Matteo 20, 1-16: 1 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «II regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2 Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4 e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. 5 Usci di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. 6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?” 7 Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. 8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10 Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11 Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: 12 “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15 non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16 Cosi gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 20, 1-16
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all`alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch`essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un`ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest`ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
La parabola degli operai della vigna è riportata solo da Matteo, quasi incorniciata dal detto: “molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi primi”, posta ai versetti 19, 30 e 20, 16. Essa sviluppa ed esplicita questo detto e precisa che la ricompensa non è tanto l’adeguata remunerazione delle opere compiute dall’uomo, ma soprattutto il frutto della sovrabbondante di Dio. Ma il vero significato della parabola è l’abolizione della condizione di privilegio vantata da Israele. Nella parabola sono in risalto: il padrone, che opera non secondo schemi economici, ma seguendo la bontà del cuore; i primi invidiosi, che non sanno valutare un gesto di amore; gli ultimi svantaggiati nelle assunzioni e nel lavoro ed equiparati ai primi, per pura bontà del padrone.
IL REGNO DEI CIELI (1)
Come sempre, nelle parabole della complessa realtà che si cela sotto l’espressione “regno dei cieli”, è preso in considerazione solo un aspetto.
E’ SIMILE A UN PADRONE (1)
La parabola presuppone un evento che in Oriente si verifica anche ai nostri giorni: i disoccupati attendono dall’alba un datore di lavoro che offra loro occupazione. Inusuale era però che un padrone venisse più volte in un giorno ad assumere operai. Nell’insegnamento di Gesù il padrone è Dio, cui appartiene il Regno e al quale spetta l’iniziativa della chiamata.
NELLA SUA VIGNA (2)
L’immagine della vigna è spesso usata nell’AT per designare il popolo eletto (cf Sl 78, 9; Is 5, 1).
PER UN DENARO (2)
La paga giornaliera era di un denaro, sufficiente a nutrire una famiglia di sei persone.
VERSO LE NOVE (3)
Nell’indicare le ore in cui esce il padrone in cerca di operai il testo originale dice: “di buon mattino” (= ora prima), “verso l’ora terza”, “verso l’ora sesta e l’ora nona” e “verso l’ora undecima”. Con queste indicazioni orarie era suddiviso il giorno ai tempi di Gesù ed esse corrispondevano la “prima” alle 6-9, la terza alle 9-12, la sesta alle 12-15, la nona alle 15-18. L’invio degli operai nei diversi momenti della giornata ha lo scopo di mettere in risalto l’ineguaglianza della loro prestazione, a cui il padrone attribuirà uguale ricompensa, anche se non aveva pattuito nulla sulla rimunerazione, ma aveva fatto un promessa generica (quello che sarà giusto ve lo darò).
VERSO LE CINQUE (6)
Letteralmente “l’ora undecima”. Questo particolare, del tutto inverosimile, sottolinea la bontà del Signore, che è mosso ad ingaggiare altri operai, non per necessità ma soltanto per generosità.
QUANDO FU SERA (8)
Secondo la legge, la paga dell’operaio doveva essere corrisposta la sera stessa. Il Deuteronomio dava anche la motivazione di questa urgenza di pagamento: “ perché egli è povero” (Dt 24, 15). Ma gli eventi registrati dalla parabola contraddicono l’usanza generale. Il pagamento avviene alla presenza di tutti, gli ultimi vengono pagati per primi; tutti possono verificare l’entità del pagamento; questi particolari provocano la protesta dei primi.
MORMORAVANO (11)
Lo scontento dei primi sulla base del buon senso appare legittima. La loro mormorazione o recriminazione segna la svolta del racconto, provocando la risposta del padrone che contiene l’insegnamento della parabola.
LI HAI TRATTATI COME NOI (12)
Se si pensa che sotto la figura dei primi c’è anzitutto il popolo d’Israele, scelto per primo, che era convinto della sua superiorità su tutti gli altri popoli (diceva una sentenza rabbinica: “ L’israelita è completamente diverso dai gentili; ogni Israelita ha tanta importanza quanta ne hanno tutti i popoli messi insieme”) e ora equiparato agli altri (trattati come noi) si comprende che qui si tratta dello sconcerto degli Israeliti di fronte alla condotta di Gesù.
AMICO (13)
Il padrone respinge anzitutto l’accusa di essere ingiusto: egli ha pagato regolarmente ai primi assunti la somma convenuta.
