14-23: In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 7, 1-8.14-23
Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame – quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c`è nulla fuori dell`uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall`uomo a contaminarlo». Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell`uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall`uomo, questo sì contamina l`uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l`uomo»
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Nel capitolo 7° di Marco troviamo un dibattito interessante sulla legge. Da una parte ci sono i Farisei con la loro grande fiducia nell’osservanza della legge e delle tradizioni. Le osservanze secondarie alla fine sono però a scapito dell’essenziale. Per loro la salvezza si ottiene osservando fedelmente la legge. Dall’altra parte c’è Gesù, critico nei confronti della legge, perché vuole portarla a compimento, che fa distinzione tra perennità della legge divina e possibilità di cambiamento per le leggi e per le tradizioni degli uomini. Gesù rifiuta la distinzione tra puro e impuro e tra sacro e profano. Solo il peccato rende impuri. Per Gesù è l’uomo che deve essere in ordine, è la coscienza che va tenuta pulita sono le intenzioni che devono essere rette, è il cuore dell’uomo che deve essere in linea con Dio. La salvezza poi è dono gratuito del Signore e nessun impegno umano può ottenerla. Troppe differenze perché i farisei potessero accettare Gesù.
PENDEVANO CIBO (2)
Il cibo che mangiavano era il pane, infatti il greco dice: esthiousin tous artous”. E “pane” in questa sezione rimanda al mistero eucaristico, anche come chiave per comprende Gesù che dà il pane della vita e della salvezza
MANI IMMONDE (2)
Le mani erano immonde (koinos) per l’ impurità derivante dal fatto della non osservanza della prescrizione rituale della purificazione, secondo la “tradizione degli antichi”, di cui parla il versetto 3.
I FARISEI INFATTI (3)
Marco, che scrive a lettori non giudei, ma provenienti dal paganesimo spiega i riti giudaici
FINO AL GOMITO (3)
I giudei facevano questa lavanda per la purificazione rituale.
NON SI COMPORTANO (5)
I farisei che interrogano Gesù dicono che i suoi discepoli con il loro comportamento non percorrono una giusta strada morale. Il verso usato per rimproverare il “comportamento” dei discepoli infatti è “peripateo” (= camminare”)
LA TRADIZIONE DEGLI ANTICHI (3)
Erano le leggi non scritte che gli scribi e i farsei consideravano vincolanti come la legge mosaica (vedi Gal 1, 14)
QUESTO POPOLO (6)
Viene citato Isaia 29, 23 nella versione greca dei Settanta, con qualche diversità.
IPOCRITI (6)
Il termine greco “hypokrites” indicava gli attori con il volto nascosto da una maschera.
TRASCURANDO (8)
Contro le pratiche dei farisei in materia di purificazione culto esteriore e osservanza dei comandamenti Gesù oppone il vero intento morale della legge di Dio:” il comandamento di Dio”
KORBAN (11)
Nei versetti 9-13 non inseriti nella pericope di questa domenica, Gesù esemplifica citando l’espediente di chi consacrava qualcosa a Dio e così si dispensava dal comandamento che diceva di onorare il padre e la madre. “Korban” significa “dono” fatto a Dio. Chi consacrava qualcosa in offerta a Dio poteva continuare a farne uso personale, ma non cederla ad altri, neppure per assistere i genitori.
NON C’E’ NULLA (15)
Nei versetti 16-20, che la pericope di questa domenica non include, Gesù la spiega la parabola ai discepoli Egli pone la legge mosaica sui cibi nel contesto del Regno di Dio, dove vengono abrogate e considera impurità solo la violazione dei dieci comandamenti. Nel versetto 19 è detto: “dichiarava mondi tutti gli alimenti”.
