Luca 19, 1-10: 1 In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, 2 quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».8 Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9 Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10 Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
(Bibbia Cei : Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 19, 1-10
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E` andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
( Bibbia Cei : Versione 1971 )
Esegesi
La conversione di Zaccheo a Gerico è l’ultimo episodio del viaggio di Gesù a Gerusalemme. Ne parla solo Luca. Il racconto è parallelo a quello della guarigione del cieco ( 18, 35-43 ) avvenuta all’entrata di Gerico, mentre ora Gesù sta attraversando la città. Il cieco ha riacquistato la vista, Zaccheo si apre alla salvezza. Questa scena illustra in modo particolare la missione di Gesù e la necessità della conversione.
ENTRATO IN GERICO (1)
Il fatto presentato si svolge a Gerico, sosta obbligata dei pellegrini che vengono del Nord attraversando la Perea. Gerico (città della luna?), nella valle del Giordano a 8 km ad O. del fiume e a 10 dal Mar Morto, ha origini antichissime: si ricordano insediamenti urbani fin dal 7800 a. C.; fu distrutta nel 1580. Nel VT, secondo Giosuè 6, è la prima città del Canaam ad essere conquistata, ma la descrizione dell’occupazione è la riproduzione di una processione cultuale per festeggiare annualmente l’occupazione: la città, di nuovo fortificata nel IX secolo viene visitata da Elia ed Eliseo ( 2 Re 2-4 ss ). Ai tempi del NT è residenza invernale di Erode il Grande ed è ricordata per la guarigione del cieco Bartimeo (Mr 10, 46-52) e per la conversione di Zaccheo. Era una città di frontiera e di collegamento per il commercio sud-orientale; vi prosperavano i funzionari della dogana e del dazio: Zaccheo è appunto un esattore capo e di conseguenza ricco.
ZACCHEO (1)
Luca, deviando dalla sua consuetudini, dà il nome del personaggio dell’episodio: Zaccheo (il puro), perché conosciuto dai primi cristiani. Zaccheo è un ebreo, ma ha una posizione di capo della riscossione delle imposte per i Romani, ed è quindi mal visto dai concittadini.
CERCAVA DI VEDERE (2)
Non per pura curiosità, Zaccheo, desidera conoscere il Maestro, che è venuto a “cercare” l’uomo perduto (19, 10). Uno cerca l’altro, ma di mezzo sta la folla, lui è “piccolo di statura” e soprattutto ha una situazione morale non raccomandabile.
CORSE (2)
Zaccheo che ha un germe di fede, perché Gesù già gli aveva toccato il cuore, s’impegna come può e, pur avendo un certo rango sociale, si comporta come un bambino. Il suo è già un cammino verso la salvezza. Il sicomoro (sucomoros = fico d’India) è un grande albero frondoso della famiglia delle urticarie; il legno di sicomoro era usato dagli egiziani per i sarcofaghi.
DOVEVA PASSARE DI LI’ (4)
“Doveva”, indica che l’incontro è provvidenziale: doveva avvenire, perché Dio voleva la conversione di Zaccheo.
GESU’ ALZO’ LO SGUARDO (5)
E’ Gesù che prende l’iniziativa che porterà alla conversione. Vuole incontrate Zaccheo, lo raggiunge con lo sguardo, lo chiama per nome, anche se è la prima volta che l’incontra. Gesù dice: “oggi devo”, è secondo il volere di Dio che si fermi nella sua casa, perché per Zaccheo è giunto l’ “oggi” della salvezza, che non bisogna lasciarsi sfuggire.
IN FRETTA SCESE (6)
La risposta di Zaccheo è chiara. Prontamente risponde all’invito, gioiosamente accoglie Gesù e poi generosamente fa dono dei suoi beni ai poveri.
MORMORAVANO (7)
Non solo i farisei, ma tutta la folla mormora, perché trova scandaloso il passo fatto da Gesù. E’ contro Gesù e non contro Zaccheo che mormora, ma, anche se per disapprovare, mette in risalto l’amorevolezza del Maestro verso i peccatori.
