Matteo 18, 15-20: 15 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; 16 se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17 Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18 In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. 19 In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 18, 15-20
Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all`assemblea; e se non ascolterà neanche l`assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Nel capitolo 18 di Matteo troviamo il quarto dei cinque grandi discorsi che caratterizzano il primo Vangelo. Questo è il discorso della comunità, che inizia con l’asserzione che il più grande nel Regno dei cieli è chi si fa come i fanciulli (1-5), col mettere in guardia sulla scandalo verso i piccoli (6-10), e con la parabola della pecorella smarrita (11-15). Gli altri versetti del capitolo (15-35) trattano dei rapporti con i fratelli, iniziando col dovere della correzione fraterna, che è il tema della nostra pericope e in cui Gesù, dopo i “fanciulli” e “i piccoli”, si preoccupa dei “fratelli peccatori”.
FRATELLO COMMETTE UNA COLPA (15)
Alcuni manoscritto e Luca (17, 3)precisano: “ Se il tuo fratello commette una colpa contro di te”, ma la versione di Matteo sembra più esatta e vede la colpa come una mancanza che è un cattivo esempio per tutta la comunità. I credenti non possono restare indifferenti; hanno quel dovere di carità che si chiama “correzione fraterna”, che è raccomandata nell’AT. In Lv 19, 17 si legge: “ Non avrai nel tuo cuore odio verso il tuo fratello, ma dovrai correggere il tuo prossimo, e così non contrarrai, a causa sua, una colpa”.
VA E AMMONISCILO (15)
La “correzione fraterna” è un dovere, ma va messa in pratica con delicatezza. Qui vengono indicate tre tappe, perché si devono esperire tutte le possibilità e non lasciare nulla di intentato. Si tratta di mostrare al fratello chiuso nel suo peccato che sbaglia e di convincerlo a tornare su i suoi passi. La prima mossa esige molta riservatezza, perché il peccatore non sia umiliato; ci vuole il contatto personale e amichevole, da solo a solo, per far prendere coscienza al colpevole del male compiuto. Se chi ha sbagliato ascolterà sarà “guadagnato” per la comunità.
PRENDI CON TE (16)
In un secondo momento, se il colpevole resterà tenacemente attaccato al suo errore, la correzione andrà fatta alla presenza di più testimoni, così avrà più consistenza. Infatti se l’avviso di uno solo può apparire come una reazione personale, la convergenza di due o più fratelli può far riflettere il colpevole. Questo tipo di correzione non ha lo scopo di dimostrare la colpevolezza della persona, ma quello di conferirle maggior efficacia. E’ un modo indicato anche nel Deuteronomio (19, 15) nella seconda ai Corinzi (13, 1) e nella 1° a Timoteo. (5, 19)
DILLO ALL’ASSEMBLEA (17)
In terza istanza il caso sarà portato davanti a tutta la comunità, che ha il potere di “legare “ e di “sciogliere”. (16, 18)
SE NON ASCOLTERA’ (17)
Soltanto dopo il fallimento di questo estremo passo si giungerà alla scomunica del reo. L’espressione “come un pagano” indica una persona esclusa dalla comunità del popolo d’Israele. Come Israele anche la Chiesa ha il potere di escludere i membri indegni (cf 1 Cor 5, 4-5), ma, più che “espellere” la Chiesa ratifica un’estraneità già consumata da colui che si è ostinato nel peccato.
TUTTO QUELLO CHE LEGHERETE (18)
E’ la stessa parola rivolta a Pietro in 16, 19 estesa qui alla Chiesa come tale. Dopo la risurrezione (Gv 20, 23), Gesù confermerà espressamente agli apostoli la stessa autorità. I poteri di cui Gesù investe i suoi inviati sono espressi con la terminologia del giudaismo contemporaneo: legare e sciogliere (sarar sarak). Questa potestà dei capi della nuova comunità, la Chiesa, riguarda prima di tutto il campo legislativo: essi potranno emanare leggi che “leghino o sciolgano”, secondo le necessità della Chiesa. Riguarda anche il campo giudiziario: essi potranno escludere dalla comunità (come un pagano o un pubblicano) coloro che non sono disposti a correggersi. Poi riguarda l’interpretazione degli insegnamenti del Maestro: essi potranno legare o sciogliere gli spiriti mediante le definizioni dottrinali. Infine riguarda l’intimo delle coscienze: potranno sciogliere dai tormentosi legami del peccato o constatare che non ci sono disposizioni per questo. Gesù assicura che intercorre perfetta identità tra il giudizio profferito dalla Chiesa “sulla terra” e quello dato da Dio “in cielo”.