MA IO VOGLIO (14)
Il motivo di questa volontà potrebbe essere di natura sociale: dare anche a chi era restato senza occupazione il necessario per vivere. Ma se si pensa che il padrone è Dio, allora bisogna dire che la ricompensa soprannaturale che egli dà supera infinitamente le prestazioni umane. Poco prima, sempre in Matteo, troviamo la promessa di Gesù: “ Chi avrà lasciato…. riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Dio si lascia guidare dalla sua libera volontà sovrana e non dalla meschinità dell’uomo.
NON POSSO FARE (15)
Il Padrone sottolinea il fatto che è libero di agire come ritiene più opportuno e più giusto. Non è respinta l’idea che Dio ricompensa l’uomo obbediente per le sue azioni, ma è respinta una corrispondenza quasi “meccanica” tra il bene fatto e la ricompensa. La parabola presenta un’immagine di Dio grandiosa, un Dio magnanimo, che non è solo giusto, ma che, al di là di una giustizia meschina e pignola, possiede un cuore compassionevole e una mano aperta per chi ha ricevuto di meno e che può quindi combinare poco di “buono” davanti a lui.
OPPURE TU SEI INVIDIOSO (15)
Viene avanzato il sospetto che sia malanimo e non zelo per la giustizia quello dei mormoratori. Chi si lamenta della misericordia del Signore non è proprio un uomo pio, dato che la magnanimità di Dio dovrebbe riempire di gioia ogni vero devoto.
COSI’ GLI ULTIMI (16)
Il detto posto all’inizio della parabola (19, 30) viene qui ripetuto. Si tratta di un proverbio noto anche nel giudaismo e riportato più volte dagli evangelisti con applicazioni diverse (cf Mc 10, 31; Lc 13, 30). Qui fa riferimento al significato fondamentale della parabola. I primi chiamati sono i Giudei, gli ultimi i Gentili. Con i Giudei, Dio pattuì la mercede in cambio dell’osservanza della Legge, con i gentili non ha fatto nessun patto. Siccome Israele respinge la chiamata dei peccatori e dei pagani, perde la preminenza, che passa alla Chiesa.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LE ORE DELLA DIVINA CHIAMATA
L`operaio, dunque, (che fu chiamato) al mattino, all`ora terza, sesta e nona, indica quell`antico popolo ebraico che fin dagli inizi del mondo, nei suoi eletti, si studiò di onorare Dio con retta fede, come se non cessasse di faticare nel coltivare la vigna. All`undicesima ora sono chiamati i pagani, ai quali anche è chiesto: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno oziosi?” (Mt 20,6). Essi, infatti, per così lungo tempo non si erano curati di lavorare per la loro vita, come se stessero in ozio tutto il giorno. Ma pensate, fratelli carissimi, cosa risposero alla domanda: Gli risposero: “Perchè nessuno ci ha presi” (Mt 20,7). Nessun patriarca, nessun profeta era stato mandato loro. E cosa significa: «Nessuno ci ha presi a lavorare», se non questo: «Nessuno ci ha predicato le vie della vita»? Cosa dunque diremo a nostra scusa, quando abbiamo omesso di fare il bene noi che fin dal grembo della madre siamo venuti alla fede, che fin dalla culla abbiamo udito le parole di vita, che insieme al latte carnale abbiamo attinto il liquore della predicazione celeste al seno della santa Chiesa? Possiamo anche distinguere le diverse ore in relazione ad ogni uomo, secondo i diversi momenti delle sue età. Così il mattino è la puerizia del nostro intelletto. L`ora terza può indicare l`adolescenza, perchè quando cresce il calore dell`età è come se il sole salisse in alto. L`ora sesta è la gioventù, perchè come il sole sembra fermarsi nel mezzo (del cielo), in essa viene raggiunto il pieno vigore. L`ora nona raffigura la maturità, nella quale il sole comincia a declinare, perchè in questa età comincia a venir meno il calore della gioventù. L`undicesima ora è quella età che viene detta decrepita, cioè la vecchiaia… Siccome poi uno chiamato alla vita santa durante la puerizia, un altro nell`adolescenza, un altro nella gioventù, un