ZACCHEO ALZATOSI (8)
Luca prima della risposta di Gesù regista la conversione di Zaccheo. Egli è deciso (“alzatosi”) a mettere ordine nella propria vita e si rivolge a Gesù che vede ormai non solo come grande maestro ma come Signore (Kirios), che generosamente è venuto nella sua casa e cerca di imitare la generosità di Dio: condivide i beni con i poveri (“la metà”), come Gesù aveva raccomandato (11, 41; 12,33) e restituisce quattro volte il mal tolto, cosa che era prescritta solo in casi speciali (Es 21, 37). Non sappiamo se poi Zaccheo ha seguito Gesù, ma forse ha continuato il suo mestiere onestamente. Egli è diventato comunque il tipo degli smarriti e dei rifiutati, che Gesù è venuto a cercare, come Levi, la peccatrice, il centurione, il buon ladrone.
OGGI LA SALVEZZA (9)
Gesù, rispondendo ai mormoratori, dice a chiare lettere il vero motivo della sua permanenza in quella casa. La salvezza è Gesù stesso, egli è entrato nella casa di Zaccheo, anche lui figlio di Abramo. E Gesù è venuto a portare la salvezza ad Israele (Atti 1, 6).
IL FIGLIO DELL’UOMO (11)
E’ spontaneo il riferimento al Buon Pastore, alla pecorella smarrita, alla dramma perduta, all’amore di Dio per tutti e il suo sguardo di particolare misericordia per i peccatori.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
LA CONVERSIONE DI ZACCHEO
Il Maledetto cinge la spada contro di noi e mostra le armi per spaventarci, ma esse si struggono come cera sui corpi che non si lasciano indurre al peccato. Si adira Satana, perché la schiera dei giusti è piú numerosa del suo esercito. E perfino il suo gregge insorge e fugge verso il Figlio di Maria. Si è allontanato da lui il suo zelante seguace Zaccheo, poiché il Signore l’ha incontrato e l’ha accolto benevolmente; il sicomoro lungo la via è stato il suo rifugio. Ne è sceso stanco e ha riacquistato le forze. Stando sull’albero, Gesú lo ha illuminato con la sua luce; sul ramo, le tenebre si sono dissipate. Il mare della misericordia ha rotto i suoi argini per lavare le colpe di Zaccheo. La grazia ha vinto la colpa, il colpevole si è sollevato senza subire condanna. Gesú è stato benigno con i peccatori, anche se i nemici lo hanno percosso. Il suo amore è stato quello del pastore che è uscito in cerca della pecorella smarrita (cf. Lc 15,4-7). Egli ha affermato solennemente, perché noi gli credessimo, di non volere la nostra perdizione; quando un peccatore fa penitenza, il Padre e i suoi angeli esultano (cf. Lc 15,7-10). (Cirillona Hymn. in convers. Zacch., passim)
MISERICORDIA DIVINA
Un giorno, ha vietato di persistere nell’odio e nell’ira. Ha voluto renderci simili a lui che tante colpe perdona agli uomini. Essendo egli giusto, ci salva dalla perdizione dandoci a tal fine i mezzi. In cielo, gli angeli tremano davanti a lui, e agli abitanti della terra si permette di vincere. Quando le lacrime corrispondono a quello che chiede, egli si lascia commuovere. Tende il suo arco per spaventarci, ma ha pietà e l’arco perde tensione. Passando vicino all’albero, ha visto il peccatore, lo ha abbracciato con lo sguardo e si è fermato. Un giorno, per Simone oggi ha gioito per Zaccheo e gli ha ordinato di scendere subito dal sicomoro. Il giusto ha comandato al peccatore di comparire triste davanti al tribunale. Come si sarà rallegrato il colpevole, quando ha incontrato il Giudice misericordioso. Quanto piú Zaccheo ha temuto, quanto meno ha osato chiedere il perdono; tanto piú il Signore ha avuto pietà, tanto piú gli ha usato misericordia. Giusto e clemente è il Signore, abbiate paura, voi peccatori, ma abbiate fiducia! Perdona le colpe a coloro che fanno penitenza e manda castighi agli ostinati. Per mezzo di Zaccheo, egli ci chiama: guardate al suo amore! Come il pescatore, il Signore getta le reti per potervi prendere in gran numero. Ha preso il penitente dall’albero, l’ha trapiantato subito nel suo giardino. Ha visto che come Adamo egli aveva perduto la sua gloria, perciò lo ha vestito di un abito tessuto di misericordia. (Cirillona, Hymn. in convers. Zacch., passim)