SE DUE DI VOI (19)
Gli ultimi due versetti ella nostra pericope riguardano la preghiera comunitaria. Ad essa, se fatta nel nome di Gesù, è assicurato l’esaudimento da parte del Padre. “Due” è il numero minimo per poter asserire che ci sia “comunità”.
NEL MIO NOME (20)
La preghiera cristiana è rivolta al Padre “che è nei cieli”, ma passa attraverso la mediazione di Cristo, da cui attinge la sua efficacia. La presenza mistica di Gesù in mezzo ai suoi rievoca la dottrina della “sekinah”, la “dimora”, la presenza di Dio in mezzo al suo popolo dell’AT.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA CORREZIONE FRATERNA
“Se tuo fratello ha mancato contro di te, riprendilo fra te e lui solo” (Mt 18,15). Perché quel riprendilo? Perché ti rincresce che ha mancato contro di te? Non sia mai. Se fai ciò per amore di te, nulla fai. Se lo fai per amore di lui, fai cosa ottima. Dunque presta attenzione alle parole in sé, per capire per quale dei due amori tu devi far ciò, se di te o di lui. “Se ti avrà ascoltato, dice, avrai conquistato tuo fratello (ibid.).” Dunque, agisci per lui, al fine di conquistarlo. Se agendo lo conquisterai, se tu non avessi agito egli si sarebbe perduto. Perché dunque la maggior parte degli uomini disprezzano codesti peccati, dicendo: Cosa ho fatto di grande? Ho peccato contro l`uomo. Non disprezzare. Hai peccato contro l`uomo: vuoi conoscere perché peccando contro l`uomo ti sei perduto? Se colui contro il quale hai peccato, ti avesse ripreso fra te e lui solo, e tu gli avessi dato ascolto, egli ti avrebbe conquistato. Che vuol dire ti avrebbe conquistato, se non che si sarebbe perduto se non avesse cercato di conquistarti? Infatti, se non stavi per perderti, in che modo ti avrebbe conquistato? Dunque, nessuno disprezzi, quando pecca contro il fratello. Dice infatti in un certo passo l`Apostolo: “Peccando cosí contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo” (1Cor 8,12): questo perché tutti siamo stati fatti membra di Cristo. Come puoi dire di non peccare contro Cristo, se pecchi contro un membro di Cristo?… “Se tuo fratello ha mancato contro di te, riprendilo fra te e lui solo”. Se lo avrai trascurato, tu sei peggiore. Egli ti arrecò ingiuria, e ciò facendo inferse a se stesso una grave ferita: tu disprezzi la ferita di tuo fratello? Tu lo vedi perire, od anche che si è già perduto, e lo trascuri? Sei peggiore tu nel tacere che non lui nell`ingiuriare. Perciò, quando qualcuno pecca contro di noi, cerchiamo di avere grande cura, non per noi; infatti è cosa gloriosa dimenticare le ingiurie: ma tu dimentica la tua ingiuria, non la ferita di tuo fratello. Quindi, “riprendilo fra te e lui solo”, con l`intenzione di correggerlo, vincendo ogni pudore. Infatti, preso da forte vergogna, egli comincia a difendere il suo peccato, e tu rendi peggiore colui che volevi correggere. “Riprendilo”, perciò, “fra te e lui solo. Se ti avrà ascoltato, avrai conquistato tuo fratello”: perché sarebbe perduto, se tu non lo facessi. “Se però non ti avrà ascoltato”, cioè, se avra difeso il suo peccato quasi fosse un`ingiuria fattagli, “prendi con te due o tre testimoni, perche tutto si risolva sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non avrà ascoltato neppure costoro, riferisci la cosa alla Chiesa: se non avrà ascoltato neppure la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18,16-17). Non annoverarlo piú nel numero dei tuoi fratelli. E tuttavia, ciò non significa che si debba trascurare la sua salvezza. Infatti, questi stessi pagani e gentili noi non li annoveriamo nel numero dei fratelli; e nondimeno sempre cerchiamo la loro salvezza. Questo, quindi, abbiamo udito dal Signore che cosí ammoniva, prendendosi tanta cura, di modo che avessimo sempre presente: “In verità vi dico, che tutto ciò che avrete legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrete sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo” (Mt 18,18). Hai cominciato a ritenere tuo fratello come un pubblicano, legalo sulla terra: ma, attento, legalo da giusto. Infatti, la giustizia rompe gli ingiusti legami. Quando, per contro, tu lo hai corretto e ti sei messo d`accordo con tuo fratello, tu lo hai sciolto sulla terra. Quando lo avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. Molto tu accordi, non a te, ma a lui; infatti, molto egli ha nociuto, non a te, ma a se stesso. (Agostino, Sermo 82, 4 e 7)
AMARE IL PROSSIMO PER CRISTO
“Dove due o tre sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo ad essi” (Mt 18,20). Orbene non vi sono forse due o tre uniti nel nome suo? Vi sono, sí; ma raramente. Gesú infatti non parla semplicemente di unione materiale, né ricerca solo questo, ma anche e soprattutto, come già vi ho detto, le altre virtù insieme a ciò; inoltre esige questo con molto rigore. E` come se dicesse: Se qualcuno mi tiene come fondamento e causa principale della sua amicizia per il prossimo, io sarò con lui a condizione che egli abbia anche le altre virtù. Vediamo invece al giorno d`oggi che la maggior parte degli uomini hanno altre, diverse motivazioni alle loro amicizie. Ecco: un uomo ama perché è amato; un altro perché è onorato; un altro ancora perché qualcuno gli è stato utile in qualche affare o per altro analogo motivo. Ma è difficile trovare qualcuno che per Cristo ami il suo prossimo autenticamente, come si deve amare. Generalmente gli uomini si uniscono fra di loro per interessi terreni. Non cosí amava Paolo: egli amava per Cristo; il motivo del suo amore era Cristo. Per questo, anche se non era riamato come egli amava, il suo amore non veniva meno, poiché aveva gettato in profondità la forte radice dell`amore. Ma purtroppo, oggi, non si ama piú in questa maniera. Se si esamina ogni caso, si troverà che generalmente l`amicizia ha una causa ben diversa dall`amore di Cristo. E se mi fosse consentito di fare tale indagine presso una grande moltitudine di persone, io vi dimostrerei che la maggior parte degli uomini sono uniti tra loro per motivi inerenti alle necessità della vita terrena. E quanto dico risulta evidente considerando anche le cause che provocano l`inimicizia, l`odio. Dato che gli uomini si cercano per motivi passeggeri, la loro amicizia non è ardente né costante. Un cenno di disprezzo o una parola aspra, una minima perdita di denaro, un sentimento di invidia, un desiderio di vanagloria e qualunque altro simile incidente basta per rompere l`amicizia. Il fatto è che essa non ha una radice spirituale; niente di terreno e di materiale potrebbe infatti spezzare un vincolo spirituale, non lo si potrebbe vincere né distruggere. Né le calunnie, né i pericoli, né la morte o altro possono infrangerlo, né strapparlo dall`anima dell`uomo. Colui che ama per Cristo, anche se dovesse patire infiniti dolori, mirando alla causa del suo amore, non cesserà mai di amare; chi invece ama per essere amato, smette di amare non appena soffre qualche amarezza. Colui che si è legato con l`amore di Cristo, non desisterà mai dall`amare. Perciò anche Paolo afferma: “La carità non viene mai meno” (1Cor 13,8). Che cosa vuoi replicare? Che l`altro ha risposto con disprezzo e ingiurie ai tuoi servizi e al tuo rispetto? che dopo essere stato beneficato ha tentato di toglierti la vita? Ma se tu ami per Cristo, tutto ciò ti spinge ad amare di piú. Ciò che per gli altri distrugge l`amore, per noi produce e rafforza l`amore. Mi chiedi come questo può accadere? Anzitutto perché colui che è ingrato e per te causa di ricompensa, in secondo luogo, perché costui ha bisogno di maggior aiuto, di intensa sollecitudine e cura.:E dunque chiaro che chi ama cosí, non guarda né ricerca nell`altro la nobiltà, la patria, le ricchezze e neppure l`amore per sé, né altre simili cose, ma anche se è odiato, insultato, minacciato di morte, egli continua ad amare, poiché gli basta, quale motivo d`amore, Cristo: e guardando a lui sta fermo, saldo, immutabile. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 60, 3)