altro nella vecchiaia, un altro ancora nell`età decrepita, ecco che gli operai sono chiamati alla vigna in ore diverse. Osservate pertanto i vostri costumi, fratelli carissimi, e vedete se siete già operai di Dio. Ciascuno esamini le sue opere e consideri se sta faticando nella vigna del Signore. Chi infatti in questa vita cerca le cose sue, non è ancora giunto alla vigna del Signore. Lavorano invece per lui coloro che pensano non ai propri guadagni, ma a quelli del Signore, e che per lo zelo della carità si dedicano ad opere pie, si adoperano a conquistar anime, si affrettano a condurre con sé anche gli altri alla vita. Chi invece vive per sé e si pasce dei piaceri della sua carne, è giustamente accusato di essere ozioso, perchè non aspira al frutto dell`opera divina. Chi poi ha trascurato fino a tarda età di vivere per Dio, è come se fosse stato in ozio fino all`undicesima ora. Per cui, giustamente, vien detto a coloro che sono rimasti indolenti fino all`undicesima ora: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno oziosi”? E` lo stesso che dire: «Anche se non avete voluto vivere per Dio nella puerizia e nella giovinezza, ravvedetevi almeno nell`ultima età, e, sia pure in ritardo, quando ormai non c`è più molto da faticare, venite alla via della vita». Anche questi chiama il padrone di casa, e il più delle volte essi sono ricompensati prima, perchè uscendo prima dal corpo, vanno al regno prima di quelli che semhravano essere stati chiamati fin dalla puerizia. Non giunse forse all`undicesima ora il buon ladrone? Se non giunse a quell`ora per l`età, vi giunse certo quanto alla sofferenza, egli che riconobbe Dio mentre era in croce e spirò quasi mentre faceva tale professione. Il padrone di casa cominciò così la distribuzione della paga dall`ultimo, perchè condusse al riposo del paradiso il ladrone prima di Pietro. Quanti patriarchi vissero prima della Legge, quanti sotto la Legge, e tuttavia coloro che furono chiamati alla venuta del Signore giunsero senza alcun indugio al regno dei cieli! (Gregorio Magno, Hom. XIX, 1-3.5-6)
MOLTI CHIAMATI POCHI ELETTI
Ma è terribile ciò che segue a queste (parole): “Molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mt 26,16), perchè molti vengono alla fede, pochi giungono al regno dei cieli. Ecco infatti in quanti siamo convenuti alla festa di oggi e riempiamo le mura di questa chiesa; e tuttavia chissà quanto pochi sono quelli che sono annoverati nel gregge degli eletti di Dio! Ecco infatti la voce di tutti grida: «Cristo!», ma la vita di tutti non grida altrettanto. I più seguono Dio a parole, lo fuggono con la condotta pratica di vita… Di questi tali, fratelli carissimi, ne vedete molti nella Chiesa, ma non dovete né imitarli e neppure disperare (della loro salvezza). Noi vediamo infatti quello che è oggi ciascuno, ma non sappiamo che cosa potrà diventare domani. Molte volte anche chi sembra venire dopo di noi ci precede con l`agilità delle buone opere, e a stento seguiamo quello che oggi crediamo di precedere. Certamente, mentre Stefano moriva per la fede, Saulo custodiva le vesti di coloro che lo lapidavano. Egli dunque lapidò con le mani di tutti, perchè rese tutti più spediti nel lapidare; e tuttavia con le sue fatiche precedette nella santa Chiesa quello stesso che con le sue persecuzioni aveva reso martire. Ci sono dunque due cose alle quali dobbiamo seriamente pensare. Siccome infatti “molti sono chiamati, ma pochi eletti”, per prima cosa nessuno deve minimamente presumere di se stesso, perché anche se è già stato chiamato alla fede non sa se è degno del regno eterno. La seconda cosa è che nessuno osi disperare del prossimo, che forse ha visto giacere nei vizi, perchè ignora le ricchezze della misericordia divina. (Gregorio Magno, Hom. XIX, 1-3.5-6)
I CHIAMATI E GLI ELETTI