DAL DI DENTRO INFATTI (21)
Le intenzioni cattive sono qui suddivise in due gruppi. Il primo comprende sei vizi, che richiamano la seconda tavola del decalogo. La seconda include alcuni atteggiamenti peccaminosi. Liste simili, che ricorrono anche nel mondo greco romano e giudaico, si trovano in Gal 5, 19-21; Rm 1, 29-31; 1 Pt 4, 3.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
UN DIBATTITO SULLA LEGGE
La vera religione e il vero culto sono interiori, sono allineamento del “cuore” alla volontà di Dio, osservanza dei suoi comandamenti. Gesù collega religione e azione, fede e amore. Ma anche oggi spesso c’è distacco tra la fede che si professa e la vita che si vive. L’osservanza esteriore della legge può diventare un pericolo. Certe persone “osservanti” si considerano migliori degli altri e mancando dell’amore del prossimo, diventano duri e orgogliosi, Per gli Ebrei esisteva il rischio di attaccarsi a regole di purità legale, come lavande varie e a tradizioni del passato. Anche oggi può esserci un pericolo simile, quando ci si attacca a candele, acqua santa, scapolari, pellegrinaggi, e pratiche varie, che sono fine a se stessi. Tutti questi segni e pratiche hanno senso se aiutano ad avere il cuore orientato alla volontà di Dio. E’ proprio morto il difetto dei Farisei, che consisteva nel dare priorità alla legge sull’amore, alla regola sulla persona, alle pratiche rituali sugli atteggiamenti morali?
VERA SAGGEZZA
Gesù esige di illustrare la compattezza della legge legando insieme l’amore di Dio e l’amore dei fratelli: a questo, partendo dalla legge, dovrebbe giungere lo stesso scriba. Questa unificazione della legge attorno all’unità del volere di Dio esclude ogni minimizzazione dei comandamenti come suddivisibili in minimi e massimi ed esige un’adesione personale e totale al volere di Dio. Insieme al contenuto della legge si sottolinea così l’importanza dell’atteggiamento personale che rende il credente un ascoltatore attento e impegnato del volere di Dio. Commentando quest’impegno S.Bernardo giunge a paragonare questa obbedienza ad una libertà, cioè ad una condizione nuova animata dall’amore di Dio. Il modello di questa totale adesione al volere di Dio è Gesù venuto a compiere la volontà del Padre. A tal punto è una cosa sola con il volere di Dio che ormai i comandamenti di Gesù rappresentano i veri comandamenti di Dio. Osservare i comandamenti di Gesù, è cioè assumere la sua persona e il suo stile di vita come punto normativo di riferimento per noi. (M. Priotto)
UNA RELIGIOSITA AUTENTICA
Gesù richiama ad una religiosità autentica. Ogni tradizione umana che indebolisce un comandamento divino è falsa, per quanto alcuni la credano intoccabile. Il primato assoluto va al “sia fatta la tua volontà” del “Padre nostro”. Gesù disse anche: “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli” (Mt 7, 21). Fare la volontà di Dio è l’unico mezzo e l’unica strada sicura che abbiamo per entrare in comunione con Dio attraverso una religione vera, perché dimostriamo di credere a lui e di amarlo. Ebbene, per conoscere la volontà di Dio dobbiamo ascoltare Cristo, che è la sua parola e ci parla nel Vangelo e con la sua vita. In definitiva Gesù rifiuta il formalismo in cui era degenerata la religione in mano di scribi, farisei e rabbini. Gesù non va contro la legge mosaica né contro il valore della tradizione autentica. Quello che denunzia è l’inganno ipocrita che privilegia la tradizione umana sulla legge divina. (B. Caballero)
TENTAZIONE RICORRENTE
Il fariseismo e il formalismo non sono un atteggiamento che riguarda solo il passato, ma una tentazione continuamente risorgente anche presso le persone e le istituzioni, che iniziano con le intenzioni più pure e più rette. Un modo di agire farisaico può continuare anche oggi nel seno della Chiesa: si possono esagerare e assolutizzare la legalità, il precetto, l’esteriorità. Si rischia di essere farisei anche quando non si distingue l’essenziale dell’evento cristiano dalle diverse forme storiche e culturali.