IL BUON USO DELLA RICCHEZZA
“Ed ecco un uomo di nome Zaccheo” (Lc 19,2). Zaccheo è sul sicomoro, il cieco è sulla strada. Il Signore ha pietà dell’uno e lo aspetta; nobilita l’altro, onorandolo di una sua visita. Interroga il cieco per guarirlo; si invita a casa di Zaccheo senza essere invitato: sapeva infatti che il suo ospite sarebbe stato largamente ricompensato, e se non gli aveva sentito proferire l’invito con la voce, ne aveva tuttavia sentito il desiderio di farlo. Non c’è colpa nell’essere ricchi, ma nel non sapere usare delle ricchezze: le ricchezze, che nei malvagi ostacolano la bontà, nei buoni debbono costituire un incentivo alla virtù. Ecco, qui il ricco Zaccheo è scelto da Cristo: ma donando egli la metà dei suoi beni ai poveri, restituendo fino a quattro volte quanto aveva fraudolentemente rubato. Fare soltanto la prima di queste due cose non sarebbe stato sufficiente, poiché la generosità non conta niente, se permane l’ingiustizia: il Signore poi chiede che si doni, non che si restituisca semplicemente ciò che si è rubato. Zaccheo compie ambedue le cose, e perciò riceve una ricompensa molto piú abbondante di quanto ha donato. (Ambrogio, In Luc., 8, 82.84-90)
PICCOLO DIVENTA GRANDE PER LA FEDE
Perché le Scritture non precisano mai la statura di nessuno mentre di Zaccheo si dice che “era piccolo di statura” (Lc 19,3)? Vedi se per caso egli non era piccolo nella sua malizia, o piccolo nella sua fede: egli non aveva ancora promesso niente, quando era salito sul sicomoro; non aveva ancora visto Cristo, e perciò era piccolo. Giovanni invece era grande perché vide Cristo, vide lo Spirito, come colomba, fermarsi su Cristo, tanto che disse: “Ho visto lo Spirito discendere come colomba e fermarsi su di lui” (Gv 1,32). Quanto alla folla, non si tratta forse di una turba confusa e ignorante, che non aveva potuto vedere le altezze della Sapienza? Zaccheo, finché è in mezzo alla folla, non può vedere Cristo; si è elevato al di sopra della turba e lo ha visto, cioè meritò di contemplare colui che desiderava vedere, oltrepassando l’ignoranza della folla… Cosí vide Zaccheo, che stava in alto; ormai per l’elevatezza della sua fede egli emergeva tra i frutti delle nuove opere, come dall’alto di un albero fecondo… Zaccheo sul sicomoro è il nuovo frutto della nuova stagione. (Ambrogio, In Luc., 8, 82.84-90)
RISPOSTA DI FEDE ALLA CHIAMATA DI DIO
L’occhio della fede, che è stato posto nella pupilla della semplicità, riconosce la voce di Dio non appena l’ascolta.……Tutti coloro che sono stati chiamati hanno obbedito su due piedi alla voce che li invitava, allorché il peso delle cose terrene non si aggrappava alla loro anima. Infatti, i legami del mondo sono un peso per l’intelligenza e per i pensieri, e coloro che ne sono avvinti e impediti difficilmente sentono la voce della chiamata divina. Gli apostoli, invece, e prima di loro i giusti e i padri, non erano in queste condizioni: obbedirono come viventi, e ne uscirono leggeri, perché nulla del mondo li appesantiva. Niente può legare e impedire l’anima che ascolta Dio: essa è aperta e pronta, sí che la luce della voce divina, ogniqualvolta si fa presente, la trova in condizione di riceverla. Nostro Signore chiamò Zaccheo dal sicomoro sul quale era salito, e subito Zaccheo si affrettò a scendere e lo ricevette nella sua casa: il fatto è che sperava di vederlo e diventare suo discepolo ancor prima di essere stato chiamato. Ed è cosa davvero ammirevole che egli abbia creduto in lui senza che Nostro