Che nessuno di voi, carissimi, si creda in sicurezza sotto il pretesto che è battezzato, poiché alla stregua di coloro che corrono negli stadi dei quali non tutti ricevono il “bravium”, cioè il premio della vittoria, ma solo colui che è arrivato primo nella corsa, così non sono salvati tutti coloro che hanno la fede, bensì solamente coloro che perseverano nelle buone opere cui hanno posto mano. ….E, come nessuno, quale che sia la sua età, deve disperare se vuole convertirsi a Dio, così nessuno deve credersi nella sicurezza solo in forza della propria fede, ma deve piuttosto temere quanto è detto: “Molti sono chiamati, ma pochi sono eletti” (Mt 20,16). Che noi siamo chiamati per la fede, lo sappiamo; ma se siamo eletti, lo ignoriamo. Ciascuno deve quindi essere tanto più umile in quanto ignora se è eletto. Che Dio onnipotente vi accordi di non essere nel numero di coloro che a piedi traversarono il Mar Rosso, mangiarono la manna nel deserto, bevettero la bevanda spirituale, e tuttavia perirono a causa delle mormorazioni fatte nel deserto, bensì nel numero di coloro che entrarono nella terra promessa e ottennero, lavorando fedelmente nella vigna della Chiesa di ricevere il denaro della felicità eterna, di modo che con il Cristo vostro capo voi possiate, voi sue membra, regnare per tutti i secoli dei secoli. Amen. (Anonimo IX sec., Hom. 4, 4-7)
LA CHIAMATA PER TUTTI
Per quanto dipende dal padrone, egli li ha chiamati tutti insieme, alla stessa ora; però non tutti hanno obbedito subito, e ciò per le diverse disposizioni dei chiamati. Per questo alcuni sono chiamati di buon mattino, altri all`ora terza, altri alla sesta, alla nona, fino all`undicesima ora, ciascuno nel momento in cui è pronto ad ascoltare la sua chiamata. La stessa cosa dichiara anche Paolo dicendo: “Quando è piaciuto a Dio, che mi ha separato dal ventre di mia madre” (Gal 1,15). E quando a Dio è piaciuto? Quando Paolo era pronto ad obbedirgli. Il Signore avrebbe certo desiderato chiamarlo fin dall`inizio della sua vita, ma sapendo che allora Paolo non avrebbe ceduto, ha atteso a chiamarlo nel momento in cui sarebbe stato disposto. Per questo, chiamerà il ladrone all`ultimo momento, ché altrimenti costui non avrebbe risposto alla chiamata. Paolo non gli avrebbe risposto prima, e molto meno, gli avrebbe obbedito il ladrone. Orbene, se gli operai dicono qui che nessuno li ha presi a soldo, non bisogna pretendere, come già vi dissi, di esaminare e di spiegare ogni minimo dettaglio nelle parabole. E non dimentichiamo che non è il padrone a dire queste parole, ma gli operai dell`ultima ora: il padrone non li rimprovera per non turbarli, e per indurli a lavorare anch`essi nella vigna. Infatti, che egli abbia l`intenzione di chiamarli tutti dal principio lo dimostra la parabola stessa, quando dice che il padrone di casa uscì la mattina di buon`ora ad assoldare operai. Da ogni parte, quindi, risulta evidente che la parabola è indirizzata sia a coloro che dalla prima età, sia a quelli che in età avanzata e più tardi si danno alla virtù. Ai primi, perchè non si insuperbiscano né insultino coloro che vengono all`undicesima ora; agli ultimi, perchè sappiano che possono, in breve tempo, recuperare tutto……Né meravigliatevi se il Signore aggiunge che “saranno primi gli ultimi e ultimi i primi e molti saranno i chiamati e pochi gli eletti” (Mt 20,16). Egli non afferma ciò deducendolo dalla parabola, ma vuole far comprendere che come è successo questo succederà anche quello. Perché qui i primi non sono diventati ultimi ma tutti hanno ottenuto, al di là di quanto potevano aspettarsi e sperare, la stessa ricompensa. Orbene, come è accaduto questo contro ogni speranza e aspettativa e gli ultimi furono messi alla pari coi primi, così accadrà un fatto ancor più grande e straordinario, vale a dire che gli ultimi saranno i primi e i primi saranno dopo di essi. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 64, 3 s.)