NELLA CHIESA CI SI CONSOLA A VICENDA
Se uno giunge in piazza e vi trova anche un solo amico, tutta la sua tristezza sparisce. Ma noi non andiamo in piazza, bensí in chiesa: vi incontriamo non uno solo, ma molti amici, ci uniamo a molti fratelli, a molti padri. Non dovremmo dunque allontanare ogni nostro scoraggiamento e riempirci di letizia? Non solo per il numero delle persone che vi si radunano la riunione in chiesa è migliore degli incontri sulla piazza, ma anche per gli argomenti che vi si trattano. Vedo infatti come quelli che perdono il tempo in piazza e vi si siedono in circolo parlano spesso di cose inutili, fanno discorsi frivoli e si intrattengono su argomenti per nulla convenienti. Anzi, c`è l`abitudine di indagare e investigare con gran cura gli affari degli altri. Quanto sia incerto e pericoloso abbandonarsi a tali discorsi, oppure ascoltarli e lasciarsene influenzare, e quanto spesso questi convegni abbiano fatto sorgere dissidi nelle famiglie, non intendo trattarlo qui. Tutti senz`altro concorderanno che quei discorsi sono inutili, frivoli e mondani, ed anche che non è facile far entrare una parola spirituale in simili riunioni. Ma qui in chiesa non è cosí, anzi precisamente l`opposto. Ogni discorso inutile è bandito ed ogni insegnamento spirituale ha il suo posto. Parliamo della nostra anima e dei beni che interessano l`anima, della corona che c`è riposta nel cielo, della rettitudine nella vita, della bontà di Dio, e della sua provvidenza per tutto il mondo e ancora di tutte le cose che ci riguardano, il motivo per cui siamo stati creati e la sorte che ci aspettiamo quando ce ne partiamo da quaggiú, e la situazione che verrà per noi decisa. A queste riunioni non solo noi prendiamo parte, ma anche i profeti e gli apostoli; anzi, il fatto piú grande è che il Signore di noi tutti, Gesú, sta in mezzo a noi. Egli stesso ha detto: “Dove due o tre sono raccolti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro (Mt 18,20). Ma se Cristo è presente dove sono radunati due o tre, quanto piú sarà in mezzo a noi quando tanti uomini, tante donne, tanti padri sono insieme con gli apostoli e i profeti. Per questo anche noi parliamo con tanto coraggio, nella certezza del suo aiuto.(Giovanni Crisostomo, In Genes. 5)
PREGHIERA COMUNITARIA
Il Dottore della pace e il Maestro dell`unità non vuole che la preghiera si faccia individualmente e in privato, nel senso che chi prega preghi solo per sé. Non diciamo: Padre mio, che sei nei cieli; e neppure: dammi oggi il mio pane quotidiano; e ciascuno non domanda che gli sia rimesso solo il suo debito; né prega solo per sé affinché non sia indotto in tentazione e sia liberato dal male. La nostra preghiera è pubblica e comune: e quando noi preghiamo, preghiamo non per uno solo, ma per tutto quanto il popolo: e ciò perché noi, tutto intero il popolo, siamo uno. Il Dio della pace e il Maestro della concordia, che ha insegnato l`unità, vuole che uno preghi per tutti, cosí come in uno egli portò tutti. Proprio questa legge della preghiera osservarono i tre fanciulli gettati nella fornace ardente: essi pregarono in piena consonanza, spiritualmente uniti in un cuor solo. Ce lo testimonia la divina Scrittura, la quale, indicandoci come essi pregavano, ci dà il modello da imitare noi nelle nostre preghiere affinché possiamo essere come quelli. “Allora” – sta scritto – “loro tre, come con una sola voce, cantavano un inno e benedicevano Iddio” (Dn 3,51). Essi pregavano