CIO’ CHE NASCE DAL CUORE
Gesù inderiorizza la vita religiosa, stabilendo allo stesso tempo un pilastro fondamentale della morale: la coscienza dell’uomo. Con il suo insegnamento sul puro e sull’impuro, Gesù riconosce che tutto partecipa della bontà iniziale della creazione. Le cose non sono pure o impure, sacre o profane in loro stesse, ma lo diventano attraverso il cuore dell’uomo, alla cui libertà spetta il cattivo o il buon uso in riferimento a Dio. (B. Caballero)
SAGGEZZA AUTENTICA
Ciò che Gesù esige è di illustrare la compattezza e la semplicità della legge legando insieme l’amore di Dio e l’amore dei fratelli: a questo, partendo dalla legge, dovrebbe giungere lo stes-so scriba (Mc12,28-34). Questa unificazione della legge attorno all’unità del volere di Dio esclude ogni minimizzazione dei comandi come suddivisibili in minimi e massimi (Mt 5,18-19) ed esige un’adesione personale e totale al volere di Dio. Insieme al contenuto della legge si sottolinea, così, l’importanza dell’atteggiamento personale che rende il credente un ascoltatore attento e impegnato del volere di Dio. Commentando questo impegno, s. Bernardo giunge a paragonare questa obbedienza ad una libertà, cioè ad una condizione nuova animata dall’amore di Dio: «La perfetta obbedienza ignora la legge, non si lascia coartare dai suoi limiti; insoddisfatta delle restrizioni contenute nella professione, con uno slancio della volontà raggiunge il vasto dominio della carità, e presentandosi spontaneamente ad ogni comando, con la forza dell’animo vivo e generoso, insofferente di ogni confine, spazia in una libertà infinita» (S. Bernardo De praecepto et dispeiisatione, VI, 12).
LA VERA TRADIZIONE
Proprio perché la persona di Gesù presenta il volere di Dio, essa è carica di valore perenne: illumina, cioè, anche la nostra vita. Trasparenza della volontà del Padre, Gesù è la Parola attraverso cui il Padre dice e manifesta se stesso una volta per tutte. Scrive s. Agostino: «Ricordate bene che unica è la parola di Dio che si esprime in tutte le Scritture, che unico è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori ispirati; egli è colui che, essendo al principio Dio presso Dio, non ha bisogno di parole perché non è sottomesso al tempo» (Enarrationes m Psalmos, 103, 4,1).
È lo Spirito ad introdurci in questa Parola di verità che è Gesù e a guidarci a lui familiarizzandoci con lui (Gv 16,13). Animata e guidata dallo Spirito, la chiesa custodisce nella sua Tradizione la memoria vivente del suo Signore. Lo Spirito, infatti, stabilisce una comunione tra Cristo e noi realizzando l’ingresso dell’eternità nel tempo, il legame fra la storia di salvezza e la nostra storia: nasce cosi la chiesa, opera dello Spirito, tesa al- la comunicazione del Signore Gesù a tutti gli uomini. La Dei Verbum del Vaticano II ci ha mostrato come da questa unica, divina sorgente nascono due vie distinte, anche se fra loro legate e interdipendenti, di comunicazione del Signore: la Scrittura e la Tradizione. Quest’ultima trasmette la parola di Dio, consegnata dal Cristo e dallo Spirito agli apostoli, ai loro successori e a tutta la chiesa affinchè, illuminata dallo «Spirito di verità» (Gv 16,13), la custodisca e la comunichi con fedeltà. La Tradizione appare cosi una modalità della comunicazione di Dio agli uomini.