ESAMINARSI SULL’IMPEGNO
Dovette evitare che qualcuno differisca di andare a lavorare nella vigna, perché è sicuro per il fatto che, in qualunque tempo vi andrà riceverà la stessa moneta. E’ vero: egli è sicuro che gli è promessa la moneta d’un denaro, ma non gli si ordina di procrastinare. Che cosa il padrone darà e che cosa farà lo decide lui solo, senza dipendere da nessuno; tu, invece, quando sei chiamato devi andare, Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò che egli ti darà in base alla sua promessa. (S. Agostino) Osservate i vostri costumi, fratelli carissimi, e vedete se siete operai del Signore. Ciascuno esamini le proprie opere e veda se sta faticando nella vigna del Signore. Colui che in questa vita cerca le cose proprie, non è ancora giunto alla vigna del Signore. Si affaticano per il Signore coloro che pensano ai guadagni di Dio e non ai propri, coloro che mossi dalla carità si dedicano ad opere sante, si adoperano a conquistare anime, ardono dal desiderio di condurre con sé anche gli altri alla vita. (S. Gregorio Magno)
ANDATE NEL MONDO
La vigna è il mondo intero (cf Mt 13, 38) che deve essere trasformato secondo il disegno di Dio in vista dell’avvento definitivo del Regno di Dio. L’appello del Signore Gesù: “ Andate anche voi nella mia vigna”, non cessa di risuonare da quel lontano giorno nel corso della storia: è rivolto ad ogni uomo che viene in questo mondo. (Christifideles laici)
GENEROSITA’ DEL SIGNORE
“Tu sei invidioso perché io sono buono”. Le parole del testo evangelico ci costringono a chiederci in qual modo guardiamo al nostro prossimo. Rallegrasi del bene altri, “rallegrarsi con quelli che sono nella gioia” (Rm 12, 15) è squisita carita. Si comunica a quel bene. Dice S. Gregorio Magno: “ Anche se non si possono imitare le virtù che lodiamo negli altri, esse in qualche modo ci appartengono, e le azioni che sono nate in noi, diventano anche proprietà di quelli che le amano. Davvero grande questa virtù della carità, che senza fatica fa sue le risultanze del lavoro altri”. Chiunque ama il Signore celebri con letizia il suo giorno e chi è servitore fedele entri festoso nel gaudio del suo Signore. Chi ha faticato con amore riceva ora la sua ricompensa; chi ha lavorato all’alba riceva il giusto salario; chi è arrivato all’ora terza sia lieto nel rendere grazie; chi è giunto dopo la sesta non tema, non riceverà danno alcuno; chi ha tardato fino all’ora nona venga senza esitazione; chi è arrivato solo all’undecima non tema per il suo ritardo. Il Signore è generoso accoglie l’ultimo come il primo; concede il riposo all’operaio dell’undecima ora come a quello che ha lavorato fin dalla prima; ha pietà dell’ultimo e premia il primo; a questi dà, a quello regala. Apprezza l’opera e loda l’intenzione. Entrate tutti nella gioia del Signore nostro, primi e secondi riceverete la ricompensa; danzate insieme temperanti e spensierati: abbiate o no digiunato, oggi rallegratevi tutti. (David Maria Turoldo)
SALVEZZA E PERSONA GRATUITI
La parabola non giustifica una supposta ingiustizia o indifferenza religiosa, nascondendosi dietro la bontà divina. Quella che afferma Gesù è la gratuità dell’amore di Dio per l’uomo, davanti alla religione mercantilistica e alla morale del merito patrocinata dai farisei. Questa gratuità della salvezza, del perdono e del regno non è condotta arbitraria, o peggio ancora ingiusta di Dio, ma è il comportamento di un Padre amoroso che va incontro a chiunque lo cerca con una conversione sincera. I lavoratori della prima ora, cioè i vecchi cristiani e i fedeli osservanti, devono rallegrasi di essere stati chiamati presto al lavoro della vigna, al servizio di Dio; e devono egualmente amare quelli dell’ultima ora, perché Dio è buono e li ama con amore gratuito. Quale immagine abbiamo di Dio? E’ il Dio compassionevole e misericordioso che ci presenta Gesù, o il Dio inquisitore? Se ci rifiutiamo di accettare che Dio è buono con tutte le creature, è perché noi non siamo buoni. (Basilio Caballero)
DIO DIVERSO