Signore gli avesse parlato e senza averlo visto corporalmente, ma solo sulla parola di altri: la fede che era in lui era stata custodita nella sua vita e nella sua salute naturali. Egli ha dimostrato la propria fede allorché credette in Nostro Signore sentendolo annunciare; e la semplicità della sua fede è affiorata quando ha promesso di dare la metà dei propri beni ai poveri e di restituire il quadruplo di ciò che aveva frodato. In effetti, se l’anima di Zaccheo non fosse stata ripiena in quel momento della semplicità che si addice alla fede, non avrebbe fatto una tale promessa a Gesú e non avrebbe elargito e distribuito in poco tempo quanto il suo lavoro aveva ammassato in lunghi anni. La semplicità spandeva da un lato e dall’altro ciò che la scaltrezza aveva ammucchiato e la purezza dell’anima spargeva ciò che era stato acquisito con i pensieri dell’astuzia; la fede rinunciava a quanto l’ingiustizia aveva trovato e posseduto, e proclamava che non gli apparteneva. Infatti, l’unico bene della fede è Dio e non consente a possedere altro al di fuori di lui; tutti gli altri beni hanno poca importanza per lei, al di fuori di quell’unico bene durevole che è Dio; ed è stata posta in noi per trovare Dio e non possedere che lui, e per vedere che tutto ciò che esula da lui risulta a nostro detrimento. (Filosseno di Mabbug, Hom., 4, 77-80)
IL PICCOLO ZACCHEO
Come ha fatto Zaccheo il pubblicano non mi sono elevato da questa terra vile sullo slanciato albero della sapienza per la divina tua contemplazione. La corta taglia da spirituale non è cresciuta in me con l’opre buone, senza posa al contrario è sminuita fino a ridurmi al latte dei bambini. A ritroso percorrendo la parabola, del corpo pravo l’albero ho salito, per terragno amore dal soave gusto, come Zaccheo, anche lui sul fico. Di lì, per la possente tua parola fammi scendere in fretta come lui; prendi alloggio nella magion dell’anima, e con Te, il Padre ed il Consolatore. Fa’ che il corpo che ha reso torto all’anima in servizio il quadruplo le renda, e dia metà dei beni corporali al mio libero arbitrio impoverito, per la parola tua a lei diretta, d’ascoltar la tua voce io sia degno, essendo io del par figlio di Abramo, del Patriarca seguendone la fede. (Nerses Snorhalí, Jesus, 668-673)
ZACCHEO
A Gerico, Luca ambienta uno degli episodi più noti del suo Vangelo. Gesù viene a cercare Zaccheo prima ancora che questi possa avere in mente di cercare Gesù. Il racconto contrappone il desiderio di vedere di Zaccheo alla “cecità” delle folle e dei discepoli, che non comprendono l’agire del Signore. La scelta del pubblicano Matteo è un ulteriore segno dell’attenzione dell’evangelista verso il problema della ricchezza, ma, allo stesso tempo, un segno della misericordia di Dio verso i peccatori. ( Luca Mazzinghi )
DIO AMA TUTTO CIO’ CHE ESISTE
Zaccheo era un peccatore, e quale peccatore! Non era un uomo povero, era un ricco che aveva accumulato il denaro sfruttando i poveri, servendo il potere dei dominatori romani. Per questo era stato abbandonato da tutti e per molti era un onore non essere amici di Zaccheo. Gesù facendosi amico dei peccatori può provocare l’allontanamento dei buoni, di coloro che sono stati sempre fedeli, e certamente non aiuta a chiarire la distinzione tra il bene e il male. Soprattutto può provocare la perdita del suo buono nome e quindi del buon nome dei suoi discepoli. Queste ed altre simili considerazioni sono state fatte ripetutamente dai benpensanti che contornavano Gesù nella sua vita terrena e che ancora oggi contornano la vita della Chiesa e delle nostre comunità religiose. Forse anche noi facciamo parte di questo numero di persone che non riescono a capire il comportamento di Gesù. Eppure è ben chiara la motivazione del libro della Sapienza ( 1° lettura ): “ Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato: se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata” (Sap, 11, 24 ). E’ la stessa risposta che Dio dà allo sdegno di Giona, quando rimprovera il Signore perché non ha punito Ninive, una città peccatrice e nemica del popolo di Dio. Anzi invece di punirla e sterminarla Dio ha atteso la conversione, usandole misericordia. Allo sdegno del profeta il Signore risponde. “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città nella quale sono più di centoventimila persone che non sanno distinguere tra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?” (Giona 4, 1.) E’ veramente strano per noi l’amore di Dio: ciò che dovrebbe essere motivo di rifiuto e di castigo, può essere accolto da dio con un amore più profondo: ciò che è lontano è maggiormente cercato da Dio. (D.Attinger)
DEVO FERMARMI A CASA TUA
I benpensanti vedendo Zaccheo interessarsi di Gesù avrebbero forse detto. “Vattene, pensa a restituire ciò che hai rubato”. Gesù dice: “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. E Zaccheo si accorge che Gesù si interessa di lui. Credo che Zaccheo sia stato convertito proprio dall’aver scoperto nella proposta di Gesù un tipo di rapporto libero, non regolato dalle leggi dell’utile, non rischiato dal vizio dello sfruttamento. Zaccheo capisce che c’è un modo diverso di considerare gli altri, di trattarli, di stare con loro; non una società di belve dove uno deve difendersi dagli altri e sfrutta per non essere sfruttato, ma una comunità di persone dove la regola è l’amicizia e il dono disinteressato. Questo è ciò che anche noi dobbiamo capire. Il mettere a contrasto le reazioni della gente e quelle di Zaccheo al gesto di Gesù, non fa che ripetere la stessa lezione. La gente non vuole che Gesù mangi con i peccatori: chi è notoriamente colpevole deve restare separato ed escluso. Oltretutto, distinguendoci da “quella gente lì” ci sentiamo giusti, puliti, sicuri. Ma facendo così non c’è salvezza: non per loro, perché li si sprofonda ancora di più nella loro emarginazione, ma neanche per noi, che, credendoci giusti, rischiamo ancora di più! Gesù non si separa, non si tiene a distanza: va a cercare chi era perduto. E questa è la strada giusta: la proposta e l’offerta di un amore gratuito e senza condizioni, prima e più ancora di “fare la predica”. Zaccheo ha capito: per lui è venuto un “oggi” che fa ripartire in modo diverso la sua vita. Si libera dalla sue ricchezze, si alleggerisce, rende il suo cuore agile e aperto. Abituato a ragionare secondo la legge del profitto, si accorge che esiste anche una legge della gratuità: lo vede nel modo con cui Gesù lo ammette alla sua amicizia, e capisce così bene la lezione che fa anche lui lo stesso, ripara e dona.( Domenico Pezzini )
ANCHE UN RICCO PUO’ SALVARSI
L’episodio di Zaccheo ci dice che anche un ricco può salvarsi. Gesù aveva detto: “Quanto è difficile che un ricco si salvi”, e aveva aggiunto. “Nulla è impossibile a Dio”. Il protagonista dell’episodio è un caso disperato: un capo esattore delle imposte, e quindi appartenente alla categoria dei peccatori. E per di più ricco: probabilmente un arricchito. Ha voglia di vedere Gesù. E’ solo curiosità? O è un bisogno profondo di Gesù? Gesù prende l’iniziativa: lo vede, lo chiama, si autoinvita a casa sua. In verità non era solo curiosità: era veramente bisogno di Gesù: infatti “discese in fretta e lo accolse con gioia in casa sua”. Ecco come può salvarsi anche un ricco. La salvezza è Gesù, Zaccheo lo accoglie a casa sua: “Oggi in questa casa è entrata la salvezza”. Ma Zaccheo non lo accoglie soltanto nella sua casa, ma anche nel suo cuore e nella sua vita. Gesù produce in lui un cambiamento profondo, una conversione, che si traduce subito in fatti concreti: “La metà dei miei beni la dò ai poveri” e “a quelli che ho frodato restituisco il quadruplo”.( Giovanni Nervo )