come con una sola voce, e tuttavia Cristo non aveva ancora insegnato loro a pregare! Ebbene, la loro preghiera fu efficace, poté essere esaudita, perché una preghiera pacifica, semplice e spirituale attira la benevolenza di Dio. Cosí vediamo che pregarono anche gli apostoli, riuniti coi discepoli, dopo l`ascensione del Signore. “E tutti” – sta scritto – “perseveravano unanimi nella preghiera, con le donne, e Maria la madre di Gesú, e con i fratelli di lui” (At 1,14). Persevera vano unanimi nella preghiera, testimoniando in tal modo, in questa loro preghiera, e l`assiduità e il loro amore scambievole: ché Dio, il quale fa abitare nella stessa casa coloro che sono una sola anima (cf. Sal 67,7), non ammette nella divina ed eterna dimora se non quelli che pregano essendo un`anima sola. (Cipriano di Cartagine, De orat. dom. 8)
LA CHIESA ADUNATA NEL NOME DI GESU’
Già tre riuniti nel Tuo nome formano la Chiesa. Conserva dunque le migliaia di adunati nella Tua casa, che prima hanno eretto nel loro cuore una chiesa e poi l`hanno portata nel tempio edificato nel Tuo nome! Che la chiesa interiore sia magnifica come lo è l`esteriore ! Abita nella chiesa interiore e conserva l`esteriore, poiché sia il cuore che l`edificio sono consacrati nel Tuo nome!(Balaj, Madrase per la chiesa di Aleppo)
PER LA CONVERSIONE
Quando il fratello ti ammonisce con evangelica carità per indurti a conversione, è Cristo stesso che ti si butta al collo: “Si butta al tuo collo il Cristo per sollevare chi giace sotto il peso dei peccati, per rivolgere al cielo chi è piegato verso terra. Ti si butta al collo il Cristo e, liberato dal giogo della schiavitù, il tuo capo ti appende al collo il suo giogo soave. Ti si butta al collo, perché tu ti converta. (S. Ambrogio)
COME I SANTI
Chi odia tanto il peccato quanto i santi? E tuttavia non odiano il peccatore, non lo condannano, non se ne allontanano, ma ne hanno compassione, lo ammoniscono, lo consolano, lo curano come un membro malato, fanno di tutto per salvarlo. Con la pazienza e con l’amore attirano il fratello, non lo cacciano via, né se ne disgustano, ma come una madre, se ha un figlio deforme, non se ne disgusta, non se ne allontana, ma volentieri lo adorna e fa quello che può per renderlo gradevole, così i santi sempre proteggono il peccatore, lo preparano, se ne prendono cura, per poterlo correggere al momento opportuno e non permettergli di danneggiare qualcun altro, ma per fare anch’essi maggiori progressi nell’amore di Cristo. (Doroteo di Gaza: monaco dell’antichità)
LIBERARSI DAI VIZI
Chi vuol correggere i vizi degli altri deve prima liberarsi dai suoi. Allora vedrà chiaro ciò che gli altri devono fuggire, se egli stesso lo fugge realmente con la scienza e con la vita.. I santi mentre perseguitano la pravità altrui, proprio per questo diventano spietati nel reprimere se stessi, ma appunto perché non risparmiano se stessi, che pure fanno meglio degli altri, possono vigilare e riprendere quello che gli altri fanno di male. (S. Gregorio Magno)
CORREZIONE
“Voi che siete spirituali, correggetelo” (Gl 6, 1). Non è detto: punite, né: condannate, ma: correggete. E non si è fermato a questa considerazione, ma per mostrare ad essi che dovevano essere assai miti nei confronti di coloro che cadevano, ha aggiunto così: “in spirito di dolcezza”. Non ha detto: con dolcezza, ma: in spirito di dolcezza, per indicare ciò che piace allo Spirito, e che è dono dello Spirito il poter correggere con mitezza quelli che peccano. (S. Giovanni Crisostomo)
CORREZIONE FRATERNA