L’ESTERIORITA INQUINA L’UOMO
E si radunarono presso di lui i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. I quali avendo visto alcuni dei discepoli di lui che mangiavano il pane con mani impure, cioè non lavate, li rimproverarono (Mc 7,1-2). Quanto è giusta quella lode che rivolge al Padre il Signore dicendo: “Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai saggi e le hai rivelate ai piccoli!” (Mt 11,25). Gli uomini della terra di Gennesaret, che erano considerati uomini ignoranti, non soltanto personalmente accorrono dal Signore, ma portano con sé i loro infermi, anzi li trasportano sulle lettighe, affinché possa capitare loro almeno di toccare la frangia del suo vestito ed essere salvati: per questo ottengono subito la meritata ricompensa della salvezza che avevano desiderata. Al contrario, i farisei e gli scribi, che dovevano essere maestri del popolo, accorrono dal Signore non per ascoltare la sua parola, non per ottenere la guarigione, ma soltanto per sollevare questioni e contrasti. Rimproverano i discepoli di non aver lavate le mani del corpo, benché non riuscissero a trovare nelle loro opere, compiute con le mani o con le altre membra del corpo, alcuna impurità; avrebbero fatto meglio a incolpare sé stessi, che pur avendo le mani ben lavate con l`acqua, recavano la coscienza insozzata dall`invidia. I farisei infatti e tutti i giudei, attaccati alla tradizione degli antichi, non mangiano se non si sono accuratamente lavate le mani, e non prendono cibo, di ritorno dal mercato, se non si sono prima purificati (cf.Mc 7,3-4).
E una superstiziosa tradizione quella di lavarsi ripetutamente, dopo essersi già lavati, per mangiare il pane, e non prendere cibo di ritorno dal mercato senza essersi prima purificati. Ma è necessario l`insegnamento della verità, secondo il quale coloro che desiderano aver parte al pane della vita che discende dal cielo, debbono purificare le loro opere con il frequente lavacro delle elemosine, delle lacrime e degli altri frutti della giustizia, per poter partecipare ai misteri celesti in purezza di cuore e di corpo. E` necessario che le impurità di cui ciascuno si macchia nell`occuparsi degli affari terreni, siano purificate dalla successiva presenza dei buoni pensieri e delle buone azioni, se egli desidera godere dell`intimo ristoro di quel pane. Ma i farisei che accoglievano carnalmente le parole spirituali dei profeti – i quali ordinavano la purificazione del cuore e delle opere dicendo: “Lavatevi, siate puri, e purificatevi voi che portate i vasi del Signore” (Is 1,16) – osservavano tali precetti soltanto purificando il corpo (cf.Is 52,11). Ma invano i farisei, invano i giudei tutti si lavano le mani e si purificano tornando dal mercato, se rifiutano di lavarsi alla fonte del Salvatore. Invano osservano la purificazione dei vasi coloro che trascurano di lavare la sporcizia dei loro cuori e dei loro corpi, quando è fuor di dubbio che Mosè e i profeti – i quali ordinarono sia di lavare con l`acqua i vasi del popolo di Dio, sia di purificarli col fuoco, sia di santificarli con l`olio – non stabilirono tali prescrizioni per un motivo generico o per ottenere la purificazione di questi oggetti materiali, ma piuttosto per comandarci la purificazione e la santificazione degli spiriti e delle opere e la salvezza delle anime. (Beda il Venerabile, Evang. Marc., 2, 7, 1-4)
COMANDAMENTI DELL’A. E DEL N. TESTAMENTO