SCELTA PREFERENZIALE PER I POVERI
Un cristiano che nella vita si trova ad essere ricco, che va a messa la domenica cerca di vivere secondo la legge di Dio, talvolta può sentire il vangelo troppo duro ed esigente, quasi ingiusto, quando parla dei ricchi, soprattutto se è presentato con poco amore. In realtà Dio non ama di più i poveri e di meno i ricchi, perché sono tutti suoi figli, egli è morto per la salvezza di tutti. Quando nella Chiesa è entrata l’espressione “scelta preferenziale per i poveri”, qualcuno ha avuto paura e l’ha sostituita con “amore preferenziale”. Ma forse non è la stessa cosa. Un papà, una mamma, quando hanno più attenzioni, dedicano più tempo, spendono più soldi per il figlio malato che per quelli che stanno bene, fanno una scelta preferenziale, ma non è un amore preferenziale: l’amore dei genitori è per tutti i figli e tendenzialmente è senza limiti. Sarebbe pericoloso e ingiusto se amassero più uno che l’altro, perché significherebbe che per qualcuno hanno meno amore. Dio ama tutti egualmente, ricchi e poveri. Soltanto esprime il suo amore, nel modo che serve di più alle sue creature. Ai poveri dice: “Beati voi, poveri”, perché non si sentano perduti nella loro situazione; ai ricchi dice: “Guai a voi ricchi”, perché si difendano dal pericolo della ricchezza. Certo l’amore è esigente: richiede risposte pronte, forti, coraggiose e concrete, come quella di Zaccheo. Solo allora si supera il pericolo denunziato: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”. ( G. Nervo)
CONVERSIONE
Zaccheo induce a pensare al movimento timoroso e quasi a tentoni dell’uomo (Atti 17, 27) che a volte, senza neppur sapere cosa vuole, va alla ricerca di Dio. Il peso dei pregiudizi personali e sociali diventano lacci inevitabili, ma ciononostante incapaci di bloccare la ricerca dell’uomo. La cultura e l’ambiente rischiano di dare nomi fasulli all’oggetto del desiderio: esso prende allora il nome di ricchezza, successo, potere, sesso…(gli idoli di iniquità). Ma sembra che tutto questo, grazie a Dio, non riesca a soffocare la ricerca dell’uomo, perché non bastano al suo “desiderio” che è desiderio di infinito, desiderio di Dio. E’ il “desiderio” che muove Zaccheo verso Cristo, benché non l’abbia ancora conosciuto per quello che è: il Figlio di Dio. Gesù accoglie i desideri umani e materiali, ma poi attraverso questi lo porta alla scoperta di Dio, alla fede. Alla ricerca dell’uomo, Dio risponde sempre in modo inaspettato e sovrabbondante: rivelandosi, cioè donando se stesso e la sua presenza. La “conversione” è opera di Dio: “Devo fermarmi a casa tua” e l’uomo si trova cambiato. Riconosce che qualcosa gli è capitato, qualcosa non causato da lui, ma cui acconsente pienamente, al punto da scoprire in esso la piena realizzazione del suo desiderio e della sua libertà. L’uomo si trova di fronte ad un cambiamento di prospettiva, “intimo e radicale cambiamento di tutto l’uomo, di tutto il sentire, giudicare e disporre, che si attua in lui alla luce della santità e carità di Dio, santità e carità che, nel Figlio, a noi si sono manifestate e si sono comunicate in pienezza (Costituzione “Penitemini” di Paolo VI). La conversione è il capolavoro di Dio, che non abbandona mai la sua creatura, ma la precede e la circonda con un amore coinvolgente. L’incontro con Dio induce ad una revisione di tutta la propria vita, in cui i beni della terra, che vengono immediatamente relativizzati. Di fronte all’Assoluto, finalmente scoperto, tutti i beni creati si dispongono nella loro giusta gerarchia e valore. Emerge qui il vero senso della povertà evangelica come distacco e giusto