Non sempre la Chiesa vive nel suo contesto ideale per incoerenza dei fedeli; per i condizionamenti storici è umana, santa e insieme peccatrice; e si rende utile, a volte anzi necessaria, la correzione fraterna. Assumendo una posizione passiva davanti agli errori del nostro prossimo noi non perseguiamo la via dell’amore, della solidarietà e della corresponsabilità; intervenendo non ci si prefigge di riaprire le ferite dei fratelli, ma possibilmente di farli rientrare in se stessi e indurli al ritorno. La correzione fraterna raccomandata da Gesù comporta un atteggiamento di comprensione e di coraggio al fine di consentire al fratello che è in errore di ravvedersi. (Vincenzo Rimedio)
ESERCIZIO DI AMICIZIA
La correzione fraterna è anzitutto un grande esercizio di amicizia e perciò suppone che si ami l’altro come un altro “se stesso”, nella consapevolezza acuta di essere fragili ma anche forti, se e in quanto uniti nella carità. “ Se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello”, ma anche “ mediante la salvezza dell’altro, avrai procurato la tua stessa salvezza. (S. Girolamo) (Costante Bravetto)
CORREZIONE CON UMILTA’
Chi esercita la “correzione fraterna” esperimenta di appartenere al fratello e che il fratello gli appartiene: ciò non è facile e non sempre assume la sua giusta figura di “servizio offerto per amore”. Dato che chi deve intervenire non può sentirsi “al sicuro”, bisognoso com’è anch’egli di ricevere lo stesso “servizio di carità”. Chi corregge deve farlo con umiltà, cosciente di essere lui pure peccatore; chi corregge deve farlo in nome della comunità, la quale, costituita da peccatori perdonati e sempre bisognosi di perdono, desidera non già di giudicare, ma di perdonare. Ne consegue che, in fondo, la correzione è attitudine di perdono: è richiesta perché il fratello che ha sbagliato non ci privi della gioia e della necessità di tornare a ad averlo come fratelli. Nei detti del Signore contenuti nel brano di Matteo, si sente vibrare la vita intensa della Chiesa. In questa comunità, che è chiamata ad assumere i tratti della “famiglia di Dio”, la linea della filiazione e quella della fraternità si incrociano nel mistero della presenza di Gesù, “causa e centro” dell’assemblea. (Rinaldo Fabbris)
COMUNITA’ CRISTIANA
Lo sforzo “comunitario” per salvare un peccatore suppone che ci sia una comunità cristiana. Capita, invece, di trovarci talvolta di fronte a comunità del pettegolezzo, dove imperano la meschinità e la vigliaccheria del parlare alle spalle, dove si condanna in continuazione, in base a regole che con il Vangelo non hanno niente a che fare. Parlare di correzione fraterna significa dunque tornare ad esaminarsi sul valore e sulla qualità delle nostre comunità. Devono essere luoghi dove le regole sono il perdono, l’accoglienza reciproca e la tolleranza delle diversità, la franchezza serena e la capacità di convivere tenendo costantemente l’occhio attento alla fede comune che ci unisce. Altrimenti il Vangelo della correzione fraterna diventa insignificante: lo scopo della correzione è infatti quello di tenere il fratello legato alla comunità, ma si suppone evidentemente che la comunità sia attraente e simpatica, sia fatta di gente che cerca, nonostante tutto di volersi bene e di accettarsi. (Domenico Pezzini)
LA CHIESA; UNA FAMIGLIA
La chiesa è comunione. La struttura umana cui può essere paragonata più facilmente la Chiesa è la famiglia. In una famiglia degna di questa nome si condivide tutto, ci si conosce bene, si dice tutto con franchezza e insieme con amore. Matteo sembra avere davanti questo modello quando riunisce i “detti” di Gesù nel suo discorso ecclesiale. Il brano di oggi indica due componenti della fratellanza che deve regnare nella Chiesa: la correzione fraterna e la preghiera comunitaria. (M. Magrassi)
FRATERNITA’ – AMICIZIA