Da parte del Padre, poi, egli ha portato la libertà a coloro che lo servivano con fedeltà, con prontezza e di tutto cuore invece a coloro che lo disprezzavano, che non ubbidivano a Dio, ma per semplice gloria umana cercavano la mondezza esteriore -mondezza che era una semplice figura degli eventi futuri, una semplice ombra: la legge infatti prescriveva e delineava con mezzi temporanei le realtà eterne, e con mezzi terrestri le realtà del cielo – ma dentro erano pieni di ipocrisia, di cupidigia e di ogni malvagità… a costoro ha portato la perdizione, il taglio definitivo dalla vita. Di fatto la tradizione dei loro anziani, che fingevano di osservare la legge, era invece contraria alla legge data da Mosè. Per questo dice Isaia: “I tuoi osti aggiungono acqua al vino” (Is 1,22), mostrando cosí che gli anziani mistificavano gli austeri precetti di Dio con tradizioni annacquate, con una legge cioè adulterata e contraria alla vera legge. Anche il Signore lo dichiarò, dicendo loro: “Perché trasgredite il precetto di Dio per la vostra tradizione?” (Mt 15,3). Non contenti di violare la legge con l`inosservanza e di mescolare l`acqua al vino, promulgarono una legge contraria, che resta fino ad oggi e si chiama «legge farisaica». In essa hanno abrogato alcune disposizioni, altre ne hanno aggiunte e altre poi le interpretano come vogliono; i loro maestri le applicano a loro capriccio. Per rivendicare le loro tradizioni, non vollero sottomettersi alla legge che li preparava alla venuta di Cristo; anzi rimproverarono il Signore perché guariva di sabato (il che, come abbiamo detto, non era vietato dalla legge; anch`essa in un certo senso curava, circoncidendo l`uomo di sabato), ma non sapevano rimproverare a sé stessi di trasgredire il precetto di Dio per la tradizione e per la suddetta legge farisaica, e di non avere quello che è l`essenziale della legge, cioè l`amore verso Dio.
Questo è infatti il primo e sommo comandamento, e il secondo è l`amore verso il prossimo. Ce l`ha insegnato il Signore, soggiungendo che da questi due precetti dipendono tutta la legge e i profeti. Egli poi non diede un altro precetto superiore a questo, ma lo rinnovò comandando ai suoi discepoli di amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stessi… Paolo dice: “L`amore è l`adempimento della legge” (1Cor 13,13), e soggiunge che quando tutto il resto verrà abolito, rimarranno la fede, la speranza e l`amore; ma più grande di tutto è l`amore. Afferma poi che senza l`amore verso Dio, nulla giovano né la gnosi né la comprensione dei misteri né la fede né la profezia: tutto è inutile e vuoto, senza amore. L`amore rende l`uomo perfetto; chi ama Dio è perfetto in questo secolo e nel secolo futuro; mai infatti cesserà il nostro amore per Dio: quanto piú lo contempleremo, tanto piú lo ameremo… “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei; tutto quello che vi dicono, fatelo dunque ed osservatelo; ma non agite come loro agiscono: infatti dicono e non fanno. Confezionano grossi fardelli e li pongono sulle spalle degli uomini, ma loro non li vogliono spostare neppure con un dito” (Mt 23,2s). Non denunciava la legge data da Mosè – che anzi invitava ad osservare fino a quando sarebbe esistita Gerusalemme – ma rimproverava coloro che avevano sulle labbra le frasi della legge, ma non avevano amore ed erano perciò ingiusti verso Dio e verso il prossimo. Cosí aveva detto Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me; è inutile il culto che mi rendono, perché insegnano dottrine e comandamenti umani” (Is 29,13). Non chiamava comandamenti umani la legge data da Mosè, ma le tradizioni degli anziani, che quelli si erano congegnate e pretendevano di osservare violando la legge di Dio e disubbidendo perciò al suo Verbo.