rapporto con le cose e non come indigenza. La relativizzazione dei beni e il distacco permettono di ristabilire il senso della giustizia che da una parte è decisa presa di posizione rispetto ad un passato di peccato e dall’altra è il ristabilimento di un gusto ordine di rapporti sociali. La giustizia si completa nell’amore col fratello. L’amore non è un vago sentimento, ma innanzitutto riconoscimento del diritto dell’altro ad essere e a ben-essere, e azione decisa perché questo si realizzi anche con il sacrificio del proprio. L’amore va oltre la necessaria restituzione. (Riflessioni di Carlo Bresciani)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata; porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. (Colletta 31 perannum C)
•O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo none in eterno e per sempre. Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si estende su tutte le creature. (Dal Salmo 144)
•Le cose che ci insegni, Signore, con questo tuo Vangelo! Tu che passi sulla strada di tutti, ma vuoi che tutti ti cerchino, allora tu stesso ti inviti e vai nella loro casa, e appena entri ecco la ricchezza che esce ed è divisa con i poveri. ( David Maria Turoldo )
•Tu, Vivente in eterno, hai creato l’intero universo. Chi è l’uomo dinanzi a te? A che serve la sua esistenza? Come una goccia d’acqua nel mare e un granellino di sabbia sono i suoi anni, veramente contati, di un giorno dell’eternità. E’ per questo che tu ti dimostri paziente e riversi abbondante su tutti la tua misericordia. Con amore tu rimproveri e correggi, ammaestri e guidi verso il bene come fa il pastore con il suo gregge.
•O Cristo, o Gesù, Dio e amico nostro fedele. Tu ci ami e ci guardi e vegli su di noi di giorno e di notte; che mai ti stanchi di perdonarci; che anche cattivi ci colmi di tenerezze e di grazie; che trovi il tuo vivo piacere a stare con noi, mostraci le meraviglie di sì grande amore, fa che sentiamo il calore vivo della tua amicizia, sostienici con il tuo sguardo; assicuraci il tuo perdono, riempi il nostro cuore della tua ardente carità, fa che ti sentiamo sempre vicino. (Pia Opera Volontari della carità)
•Delusi dalle luci fatue e dalle false sicurezze del mondo, vogliamo aprirci al tuo messaggio d’amore che ci trasforma come individui e come società. Anche a ciascuno di noi tu vieni incontro, Signore, con la tua Parola. Fa che vediamo, Signore, l’ ”oggi” della nostra salvezza in Gesù che ci passa accanto e avvertiamo che è lui la nostra vera ricchezza, il senso stesso della nostra vita. ( Suore Serve di Maria )
•Ti preghiamo, Signore, per tutti quelli che sono incuriositi di fronte a Gesù, ma non hanno la possibilità o il coraggio di fare il passo decisivo verso di lui, perché sentano qualche voce amica che li aiuti a scendere dall’albero della loro curiosità verso la gioia dell’incontro. (Domenico Pezzini )
•Signore Gesù, tu sei venuto a cercare chi era perduto: aiutaci ad accoglierti, perché anche nella nostra casa oggi entri la salvezza.
•Signore, l’amore che tu ci porti è un amore paziente, gratuito, totale. Rivelaci fin dove arriva il tuo amore affinché, per quanto siamo peccatori, non dubitiamo mai della tua misericordia, e nei confronti con i fratelli diamo prova di comprensione, di benevolenza, di generosità di cuore. (C Brethès)
• Lodate il Signore che ha trovato e accolto un peccatore, che altrimenti si sarebbe perduto. Ci ha mostrato con ciò la via della sua misericordia. Signore, invece di salire su un albero, io vengo nella tua casa, mi salvi il tuo mistero! Piú grande è la croce che il ramo, si riversi sopra di me la tua misericordia! (Cirillona, Hymn. in convers. Zacch., passim)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Andare incontro a tutti, liberi dai pregiudizi.