La correzione non è possibile se manca il supporto che la rende autentica: un rapporto di vera fraternità, meglio ancora di amicizia. E’ difficile lasciarsi correggere da un estraneo; tutto invece si accetta da un amico. Un amico del resto, mentre è franco nel correggere, è sempre largo di incoraggiamenti. Ciò che desidera è “far crescere” il fratello, con una vicinanza umana, con un’attenzione vigile, carica di simpatia. (M. Magrassi) La correzione fraterna è anzitutto un grande esercizio di amicizia e perciò suppone che si ami l’altro proprio come un “altro me stesso”, nella consapevolezza acuta di essere assieme fragili ma anche forti, se e in quanto uniti nella carità. “ Si ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello”, e “mediante la salvezza dell’altro avrai procurato la tua stessa salvezza”. (Costante Bravetto)
LA CORREZIONE DI FATTO
Perché questo gesto di correzione è così scarsamente utilizzato nelle nostre comunità, perché si preferisce parlare alle spalle, con una critica spesso amara, che distrugge più che costruire? E anche perché dall’altra parte, quando un fratello è oggetto di un richiamo, non sa accoglierlo, e se ne sente ferito? La risposta è semplice: manca spesso un vero rapporto personale tra i membri. La correzione suppone la comunione, mentre dall’altra parte è un mezzo efficace per incrementarla. (M. Magrassi)
LA PREGHIERA
La Chiesa è una comunione di fratelli fondata sulla presenza del Signore. Questa presenza si realizza anzitutto nella preghiera comune. Quando due o tre si radunano per pregare, il Signore si rende presente “in mezzo a loro”. Il valore della preghiera sgorga tutto da questa divina presenza, perché pregare è dialogare con Dio. Ora come dialogare con un assente? (G: Rossi) Cristo promette che la domanda fatta da due o tre oranti riuniti nel suo nome sarà esaudita proprio in ragione della sua presenza in mezzo a loro. Riunirsi nel nome del Signore significa trovarsi legati nella medesima fede, speranza, carità. L’assemblea liturgica è, per definizione, una comunione di fede, di speranza e di carità, animata dallo Spirito Santo. Mediante essa ci si incontra con Dio Padre. (V. Rizzo) Due è il numero minimo di cui si compone il gruppo. La più piccola comunità può ottenere l’esaudimento della supplica. Il presupposto è la consonanza e la concordia dei membri. Non è menzionato esplicitamente l’oggetto della preghiera, ma il contesto suppone che essa sia fatta a vantaggio dei peccatori. In tal caso esiste una interazione immediata tra cielo e terra. Ciò che si è deciso di chiedere comunitariamente ed è portato con fede davanti a Dio, viene accolto infallibilmente dal Padre celeste. (C. Brovetto)
TUTTO QUELLO CHE LEGHERETE
Ciò che legherete o scioglierete in terra sarà legato o sciolto in cielo. Queste parole sono rivolte ai “Dodici”. Molti testi dimostrano che solo essi furono oggetto da parte di Gesù di una particolare scelta e di una investitura speciale (es. Mt 26, 26; Mc 14, 17; Gv 17, 18). Non si capirebbe più il perché del collegio apostolico se tutti i fedeli fossero investiti di un potere uguale nella comunità. Sciogliere o legare significa in modo particolare aver la sacra potestà di insegnare, amministrare, governare con leggi, giudizi e anche eventuali punizioni. In questa facoltà è inclusa o è ad essa collaterale anche quelle della celebrazione liturgica, soprattutto dell’Eucaristia, del Battesimo, della Cresima, della Penitenza, dell’Unzione degli infermi, dell’Ordine, del Matrimonio, di ogni azione sacramentale destinata all’incontro santificante con Dio. La sacra potestà di reggere, insegnare e santificare Cristo la diede a Pietro e agli apostoli, ma la dà parimenti al papa e ai vescovi in quanto successori degli apostoli. (V. Raffa)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre di misericordia. Il tuo Figlio Gesù ci dice che dobbiamo avere il coraggio della correzione fraterna, donaci una giusta ed umile considerazione di noi stesi e la capacità di accettare per primi la correzione degli altri.