L’amore di Dio è dono gratuito e disinteressato, dato senza misura, avente di mira il bene della persona su cui si riversa, senza che la persona che ne è l’oggetto ne abbia alcun diritto. L’amore di Dio non è primariamente e soprattutto ricompensa o paga di ciò che noi siamo riusciti a fare. Solo se ci liberiamo dall’idea di un Dio ragioniere che darà alla fine il premio per ogni nostra singola azione meritoria noi riusciamo a capire cos’è la gratuità, e a viverla. Altrimenti non solo proiettiamo su Dio il nostro modo gretto di intendere l’amore, ma leghiamo Dio alla nostra logica: arriviamo a dettagli come si debba comportare. E allora viene a proposito la risposta molto secca del padrone della vigna: “ Non posso fare delle mie cose quello che voglio?” La vita e la salvezza sono cose di Dio e non tocca a noi fissare le regole e condizioni sul come e a chi darle. Dimentichiamo forse che anche per noi sono un dono? Dimentichiamo forse che se viviamo in una comunità di fede non è tutto merito nostro, che tutto ci è stato offerto gratuitamente, e non certo per appropriarcene in un possesso geloso che scarta e butta lontano chi non ha avuto la stessa fortuna? (Domenico Pezzini)
DONO E COLLABORAZIONE
La parabola ci aiuta a metterci nel giusto rapporto con Dio. Ciò vuol dire alcune cose bene precise. Che prendiamo coscienza della nostra totale dipendenza da Dio: il campo è suo, la chiamata è sua, la paga è sua. La nostra risposta è la preghiera di adorazione, forse non sempre presente nella nostra esperienza religiosa. Inoltre la parabola ci aiuta a comprendere che tutto quello che abbiamo e siamo è dono di Dio, espressione concreta del suo amore per noi. La nostra risposta è la preghiera di ringraziamento. In realtà però noi non siamo soltanto dipendenti di Dio, non siamo solo carichi dei suoi doni, siamo anche suoi reali collaboratori, lavoriamo nel suo campo e senza il nostro lavoro non ci sarebbe il raccolto. Dio non fa mai da solo ciò che può fare con la collaborazione delle sue creature. Nello stesso tempo però dobbiamo essere consapevoli che siamo servi inutili, nel senso che il Signore poteva fare anche senza di noi, poteva chiamare altri al nostro posto. Se non abbiamo questo giusto atteggiamento verso Dio, finiamo all’ultimo posto, come è successo al popolo ebraico che era stato chiamato per primo. (Giovanni Nervo)
I MIEI PENSIERI NON SONO I VOSTRI PENSIERI
Dio ha un modo di essere “giusto” che è diverso dal nostro: lo congloba e lo trascende. Lo mostra la parabola degli operai assoldati nelle varie ore del giorno. Quando dà ai primi il denaro pattuito è “giusto”. Quando agli ultimi, che non l’hanno guadagnato, dà lo stesso denaro noi diciamo che è “liberale”. Ma nel linguaggio biblico anche questo si chiama “giustizia”. Dio è giusto quando interviene a salvare e a colmare di doni, al di là di ogni diritto. “Giustizia” diventa praticamente l’equivalente di “misericordia”. L’uomo ha molta difficoltà a capire questo divino comportamento: Giona che si irrita per il perdono accordato da Dio a Ninive pagana, è l’emblema di questa incomprensione. (G. Sartori)
LA LOGICA DEL REGNO
La logica di Dio è diversa da quella degli uomini, talora, anzi, opposta e inconciliabile con essa, comunque superiore sempre. Spesso quello che per l’uomo è guadagno, per Dio è perdita; e quello che per l’uomo sta al primo posto, per Dio viene all’ultimo. La parola di Dio, il suo giudizio, comportano un radicale rovesciamento di valori: i primi sono gli ultimi; i beati sono quelli che piangono; i veri ricchi sono quelli che abbandonano ogni cosa; chi vuol salvare la propria vita la perde. La legge del suo Regno sembra essere il paradosso, l’inedito, l’inatteso. Dio sceglie le cose deboli e disprezzabili di questo mondo per confondere le forti e le stimabili. Non sceglie il primo, ma l’ultimo, non il sano, ma l’ammalato, fa più festa per la pecorella smarrita e ritrovata che per le novantanove al sicuro nel chiuso. Dio è l’ “assolutamente Altro”, l’imprevedibile. Nessuna categoria umana lo può “catturare”. Egli sfugge ad ogni definizione e rivela continuante nuovi aspetti del suo mistero. (Messale L.D.C.)