(Ireneo di Lione, Adv. haer., 4, 11, 4-12)
L’AMORE VERSO I GENITORI
Ma c`è un onore non solo di ossequio, ma anche di liberalità: “Onora le vedove, che sono veramente vedove” (1Tm 5,3). Onorare, infatti, significa trattare secondo i meriti. Nutri dunque tuo padre, nutri tua madre. E se nutrirai tua madre, non la ricompenserai certo per il dolore, per i tormenti ch`ella ha sofferto per te, non le restituirai le cure che per te ha avuto, non le renderai il cibo che ella ti ha dato con tenera pietà versando il latte delle sue mammelle nelle tue labbra, non le restituirai la fame che ha sopportato per te, quando non mangiava ciò che poteva nuocerti, ciò che poteva sciupare il suo latte. Per te ella ha digiunato, per te ha mangiato, per te non ha preso il cibo che desiderava e ha preso quello che non le piaceva, per te ha vegliato, per te ha pianto: e tu puoi tollerare che le manchi qualcosa? Oh, figlio, quale condanna ti attiri sulla testa, se non nutri tua madre? A lei devi ciò che hai, a lei devi ciò che sei… Tu forse dai agli altri? E se questi ti obietteranno: va` prima a nutrire tua madre? Infatti, anche se sono poveri, essi non vogliono fruire di un`empia elemosina. Non hai udito parlare poco fa di quel ricco, disteso sul letto di porpora e di bisso e dal cui tavolo Lazzaro raccoglieva le briciole, il quale ha subíto le torture dell`eterno supplizio per non aver dato cibi al povero? Se è grave colpa non dare agli estranei, quanto piú grave è escludere i genitori ! Tu potresti replicare che preferisci donare alla Chiesa ciò che potresti dare ai tuoi genitori: ebbene, Dio non ti chiede un dono fondato sulla fame dei tuoi genitori. Non a caso il Signore, ai giudei che si lamentavano perché i discepoli di Cristo non si lavavano le mani, ha risposto: “Chiunque dirà: – E` sacra offerta il sussidio che dovrei darti, – non onora il padre e la madre” (Mt 15,5-6). (Ambrogio, Exp. in Luc., 8, 75.77)
LE COSE CHE MACCHIANO L’UOMO
Dio, infatti, non richiede dall`uomo se mentre sta per mangiare si lava le mani, ma se ha il cuore puro e la coscienza monda dalle impurità dei peccati. In effetti, cosa giova lavare le mani ed avere la coscienza macchiata? Quindi i discepoli del Signore poiché erano puri di cuore e preferivano una coscienza monda ed immacolata, non davano importanza a lavarsi le mani, che con tutto il corpo, insieme, nel battesimo avevano lavato, mentre il Signore diceva a Pietro: “Chi una volta è lavato, non ba bisogno di lavarsi di nuovo, ma è tutto puro, come siete voi” (Gv 13,10). Invece, che quel lavacro dei Giudei fosse necessario al popolo, il Signore da tempo lo aveva mostrato per mezzo del profeta, dicendo: “Lavatevi, siate puri, togliete l`iniquità dai vostri cuori” (Is 1,16). Con questo lavacro, quindi, fu prescritto non che si lavassero le mani, ma che togliessero le iniquità dai loro cuori. Per questo, se gli scribi e i farisei, avessero voluto capire o accettare questa celeste purificazione non si lamenterebbero mai delle mani impure. Per mostrare ancora piú ampiamente inutile il rimprovero degli scribi e dei farisei sulle mani non lavate, il Signore, chiamata a sé la folla disse: “Non ciò che entra nella bocca macchia l`uomo, ma ciò che esce lo rende impuro” (Mt 15,11) dimostrando che non dal cibo che entra per la bocca, ma piuttosto dai cattivi pensieri dell`anima, che provengono dal cuore, l`uomo si rende immondo. I cibi, infatti, che prendiamo da ingerire, sono stati creati da Dio per l`uso della vita umana e benedetti, e perciò non possono macchiare l`uomo. Ma i cattivi e contrari pensieri che provengono dal cuore, come lo stesso Signore ha interpretato, cioè, “gli omicidi, gli adulteri, le impurità, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Mt 15,19) e tutte le altre azioni malvagie, che provengono dal demonio, che ne è l`autore, queste sono le cose che veramente macchiano l`uomo. (Cromazio di Aquileia, In Matth., Tract., 53, 1 s.)