•Donaci, Padre la serenità e l’equilibrio per saper correggere senza offendere, dare consigli senza ferire. Donaci un amore autentico che il fratello possa percepire e gli faciliti l’accettazione del nostro invito.
•Padre santo, donaci i doni del tuo Spirito, la forza, la prudenza, la saggezza e la sapienza del cuore, il coraggio e l’umiltà; se avremo questi doni capiremo che nostro unico debito verso gli altri è l’amore e ci sarà possibile correggere e accettare di essere corretti, perché è l’amore che ci salva.
•O Padre che ascolti quanti si accordano nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte del fratello, secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge. (Colletta 23 perannum A)
•Padre, il tuo Figlio ci ha assicurato che dove ci sono dei discepoli radunati per pregarti in suo nome tu li avresti ascoltati; noi osiamo ricordarti questa sua promessa: che ne vediamo la realizzazione fin da ora quaggiù, e per sempre nell’eternità.
•Signore, nostro Padre, tu hai mandato il tuo Figlio nel mondo per fare di noi i tuoi figli e intrecciare tra tutti gli uomini i vincoli di una vera fratellanza. Fa che anche noi tendiamo alla perfezione del tuo comandamento di amore, amandoci e aiutandoci come fratelli. (Charles Brethes)
•“Se il mio fratello commette una colpa”, tu, Signore, mi chiedi di avere in cuore un desiderio così sincero del suo vero bene, da non chiudere gli occhi per opportunismo; al contrario, mi esorti: “rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui” (Lv 18, 17), perché siamo un solo corpo, e ognuno è responsabile di tutti i fratelli, ma mi dici pure che non possiamo “togliere la pagliuzza dall’occhio del nostro fratello, se prima non togliamo la trave che è nel nostro” (Lc 6, 42) . Aiutaci, Signore, a saper correggere con amore i nostri fratelli, ricordandoci sempre che siamo anche noi peccatori. (Suore benedettine)
•Signore e sovrano della mia vita, non mi lasciare in balia dello spirito dell’accidia, della leggerezza, della superbia e della loquacità. Concedi invece al tuo servo spirito di prudenza e di umiltà, di pazienza e di carità. Fa che io veda le mie colpe e non condanni il mio fratello, perché tu sei benedetto nei secoli. (S. Efrem Siro)
•Sii tu, Signore, il mio sereno orizzonte, sii tu la mia strada più sicura. Fa che ogni mio fratello attraverso di me ritorni a te a guarisca dalla sua malattia, dall’odio, dalle divisione. (Suore benedettine)
•Vieni, Signore Gesù, a salvare questo uomo che sono io in tutti i miei fratelli e ogni mio fratello che è in me. Vieni a salvare questo uomo che non ha nome e a cui tu vuoi dare il tuo nome; questo uomo che non ha volto e a cui tu vuoi dare il tuo volto, questo uomo che non ha nulla e a cui tu vuoi dare tutto te stesso. (Suore benedettine)
•Signore Dio nostro, oggi ci riconosciamo peccatori davanti a te. E’ vero che non siamo migliori degli altri; ma, con la tua grazia, vogliamo correggerci e migliorare, camminando insieme come fratelli verso la conversione. Fa che ci aiutiamo a vicenda in questo impegno con la correzione fraterna che nasce dall’amore. Dacci la pazienza e la capacità di dialogo davanti agli inevitabili errori umani, nostri e altrui; perché dove due o tre si riuniscono nel nome di Cristo lui sta in mezzo a loro e crea la comunità. (Basilio Caballero)
•O Maria, Tempio di luce purissima e sempre splendente, prega il tuo unigenito Figlio, per mezzo del quale ora siamo stati riconciliati, affinché abbia misericordia delle nostre mancanze, allontani ogni tipo di separazione, ci conceda la gioia di amare i fratelli. (Paolo VI)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Pratichiamo la correzione fraterna.