TUTTO E’ GRAZIA
I nostri rapporti con Dio sono bene definiti dalla famosa espressione di Teresa di Lisieux: Tutto è grazia. Si può cogliere nel termine un triplice significato: Dio fa grazia: è la risposta di Dio ai nostri peccati prontamente perdonati.Dio dà tutto gratis: i doni di Dio non dipendono dalle nostre prestazioni. C’è un abisso tra i poveri sforzi dell’uomo e al divina ricompensa. Dio ci rende graziosi: ci trasforma, ci rende belli, buoni, amabili ai suoi occhi. Grazia, gratis, grazioso: queste tre parole messe insieme suonano come un gioioso messaggio., che esprime la bontà inesauribile del cuore di Dio. Tutto questo va praticamente riconosciuto. Nessuno può vantare diritti davanti a Dio. Anche i meriti sono suoi doni, come insistentemente ha detto S. Agostino. Quello che facciamo noi in ordine al Regno è Lui che lo fa in noi. Noi non siamo che strumenti nelle sue mani. Certo questo non ci dispensa dall’impegno, perché Egli vuole servirsi di noi, vuole salvare l’uomo per mezzo dell’uomo, anche se da solo lo saprebbe fare molto meglio. E se ci sceglie come strumenti, se ci affida un compito nella Chiesa, non è per le qualità che ci sono in noi. Anzi la Bibbia sembra documentare uno stile opposto: “ Dio sceglie ciò che non è per confondere ciò che è”, sceglie strumenti sbagliati, perché appaia in piena luce che Lui solo compie meraviglie. (M. Magrassi)
DIO CERCA L’UOMO. L’UOMO CERCA DIO
Dio chiama in tutte le ore della giornata. Quel padrone della vigna che si dà tanto da fare, per trovare gli operai, è Dio sulle tracce degli uomini. Ogni ora del giorno esce a cercarli. Sentiamo un orientamento al bene, un bisogno di solidarietà e di amore: è Lui che ci chiama e attende la nostra risposta. Ma anche noi uomini cerchiamo Dio. L’uomo, anche quando vive male, conserva in sé un’inquietudine, un’insoddisfazione, sente il bisogno di rimettersi in discussione, di cercare e trovare qualcosa di più. E quel “qualcosa di più “ è Dio. Agostino asserisca: “ “Tu ci hai fatti per te, Signore. E il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Pascal attribuisce a Dio le parole: “Tu non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato”. E Kablil Gibran pone in bocca al suo profeta: “ Se volete conoscere Dio, non siate solutori di enigmi. Piuttosto guardatevi intorno, e lo vedrete giocare con i vostri bambini”. (E. Bianco)
RICONOSCENZA E MERITO
Il comportamento del padrone della parabola dice qualcosa a tutti. Agli operai della prima ora dice: non cadere nella considerazione commerciale della religione. E’ vero: hai lavorato tutto il giorno e ricevi il denaro che era stato pattuito. Anche se te lo sei meritato, prendilo come un dono e come il segno del mio amore e della mia premura. In fondo, se hai potuto lavorare dalla prima ora è stato per la tua buona volontà, ma è stato soprattutto per il mio amore che ti ha cercato, chiamato e assunto. Agli operai dell’ultima ora dice: non avvilirti se son passate dodici ore vuote. E’ vero che non fai più in tempo a “meritare”, il denaro, ma puoi preparati e riceverlo in dono. Non è col lavoro che hai potuto salvare la tua vita, ma solo col dono di Dio, che ti ha superato immensamente. Dio non è un padrone che dà un salario, ma un padre che dà un dono; l’uomo non è un operaio che lavora per interesse, ma un figlio che serve per amore; la salvezza non è un salario di cui l’operaio possa vantarsi, ma una grazia, di cui il beneficiario dev’essere riconoscente. (L. Monari).
UN SOCIETA’ DI UGUALI
La parabola evangelica è incorniciata da un principio ripetuto all’inizio e alla fine. Nella traduzione CEI leggiamo in Mt 19, 30: “ Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi” e in Mt 20, 16: “ Così gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”. Ma “molti” si rifà all’ebraico “ rabbin” e significa “ totalità”, “tutti”, come appare chiaro anche in Mc 14, 24: “ Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti”, cioè per “tutti”. In Matteo 19, 30, tenendo conto del testo della parabola, dell’abbinamento “ultimi, primi “, “primi ultimi“ è logico tradurre come segue: “ Tutti, sebbene siano primi, saranno ultimi e anche se ultimi saranno primi”. Così si comprende la conclusione di 20, 16: “ Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi” Il principio è che non ci sarà disuguaglianza, ma perfetta uguaglianza nella comunità cristiana. Non si vuol dire che gli ultimi occuperanno il posto dei primi e viceversa, invertendo semplicemente la scala sociale, ma piuttosto che sarà abolita ogni graduatoria all’interno della comunità cristiana. Il regno di Dio infatti non sopporta la differenziazione in “stati” sociali, tantomeno in “classi”, perché esso è aperto ad ogni uomo che accolga la buona notizia. (A. Bonora)
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelligenza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino. (Colletta 25 perannum A)
•Apri, Signore il nostro cuore per comprendere i tuoi pensieri e per camminare nelle tue vie di salvezza e di pace; apri la nostra mente, perché non proiettiamo su di te le nostre misure e i nostri metodi di giudizio e aiutaci a capire che impegnarci per il Regno è già una grande ricompensa della vita.