PREGHIERA (pregare la parola)
• Guarda, o Padre, al popolo cristiano e fa che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita.
(Colletta 22 perannum B)
•Signore, guarda alla nostra miseria e usaci misericordia, non porre innanzi a noi i nostri peccati, se tu non ci salvi chi potrà salvarci? Liberaci dal pericolo di essere ascoltatori smemorati (Gc 1, 25); fa che la tua Parola sia sempre lampada per i nostri passi (Sal 118) per offrirti un sacrificio vivente, santo e a te gradito che è la nostra stessa vita rinnovata dal compimento della tua volontà (Rm 12, 1-2). E’ questo il culto che ti attendi da noi, è così che camminando nelle tue vie, possiamo vedere la tua salvezza, o Dio. (Suore Serve di Maria)
•Signore nostro Dio, tu non sei interessato al numero né alla solennità delle nostre liturgie; tu ci esorti a smettere di convocare assemblee, di presentare offerte, se non veniamo a te con cuore sincero, se non leviamo a te mani pure. A che serviranno offerte e preghiere moltiplicate all’infinito? Tu distogli gli occhi da noi, tu non ascolti le nostre suppliche quando siamo davanti a te tentando di attuare un compromesso fra il male delle nostre azioni e il bene che attendiamo da te. (Suore Clarisse)
•Donaci, Signore, un cuore puro: tu solo puoi purificarci, togliere il male sempre presente nel quotidiano di ciascuno di noi, sempre rifluente dai nostri irriducibili egoismi. La tua parola ci insegni a compiere il bene, a ricercare la giustizia; ci mostri come soccorrere il debole e l’oppresso come difendere il diritto dell’orfano e della vedova. È così che ti daremo gloria, è così che al tuo cospetto troveremo grazia e saremo giustificati perché l’amore avrà reso ogni nostra colpa bianca come la neve (cf. Is 10,13-18).
•Che cosa ci gioverà, Signore, l’aver professato la nostra fede con le labbra se non la mostriamo con le opere? Se le nostre azioni non sono espressione della fede, quella fede che vogliamo manifestare che valore ha? Non è come se non ci fosse? Siamo veramente insensati, Signore, se non ci accorgiamo che la prova della fede sono le opere. Certo, senza di te non possiamo far nulla, ma donaci di aderire alla tua volontà; nell’obbedienza alla tua parola troveremo la salvezza. Così fu del padre Abramo! (cf. Gc 2,14-24).
•Signore Gesù, tu stesso – ci dici – sei la via, tu ci hai aperto la via che conduce al Padre quando, entrando nel mondo, rivolto al Padre dicesti: «Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto: “Ecco io vengo”. Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore» (Sal 40,7-9),
•Benedetto sei tu, o Padre della luce, da te ci viene il dono perfetto (Gc 1,7) che è la tua parola: da essa generati e rigenerati alla vera vita (IPt 1,3), noi non vogliamo essere fra gli empi ai quali chiedi: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?!». No, non vogliamo associarci ai ladri e agli adulteri abbandonare la bocca al male e usare la lingua per ordire inganni, parlare contro fratelli e per gettare fango contro di loro. Signore, guarda alla nostra miseria e usaci misericordia; non porre innanzi a noi i nostri peccati, se tu non ci salvi, chi potrà salvarci?
•Liberaci dal pericolo di essere ascoltatori smemorati (Gc 1,26); fa’ che la tua Parola sia sempre lampada per i nostri passi (Sal 118) per offrirti quel sacrificio vivente, santo e a tè gradito che è la nostra stessa vita rinnovata dal compimento della tua volontà (Rm 12,1-2). È questo il culto che ti attendi da noi; è così che, camminando nelle tue vie, potremo vedere la tua salvezza, o Dio. (Preghiere di Suore Carmelitane)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Verifichiamo la nostra fede: eliminiamo ogni possibile maschera di insincerità, aderiamo alla verità di Cristo.