•Facci comprendere, Signore che la tua giustizia è diversa dalla nostra giustizia: la congloba e la trascende e che in te la magnanimità supera la giustizia e il tuo agire nei nostri confronti è sempre gratuito, sempre eccedente i nostri meriti, sempre fondato sul criterio dell’amore.
•Abbiamo la bocca piena di “diritti umani”, diritti immancabilmente negati nei fatti. E non facciamo che lamentarci e avanzare e pretendere privilegi quasi fossimo noi i proprietari della vigna. Non sapevamo che era un onore servirti fin dal mattino. Perdonaci, Signore. (David Maria Turoldo)
•Concedici, o Dio, di accostarci con umiltà e santo timore a questa Parola che ci supera infinitamente, a questa realtà che è mistero della tua presenza. Fa che là dove la nostra mente non può arrivare giunga il nostro cuore mediante l’intuizione dell’amore; e tutto il nostro essere taccia davanti a te, ti contempli e ti adori. (Suore benedettine)
•O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i tuoi giudizi e inaccessibili le tue vie. Infatti chi mai ha saputo conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo si che abbia e a riceverne il contraccambio? (Rm 11, 33-35)
•Non si lascia misurare la tua grandezza, o Signore! Come olio profumato dilaga, su tutti, la tua tenerezza! Tutti alzano a te i loro occhi, attendono, e tu, a suo tempo, a ciascuno provvedi il cibo. La tua mano si apre, la fame di ogni vivente è saziata! Ancora prima che ti invochiamo tu ci vieni incontro, se ti cerchiamo con cuore sincero! Tutte le tue vie sono giuste, Dio vicino, sempre attento alla supplica di chi ti chiama! (vedi Salmo 144)
•Tu sei ricco di misericordia e di grazia, abbi pietà di me! Persino il giusto si salva a fatica e con difficoltà: che farò dunque io peccatore? Io non ho sopportato il peso del giorno e la vampa del sole, ma appartengo alla schiera di coloro che solo all’undicesima ora si misero al lavoro. Salvami ed abbi pietà di me. (Rabbula di Edessa)
•Quando vieni a cercarti tra la folla il tuo operaio, Signore, per mostrargli il cammino della vita e gridi: “ C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? “, fa, o Dio, che si dilati il nostro cuore nel risponderti: “ Io”. (S. Benedetto)
•Volendo descriverci l’amore suo e tuo per noi, o Padre, Gesù ci ha detto: “ Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa…”. Dal cuore di ogni fratello ti chiediamo che venga presto questo regno e giunga a compimento.
•Signore, la tua bontà abbraccia tutti gli uomini, sia peccatori che giusti. Apri il nostro cuore a questo mistero di amore, perché i tuoi pensieri diventino i nostri e le tue vie le nostre vie. Fa che impariamo a considerare gli altri come li consideri tu stesso. (C Berthes)
•Ti, preghiamo, Signore, per gli operai della prima ora, per noi che siamo da sempre nella Chiesa, perché non consideriamo mai questo come un diritto di cui avremmo il merito, ma come un dono della tua immensa generosità. E ti preghiamo per chi arriva tardi nella comunità cristiana, perché non si senta inferiore e nemmeno più bravo degli altri, ma educhi il suo cuore ad accogliere con semplicità il tuo dono. (D. Pezzini)
•Ascolta, o Padre buono, il canto dei fedeli nel giorno che declina. Tu al sorger della luce ci chiamasti al lavoro nella mistica vigna; or che il sole tramonta, largisci agli operai la mercede promessa. Da ristoro alle membra e diffondi nei cuori la pace dello Spirito. La tua grazia sia pegno della gioia perfetta nell’assemblea dei santi. (Liturgia delle ore)
•O Vergine Maria, Madre della Chiesa, a te raccomandiamo la chiesa tutta. Tu che dallo stesso divin Figlio, sei stata presentata come Madre al discepolo prediletto, ricordati del popolo cristiano che a te si affida. Ricordati di tutti i figli tuoi, conserva salda la loro fede, fortifica la loro speranza, aumenta la carità. Fa che la Chiesa tutta possa elevare al Dio delle misericordie l’inno maestoso della lode e del ringraziamento, perché grandi cose ha operato il Signore per mezzo tuo, a clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. (Da una preghiera di Paolo VI a Maria Madre della Chiesa)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Cerchiamo il Signore mentre si fa trovare, invochiamolo mentre è vicino.